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domenica 21 ottobre 2007

Un’altra Betty per "Ugly Betty".

(Televisionando) Betty White (The Golden Girls, un ruolo ricorrente in Beautiful), apparirà in una puntata di Ugly Betty nel ruolo di sé stessa.
Le riprese dell’episodio, che andrà in onda a dicembre, cominceranno la prossima settimana. L’episodio si dovrebbe intitolare “Bananas for Betty”, in una puntata che vedrà Wilhelmina (Vanessa Williams) rubare il taxi ad un’anziana donna (la White) e per questo diventerà lo vittima preferita dei media, perché “l’incidente” viene filmato dai videofonini degli altri presenti (in America Betty White è molto amata, ndr).

Un’altra casting news (non confermata, però) riporta che Eliza Dushku, l’ex Faith di Buffy the Vampire Slayer e di Angel, prenderà parte alla serie nel ruolo di una ragazza copertina che ha problemi di alcool e droga, ma la cui riabilitazione non è stata completa per “colpa” di una sessione di foto. Se quest’anno le guest star saranno molte, la prima stagione della serie della ABC vide guest star del calibro di Lucy Liu (prossimamente in Cashmere Mafia), Tim Gunn, Debi Mazar e Gina Gershon.

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Teatri in Festa a Milano e dintorni.

(Il sole 24ore) Festa del teatro - Teatri aperti ritorna per la seconda edizione a fine ottobre con un fitto calendario che si articola nell'intero fine settimana, da venerdì 26 a domenica 28 ottobre.
Sono coinvolti 45 teatri di Milano, Monza, Sesto San Giovanni e Assago, 32 compagnie teatrali milanesi, 26 luoghi della città: oltre 220 le proposte di spettacoli ed eventi per grandi e piccoli, visite guidate, incontri, laboratori, proiezioni video.
L'occasione è ghiotta è di poter assistere agli spettacoli in programma al prezzo simbolico di 3 euro o ad ingresso libero.

Guida alla stagione teatrale italiana 2007-2008.

L'offerta di spettacoli non sarà circoscritta alle sale teatrali ma sconfinerà nella città intera toccando luoghi insoliti per il teatro dal vivo come l'Acquario, il Museo Archeologico, Palazzo Isimbardi, Palazzo Marino, la Casa della Carità, la Stazione Centrale, le librerie Feltrinelli, la Fabbrica del Vapore, la Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi, il Liceo Carducci, la Società Umanitaria, l'Urban Center, l'Università di Milano, il Blue Note e molti altri. E ancora, i passeggeri dei treni in partenza da Mortara, Seregno, Busto Arsizio e altri comuni dell'hinterland, saranno anch'essi "sorpresi" da momenti di spettacolo.
La Festa non dimentica gli spettatori più giovani e le loro famiglie che potranno scegliere fra spettacoli, laboratori e visite guidate alle sale teatrali. Ornella Vanoni sarà la protagonista d'eccezione dell'inaugurazione della festa, che si svolgerà venerdì 26 ottobre dalle 21 all'Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele, luogo simbolo della città. La grande interprete milanese presenterà un suo recital. Tra gli altri appuntamenti si segnalano quelli quello con Luca Ronconi, Lev Dodin e Peter Stein in tre giornate loro dedicate.

Ronconi sarà sabato 20 alle 11 al Piccolo Teatro Studio, Dodin si potrà incontrare sabato 27 alle 17 alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi, Stein domenica 28 alle 11 alla Sala Alessi di Palazzo Marino.
Venerdì 19 a partire dalle 20 allo Gnomo Milano Cinema si potranno vedere i due film del regista Pippo Delbono ‘Guerra' e ‘Grido'. Sabato 20 e domenica 21, sarà la volta del ciclo ‘Donne che incontrano donne', a cura di Palcoscenico programma Rai curato da Giovanna Milella e Alida Fanolli con la consulenza di Felice Cappa. La selezione avrà come protagoniste Lucilla Giagnoni, Margherita Buy Isabella Ferrari Marina Massironi e Valeria Milillo, Adriana Asti, Licia Maglietta, Lella Costa, Iaia Forte, Mascia Musy.
Sempre dal 20 ottobre e per tutta la settimana presso la Videoteca Eurolab, situata accanto alla biglietteria del Teatro Strehler sarà possibile consultare liberamente documenti d'archivio del Piccolo Teatro. In occasione della Festa del Teatro saranno messi a disposizione del pubblico per la rassegna ‘Il mondo a Milano' video di spettacoli internazionali con le regie di Tamas Ascher, Ingmar Bergman, Peter Brook, Lev Dodin, Mats Ek, Edward Hall, Tadeusz Kantor, Jacques Lassalle, Georges Lavaudant, Robert Lepage, Jean-Louis Martinelli, Christoph Marthaler, Eimuntas Nekrosius, Thomas Ostermeier, Lluis Pasqual, Roger Planchon, Peter Stein, Bob Wilson.

Modalità di prenotazione: dall'11 al 19 ottobre, sul sito www.lombardiaspettacolo.com sarà possibile prenotare i biglietti a 3 € (massimo 4 a persona). I biglietti saranno in vendita presso lo Spazio Oberdan da domenica 21 a venerdì 26 ottobre. Sabato 27 e domenica 28 ottobre, se ancora disponibili, i biglietti saranno in vendita direttamente alle casse dei teatri.
Informazioni al numero 0267397800 o alla mail info@agislombarda.it

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Festa del cinema di Roma: 4° giornata!

4°giorno di programmazione per la Festa del cinema di Roma.
Sferzata da un vento gelido, decisamente inusuale per la capitale, abituata bene con le celebri ottobrate romane, la Festa, dopo il Coppola Day di ieri, si è rifatta oggi il trucco con tre proiezioni di primissimio piano: Rendition, Seta e Before the Devil Knows You’re Dead.

Se a queste tre prime ci aggiungete uno speciale incontro con il maestro Bernardo Bertolucci potete capire l’entusiasmo per questa “giornata particolare”…
Il primo film ad esser stato messo sotto la lente d’ingrandimento dei critici è stato l’americano Rendition.

Diretto dal premio Oscar Gavin Hood, interpretato da un supercast composto da Meryl Streep, Jake Gyllenhaal, Reese Whiterspoon, Alan Arkin e Peter Sarsgaard, il film è un thriller politico che mette in luce una pratica tanto vergognosa quanto indecente, sempre più attuata negli states dopo l’11 settembre, la “estraordinary rendition“.
Una pratica messa in atto dallo stesso Governo degli Stati Uniti d’America che autorizza il rapimento di tutti quei cittadini che possono in qualche modo costituire una minaccia per la sicurezza nazionale, destinandoli ad interrogatori tortura in carceri stranieri.

Il film mette in scena proprio uno di questi casi, sottolineando quanto la tortura sia atroce, inumana e soprattutto spesso inefficace per il raggiungimento della verità.
Hood dirige un buon film, teso fino alla fine, aiutato da un ottima sceneggiatura, montata attraverso diversi piani temporali, con più storie e più personaggi che in qualche modo vanno ad incrociarsi, anche se in continenti differenti.
Inquietante quanto reale e attuale, il film decide di non dare tutte le risposte che lo spettatore si aspetterebbe di ricevere, lasciando lui il compito di decidere a chi e a cosa credere, cosa sia bene e cosa sia male.
Strepitosa Meryl Streep, cinica e spietata donna di potere della Cia, combattiva e disperata la Whiterspoon, combattuto ed eroico Gyllenhaal, tanto da rischiare la propia carriera, visto che “di fronte a certe cose non ci si può girare dall’altra parte", il film si perde forse nel finale, lasciando però un senso di profonda amarezza per una pratica così violenta quanto reale.
Un atto d’accusa secco, palese, diretto, contro la Cia ed il Governo degli Stati Uniti d’America, per una prima volta ad Hollywood, quella del sudafricano Hood, promossa a pieni voti.

(nella foto Jake Gyllenhaal - Photo River)
Dopo Rendition è stata la volta di Seta, tratto dal best seller di Baricco.
Diretto da Francois Girard, con Keira Knightley, Michael Pitt e Alfred Molina, il film conferma tutti i timori iniziali di fronte ad un romanzo apparentemente impossibile da trasportare sul grande schermo, Profumo Docet.

Lentissimo nella sua esposizione, senza particolari pecche dal punto di vista squisitamente tecnico e registico, il film impiega due ore per portarsi a compimento, quando probabilmente avrebbe potuto farcela anche con la metà del tempo!
Ripetitivo, prolisso, volutamente “poetico”, accompagnato da lunghissimi silenzi, scarni dialoghi ed una pesantissima colonna sonora, fatta da un solo monocorde pianoforte, il film parte praticamente solo nel finale, negli ultimi 20 minuti di pellicola.

La storia, semplice e breve, si conosce alla perfezione.
Abbiamo un triangolo amoroso, un uomo diviso tra due donne, due mondi differenti, due vite diverse, combattuto dal “cosa fare e come farlo”.
Come sempre bravo e sottovalutato Michael Pitt, ottimo Alfred Molina, che scopriamo anche bravissimo giocatore di biliardo, la pellicola risulterà “pesante” anche per tutti quelli che, come me, hanno amato il romanzo.
Per tutti quelli invece che non l’hanno mai letto un semplicissimo consiglio: andate in libreria e non al cinema, in questo caso ci potrete solo che guadagnare!


E adesso godiamoci Lumet… per ora posso solo dirvi che Gyllenhaal si è presentato con una CRAVATTA DA QUERELA (oscena... marrone CACCA!) che la Whiterspoon era SCAZZATISSIMA e che Pitt ha SALTATO la conferenza stampa, annunciando però di esserci per il Red Carpet... domani posterò TUTTE le foto!

