banda http://blografando.splinder.com

martedì 27 maggio 2008

California, il via dal 14 giugno ai matrimoni gay.

Le 58 contee dello Stato dovranno ora trovare un accordo sui moduli che gli uffici comunali dovranno far compilare.
(Ansa) A partire dal prossimo 14 giugno, la California dara' ufficialmente il via ai matrimoni per le coppie dello stesso sesso.
Lo hanno annunciato le autorita' californiane, in seguito alla storica sentenza della Corte suprema dello stato, che il mese scorso ha autorizzato i matrimoni gay.
Le 58 contee dello Stato dovranno ora trovare un accordo sui moduli che gli uffici comunali dovranno far compilare ai neo sposi e che dovranno essere identici per tutte le contee: in particolare le discussioni riguardano l'abolizione delle parole 'sposo' e 'sposa' e la loro sostituzione con altre parole.

Sphere: Related Content

Roma. Polemiche Gayvillage Oliviero Toscani su campagna pubblicitaria.

(Agi) ”Troppo forte”, “fallocentrica”, “fuori tema”, sono queste le motivazioni che hanno spinto l’organizzazione del Gay Village nella persona di Imma Battaglia a rifiutare la campagna pubblicitaria commissionata al famoso fotografo Oliviero Toscani per l’inaugurazione del piu’ importante evento gay estivo che ogni anno attrae migliaia di presenze da tutta italia. Riprendendo i colori della citta’, il rosso e il giallo, l’immagine ideata da Toscani raffigura un preservativo srotolato e sopra la scritta S.P.Q.R. Duro il giudizio di Toscani che non ha preso bene il rifiuto: “Imma Battaglia e’ diventata una signora per bene. Si e’ imborghesita. In realta’ ha paura di fare un torto ad Alemanno: siamo all’autocensura”. Secca la replica della Battaglia: “Non ha seguito le specifiche che gli avevamo dato. Il Gay Village e’ molto di piu’ della sessualita’ che esprime quell’immagine cosi’ anni ‘70″. La campagna dello scorso anno non manco’ di sollevare dubbi e polemiche. Le immagini, in quel caso, raffiguravano due orsetti maschi e due bambole femmine che si scambiavano effusioni.

Sphere: Related Content

L’Italia faccia sentire la sua voce all'Iran. A Roma manifestiamo contro Ahmadinejad.

(Emanuele Ottolenghi - Il Riformista) Fonti diplomatiche della Farnesina e della Fao confermano che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarà a Roma la settimana prossima per partecipare a una conferenza della Fao che si terrà dal 3 al 5 giugno. L’Italia non ha invitato Ahmadinejad ma per dovere d’ospitalità alla Fao che a Roma ha sede, non può certo evitare la visita. Quello che può però fare è evitare che la visita romana di Ahmadinejad venga strumentalizzata dal presidente iraniano per dar l’impressione - in Iran come all’estero - che le sue politiche e la sua retorica non gl’impediscono d’intrattenere normali rapporti con paesi occidentali.

L’Iran di Ahmadinejad è un paese che viola sistematicamente i diritti civili degli omosessuali, dei sindacalisti indipendenti, delle donne, delle minoranze religiose e degli oppositori politici. E un paese che viola il Trattato di Non Proliferazione di cui è firmatario, alla ricerca di un’arma atomica che potrebbe stravolgere i fragili equilibri della regione e mettere in pericolo la sicurezza dell’Europa. Ed è un paese che fomenta l’instabilità in tutto il medio oriente, sostenendo Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza, la guerriglia sciita in Yemen, l’armata del Mahdi e Moqtada al-Sadr in Iraq e i Talebani inAfghanistan Infine Ahmadinejad ha abbracciato la causa del negazionismo dell’Olocausto, rincarandola con una retorica che incita al genocidio contro Israele, in chiara violazione della carta dell’Onu di cui l’Iran e Israele fanno parte, e in chiara violazione della convenzione internazionale contro il genocidio.

