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giovedì 24 gennaio 2008

Regione Lazio, aiuti alle giovani coppie (anche gay).

(Chistian Poccia - Babilonia) Se paragonata all’enormità dell’assenza totale di qualsiasi riconoscimento giuridico per le coppie gay, è ben poco. Tuttavia, nel deserto civile del nostro paese, è pur sempre qualcosa. Stiamo parlando della norma sugli aiuti economici per l’acquisto della prima casa alle giovani coppie (non necessariamente etero), inserita nella legge Finanziaria 2008 della Regione Lazio.
Un provvedimento che, proprio per il carattere generale della sua dicitura, pone infatti tutte le giovani coppie, siano esse formate da persone di sesso diverso o identico, sullo stesso piano.
«Auspichiamo che la Regione Lazio sia di esempio per tutte le altre amministrazioni- dichiara in una nota il presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli -. L'aver ribadito il riconoscimento del sostegno in maniera paritaria pone la nostra Regione tra quelle che in maniera laica e non discriminatoria garantiscono i diritti di tutti i cittadini».

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Tutti a casa...

(Ansa) Governo battuto, il Senato nega la fiducia.

  • SI.....156
  • NO...161

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Iran. Accusati di essere nemici di Allah, perchè omosessuali due ragazzi rischiano l'impiccagione.

(AdnKronos) Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour, di 18 e 19 anni, sono stati arrestati a Sardasht, nell'Azerbaijan iraniano. I due, che hanno ammesso di avere una relazione omosessuale, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di moharebeh, ovvero di essere nemici di Allah.

Il codice penale iraniano prevede la pena capitale tanto per il reato di 'moharebeh', quanto per quello di sodomia.

Lo scorso 5 dicembre un altro giovane iraniano, Makwan Moloudzadeh, fu impiccato nel Kurdistan iraniano, a Paveh, per il reato di sodomia.

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Tutti a casa. Cronache marziane dal Senato: Voto di fiducia tra battute e svenimenti.

(Panorama) Lo diciamo con rispetto, sia chiaro. Ma i forzati del Senato, da giorni nell’occhio del ciclone, da ore chiusi a Palazzo Madama per decidere le sorti di Prodi (e del Paese), starebbero cominciando a dare i numeri.

Sì, insomma si sente di tutto, aggirandosi in queste ore nelle stanze del Palazzo. Voci, spesso surreali e inconsapevolmente comiche, ovviamente anonime, che bene riassumono il quadro (umano, politico e istituzionale) che nel Palazzo sta via via prendendo forma.
Per esempio, ci sono due senatori siciliani che alla buvette si punzecchiano in rigoroso dialetto siculo: “Hai mangiato troppo e ora come farai a non addormentarti, con Prodi che parla?”. Risposta: “Farò come fai sempre tu: cercherò di tenermi sveglio leggendo i giornali”. A proposito di pranzi e portate. Chi ha assistito a quello dell’ex ministro Mastella (l’origine di tutti i mali prodiani) lo descrive come molto abbacchiato. Quasi ci stesse ripensando. Cioè? Vuol dire che entra in Aula, chiede scusa a tutti, abbraccia il premier, ridà il suo voto e riprende la sua poltrona in Via Arenula? No, non esageriamo… Ma pare che non direbbe di no a un Prodi bis (o ter). E i diniani? “Aho, se so’ spaccati pure quelli”, dice uno fuori dalla buvette. “Allora non è vero che è impossibile spaccare l’atomo”, risponde un altro. Non mancano poi ipotesi tra le più strampalate. Come quella che vorrebbe un Prodi pronto a dimettersi per varare poi un governo composto da soli dieci ministri con i “nemici” Mastella e Di Pietro come vicepremier.
Quando poi il premier entra in Aula, si soffia il naso, si schiarisce la voce e inizia il suo discorso, tra i banchi cala il silenzio, ma non è che lo spettacolo cessi. Anzi. Per esempio, si scopre l’esistenza di uno che ci ha ripensato per davvero. Si tratta del senatore Nuccio Cusumano che dissociandosi dall’Udeur, sta per dire che darà il suo contributo alla fiducia. Ma non riesce nemmeno a finire il suo intervento, visto che il collega Tommaso Barbato (anche lui del Campanile) lo apostrofa così: “Pezzo di m… ora vengo a prenderti…”. E piomba in Aula, causando lo svenimento del “traditore”.
E poi la scena di Fisichella. L’ex di An (ed ex Margherita), ricevuta la parola dal presidente Marini (per dire il suo no alla fiducia) perde i fogli del discorso. Con il microfono aperto, resta seduto al suo posto e continua a frugare nella borsa. In un crescendo di concitazione e imbarazzo. Fino a quando lo stesso Marini lo tranquillizza: “Cerchi, cerchi con calma, noi aspettiamo”. Perché la crisi dura da otto giorni, ormai. E qualche minuto in più non cambia molto.