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Per il bene di tutti, regaliamo un mappamondo a Joseph Ratzinger.

(Panorama) Una domenica qualsiasi, un momento qualsiasi della vita di questo Paese: il papa in visita a Napoli, accolto da un ministro e dal presidente del Consiglio. Ecco perché non siamo ancora un Paese laico: solo da noi ci sono queste continue incursioni nella vita politica di rappresentanti dello Stato estero Città del Vaticano.
Sette visite pastorali del papa fuori dall’Italia e otto in Italia dicono tutto: sul nostro Paese è esercitata una pressione pari a quella che viene fatta su tutti gli altri paesi del mondo messi insieme.
Una pressione che farà piacere ai cattolici italiani, ma che fa malissimo alle istituzioni repubblicane che invece avrebbero bisogno di laicità e indipendenza.

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Carnevale di Viareggio/ Satira e impegno sociale sui carri allegorici.

(Francesco Bertolucci - Affari italiani, Libero.it) Prodi, Berlusconi e Beppe Grillo sono alcuni dei protagonisti delle costruzioni del prossimo Carnevale di Viareggio. Sono stati presentati negli uffici comunali, i bozzetti dei carri della manifestazione 2008 nei quali sarà protagonista, come da tradizione, la satira politica e la denuncia sociale. Spiccano tra le costruzioni di Prima Categoria, “Pranzo di Gala”, ad opera di Alessandro Avanzini vincitore delle ultime due edizioni, nel quale la metamorfosi dell'uomo nell'"uomo maiale" ci descrive un'umanità vorace che offende il pensiero e fagocita se stessa, incurante della sostenibilità della sua attività predatoria, e che consegna i poveri del mondo ad un tragico destino facendo impallidire persino il diavolo.

Sullo stesso piano, troviamo “Uère iz ze Party?E' qui la festa?” de La Compagnia del Carnevale dei transalpini, Lebigre-Roger, nel quale lo slogan chi trova un amico trova un tesoro muta in chi trova un politico trova un tesoro con la campagna “Adottate un politico”. Per gli autori, “è risaputo che nel territorio di Partylandia, la casta suprema ha in mano il destino del suo popolo, le leggi e le decisioni fondamentali per l'avvenire dei Partilandesi”.

A ruota, troviamo “Un se' ne pò più... caro Re pensaci tu!” di Massimo Breschi nel quale, come spiega l'autore, “Pierrot è il malinconico Professore triste e serio a tutte l'ore, il suo volto un po' imbronciato pare quello d'un curato, l'altro è un Jolly Cavaliere che siam stanchi di vedere, pensa sempre a chiaccherare e vuol soltanto guadagnare”. Il carro censurato “In nome di chi…” del duo Carlo Lombardi Roberto Vannucci, che inizialmente vedeva sfidarsi i crociati ed i musulmani, cambia volto e significato e diventa una lotta generica tra bene e male, “Ogni scarafone è bel a mamma soia!!!” di Alfredo Ricci, spiega come le due sfere politiche, impresse nelle fattezze di Prodi e Berlusconi, sono brave ad autocompiacersi e non andare incontro al vero bene del paese, Enrico Vannucci metterà in cartapesta il disegno di Michael Stuart, raffigurante la terra spremuta da un grosso scheletro, raccogliendo l'allarme lanciato da climatologi e Onu sul nostro pianeta mentre “Troppi grilli per la testa”di Luigi Verlanti e dei fratelli Sonetti raffigura Beppe Grillo intento nella sua battaglia di denuncia. Nelle costruzioni più piccole, protagonista ancora Beppe Grillo con “Il Grillo Furioso” di Emilio Cinquini nel quale è rappresentato come un paladino contro un drago. Di rilievo anche “Marameo” di Iacopo Allegrucci dove una maschera cerca di ingabbiare il potere e liberare l'umanità.

Tra le mascherate, spiccano “Il Gran teatro dei Burattini”di Alessandro Servetto e Paolo Lazzari (nella foto) che è una parodia dei personaggi potenti del mondo di oggi, che in chiave satirica sono paragonati ai famosi burattinai che comandano le loro marionette, e “Matrimonio all'italiana” di Giampiero Ghiselli dove Rutelli e Fassino sanciscono con uno sposalizio la fusione dei Democratici di Sinistra e la Margherita.

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Marina Ripa di Meana infuriata "Bignardi ti sfido a duello".

(online@quotidiano.net) Roma, 20 ottobre 2007 - "Cara Daria Bignardi, in attesa di sapere dai miei avvocati se ci siano o meno i presupposti per chiederti i danni per quello che hai detto di me ieri sera su La7 nella trasmissione 'Le invasioni barbariche', ti sfido a duello. Scegli l'arma: 1) pesci in faccia; 2) frustate; 3) calci in culo. Ho trovato poco professionale da parte tua, e per me molto dannoso, che tu, che sei una discreta giornalista di un'importante televisione nazionale, ti sia permessa per una buona mezzora di darmi ripetutamente, durante un'intervista a mia figlia Lucrezia, della 'matta' quasi sanguinaria". È quanto afferma Marina Ripa di Meana in merito alla trasmissione andata ieri sera in onda su La7.

"Sono io la prima - osserva Marina Ripa di Meana - a riconoscere e a dire che non ho nel passato, nè nel presente e spero nel futuro, esibito una 'vita a modino', ma da qui a sentirmi dare da te, durante un seguitissimo programma, molte volte della matta potenzialmente pericolosa per la propria figlia, proprio nella sera della sentenza di Cogne, lo considero particolarmente vile". "Riserva queste tue opinioni, se proprio vuoi - conclude Marina Ripa di Meana - a quando ti sono davanti e posso controbattere, e non quando intervisti mia figlia e non sono lì".

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Teatro Roma: Dominique Sanda, ''Di Tre Colori e d'Una Dimensione''.

(Adnkronos) Da martedi' 23 ottobre fino alla conclusione della Festa del Cinema, ''Di Tre Colori E Di Una Dimensione'' e i 14 video della Sezione ''Attori/Spettatori'' a cura di Bruno Marino, presentati alla manifestazione della Capitale verranno ospitati a ciclo continuo, a partire dalle ore 22, dalla Fondazione Alda Fendi - Esperimenti presso la Galleria Foro Traiano 1, all'interno di un'installazione appositamente creata per l'evento da Raffaele Curi (L'ingresso al pubblico e' gratuito e per informazioni telefonare al 06. 6792597).
''Di Tre Colori e d'Una Dimensione'' (andato in scena al Mercato del Pesce degli Ebrei a Roma durante la quaresima 2007) e' l'ultimo spettacolo scritto e diretto da Raffaele Curi, Direttore Artistico della Fondazione Alda Fendi - Esperimenti. Un percorso concettuale alla ricerca del piu' profondo significato della condizione femminile, attraverso il tema della maternita' e le sue antitetiche possibilita': il compimento o la negazione.'
'Secondo Atto'', girato da Stefano Pistolini e Massimo Salvucci durante l'allestimento dello spettacolo, si sofferma sull'eccezionale contributo interpretativo offerto dal cast di attrici: Dominique Sanda, Olivia Magnani, Olimpia Carlisi, a cui si affianca la fisicita' aggressiva del boxeur Vincenzo Cantatore e quella ambigua del songwriter portoricano Ramona Cordova(nella foto).

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Gay il maestro di Harry Potter: Ma il bene che sesso ha?

(Antonio Scurati - La Stampa) Non siamo più capaci di un racconto del bene. Da un po’ di tempo a questa parte, a guardarsi attorno, si ha, anzi, l’impressione che l’unica cosa che saremmo ancora in grado di raccontare sia proprio il male. Ma questo era vero fino a ieri. Ieri, infatti, J. K. Rowlings, l’autrice della fortunatissima saga di Harry Potter, durante una conferenza alla Carnegie Hall, ha rivelato ai suoi adoranti lettori che Albus Silente, il precettore del maghetto più amato al mondo, suo modello di virtù morali e di sapienze arcane, eterno rivale del cattivissimo Grindelwald, sarebbe gay.

Da ieri, dunque, milioni di ragazzini e ragazzine di tutto il mondo sanno che il bene è gay. I fan sono sconcertati, le reazioni controverse, ma una nuova era dell’educazione dei fanciulli è iniziata. Fino a ieri sembravamo doverci rassegnare al fatto che l’eroe del nostro tempo fosse il serial killer, che i talk show serali dedicassero decine di puntate alla psicologia di madri infanticide, che il ceto politico venisse narrato invariabilmente come una casta di privilegiati e corrotti, che il caso letterario dell’anno guadagnasse l’attenzione mondiale raccontandoci con dovizia di dettagli orrorifici tutto quel che già sapevamo sulle tecniche politiche di sterminio di massa praticate dalla Germania nazista, ma rinnovasse il genere abbandonando lo sguardo pietoso sulla vittima, o il punto di vista della stessa, a vantaggio di quello di un gagà nazista dedito ai piaceri della sodomia e della strage.

Fino a ieri pareva, insomma, che la nostra società non fosse più capace di una costruzione culturale del bene ma solo del male, che le idee di malvagità, cattiveria e negatività non venissero rappresentate dai nostri racconti popolari solo come deviazioni aberranti rispetto al comportamento normale ma come esempi di abnorme normalità, antimodelli rimasti gli unici modelli su piazza. Fino a ieri la catastrofe incombente, la fine imminente, l’acquiescenza passiva di un’umanità incarognita. Ma oggi la lotta riprende. Con il suo outing per interposta persona (ma dovremmo dire «per interposto personaggio»), la Rowling mette nuovamente al centro dell’orientamento sociale un valore positivo, la possibile incarnazione di un ideale: la gaietà magica.