Tutti questi sono motivi buoni per considerare il presidente iraniano persona non grata e snobbarlo durante la sua visita. Inevitabili naturalmente gli obblighi minimi che derivano dalle norme internazionali. Ma ci auguriamo che, al di là dello stretto necessario, il nostro neoeletto governo si rifiuti di concedere udienza di alcun tipo al presidente iraniano e che non ci sia nessun incontro bilaterale di qualsiasi livello. Allo stesso modo, speriamo che l’opposizione - sia quella parlamentare che quella rimasta fuori - agisca in maniera altrettanto responsabile e non ceda alla tentazione di una sua politica estera alternativa. Parimenti, contiamo sul neoeletto sindaco di Roma a non aprire le porte della città a un incontro ufficiale con Ahmadinejad - che merita d’essere ignorato dalle autorità italiane non meno che da quelle romane. Al sindaco di Roma in particolare vorremmo chiedere di considerare la seguente iniziativa. Di recente il leader studentesco Ali Nikou-Nesbati è stato condannato da una corte di Teheran a cinque mesi di prigione e dieci frustate per aver messo in pericolo la sicurezza nazionale, specificamente per aver criticato un recente discorso di Ahmadinejad all’università. Perché non ripagare l’Iran con la stessa moneta dunque, ribattezzando parte della strada dove si trova l’ambasciata iraniana con il nome di Nikou-Nesbati odi altri iraniani perseguitati dal regime? Certo, l’ambasciata iraniana a Roma si trova a via Nomentana 361 - e non ci si può aspettare che Alemanno cancelli dallo stradario la via Nomentana per fare un dispetto ad Ahmadinejad. Ma potrebbe avviare un provvedimento per ribattezzare solo il numero civico 361 - come fece il presidente americano Ronald Reagan negli anni ottanta, allorché cambiò un mezzo isolato della sedicesima strada di Washington in "Sakharov Plaza" proprio dove si trovava l’ambasciata dell’Urss. Pensate un po’ - ogni qualvolta un funzionario iraniano deve scrivere alla propria ambasciata a Roma dovrà rammentarsi di un perseguitato politico del regime; ogni qualvolta l’ambasciatore iraniano riceve posta, gli sarà ricordato come il suo governo tratta gli oppositori politici.

La dedica, almeno provvisoria, del nuovo indirizzo potrebbe avvenire alla vigilia dell’arrivo di Ahmadinejad a Roma, con una breve ma significativa manifestazione. Sarebbe un’ulteriore occasione per mostrare all’opinione pubblica il vero volto del regime iraniano e dar motivo a chi guida quel paese di rendersi conto che la nostra opposizione all’Iran non ha a che vedere né con il suo popolo né con la sua storia, cultura e società. Sono le politiche iraniane che suscitano il nostro orrore a cagione della brutalità con cui l’Iran tratta i suoi cittadini e l’arroganza con cui minaccia i suoi vicini. E speriamo che la visita romana di Ahmadinejad diventi un’occasione per le autorità italiane e la società civile di registrare il loro disappunto nei confronti di quelle politiche e di chi le rappresenta.
---

Ndr. Questo Blog aderisce all'appello del Riformista contro la visita del tiranno assassino omofobo e antisemita Ahmerdinejad a Roma.

Sphere: Related Content

Patacche. Pestaggio del Dj gay a Roma. Uno dei presunti aggressori avrebbe chiamato la sua vittima durante la diretta radio.

Ormai ai finti scoop gay.it e compagnia bella ci ha abituato tant'è che neppure i loro affezionati frequentatori li perdonano quando tirano delle sonore patacche. E' capitato ancora. Questa volta durante l'intervista telefonica ai danni di Christian Floris, il giornalista di radio Deegay aggredito la notte fra venerdì e sabato da due sconosciuti, il ragazzo ha ricevuto la telefonata da uno di loro. Timido, molto timido che non ha praticamente profferito parola per cui non è possibile sapere o immaginare si tratti di uno degli aggressori o meno. Un pò più di serietà non guasterebbe.
---
L'intervista a Paolo Floris.

---
Lo spezzone della presunta telefonata dell'aggressore.

Sphere: Related Content

Torna in rete un video porno di Paris Hilton. Quando la bocca non serve solo per dire stupidaggini.