Nemmeno per Prodi, che (ma questa è realtà, non fantascienza) nel suo discorso dice letteralmente: “Vi chiedo la fiducia assicurandovi che sono ben consapevole che il governo stesso dovrà rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione”. Tradotto: un rimpasto. Ci mancava questa ulteriore ipotesi, nella ridda di interpretazioni, a alimentare una giornata di puro delirio parlamentare.
Nuccio Cusumano, dopo aver detto in aula che voterà la fiducia al governo Prodi ed essere stato aggredito verbalmente dal capogruppo dell’Udeur al Senato Tommaso Barbato, si sdraia tra i banchi colto da malore


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CUSUMANO ANNUNCIA FIDUCIA A PRODI ED E' COLTO DA MALORE, SEDUTA SOSPESA.

Il senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano annuncia il voto di fiducia al governo Prodi e scoppia l'inferno. Tommaso Barbato gli si avventa contro, trattenuto dai commessi, gridando "venduto". In aula esplode la bolgia con insulti - "cesso", "troia" e "frocio" - indirizzati a Cusumano. Il senatore viene soccorso da colleghi e commessi, mentre il presidente Marini sospende la seduta per cinque minuti.

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"Il Sesso con Jessica Alba? Da paura!". Hayden Christensen: "Ero terrorizzato".

(TGCom) Per molti avere un incontro "molto ravvicinato" con Jessica Alba rappresenta un sogno, per qualcun altro può essere un incubo. E' il caso di Hayden Christensen, promessa del cinema americano. "Quando ho letto il copione e ho realizzato che avrei dovuto inscenare un rapporto sessuale con Jessica, i miei neuroni sono impazziti. Ero nervoso, anzi terrorizzato!" ha commentato l'attore.

La giovane star della saga di "Star Wars" sembra quindi non avere problemi con spade laser e alieni cattivi, ma di fronte a una delle donne più belle di Hollywood le gambe tremano. L'occasione è stata il film "Awake", che i due hanno appena finito di girare insieme.

"Girare per il set con una spada laser - ha confermato lui - è pura finzione, ne sei sempre consapevole e come tale è divertente. Ma in situazioni in cui la scena che stai girando diventa così reale... beh, quello è davvero terrificante!". Hayden ha inoltre rivelato di essersi lasciato influenzare da alcune piccanti interviste della collega. "Io personalmente non penso che una donna debba essere considerata male se dice che le piace fare sesso - ha commentato Christensen -. In fondo tutti cerchiamo qualcosa di più del sesso in un rapporto, ma se quel qualcosa non arriva... meglio prendere solo il sesso e goderselo, no?".

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Sanremo desnudo. Vincerà Mietta. Recensioni preventive delle canzoni che verranno presentate al Festival di Pippo Baudo.

(Edmondo Berselli - L'Espresso) Sono anni che non si sa più che cosa dire del Festival di Sanremo. Questa volta, giunti alla cinquantottesima edizione, e alla tredicesima conduzione di Pippo Baudo, secondo Festival nell'era del centrosinistra con tanti saluti a Povia (l'uomo dei bambini che fanno oh e del piccione che fa uh), abbiamo provato a recensire interpreti e canzoni prima di averli ascoltati. Proprio così, prima. Un Sanremo a prescindere. Basterà attendere la settimana fatale del Festival per valutare se l'operazione di giudizio preventivo era troppo distante dalla realtà. Cioè per giudicare se i vecchi e i giovani leoni della musica leggera italiana hanno tenuto fede alle aspettative. Intanto, ecco le recensioni: prendere o lasciare.

Little Tony 'Non finisce qui'. Rieccolo il vecchio leone, l'emulo nazionalpopolare di Elvis, il compare giovanile di Adriano Celentano, con il suo tipico ruggito. Fin dalle prime battute si sente il ritmo di 'Cuore matto', nonché qualche traccia melodica di 'Riderà'. "Non finisce qui-i, no no non finisce qui-i", e siamo per incanto all'ombra del ciuffo, nello stile che si colloca fra "la spada nel cuore" e "bada bambina già signorina sei". Musicalmente, 'Non finisce qui' è quel che è. Un po' prevedibile il ritornello, un po' scontata la strofa, l'arrangiamento così così, ma insomma, Little è sempre Tony, e viceversa. Voto: 6.