Non ci si deve stupire che a risollevare la bandiera caduta nella polvere del racconto del bene sia un’autrice per l’infanzia: non ha forse sempre avuto la letteratura per ragazzi un carattere edificante? E non è certo un caso che lo faccia attraverso un rovesciamento, cioè attribuendo un connotato benigno all’omosessualità, paradigma di ogni altra deviazione maligna dalla norma secondo l’antica visione persecutoria ancora largamente diffusa. Un colpo di bacchetta magica e il segno negativo si cambia in positivo, il rospo si trasforma in principe. E che l’eterna lotta tra il bene e il male ricominci! Troppo facile, dirà qualcuno. Un segno dei tempi dirà qualcun altro. Sì, la facilità di tempi che faticano a contrapporre un’idea del bene alla realtà del male.

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Carità vaticana.

(Flavia Amabile - La Stampa) Uno legge le parole del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, in un'intervista rilasciata proprio a 'La Stampa' e pubblicata sabato 20. Si parla delle scritte contro il papa alla vigilia della sua visita a Napoli. Che cosa direbbe ai responsabili, chiede l'intervistatore. E il cardinale: 'Direi: questa è una scuola di violenza, di odio. E gli direi: ti insegno un'altra scuola, la scuola della convivenza, della carità, della solidarietà'.

Uno poi legge il conto finale delle spese che tutti noi sosteniamo per permettere proprio la visita di papa Benedetto XVI a Napoli. E scopre che per dodici ore di trasferta in totale, duecento chilometri di viaggio, si superano i 1,5 milioni di euro. Più in dettaglio: 750 milioni di euro stanziati da palazzo Chigi (a Napoli per l'occasione arriva anche Prodi), 350 mila euro dal Comune, 400 mila dalla Regione per addobbi floreali, accoglienza, interventi strutturali. A questi vanno aggiunti 120 mila euro previsti dall'Autorità portuale per l'atterraggio con l'elicottero.

Ora, è vero che la visita fa parte di una kermesse di tre giorni di dialogo interreligioso ma è anche vero che questi fondi servono soprattutto a garantire la sicurezza e il funzionamento della città durante la visita del papa visto che ci saranno centinaia di migliaia di persone in strada.

E, allora, se per esempio il Vaticano pronunciasse la classica frase 'non fiori ma opere di bene' riferendosi agli addobbi floreali in strada e in chiesa, oppure 'niente pranzo per noi' o qualcosa del genere, uno potrebbe trovare più credibili le parole del cardinale Sepe e condannare con maggiore forza le scritte contro il papa sui muri della città.

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Milano: Settemila eventi per l'Expo 2015.

Expo vuol dire anche turismo, attrattività e recettività. La “grande Milano” è pronta a ricevere i visitatori, rinnovando la tradizione di ospitalità e accoglienza che la caratterizza. Si trova, infatti, al centro della quarta area metropolitana europea per dimensione, con un’estensione di circa 12.000 kmq e con oltre 10 milioni di presenze turistiche ogni anno.

L’assessore allo Sport e Tempo Libero Giovanni Terzi ha preso parte alla conferenza “Un’Expo ospitale, una città per tutti”, organizzata presso la Provincia di Milano per approfondire i temi legati alla tradizione di ospitalità e accoglienza di Milano. Presenti il Presidente della Provincia Filippo Penati; Umberto Paolucci, presidente dell’Enit (Ente Nazionale Italiano per il Turismo); Giuseppe Boscoscuro, presidente di Astoi (Associazione Tour Operator Italiani); Remo Eder, vicepresidente di Federalberghi; Antonio Oliverio assessore provinciale al Turismo. Milano e le aree situate in un arco di percorrenza di 90 minuti possono contare già oggi su una ricettività alberghiera ben strutturata, superiore ai 500.000 posti letto, e ripartita in modo equilibrato tra le differenti categorie qualitative e di prezzo.

“Il progetto dell’Expo – ha dichiarato Terzi – è frutto di una concertazione tra le Istituzioni. Comune di Milano, Provincia di Milano e Regione Lombardia stanno lavorando insieme per la candidatura della nostra città nell’ottica di una proposta che possa coinvolgere tutto il Paese”. Il capoluogo lombardo, che vanta dal 2006 il titolo di seconda città turistica italiana, si trasformerà in un vero e proprio “palcoscenico del mondo”, capace di attirare un vasto pubblico nazionale e internazionale.

Expo Milano 2015 potrà contare su un programma di circa 7.000 eventi ad alto valore culturale e scientifico perfettamente integrato con l’offerta espositiva. Tali eventi saranno organizzati, lungo tutti i 6 mesi di durata dell’Esposizione, presso il sito, nel territorio cittadino e nell’area metropolitana in stretta collaborazione con le principali istituzioni artistiche e culturali milanesi e lombarde. “Lo stesso programma di eventi proposti – ha concluso Terzi – parte dal presupposto che la vittoria di Milano sia il punto di partenza per un sistema allargato di relazioni, collaborazioni e gemellaggi con altri capoluoghi italiani ed esteri. Penso a Torino con il Mito, a Venezia con la Mostra del Cinema o a Montreal per il Festival Internazionale di jazz, solo per citarne. Settemila eventi in sei mesi che dalla cerimonia di apertura del 1° maggio 2015 a quella di chiusura del 31 ottobre 2015 declineranno il tema dell’Expo attraverso sei aree tematiche: arte, musica, sport, teatro, cinema, creatività: moda e design.”

Nell’ambito dei 40 eventi che saranno proposti quotidianamente, almeno due dovranno essere incontri di alto profilo internazionale, che vedranno riuniti i massimi esperti di una determinata area tematica, in un confronto serrato, ma rigorosamente scientifico, con i decisori pubblici.

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Roma: Una mostra a Palazzo Barberini riunisce tutti i dipinti del Bernini.

Fino al 20 gennaio 2008 rimarranno esposti per la prima volta al pubblico, nell'appena restaurato Palazzo Baberini a Roma, tutti i dipinti certamente attribuiti a Gian Lorenzo Bernini (1598-1680).

(Zenit.org) La mostra intitolata “Bernini pittore” svela il volto nascosto, privato, di questo poliedrico genio artistico, autodidatta in pittura come in architettura, e creatore di un linguaggio figurativo nuovo – il Barocco – capace di imporsi per circa due secoli in Europa e all'immaginario collettivo come una categoria dello spirito.

Oltre ai 21 dipinti, sono presenti un gruppo di 10 disegni e un marmo, il busto di Costanza Bonarelli del Museo del Bargello, un cartone monumentale e altre tele per un totale di 34 opere.

Il progetto, ideato e curato dal prof. Tomaso Montanari, docente di Storia dell'Arte Moderna all'Università di “Tor Vergata” di Roma, è frutto di una ricerca rigorosa basata sull’analisi stilistica e sull’interpretazione storica dell’attività e della produzione berniniana.

Quella che si dispiega davanti agli occhi del visitatore è una galleria di gente comune, tanto che, tranne in pochi casi, non si conoscono il nome e l'identità individuale delle persone ritratte dal Bernini. La sola eccezione riguarda un ritratto di Papa Urbano VIII, che però non fu commissionato ufficialmente.

“E' come se alla galleria dei ritratti di marmo da lui stesso dedicati ai personaggi pubblici e ai potenti della Roma papale, Bernini volesse affiancare, come pittore, un'altra galleria: questa volta fatta di volti anonimi, ma non meno profondamente vivi, umani, singoli ed irripetibili”, ha spiegato il prof. Montanari in una conferenza stampa tenutasi il 15 ottobre all'interno del Palazzo Barberini.

Le opere sono disposte secondo tre tematiche principali – autoritratti, ritratti, soggetti sacri – a loro volta articolate in sezioni che evidenziano diversi nuclei: natura della ritrattistica pittorica dell’artista, rapporti e indipendenza dalla committenza, interpretazione del tema sacro e consuetudini della bottega berniniana.

Accurati pannelli didattici guidano il visitatore nella scoperata della differenza qualitativa e stilistica delle opere.

Agli autoritratti, nucleo portante della pittura del Bernini, è dedicata la prima parte del percorso. Quattro sono quelli di attribuzione totalmente certa (uno di questi riappare in pubblico dopo molti decenni), mentre tre dipinti devono essere considerati repliche di autoritratti perduti, o ritratti di Bernini concepiti da suoi allievi.

Infatti dal 1630 fino almeno al 1642, Bernini guidò un'accademia di pittura, le cui lezioni si svolgevano al palazzo della Cancelleria a Roma e che veniva mantenuta da Francesco Barberini.

La seconda parte della mostra si occupa del genere più cospicuo della pittura berniniana, i ritratti. Vengono qui riuniti tutti i ritratti noti dipinti da Gian Lorenzo Bernini, dei quali uno è inedito e un altro (recentemente pubblicato) non è mai stato esposto in pubblico.

Accanto ai ritratti dipinti vengono esposti l’unico ritratto in marmo “senza committente” scolpito da Bernini, la Costanza Bonarelli del Bargello e una scelta di alcuni fra i più bei ritratti disegnati.

Infine, la terza parte dell’esposizione è dedicata al sacro e raccoglie rari autografi, destinati alla devozione privata e grandi pale per gli altari pubblici di cui Bernini curò solo il disegno, affidandone l'esecuzione agli allievi.