Paris Hilton l'ereditaria americana dell'omonima catena alberghiera, ormai ci ha abituato a tutto. Ormai ogni sua azione è improntata all'esibizionismo all'apparire cioè su ogni media conosciuto, in qualsiasi parte del mondo esso si trovi. E cosa più del sesso attira l'attenzione, sempre il sesso ma in senso voyeristico, cioè prestarsi ai milioni di guardoni sparsi per il mondo e quindi mettersi in mostra. Ecco quindi apparire nei più nascosti e reconditi meandri di internet spezzoni più o meno probabili di video. Messi, tolti, rimessi e poi ancora tolti, messi o rimessi.
E' il caso di questo spezzone dove ci mostra la bella Paris alle prese con un amico (abbastanza prestante...) durante una "conversazione" abbastanza interessante.
Il video lo trovi qui.
(solo adulti)

Sphere: Related Content

X-Factor: stasera il vincitore tra Giusy, gli Aram quartet, Emanuele e Tony .

(Panorama) È tutto pronto per l’ultimo atto di X-Factor, il programma condotto da Francesco Facchinetti in onda stasera su RaiDue dalle 21.00. A contendersi il contratto discografico con Sony/Bmg del valore di 300.000 euro saranno Tony Maiello per la squadra di Mara Maionchi, gli Aram Quartet per quella di Morgan, Giusy Ferreri ed Emanuale Dabbono per il team di Simona Ventura. Ospite in studio Irene Grandi e Inviati speciali della puntata: Elio, Nicola Savino e Daniele Bossari.

Giusy Ferreri, 29 anni (all’anagrafe Giuseppa Gaetana Ferreri), palermitana trapiantata ad Abbiategrasso (alle porte di Milano), è già stata ribattezzata l’Amy Winehouse italiana per via del suo timbro vocale vagamente androgino. Ha imparato a suonare piano e chitarra seguendo anche lezioni di canto e suonando in una cover band. Adora il blues, il rock and roll, la musica psichedelica e la new wave. Al provino di X Factor ha portato i brani Rehab di Amy Winhouse, La lontananza di Domenico Modugno, Con una rosa di Vinicio Capossela e Mercedes Benz di Janis Joplin. Stasera sarà in gara con Non ti scorderai mai di me, brano scritto per lei da Tiziano Ferro e Roberto Casalino.

I pugliesi Aram Quartet - Antonio, Raffaele, Antonio A. e Michele, dalle cui iniziali deriva il nome - si sono conosciuti circa dieci anni fa frequentando lezioni di canto a Lecce e. Da quel momento, non si sono più lasciati. Partiti dal jazz puro, hanno poi cambiato direzione per arrivare a un pop-soul, un po’ più commerciale. Al provino di X-Factor si sono presentati con il classicone With a little help from my friend dei Beatles. Per questa sera hanno in serbo una canzone, Chi (Who), scritta da Morgan e Gaudi.

Emanuele Dabbono è l’unico cantautore del lotto. L’unico che affronterà la finale interpretando un brano, Ci troveranno qui, che il 31 enne genovese ha composto per l’occasione con l’arrangiamento del maestro Lucio Fabbri. Una canzone in italiano, anche se i suoi esordi sono segnati da canzoni in inglese dovute alla passione per Guns’n'Roses, Pink Floyd, Metallica e Doors. In inglese anche la canzone portata al provino, Rocket man di Elton John.

Tony Maiello è il più giovane tra i finalisti. 19 anni, da Castellammare di Stabia (Napoli), appassionato di R&B e soul, ha affinato la tecnica vocale studiando canto. Ha scritto il suo primo brano a 15 anni ispirato dai suoi miti, Brian McKnight e Alex Baroni. In finale interpreterà Mi togli il respiro, un pezzo scritto da personaggi di prestigio come Antonio Galbiati (già autore di Pausini e Ramazzotti) e Saverio Grandi, hit maker di Vasco, Laura Pausini, Raf, Morandi, Stadio e Luca Carboni.

Panorama.it ha incontrato giudici e concorrenti in gara negli studi di X-Factor.

Le VIDEO-INTERVISTE a Morgan, Simona Ventura, Mara Maionchi, dj Francesco. E ai concorrenti: Tony, Emanuele, Giusy, Aram Qaurtet e Ilaria (ormai fuori gara).