Loredana Bertè 'Musica e parole'. Nuova provocazione di Loredana, che osa presentare a Sanremo una canzone fatta di musica e parole, una innovazione assoluta per la Riviera dei fiori. Non abbiamo parole, e forse neanche musica: stupefacente. La Bertè tuttavia, a dispetto di chi le vuole male, infila un vero capolavoro popolare, con una melodia che si situa fra Enrico Ruggeri e Ivano Fossati, evitandoli. Non potrà puntare al primo posto, e forse neanche al podio, perché le casalinghe la detestano, ma la vecchia leonessa ruggisce ancora. Nella melodia c'è un sentore di anni Settanta e Ottanta, richiamati dalla voce graffiata di Loredana. Echi di 'Il mare d'inverno', tracce di 'E la luna bussò'. Con un po' di coraggio si poteva intitolare la nuova canzone 'Non sono una signora'. Voto: 9.

Eugenio Bennato 'Grande Sud'. Giù il cappello di fronte al ruggito del vecchio leone della musica tradizionale. Quando parte l'invocazione, o l'evocazione, 'Grande Sud', è difficile non avvertire gli echi emozionanti della 'Tammurriata', unita alle tracce della tradizione che si deposita nella melodia come nel ritmo. Le parole "Grande Sud, Grande Sud" richiamano alla memoria i sedimenti di Mediterraneo e Oriente accumulati nella grande cultura meridionale. Ed è suggestivo l'accompagnamento della canzone, con le voci femminili all'unisono, i tamburelli, gli strumenti tradizionali come il clavicombolo, il cetrancolo e il pizzicagnolo, che lasciano nella memoria il commovente riscatto di una lingua e di una sonorità. Voto: 7.

Toto Cutugno 'Un falco chiuso in gabbia'. Il ritorno di Cutugno era atteso, e bisogna ammettere che il vecchio leone della canzone-popolare-all'italiana-ma moderna-e-aperta-ai-nuovi mercati non tradisce le aspettative. Già l'immagine del rapace chiuso in gabbia è fortissima e molto nuova (molto meglio il falco dello scontatissimo canarino), ma ciò che impressiona è la musica: in cui si sentono echi di Celentano e si avvertono tracce dello stesso Cutugno. 'Un falco' è una canzone fatta con tre accordi, ma si sa che Toto ha sempre sostenuto che il genio produce capolavori popolari con "gli accordi del barbiere". Certo, si nota l'assenza di una ouverture new age firmata Ludovico Einaudi, o almeno Giovanni Allevi (inoltre la copertina del disco non è firmata da un artista come Wainer Vaccari). Ma quando parte il pianoforte e dopo alcune battute entrano i violini, molti penseranno: effettivamente Cutugno ha bucato la mia vita. Senza voto

Gianluca Grignani 'Cammina nel sole'. Era attesissimo anche il ritorno di Grignani dopo le note traversie (e anche quelle ignote); e bisogna ammettere che il giovane leone del post-battistianesimo non tradisce le aspettative. Il verso "Cammina nel sole, se vuoi, tu lo puoi" ricorda per certi aspetti una canzone semidimenticata che cominciava dicendo: e se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante, e concludeva volando fra boschi di braccia tese. Gianluca riesce a fare sentire echi di 'Il nostro caro angelo', ma al secondo ascolto si avvertono anche tracce di quel pezzo che diceva: bevendo un brodo caldo, che follia. Trattasi di un tipico pezzo melodico moderno, con influssi rock e una chitarra che fa il verso ad Alberto Radius. Grignani è maturato, e da idolo delle ragazzine si candida a esponente adulto del pop nazionale: difficilmente potrà candidarsi alla vittoria, perché le casalinghe odiano anche lui, ma di sicuro la sua canzone sarà fra le più gettonate (sempre ammesso che qualcuno trovi ancora dei gettoni). Voto: 6.

Mietta 'Baciami adesso' e Amedeo Minghi, 'Cammina cammina'. L'ex coppia diabolica del trottolino amoroso non ha avuto la forza di ricomporsi. Mietta presenta una canzone molto anticonvenzionale, con quel verso stupefacente, "Baciami adesso, baciami subito, baciami stupido", che rappresenta una innovazione assoluta, con echi dell'America negli anni Cinquanta-Sessanta, e tracce dei giovani leoni Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Non è una canzone, è un urlo, un blues che si stende 'on the road'. Il vecchio leone Minghi invece inanella una sua tipica melodia: se Grignani cammina nel sole, Minghi cammina e basta, accompagnato dal suo suggestivo pianoforte, in un brano quasi senza batteria, assimilabile per certi versi a una ouverture new age di Ludovico Einaudi (anche se Minghi suona decisamente meglio, solo sui tasti neri, con un tocco migliore e un'intensità irripetibile, da vero trottolino della tastiera). Voto: 10 a Mietta, 5 a Minghi.