Si tratta di quadri di figura, narrazioni per fotogrammi che come nel Vecchione evangelico, nella Testa d'apostolo e ne Gli apostoli Andrea e Tomaso, ritraggono alcuni personaggi della Storia della Salvezza, il cui culmine - anche per invenzione e stile - sta nell'unica figura intera della pittura berniniana: il Cristo deriso, accompagnato da tre disegni preparatori che ne aiutano a leggere la genesi.

Nel quadro del Cristo deriso, ha spiegato a ZENIT il prof. Montanari,“Bernini racconta una storia e decide di farlo facendo sparire tutti i comprimari, tutti gli altri attori che di solito stavano nella raffigurazione della Passione di Cristo, soprattutto i soldati romani”.

In questo modo, ha aggiunto, decide di “affidare agli interlocutori in carne ed ossa, che avrebbero visto il quadro nei suoi anni e nei secoli a venire, lo scomodissimo ruolo degli aguzzini, dei soldati romani, che stanno irridendo Gesù e tra un secondo gli strapperanno di mano la canna e gliela daranno sulla testa, e gli sputeranno addosso”.

“Colpisce moltissimo qui il silenzio del Cristo, la rassegnazione che non è una rassegnazione passiva, naturalmente, ma accettazione consapevole e una specie di elogio, di inno alla mitezza. Una mitezza che, però, ci provoca e ci disturba”, ha sottolineato.

“E' uno dei momenti più drammatici della Passione. Ma Bernini la rappresenta ricordandosi anche delle letture bibliche che venivano proclamate nelle chiese durante la Settimana Santa. Per esempio il famoso passo profetico di Isaia sull'Uomo dei dolori, quando si dice che il Cristo è muto di fronte ai suoi aggressori come il mite agnello”, ha affermato.

La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, è realizzata da Vernice Progetti Culturali con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sponsor principale, la Banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a.

[Orari di apertura: martedì/domenica 10:00-19:00; biglietti: intero 6,00 Euro,r ridotto 4,00 Euro, integrato mostra-museo 10,00 Euro]

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Il Papa a Napoli: Via i rifiuti dalle strade la città si rifà il look .

Previsto maltempo: pronti 18 mila impermeabili di cellophane. Piano sicurezza per il Pontefice. Operaio senza casco si ferisce alla testa mentre sta lavorando al palco.

(Patrizia Capua - La Repubblica) Se piove, perché le previsioni ieri hanno annunciato l´arrivo del maltempo e del freddo, sbucheranno dal cilindro degli organizzatori 18 mila impermeabili di cellophane. Napoli è pronta per l´arrivo di Papa Ratzinger. Straordinarie misure di sicurezza, schierati 2200 uomini tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e guardie forestali. Il piano ha superato il vaglio di decine di riunioni tecniche che incrociavano le disposizioni del cerimoniale del Vaticano con l´ok del prefetto Alessandro Pansa e le esigenze legate alla tutela delle numerose delegazioni straniere convenute a Napoli per la tre giorni del meeting interreligioso. Almeno quindici tiratori scelti tra uffici di Napoli e Roma saranno appostati sui tetti sia in piazza del Plebiscito che lungo tutto il percorso.

Il Comune ha mobilitato oltre 1300 agenti della Polizia municipale, e più di 450 volontari della Protezione civile presteranno la loro opera nelle strade.
Dall´una di stanotte è scattato il dispositivo di traffico, la chiusura al traffico dell´area, con 18 varchi che fungono da filtro, nella quale passerà la papamobile. Un meccanismo a metà strada tra domenica ecologica e notte bianca. Si è lavorato fino all´alba, combattendo contro il vento, per foderare con rotoli di tessuto il palco dove siederà Benedetto XVI e le tribune del coro. Un operaio, Ciro Adagio, 58 anni, senza casco, ha riportato un leggero trauma cranico. È stato soccorso dal 118 e medicato al Loreto mare. I maestri fiorai di tutta la Campania hanno addobbato il sagrato della Basilica di San Francesco di Paola, e le scale laterali della grande tribuna e alle piattaforme a semicerchio che ospiteranno circa 1200 persone.
I tecnici del Comune hanno fatto sgombrare con i carri gru le auto che intralciavano il passaggio e ad eliminare la spazzatura abbandonata in terra. Con grande compiacimento delle comitive di turisti a spasso per il centro, ieri pomeriggio i mezzi dell´Asìa hanno spazzato e lavato in piazza Trieste e Trento, via Toledo e fin su a piazza Dante e via Pessina.
Stop alle auto nella city, oggi. Per tutti i mezzi autorizzati, più di 400, e i bus di fedeli, ci saranno zone di parcheggio a largo Sermoneta, via Caracciolo, viale Dohrn, via Brin. Da viale Dohrn è stato predisposto con Napoli servizi, anche un trasbordo per i disabili su navette per piazza Plebiscito.

Dalle 9 alle 13.30 resterà chiusa la fermata della metropolitana di piazza Dante dove è stato allestito uno dei sei maxi schermi. È stato tirato a lucido il corridoio di 13 chilometri di transenne arrivate da Roma e da Rimini, che condurrà il Papa da piazza del Plebiscito al Seminario Maggiore di Capodimonte. Dopo l´invito dell´Asìa a depositare i sacchetti la sera di sabato dalle 21 alle 23, nella notte sono stati svuotati i contenitori e centinaia di cassonetti sono stati sigillati con coperture di plastica nera e adesivo e resi inutilizzabili fino a stasera. Oltre duecento volontari della Protezione civile della Regione Campania saranno impegnati per assistere i cittadini, dislocati lungo tutto il percorso. Quattro presìdi sanitari saranno sistemati in piazza Carolina, via Cesario Console, piazza Matteotti e piazza Municipio.
Gli ucraini questa domenica non faranno il mercato di via Brin, e saranno dirottati a Ponticelli.

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A Roma, con furore!

(Observer blog) Eravamo in tanti ieri a Roma…anzi di più. Lascio agli altri la conta dei numeri…a me è bastata la vista di quella marea di bandiere rosse e la folla di compagni e compagne che si serravano in un corteo lungo e imponente. Una manifestazione di altri tempi per riappropriarci degli spazi che sono da sempre nostri! Il tentativo di sminuire la nostra manifestazione è venuta a qualche giornalista…ma a molti deve essersi formato un nodo alla gola nel constatare la forza che univa quel popolo rosso che sfilava, orgoglioso della propria appartenenza e dei propri simboli.

Devo dirlo…eravamo euforici…perché abbiamo avuto una grande conferma ieri, ma abbiamo mandato anche un segnale inequivocabile…chi aveva fatto i conti senza di noi, ora dovrà ricredersi e rivedere le proprie posizioni. Eravamo in tanti ieri…alla faccia di chi, meno di un mese fa, urlava che i partiti vanno sciolti…alla faccia di chi ha liquidato la nostra manifestazione con un sorrisetto ed una frase ironica…alla faccia di chi ci ha chiamati reazionari…alla faccia di chi non ci ha creduto abbastanza da partecipare con i propri simboli! Eravamo in piazza per manifestare il nostro disappunto verso il governo di centrosinistra, così come abbiamo sempre fatto quando qualcosa non andava in quello di centrodestra…senza sconti per nessuno! E non eravamo per niente radicali o massimalisti nel chiedere a gran voce l’attuazione del programma dell’Unione così come ci è stato garantito durante la kermesse elettorale…eravamo cittadini delusi, questo sì, dalla piega degli eventi politici dell’ultimo periodo, ma sicuramente indomiti e caparbi nel pretendere il dovuto!

Eravamo in tanti ieri…ad esprimere la nostra solidarietà a chi è senza lavoro, a chi un lavoro ce l’ha , ma è in nero…a chi subisce il ricatto e l’ignominia dei contratti a termine…a chi coniuga la parola flessibilità sulla propria pelle. Non vogliamo irrigidire il lavoro entro forme stantie e statiche (di questo siamo stati accusati)… reclamiamo solo il diritto ad un lavoro dignitoso e continuato nel tempo, ad un salario adeguato al costo della vita, al tempestivo rinnovo dei contratti lavorativi...è chiedere la luna?

Abbiamo dimostrato, se ce ne fosse stato il bisogno, che a sinistra non c’è il vuoto…non siamo quella accozzaglia litigiosa che viene tirata in ballo a destra e a manca come lo spauracchio da cui tenersi alla larga. Abbiamo una forza, uno spessore ed un peso politico che non può essere ignorato…ed è ora che si tessano le intese e gli accordi perché la federazione delle sinistre diventi un soggetto politico reale. I numeri ci sono, il consenso popolare anche…avanti popolo, alla riscossa!

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En travestì: "Le cinque rose di Jennifer" di Annibale Ruccello al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli.