I FORUM in cui rispondono

Sphere: Related Content

Palermo: storia di Paolo, accoltellato dal padre perché gay.

(Panorama) “Disonore e vergogna”, parole che evocano altri tempi, pronunciate da un padre: Giovanni Brunetto, palermitano, 53 anni, che, sabato scorso, ha accoltellato il figlio gay. Dopo l’aggressione non ha cercato di fuggire. Si è lasciato ammanettare dai carabinieri e ha detto: “Non ci ho visto più. Provo vergogna, mi ha disonorato”. E di onore parla anche la moglie, mentre impreca contro i giornalisti. “Che volete da noi?” grida. “In questa casa non c’è più onore: non potete toglierci più nulla”. Lui, la vittima, Paolo, 18 anni compiuti a gennaio, risponde a bassa voce: “Mio padre non mi ha mai accettato. Non ha voluto rassegnarsi al fatto che sono omosessuale. Ho cercato di convincerlo che la mia non è una malattia, né una cosa sporca, ma è stato tutto inutile”.Quartiere Brancaccio, periferia est di Palermo. Paolo accetta di parlare. Si affaccia al balcone. Ha le braccia fasciate e sul viso i segni delle percosse, ma non si vergogna. “è un anno che ho capito di essere gay”, racconta. “E ho deciso di dirlo a mia madre. Mi comprende, è stata lei a riferirlo a mio padre e da allora in questa casa abbiamo smesso di vivere”.L’uomo non si rassegna. Segue Paolo, lo spia, non vuole che esca con gli amici. “Pensava che mi prostituissi” dice il ragazzo. “E invece io frequentavo solo i miei amici, quelli come me”. Ma la madre, che ha sempre difeso il figlio, tenta di salvare anche l’onore del marito, in cella da sabato con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni.

“Voleva solo che lavorasse” spiega. “Ha la testa piena di fantasie: vuole fare il fotomodello, insegue la bella vita. Noi non abbiamo soldi, non possiamo mantenerlo”. “Gli ho chiesto di aiutarmi a trovare un lavoro” replica la vittima “ma lui si rifiutava: diceva che si vergognava di presentarmi in giro perché ero gay”.
Tensioni di un anno, dunque, che sabato scorso sono esplose nella violenza. Alessandro torna dal mare e comunica ai genitori che uscirà di lì a poco. Il padre si arrabbia.
“Ero sotto la doccia” racconta il ragazzo, “quando l’ho visto davanti. Aveva in mano il coltello e mi ha aggredito”. I carabinieri, chiamati dai vicini, trovano il giovane con le braccia coperte di sangue. Seduto a terra in un angolo, terrorizzato. Il padre finisce in carcere.
Ma la storia di Paolo esce presto dai confini delle mura domestiche e da dramma familiare diventa emblematica, secondo politici e esponenti delle associazioni che difendono i diritti degli omosessuali, del “clima di omofobia” che si sta diffondendo nel Paese”. “Il governo vari al più presto una legge contro le violenze nei confronti di gay , lesbiche e trans”, è il grido unanime di Arcigay e Arcilesbica.

Sphere: Related Content

Un gran varietà? Alemanno incontra la comunità GLBT di Roma. Il resoconto e le piccinerie...

Il sindaco Alemanno e le organizzazioni gay romane.

(Lampi di pensiero) Come aveva preannunciato (ne avevamo già riferito qui, qui e qui), lo ha fatto. Ieri alle 20,00 nella sala delle bandiere del Comune di Roma, il Sindaco ha incontrato le rappresentanze delle associazioni glbt della Capitale (associazioni presenti, a memoria, scusandomi per le esclusioni eventuali: Mario Mieli, Nuova proposta, Gruppo Pesce Roma, Rete evangelica fede e omosessualità, Azione Trans, Dì gay project, Fondazione Massimo Consoli, Arcigay Roma, GayLib, Arcilesbica Roma, Libellula, Roma Rainbow Choir, Certi Diritti, Rosa Arcobaleno, Famiglie Arcobaleno, Gay & Geo, RoMan Volley)