(Caserta News) Dopo gli ampi consensi di pubblico e critica al suo debutto, nella passata stagione teatrale, inizia questa sera, dal Festival Internazionale del Teatro di Lugano, la lunga tournèe 2007/2008 de Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello, che approderà, subito dopo la tappa elvetica, al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (Sala Assoli), dove sarà in scena da martedì 23 ottobre 2007 alle ore 21.00 (fino a domenica 4 novembre). Da ottobre 2007 ad aprile 2008, la tournèe toccherà le principali città italiane quali Trieste, Rimini, Foggia, Roma, Pistoia, Firenze, Cagliari, Bologna, Milano, Torino.
Prodotto dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli in collaborazione con AMAT, l’allestimento ‘impegna’ Arturo Cirillo nella doppia veste di regista ed attore, nel ruolo di Jennifer, affiancato, in scena, da Monica Piseddu, nel ruolo di Anna.
Le scene sono a cura di Massimo Bellando Randone, i costumi di Gianluca Falaschi, il disegno luci di Pasquale Mari, la musica originale di Francesco De Melis.
Ambientata a casa di Jennifer, in un quartiere disperato della periferia di Napoli, dove si aggira un assassino che uccide i travestiti, firmandosi con delle rose rosse sui cadaveri, la pièce racconta, incalzando con “suspence” da giallo, il mondo dei “femminielli”, di un drammatico spaccato di solitudine
Il dramma deriva la sua efficacia dall'abile descrizione e variazione degli stati d'animo di Jennifer. La protagonista alterna eccessiva allegria e orgogliosa aggressività alla malinconia e alla disperazione: mima spensierata Patty Pravo ma grida dal dolore quando, ormai, fattosi buio, capisce che anche quel giorno l'amato Franco, un uomo del Nord, conosciuto una sera e che lei da molto tempo pervicacemente attende ed immagina, non verrà a trovarla.
L'atteggiamento scanzonato e "leggero" devia a tratti in umori scuri e gesti di violenza trattenuta: sono attimi, che tuttavia macchiano l'andamento quasi cabarettistico della pièce e ne fanno sospettare un sostrato da tragedia contemporanea. Sensazione acuita dopo l'ingresso in scena di un altro travestito, la vicina Anna, ambigua ed esaltata.
Le due si dilungano nei tipici discorsi "da donne", ma la tensione percorre tutto il loro dialogo, salvo esplodere quando Anna ritornerà una seconda volta nell'appartamento di Jennifer e, indirettamente, aprirà la strada al finale tragico.
“Leggo Le cinque rose di Jennifer – scrive il regista in una nota - come una metafora della nostra esistenza, o, per usare il linguaggio di uno degli altri personaggi che abitano la stanza in cui avviene la vicenda, come una specie di simbolo di questa mia atroce solitudine. Di tutti i testi che Ruccello ha scritto credo che questo sia quello dove maggiormente egli si sia rappresentato, attraverso un altro da sé. Sicuramente è il testo più legato ad una sua personale interpretazione come attore”.
Si mette in scena un pensiero, un pensiero ossessivo e maniacale, quello di Jennifer, travestito napoletano. Un pensiero che porta al suicidio e se questo avvenga o meno non ha nessuna importanza. Una solitudine di periferia e le sue proiezioni. Un attore che si traveste, un'attrice che si traveste. Mestruazioni finte, seni piatti, parti mai avvenuti. Tutto nella mente di un ragazzo di una città di provincia.

Le cinque rose di Jennifer, di Annibale Ruccello
Napoli, Nuovo Teatro Nuovo – dal 23 ottobre al 4 novembre 2007
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@nuovoteatronuovo.it
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali) e ore 18.00 (domenica)

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Sesso in video e foto per la principessa di Danimarca..

(Il Giornale di Copenaghen) La scorsa settimana si é presentato davanti un settimanale di gossip danese il 31 anni Antony D per raccontare i dettagli della sua relazione giovanile con la principessa Marie Cavallier (nella foto).

Questa settimana la storia continua senza diminuire di intensità.
Nella prima pagina di questo settimanale si può leggere che Anthony ha intenzione di rivelare tutte le informazioni sessuali, allegate di foto e video con scene di sesso, sul rapporto avuto, da giovane, con la moglie del principe di Danimarca Joachim.
Dice anche di essere in possesso di fotografie e video che ritraggono la principessa mentre fa sesso. Queste foto e video hanno un valore di 100.000 ha detto Antony D.
Marie Cavallier da quando é emersa questa storia ha contattato, via email e telefono Anthony D. chiedendo delle spiegazioni.
Anthony ha risposto con una email che gli dispiace di questa pressione psicologica dei media.
Le foto sessuali ed il video porno, come ha dichiarato Antony, si trovano in un computer al sicuro dove la principessa Marie Cavallier spera restino per sempre.

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La Svizzera vota, sale l'onda xenofoba.

Il populista Blocher si avvia a vincere dopo una campagna ai limiti del razzismo.

(Andrea Nicastro - Il Corriere della Sera) E se l'incantesimo si rompesse? Se questa domenica elettorale chiudesse un secolo e mezzo di equilibrismi? La Svizzera è il Paese che faceva entrare i socialisti nel governo quando l'Europa reagiva al movimento operaio con Mussolini e Hitler. Dialogo, pace sociale, è la «Formula magica» (sono gli svizzeri a chiamarla così) che permette la convivenza di culture, lingue, religioni e partiti diversi nello stesso governo. Come si trovi l'accordo in un esecutivo tanto disomogeneo è, con quello bancario, un segreto che la Confederazione sa custodire benissimo. Ma è chiaro che funziona solo se nessuno deve tirare la cinghia. Così è stato fino a oggi. Eppure i sondaggi dicono che le cose potrebbero cambiare stasera, quando, precisi come i loro orologi, gli scrutinatori renderanno noti i nuovi rapporti di forza tra i 4 partiti maggiori. E soprattutto il 12 dicembre, quando il Parlamento uscito dalle urne di oggi dovrà eleggere il governo.

Lagenthal è come ci si immagina un paesino in Svizzera. Tetti aguzzi, strade immacolate, gente laboriosa che alle 17 torna a casa perché ha finito quel che doveva fare. In municipio l'attività ferve per prevenire l'annuale strage di ricci sull'asfalto e per convincere i virtuosi dello skateboard di fracassarsi le ossa nei luoghi preposti. Eppure anche a Lagenthal è arrivato il vento che ha messo i brividi a molte politiche nel mondo. Il terrorismo islamico, la globalizzazione che riduce i guadagni, l'immigrazione, lo Stato Sociale che vacilla: la sinistra osserva e resiste, la destra risponde con venature di razzismo, nazionalismo e populismo.

A Lagenthal lo «spiffero» si chiama Karaademi Mutalip, 52 anni, albanese di Macedonia, in Svizzera da 24 anni. Musulmano senza barba e svizzero senza cittadinanza. «Ecco — dice mostrando un disegno sul muro — questa è la cupola e il minareto che vorremmo costruire sopra il nostro Centro culturale Islamico ». Cupola in vetro per il risparmio energetico e mini- minareto da 7 metri. «Abbiamo assicurato che non disturberemo la quiete chiamando alla preghiera. Ma, niente da fare, il nostro minareto è diventato il simbolo dell'"islamizzazione" della Svizzera».

Il Centro Islamico prima era il Circolo Italica per gli immigrati pugliesi e siciliani. Poi con la crisi del tessile degli anni '90 gli italiani sono tornati a casa e sono arrivati gli immigrati dai Balcani, soprattutto albanesi dal Kosovo e dalla Macedonia. Sono loro la «pecora nera» buttata fuori a calci da tre pecorelle bianche di un manifesto elettorale del partito del miliardario Christoph Blocher, l'Unione democratica di Centro (Udc). Il messaggio ha fatto scandalo. È nato per solidarietà il Comitato della Pecora Nera. È intervenuta la presidente confederale, Micheline CalmyRey: «È inaccettabile, il poster non riflette l'apertura multiculturale della Svizzera». Ma la pecorella ha fatto centro. La campagna elettorale ha ruotato attorno ai temi della sicurezza e dell'identità svizzera cari a Blocher. Dal 1980 la sua destra è passata dal 9 al 27% diventando maggioranza relativa contro il 23% dei socialisti. «Il problema della criminalità straniera esiste», ha ribattuto Blocher che è anche ministro di Giustizia. Il portavoce snocciola i numeri: «Gli stranieri sono il 20 per cento degli abitanti, ma oltre il 50 per cento dei criminali». Quindi niente minareti. Blocher ha minacciato persino un referendum a favore di una Svizzera de-minarenizzata. Come aveva fatto per impedire l'ingresso nell'Unione Europea.
«Avremmo dovuto discutere di energia nucleare sì o no, di pensioni, di tasse e lavoro, ma abbiamo parlato solo di musulmani e ordine pubblico, esattamente l'agenda della destra», spiega il politologo Alberto Cotti.

Senza «tolleranza» la «Formula magica» rischia davvero di saltare. A fine agosto si era sparsa la voce che i socialisti volessero escludere proprio Blocher, dal prossimo governo.
C'è chi pensa sia stato lo stesso miliardario-politico a farla girare: in ogni caso, la reazione è stata la proposta di estromettere i socialisti creando un governo di centrodestra. Sarebbe la prima volta (in Svizzera) che un grande partito non ottiene la chiave per le stanze del potere confederale. In sostanza: la fine della magia.

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Harry Potter: E ora tocca alla prof McGranitt .

(Maria Laura Rodotà - Il Corriere della Sera) Liberiamoci subito dall'ipotesi malevola. Dell'idea che J.K. Rowling e i suoi editori si aspettassero di vendere (ancora) più copie del settimo e ultimo Harry Potter; e che per stimolarle abbiano lanciato un petardone a scopo pubblicitario. Liberiamocene perché la scrittrice è attualmente più ricca della regina d'Inghilterra; ed è, come si diceva una volta, una sincera democratica. Insomma, se ha dichiarato che Albus Silente è gay, deve averlo fatto per senso civico. Silente è il preside della scuola di magia di Hogwarts, il mentore di Harry, la grande autorità morale dell'intera saga. Nel sesto libro viene ucciso. Nel settimo, Harry Potter e i Doni della Morte, si scoprono molte cose della sua vita e del suo passato; che chi scrive non può raccontare anche se sarebbero utili a spiegare la gayezza del preside. La traduzione italiana uscirà il 5 gennaio prossimo; però sono interessantissime, giuro.

Ma insomma (questo si può dire) alla fine la memoria di Silente ne esce prestigiosamente intatta, anzi. E così è altrettanto prestigioso l'outing dell'autrice. Certo, sui blog harrypotteristi si discuteva da anni della presunta omosessualità del preside (mai una fidanzata, e sì che di streghe a Hogwarts ne circolavano). Ma su quei blog si legge qualunque cosa. Magari è andata in un altro modo. Durante un incontro a New York con centinaia di fans, Rowling ha voluto far sapere al mondo che il suo personaggio più rispettato — un anziano intellettuale/mancato statista per scelta, una specie di Carlo Azeglio Ciampi più Sandro Pertini più Norberto Bobbio più lunga barba bianca — aveva inclinazioni sessuali per molti, tuttora, poco rispettabili. Alla faccia loro (di quelli che pensano siano poco rispettabili).

E per insegnare qualcosa ai ragazzini, è probabile. Che quando usano parole come «ricchione» o «busone» (e altre) per offendere qualcuno, insultano anche l'unico adulto a cui forse, se esistesse, darebbero retta. Che è normale essere gay e coraggiosi, gay e carismatici, gay e sprizzanti matura (un po' decrepita, vabbè) virilità. E poi, l'outing di Albus Silente è un passaggio epocale. Per la prima volta uno degli eroi di una serie di bestseller globali e per di più per ragazzi (vabbè, siamo tutti ragazzi in questi casi) è proclamato omosessuale dall'autore. Ora ce ne saranno altri, forse, e non ci si dovrà accontentare dei battutoni (sempre presenti nella cultura occidentale, da Eurialo e Niso a Batman e Robin). Però. Adesso quand'è che Rowling ci conferma che la prof. McGranitt è lesbica? Lo pensiamo in tanti, ci insospettisce la passione per il Quidditch; e anche lei va liberata dall'ipocrisia, che diamine.

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Roma, Festa del Cinema: "The universe of Keith Haring".

Domani alle 10, nell'ambito della Festa del Cinema di Roma, alla sala Studio all'Auditorium-Parco della Musica, verrà proiettato il film documentario "The universe of Keith Haring" di Christina Clausen.

"L'arte è per tutti!" Così Keith Haring riassumeva il senso delle sagome stilizzate con cui ricopriva le strade di tutto il mondo. Vero e proprio fenomeno sociale in grado, nell'arco di un decennio (1980-1990), di rivoluzionare l'arte contemporanea, Haring rivive in questa poliedrica ricostruzione documentaria che ne ripercorre la biografia sin dall'infanzia.
Un percorso davvero approfondito nell'ambiente e nella storia di uno degli artisti più popolari e significativi dell'immaginario artistico contemporaneo.

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Affitto aumenta del 199.999% dopo la scoperta che i gay non possono entrare nell'associazione.

(Radio radicale) La filiale dei Boy scouts di Philadelphia dovrà pagare ben 199.999 dollari in più per l’affitto della sua sede storica il cui canone annuale era da sempre stato, simbolicamente, 1$.

La richiesta di pagare l’effettivo valore di mercato arriva dopo la scoperta del rifiuto, da parte dell’associazione, delle iscrizioni di ragazzi dichiaratamente omosessuali.

Già l’anno passato era stata avanzata una richiesta anti-discriminatoria alla quale la filiale non aveva adempiuto.

Dal canto suo la Cradle of Liberty Council, questo è il nome dell’associazione, si difende lamentando di avere le mani legate in quanto la filiale nazionale ha, in passato, rifiutato di adottare un comportamento inclusivo nei confronti degli omosessuali. Inoltre nel 2003 la cellula avente sede a Philadelphia aveva già adottato, di sua spontanea iniziativa, una politica anti-discriminatoria, ma fu successivamente costretta dal consiglio nazionale a revocarla.

Presa coscienza delle suddette ragioni le parti si sono accordate in un compromesso che promette un prezzo più ragionevole a patto che si evitino atteggiamenti marcatamente discriminatori come è avvenuto con la filiale di New York.

L’edificio al centro del dibattito è The Beaux Arts del 1928 ed è di proprietà pubblica. Proprio a causa di questo ultimo particolare i funzionari della città si sono espressi affermando che non è legale affittare ad un prezzo così irrisorio un edificio appartenente ai contribuenti ad un gruppo privato che, per di più, discrimina.

Quindi la CLC avrà tempo fino al 3 Dicembre di questo anno per pagare l’affitto oppure lasciare l’edificio.

Totalmente diversa è la situazione delle Girls scout che, al contrario, applicano una politica spiccatamente inclusiva.

Nel 2000 la Corte Suprema si è espressa riconoscendo agli Scouts, in quanto associazione privata, il pieno diritto a praticare l’esclusione nei confronti di qualsiasi categoria.

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"Là ci darem la mano": una ‘pièce - pasticcio' di Roberto De Simone.

(Lucio de Angelis - Agenzia Radicale) Il Maestro Roberto De Simone é in scena fino al 28 ottobre al Teatro Quirino di Roma col suo ultimo lavoro ‘Là ci darem la mano', travestimento mozartiano in due tempi, che attinge all'antica e mai risolta querelle artistico-letteraria tra la genialità di Mozart e la cultura di Salieri, che tentò di avvelenarlo. Attingendo a testi di Pǔskin, Molière, Da Ponte e Rostand, che parlano di questo grande compositore, De Simone rielabora le sue musiche e cura la regia di una compagine completa e mista di interpreti e burattinai, di cantanti e concertisti. Tra i primi va segnalata la prova di Paolo Romano e Renata Fusco, tra i secondi quella del soprano Paola Quagliata e del mezzosoprano Francesca Russo Ermolli, mentre brillante è l'esecuzione della musica ad opera del complesso strumentale diretto dal Maestro Renato Piemontese. Nella pièce il testo del ‘Convitato di Pietra' di Pǔskin si mescola ai versi di Da Ponte per affidarsi ai burattini del Don Giovanni del Sole di Stefano Giunchi e Luca Rogna della Compagnia ‘Arrivano dal Mare!'.

Generi artistici a confronto, dunque, in un'altalena culturale tra la musica ed il canto, la drammaturgia e la letteratura, il canovaccio ed il testo, l'attore e il burattino. Nelle sue note di regia De Simone scrive: ‘La rappresentazione attraverso la Commedia dell'Arte, la vocalità asessuata dei castrati, la sensualità del femminile, i formulari burattineschi d'un eros sublimato in ritmi minimali, elenca la ripetizione del vivere o del morire, del cantare o del tacere, l'essere o non essere, del mangiare o dell'essere mangiati, dell'amare l'eterno ciclo senza riserve, annullandosi nell'incenerimento, fino a dispiegare il travestimento del più gioioso, irridente, ambiguo e burlesco contenuto moralistico'. Un'opera gioiosa e colta, questa ‘Là ci darem la mano', squisitamente teatrale e musicale, letteraria e visionaria, costruita tra equivoci e burle e trasformata da un'ambiguità irriverente nello scandalo di un fanciullo (Mozart), che gioca con Dio e con il Diavolo prima di sfidare persino la Morte. Mentre compone il ‘Don Giovanni', in una lettera dell'aprile del 1787 indirizzata al padre, gravemente colpito dalla malattia che lo porterà verso la fine, il compositore scrive: ‘Giacchè la Morte è l'ultima tappa della nostra vita, con questa migliore e vera amica dell'uomo ho da qualche anno maturato una familiarità tale che la sua immagine non soltanto non contiene per me alcunché di spaventoso, ma è piuttosto qualche cosa di rassicurante e di consolante ! Non vado a dormire senza pensare che potrei non essere più vivo al mattino - e nessuno, tra tutti quelli che mi conoscono, può dire che io sia di una naturale afflizione, o tristezza. Per questa felicità, ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l'auguro di tutto cuore ai miei simili'. Dicendo che la Morte è la migliore amica dell'uomo, Mozart lancia una sfida non indifferente!

È così che egli raggiunge le vette del sublime di Schiller: con la sua azione, sa di cambiare il corso della storia passata, presente e futura, e non teme di scomparire da questo mondo, anche quando si sente mortalmente minacciato dai suoi numerosi nemici. ‘Con Mozart si entra nell'ambito di un gioco - conclude De Simone - dove il riso partecipa della tragedia e il dolore si veste dei panni della più gioconda e problematica commedia: quella del vivere !' E' De Simone stesso a ideare le musiche originali e a ‘warholizzare' il Don Giovanni, interpretato dall'orchestra dal vivo, diretta da Renato Piemontese, vero elemento fondante di questa pièce, lasciando la recitazione all'ottimo Franco Javarone (Antonio Salieri) al fianco di Biagio Abenante (Amadeus Mozart). In questa sfida tra Mozart, l'antico autore, e De Simone, il moderno manipolatore, è il primo a uscirne nettamente vincitore in virtù della sua genialità, in presenza della quale tanto Salieri in passato, quanto De Simone oggi hanno dovuto inchinarsi. Il jazz e il rap napoletano, inseriti nella colonna sonora dello spettacolo dal Maestro partenopeo, non frenano la dirompente musica mozartiana. Essa nel primo tempo, forse un po' più lento, dovuto ad una lunga introduzione musicale e alla poca coralità, accompagna, in un'atmosfera da tragedia greca, la figura di Salieri, e nel secondo tempo la potenzialità della compagnia.