Il clima era disteso e informale, ma permeato di grande serietà. Sono state fatte affermazioni di chiara rilevanza politica, che hanno connotato l’incontro esprimendo una chiusura totale da un lato, ma una grande apertura dall’altro. La chiusura ha riguardato i temi delle unioni di fatto e dei matrimoni omosessuali, a proposito dei quali il Sindaco è stato chiarissimo: su questo punto nessun confronto è possibile, poiché le posizioni sono distanti. Per quanto riguarda invece l’omofobia, la discriminazione e le iniziative a carattere culturale o riscreativo, il Sindaco ha assicurato la massima disponibilità dell’Amministrazione capitolina a sostenere le associazioni e le loro proposte.

In conclusione dell’incontro ha annunciato la riapertura del Tavolo di Coordinamento fra il Comune e le Associazioni (sotto il coordinamento dell’Assessore alla cultura Umberto Croppi) e ha invitato a non strumentalizzare gli eventi degli ultimi giorni che hanno visto vittime stranieri, omosessuali impegnati e transessuali come frutto della mutata situazione politica, chiedendo di abbassare i toni. Ha inoltre affermato la necessità di sostenere l’azione sul tema della sicurezza, anche in relazione a tali episodi, evitando cedimenti.

Personalmente, mi ritengo soddisfatto di quanto è stato detto, delle aperture e della franchezza con cui i temi sono stati affrontati. E’ vero che alcuni temi sono tabù, ma è anche vero che tal temi hanno un valore politico di rilevanza nazionale, su cui pochi sono gli strumenti in mano ad un Sindaco. Ma è pur vero che, attenendoci strettamente alle parole di Alemanno, sono state recuperate e fatte ripartire le iniziative politiche che erano attive nelle precedenti amministrazioni, confermando un impegno preciso di sostegno.

Adesso, per chi è più curioso, la sintesi dei contenuti degli interventi più rilevanti.

Enrico Oliari (Presidente Gaylib): si ritiene soddisfatto di essere ammesso al tavolo, poiché per anni la sua associazione di centro destra è stata avversata dalle associazioni di centro sinistra (?). Ha riportato il solito discorso sul fatto che i crimini contro gli omosessuali sono stati perpetrati anche da regimi comunisti (Unione Sovietica, Cuba, ecc.) ed ha chiesto che il comune supporti le iniziative di sostegno alla comunità e improntate alla cultura avviate dalle associazioni.

Rossana Praitano (Presidente Mario Mieli): ha apprezzato la franchezza del Sindaco nell’individuare i temi che l’amministrazione non sosterrà e ha ribadito che il patrocinio al Pride non se lo aspettava: trattandosi di una manifestazione di chiara estrazione politica è del tutto evidente che il Comune non può appoggiarla. Ha ribadito che il patrocinio è stato chiesto per gli eventi culturali e sportivi che accompagnano le iniziativa.

Imma Battaglia (Presidente di DGP): lamentando la scarsa solidarietà della comunità per le sue vicende personali, ha dato un resoconto degli aspetti più critici del Gayvillage. Struttura che è sempre stata messa in discussione dalle precedenti amministrazioni che non hanno risparmiato vessazioni e continui spostamenti da un luogo all’altro della città. Ha poi messo in evidenza che proprio il GayVillage è stato usato come capro espiatorio per le carenze di servizi e di infrastrutture cittadine, finendo ingiustamente accusato di provocare disagi che in realtà sono comuni a strutture ed eventi similari che si svolgono in altri luoghi della città. Si è anche soffermata a commentare sinteticamente parte del suo percorso politico, del quale ha tenuto a precisare che molte volte, proprio in seno alla comunità, è stata accusata di essere “fascista”.

Giuseppe Pecce (Direttore Roma Rainbow Choir): ha invitato a riflettere sull’importanza degli investimenti nelle iniziative culturali e ad immaginare un mondo al contrario, in cui la norma sono gli omosessuali, per spingere il sindaco e l’amministrazione a capire quale sia il disagio che vivono le persone discriminate.