Si arriva, così, al musical americano passando per il teatro dell'arte, le guaratelle, il teatro dei mimi, il melodramma, in un cabaret finale a ritmo di marcia turca, cocktail o pasticcio, se preferite, che forse non giova alla pièce e non provoca grandi consensi da parte del pubblico. Le musiche sono eseguite non da una regolare orchestra settecentesca con gli archi a protagonisti, ma da un moderno complesso con tastiera e basso elettrico senza alcun violino. Le sfumature di fondo sono un contorno favoloso; scenografia e costumi diventano così un particolare che non passa inosservato, merito di Nicola Rubertelli e Odette Nicoletti.

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La rivolta dei chierici.

Trotzky blog) La strategia dell'insabbiamento non ha funzionato. La frattura tra le comunità di base e i vertici ecclesiastici è oramai incolmabile.
Se la chiesa si aspettava che la buriana passasse e le pecorelle smarrite tornassero all'ovile, resterà delusa, perchè il dissenso al suo interno non è esploso su una questione dottrinale accessibile solo agli addetti ai lavori, ma è scaturito dall'urgenza di trovare soluzioni innovative al problema di una gerarchia ancorata a dei principi avulsi dalla realtà, che si preoccupa unicamente di come sopravvivere a se stessa. Questo ha portato i credenti a lacerarsi in un mare di conflitti e ha reso il problema non è più eludibile.
I tentativi dei vertici ecclesiastici di opporsi all'approvazione delle leggi sulle Unioni Civili e il Testamento Biologico hanno trovato l'opposizione più accesa proprio tra i cattolici, che si sono espressi con una chiara maggioranza a loro favore.
I domenicani olandesi hanno invitato le comunità parrocchiali a scegliersi i propri pastori. Il guanto di sfida è stato raccolto e il Paese si è trovato coinvolto in un dibattito dal quale è emersa la ferma volontà di non concedere alla gerarchia la facoltà di privare il popolo di dio del diritto di decidere insieme sulla scelta dei loro leader. Se queste parole non sono un implicito invito a ribellarsi ai vescovi autoritari, poco ci manca.
Gli scandali sessuali e finanziari nella chiesa statunitense hanno causato l'uscita dalle comunità di base di una moltitudine di fedeli delusi e indignati. L'emorragia di consensi che è seguita alla crisi di credibilità - riporta ADISTA - ha messo in allarme un veterano della stampa religiosa americana, Robert Blair Kaiser, il quale, in occasione di un'assemblea organizzata da Call to Action, un'associazione di cattolici in posizione critica, ha esortato i credenti a riprendersi la chiesa, dando vita a tante realtà nazionali sganciate dall'astratto centralismo romano.
La lezione che possiamo trarre da eventi così rivoluzionari è che l'evoluzione della società è arrivata allo stadio della democrazia partecipativa. Decidere sulle questioni che riguardano la collettività oggi è considerato un diritto acquisìto. La democrazia non è più un guscio vuoto dal quale il demagogo di turno grida ai quattro venti le sue risibili verità.

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Il perbenismo a tutti i costi à come Lucio Dalla senza peli: Non esiste.

(Nausica Zocco - Img Press) “Gurdatevi alle spalle”, messaggio lanciato da Simona Ventura. Già, le spalle, ma la tranvata può arrivare in piena faccia, non per forza da dietro... Ora, diciamo subito una cosa: che certi personaggi siano coinvolti i certe brutte storie fa sorridere e non è facile ironia o sguazzare sulle sventure degli altri. È analizzare ciò che succede e convincersi che “siamo sotto il cielo” e può accadere di tutto a tutti, questa è la vita. Clemente Mastella, ministro di Grazia e Giustizia, noto per il suo colloquiare marziano, uomo di grossa mole intellettuale (forse più di panza che di testa), lui che ha avuto e ha ancora tanto da dire contro certi cambiamenti richiesti a gran voce dal popolo (diritti degli omosessuali, unioni civili, protesta di Beppe Grillo e compagnia, un esercito più che una compagnia, lui che sgranando gli occhi mentre parla, con il suo tic facciale, i capelli “sicuramente” del suo colore naturale, la panza che cresce e il sorriso stampato in viso davanti alla telecamera, insomma il Guardiasigilli si trova al centro di un caso tutto italiano, della serie “Si predica bene e si razzola male”, oppure “Fai ciò che ti dico, ma non fare ciò che faccio io”.

Clemente Mastella è indagato, anche se non c’è nulla di certo, anche se le indagini stanno facendo il loro corso, anche se tutti sono cauti nell’affermare certe cose solo con il beneficio del dubbio e si attendono gli sviluppi certi. Mastella indagato? L’ipotesi è quella del coinvolgimento del ministro della Giustizia nell’inchiesta di Catanzaro denominata Why Not. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella, risulterebbe essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Catanzaro dallo scorso 14 ottobre, anche se ad oggi non avrebbe tuttavia ricevuto nessun avviso di garanzia. Lui si dice tranquillo, completamente estraneo alla vicenda, dato che sottolinea di non essere mai stato iscritto a nessuna loggia massonica, ne' in Italia ne' all'estero, e di non aver mai partecipato a comitati d'affari o a singoli affari, come testimonia la sua trentennale vita pubblica e parlamentare nella prima, nella seconda e si spera anche nella terza Repubblica. Questa la cronaca in breve di questa vicenda legale che sta coinvolgendo Clemente Mastella: i titoli dei giornali, i servizi giornalistici, la televisione, ecc., in questi giorni stanno raccontando bene l’accaduto. Il punto è uno solo: anche la colomba bianca può sporcarsi le piume. Magari sarà un errore giudiziario, magari sono solo carte confuse, forse resterà solo l’iscrizione nel registro degli indagati e si concluderà con il possibile “fuoco nella paglia”. Ma a noi pubblico pagante, gente senza grilli per la testa, noi che mostriamo più tolleranza se al mercato l’uomo vicino a noi, mentre stiamo scegliendo la frutta al bancone, si rivolge al commesso con una vocina dolce e poi si allontana sculettando, noi che davanti a Don Sante, il prete innamorato di una donna, vediamo prima d’ogni cosa l’Uomo, noi che davanti al Partito Democratico alziamo le spalle, facciamo una smorfia e concludiamo con un “si vedrà”, insomma la massa sa che un fondo di verità c’è sempre e che le due G del ministero di Mastella pesano come tutto l’alfabeto, prestandosi a diverse combinazioni: Grazia Giusta, Giustizia aGgrazziata, Grazie Giustizia!, ecc.

Si spera solo che la G di Giustizia funzioni sempre a 360 gradi senza guardare in faccia nessuno, così come è Giusto, appunto. Per la Grazia, poi, c’è sempre tempo... Solo una riflessione: in una società all’ombra di San Pietro, con le contraddizioni umane, i desideri di uomini e donne di buona volontà, con le piccole battaglie di tutti i giorni e le grandi guerre ideologiche durature, in quest’Italia a metà tra conservatori e rinnovatori, Bel Paese sempre e comunque perché alla fine è la gente la vera protagonista, anche il solo fatto del “beneficio del dubbio” nei confronti dell’impeccabile condotta di un ministro, deve far capire che tutto può succedere a questo mondo. Gli inquirenti faranno il loro lavoro. Noi ci consoliamo con L’isola dei Famosi e con una bella lezione di vita e di tolleranza che ha dato uno dei partecipanti all’edizione in corso: Cristiano Malgioglio, il personaggio eccessivo, ma non eccedente, omosessuale a testa alta, senza nascondersi mai, anche sull’isola. A distinguersi nel gruppo è stato senz’altro lui, con il suo vestiario, la sua allegria, i suoi accessori colorati. Ormai Malgioglio è fuori dall’avventura isolana ideata da Simona Ventura. L’atteggiamento dell’esuberante uomo di spettacolo e autore dei testi di cantanti famosi è stato quello di una persona ottimista e generosa, dando un contributo di ironia e allegria agli altri naufraghi. La sua preferenza per Francesco Coco è stata fin troppo evidente... Ma d’altronde dei gusti di Malgioglio nessuno ha mai dubitato. Come mai il binomio Mastella-Malgioglio? Beh: il beneficio del dubbio è la costante. Mastella ha predicato e predicato (si ricordi la sua partecipazione alla trasmissione Anno Zero riguardo i diritti degli omosessuali e le unioni civili), mostrandosi tollerante, ma rigido e giusto in nome della Legge.

Malgioglio, omosessuale sereno, è stato ed è se stesso, senza sconti alla sua identità e alla sua verità, ma lui fa parte della “categoria” analizzata quella sera durante la trasmissione Anno Zero proprio da Mastella. Il Politico quella sera sembrava non avere dubbi nel dire agli italiani che lui non è contrario alle unioni omosessuali, solo non è il caso di riconoscere gli stessi diritti degli eterosessuali, ecco tutto. Poi ha abbandonato la trasmissione. Gli omosessuali e i conviventi d’Italia, allora, oggi dovrebbero ribadire che non sono contrari a qualche errore (una volta provato, naturalmente) commesso anche da un ministro di Grazia e Giustizia, solo è il caso, magari, di riflettere su “certi pulpiti” perché la tolleranza non conosce misura e partito, ma non a senso unico. Malgioglio forever e Mastella “ballo da solo”. Magari è un accostamento azzardato, ma il “perbenismo a tutti i costi” alla lunga stanca. Prendiamola a ridere e aspettiamo che le indagini facciano il loro corso.

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Gentiloni: modicheremo la norma sui blog.

(L'Unità) Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, prende carta e penna _ virtuali - per scrivere sul suo blog che il ddl editoria - che inizia la prossima settimana il suo iter alla Camera - contiene «un errore da correggere», ovvero la norma a suo avviso ambigua sull'iscrizione al Roc per i blog. Dopo le proteste di Beppe Grillo, Giuseppe Giulietti di Articolo 21 e di numerosi blogger, arriva dunque l'apertura di Gentiloni sulla norma contenuta nel disegno di legge studiata dal sottosegretario Riccardo Levi.

Quanto all'Autorità garante la norma contenuta nel decreto collegato alla Finanziaria conferma a suo avviso la «grave» distorsione concorrenziale nel mercato, già segnalata nell'indagine sul settore in vista del ddl. Nel mirino dell'Antitrust l'anomalia che già aveva rilevato, tra l'altro in contrasto con le linee contenute nel progetto di riforma dell'editoria, e che vede una disparità tra le Poste, che possono fare tariffe agevolate in quanto gli sconti sono sostenuti dal bilancio pubblico, e gli altri operatori del settore. Per questo si chiede una modifica da inserire nel decreto legge attualmente all'esame della Commissione Bilancio di Palazzo Madama e che sarà discusso lunedì. Per l'ad di Poste Italiane, Massimo Sarmi, «la materia relativa alle agevolazioni tariffarie per le spedizioni di prodotti editoriali costituisce un beneficio concesso agli editori». Sarmi sottolinea poi che a sua volta il ddl Levi «non prevede alcuna agevolazione tariffaria in un panorama di totale liberalizzazione al quale tende anche Poste Italiane». Ed infatti il «padre» del disegno di legge sull'editoria Ricardo Franco Levi, sostiene che «del parere dell'Antitrust il governo ha pienamente tenuto conto nel ddl sull'editoria appena approvato dal Consiglio dei ministri e che inizierà nei prossimi giorni il suo cammino parlamentare».

Un ddl che ancora non ha iniziato il suo iter, ma è già oggetto di polemiche e discussioni che preludono ad emendamenti. Gentiloni interviene duramente nella polemica aperta da Beppe Grillo. «L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato», scrive il ministro. A suo avviso il ddl «va corretto perch‚ la norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive». Il presidente della Fieg, Boris Biancheri pensa che il settore dell'informazione su Internet ha bisogno di una disciplina, ma non di subire limitazioni. «Se si tratta solo di una registrazione - sostiene - può rientrare in una visione ordinata di un settore cresciuto in modo spontaneo e che ha raggiunto dimensioni che hanno senza dubbio bisogno di una disciplina. Ma non vorrei che fosse il preludio di un sistema di imposizione anche fiscale là dove invece la fortuna stessa della rete e la sua crescente importanza nella vita sociale vengono dal fatto che si tratta di un sistema gratuito».

Anche oggi comunque Grillo non rinuncia a dire la sua in merito e annuncia che, in data da definire, dedicherà il prossimo V-day all'informazione. Il comico insiste: «Questa legge va cancellata» sollecitando in serata una decisa replica del sottosegretario Levi: «Ho già detto e ripetuto che, con il disegno di legge di riforma dell'editoria, non avevamo e non abbiamo alcuna intenzione di limitare la libertà di espressione attraverso Internet ed i blog»: risponde Levi. Ed ha aggiunto: «Per ogni legge il passaggio parlamentare è l'occasione per migliorare i testi e, quando necessario, chiarire gli eventuali punti ambigui». La prossima settimana il sottosegretario sarà alla commissione cultura della Camera per una prima discussione del ddl. «Credo che già in quell'occasione potremo trovare una soluzione che chiarisca ogni problema», ha aggiunto.

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Sesso con animali deve essere vietato..

(Il Giornale di Copenaghen) Un deputato del Partito Liberale ha chiesto al governo svedese di proibire il sesso con animali.
Avendo testimoniato un'ondata nella popolarità di bestialità negli anni recenti, Jan Ertsborn esorta i legislatori a criminalizzare la pratica.

Le discussioni del politico si allineano con quelle del Swedish Animal Welfare Agency, che ha parlato a favore di un'interdizione alle relazioni sessuali con animali all´inizio di quest'anno.
La Svezia è uno dei tanti paesi in cui la bestialità è legale.
Quello che la maggior parte delle persone pensa è una immagine classica di mucche in un capannone.
Ma avendo parlato con numerosi veterinari, so che gli animali più a rischio sono quelli piccoli come dei cani e gatti ha detto Jan Ertsborn.
I veterinari hanno visto molte lesioni che credono sono causate da sesso con animali ma è difficile da provare, ha aggiunto.

Mona Enetoft, un autista di 28 anni ha in iniziato una petizione per vietare la zoofilia.
Non capisco come e chi possa giustificare sesso con animali, ha detto.
Ha continuato raccontando la storia di un uomo in Svezia che recentemente é stato assolto dall´accusa di crudeltà verso gli animali, malgrado avesse avuto sesso con diversi cavalli.
Penso che avere sesso con animali é un fatto molto triste per l´uomo e per l´animale.

Spero che la mia petizione incoraggi i politici a occuparsi della questione e che non ci vogliano dieci hanni per fare una legge che proibisca il sesso con animali.

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Vendola, il governatore rosso e triste "Ho il potere ma non cambia quasi nulla".

Da due anni guida la Puglia e Bertinotti lo vuole leader della Cosa Rossa: oggi in piazza sarà il più "alto in grado". Il mio mestiere è entusiasmante quando ribalta la prospettiva Ma si porta dietro un dubbio atroce: come essere sicuri di avere intorno solo gente perbene?

(Antonello Caporale - La Repubblica) Oggi in piazza il più alto in grado a marciare (un po´) contro Romano Prodi, è il governatore di Puglia, Nichi Vendola. Comunista, cattolico, omosessuale, poeta. Vasta e complicata biografia. Vendola è il nome che adesso spunta nella gara che sta per aprirsi per la leadership della Cosa Rossa, quelli a sinistra del Partito democratico.
Nichi, la magia del nomignolo.
«Chiamatemi Nichi, è il titolo di un cortometraggio dedicato a me».
Nikita Vendola, detto Nichi, adesso è un potente: governa la Puglia, quattro milioni di persone.
«Questo mestiere è un calvario. Ti senti responsabile di tutto. E´ entusiasmante quando riesci a indicare un ribaltamento, una prospettiva. E´ però insopportabile il suo ritmo travolgente, la solitudine. E il potere poi...».
Che inferno il potere.
«Come faccio a sapere che ho gente perbene intorno a me? Sono migliaia! E se anche tutte fossero perbene, come faccio a sapere che rimarranno tali in futuro? L´unica difesa è impiantare meccanismi di trasparenza, e vigilare affinché siano sempre pienamente funzionanti».
Non è mai stato allegro. Ma il potere sembra averla proprio incupita.
«Alterno momenti di esplosiva allegria ad altri di profonda tristezza. E´ una doppia tristezza: quella frutto del potere e l´altra, più autobiografica».
Recentemente ha esternato la sua voglia di paternità.
«Ricevendo commenti schifosi in cambio. Devi sempre essere ridotto a un´icona piccante»
E´ stato due volte sul punto di sposarsi, ha detto.
«Ho amato due donne molto intensamente, e c´è stato questa idea, malgrado la mia storia la si conosca tutta».
Le stanno per chiedere di lasciare Bari e tornare a Roma. La Cosa rossa ha bisogno di lei.
«Io anzitutto la chiamerei la Casa rossa. Ma non mi ritengo la persona più indicata. Ho molti difetti, sono cattolico, sono eterodosso, e sono vecchio».
E vanitoso.
«La vanità la tengo a freno con l´autoironia».
E fifone.
«Mi faccia ricordare».
Ricorda quando lei e Franco Giordano abitavate insieme a Roma? Appartamento a piano terra, Franco in una stanza, lei in un´altra. A un tratto lui urla: Nichi, sono entrati i gatti dappertutto. Sono decine!
«Gli dissi di abbaiare».
Glielo disse richiudendo subito la porta. E lui fece bau bau ai mici?
«Così».
Era giovane. Però a cinquant´anni non può sentirsi vecchio.
«Il mio mondo è stato molto segnato dal Novecento. E la modernità spinge ancor di più sulla velocità dei cambiamenti. Quelli della mia generazione dovrebbero lavorare per gli eredi».
E´ una civetteria.
«Non lo è. Adesso bisogna mettere in campo un processo di unificazione, un assemblaggio di storie, prima di un nome».
No all´estremismo rivendicativo.
«Dobbiamo eliminare il rosario di atteggiamenti simbolici iper ideologici».
Eliminare.
«Il radicalismo senza politica è una colpa grave».
Lei sarà il leader.
«Assolutamente. Voglio ritirarmi, ritrovare le mie letture, e, dico di più: sono stato per 35 anni totus politicus. Mi è venuta voglia di staccare la spina».
E´ un´altra delle sue civetterie.
«Mi turba molto l´immeschinimento, la fiction permanente della contesa politica prigioniera dei talk show, ring dove affrontarsi come pitbull. Mi mancano tanto le vecchie tribune politiche».
Il futuro è suo. Lei - ha scritto Francesco Merlo - è il primo Masaniello delicato e un poco effeminato della storia d´Italia.
«Certo, ho interpretato qualcosa che ha a che fare con le viscere di questa terra, ho evocato una narrazione popolare del Mezzogiorno. Ma c´è un tempo della semina e uno del raccolto».
Adesso siamo nel tempo del raccolto.
«Infatti».
Buona raccolta, allora.
«Grazie».

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