Un ultimo fatto, rilevante e grave. Durante la discussione è uscito fuori che Fabrizio Marrazzo, a nome dell’Arcigay di Roma, ma sembra senza consultare il suo direttivo, aveva presentato una formale richiesta di patrocinio alla manifestazione. Pronta ed immediata la reazione di Rossana che ha ribadito che il pride è organizzato da un comitato fatto da tutte le associazioni presenti all’incontro e che l’attività operativa è affidata al Mario Mieli, che ha provveduto a fare tutte le richieste di patrocinio e di altro, sciorinando e consegnando in originale agli assistenti del Sindaco tutti i documenti presentati.

La grave gaffe di Fabrizio Marrazzo, unica nota stonata di tutto l’incontro, dovrebbe indurre l’Arcigay di Roma (ma non solo di Roma) a riflettere sull’entità dei danni che questa persona, con le sue iniziative sconclusionate più volte contestate a diversi livelli, continua a produrre, sia alla sua stessa associazione, sia alla comunità glbt di Roma.

Ecco il mio intervento, per puro spirito di vanità (dato che è stato il primo a ricevere gli applausi dei presenti ):

Signor Sindaco, Signori rappresentanti della Giunta e dell’Amministrazione Comunale, amici ed amiche presenti in sala,

Mi chiamo Guido Allegrezza, sono funzionario di una grande azienda, gay dalla nascita, direi per Diritto Naturale. Non dirò quale associazione rappresento, poiché le mie parole hanno un valore che supera questo concetto. Nè sono qui per chiedere nulla. Vorrei solo invitare ad una riflessione: parlerò al suo cuore e attraverso quello cercherò poi di parlare alla sua mente.

Nelle vostre introduzioni avete usato spesso la parola gay, lesbica, ecc. ebbene io vi prego di pulire i vostri pensieri per un attimo e pensare a noi come delle persone. Persone che sono discriminate perché vivono la loro affettività e la loro sessualità in maniera diversa da quella della maggioranza eterosessuale della cittadinanza. Persone che sentono costantemente, quotidianamente sulle loro spalle il peso di una discriminazione che è nei fatti. I diritti che sono sanciti da almeno 8 articoli della nostra Costituzione, per noni non sono garantiti e questo fa di noi delle persone cui è negata l’aspirazione ad essere felici e conseguire la piena realizzazione personale: i nostri progetti di vita sono bloccati da ostacoli giuridici che pongono dei paletti che altre persone e fattispecie non hanno. Non siamo solo patrimoni da dividere al momento della successione, ma siamo persone che amano e desiderano vivere serenamente.

Spero che queste poche parole abbiano potuto risuonare nel suo cuore e che continueranno a farlo anche dopo questo incontro e passo quindi a rivolgermi alla sua mente, confidando che la strada del suo cuore sia spianata.

Vorrei soffermarmi alcuni istanti sull’espressione che lei ha usato a proposito del Pride, utilizzando l’aggettivo folkloristico. Ebbene, mi permetta di fare un esempio scherzoso. Quando i cittadini di Guardia Piemontese, decidono di indossare i loro costumi tradizionali ed andare, che so, a New York per la settimana della Famiglia Calabrese, portando lì i loro abiti, le loro musiche, i loro canti ed i loro balli, non vanno con i loro abiti di tutti i giorni. Essi vanno per testimoniare l’orgoglio per la loro storia, la loro cultura, usi e tradizioni che li contraddistinguono. In una parola essi sono testimoni di una identità precisa. Ecco, lei consideri che la Pride ci sono persone che decidono di andare più o meno discinte, più o meno stravaganti. Essi sono si una minuscola minoranza, ma tutti noi, li accogliamo e li accettiamo, rispettandoli, per come sono. Essi/e sono fratelli e sorelle nella stessa rivendicazione. E tutti siamo testimoni della nostra multiforme identità di cittadini discriminati, differenza questa che ci rende speciali, perché più deboli.

Ed infine, Signor Sindaco, io non le chiedo di fare questa o quell’altra cosa. Dopo le mie parole e quelle che ha già sentito, io sono convinto che le sa già cosa fare, sa già cosa può fare. Signor Sindaco, faccia la cosa giusta.

Grazie.

---

I comunicati sull’incontro delle diverse associazioni

Sphere: Related Content