Sergio Cammariere 'L'amore non si spiega'. La sua canzone rappresenta uno dei vertici del Sanremo 2008, perché lo stile di Cammariere contamina generi e tendenze con una capacità onnivora. Si avvertono in questo artista echi del vecchio leone Paolo Conte e tracce di quella sonorità jazzy che potremmo far risalire fino al miglior Bruno Martino (e anche al Bruno Martino qualsiasi, magari). Candidato al premio della critica, sempre ammesso che Baudo mantenga in vigore questo riconoscimento, Cammariere questa volta ha scritto una canzone semplice, accattivante, per rivolgersi al grande pubblico: bisognerà vedere se il grande pubblico lo ascolterà, perché il grande pubblico se ne fotte degli echi bluesy e delle tracce jazzy (se per caso li sente, cambia canale). Voto: 7.

Tiromancino 'Il rubacuori' e Max Gazzè, 'Il solito sesso'. Attenzione, la multiforme band del giovane leone Federico Zampaglione potrebbe sbancare Sanremo. Perché lo stile è come al solito sofisticato, ma questa volta 'Zampa' è riuscito a infilare echi e sonorità popolari, che grazie all'influenza della sua compagna Claudia Gerini richiamano il miglior Renato Zero (e anche il Renato Zero normale), con finalmente una ouverture new age alla Ludovico Einaudi. Invece Max Gazzè propone una canzone ideologica: 'Il solito sesso' è una tipica filastrocca alla Gazzè, in cui il bravo cantautore si lamenta per un erotismo diventato abitudinario. Max è bravo e divertente, ma non sembra in grado di scalare le vette della classifica (in certi momenti la sua canzone sembra un madrigale secentesco, in qualche passaggio ci sono echi e tracce di Rino Gaetano: il pubblico potrebbe restare disorientato). Voto: bene bravi.

Gli altri Bene tutti gli altri, a partire da Frank Hi Enrg. Benissimo, Anna Tatangelo, guagliona favorita per via delle tragedie di Napoli, con una canzone intitolata evocativamente 'Il mio amico' (parla di gay, genere melodico-progressista, tendenza ovviamente trash). E anche Fabrizio Moro, quello che l'anno scorso sbancò il settore giovani con il rap impegnato contro la mafia intitolato 'Pensa': con 'Eppure mi hai cambiato la vita' punta al grande successo. Anche perché la sua canzone contiene echi e tracce: "Mi hai cambiato la vita" non può non ricordare "Hai bucato la mia vita" di Celentano. Occorrerà controllare se c'è un'intro new age di Einaudi o di Allevi. Se c'è, allora non ce n'è per nessuno.

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Trapianti, gay discriminati L’offensiva di Smitherman. Il ministro: un regolamento assurdo che va cambiato.

(Corriere.com) Queen’s Park farà tutto il possibile per cambiare il regolamento di Health Canada che impedisce ai gay di diventare donatori di organi. Lo ha dichiarato ieri il ministro della Sanità dell’Ontario, promettendo battaglia su una prassi definita «retrograda, discriminante, al limite dell’assurdo». Secondo George Smitherman, omosessuale dichiarato - la scorsa estate, tra l’altro, si è sposato con il suo compagno - il problema non è tanto la reale volontà politica di cambiare il regolamento, quanto quello di «eliminare le continue resistenze dell’apparato burocratico», responsabile di aver dato il via libera ad «una direttiva basata su un pregiudizio duro a morire».
Il regolamento in questione è stato approvato dall’apparato amministrativo di Health Canada lo scorso dicembre: non essendo una legge, la direttiva è passata in sordina.

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Heath Ledger, autopsia inconcludente: forse un sovradosaggio accidentale la causa della morte.

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(Blogosfere) I genitori di Heath Ledger lo avevano detto subito: è impossibile che nostro figlio si sia suicidato. I sospetti, tuttavia, rimangono, visto che dopo la separazione da Michelle Williams, Ledger era caduto in uno stato di depressione. Si sentiva vuoto, lo aveva detto più volte ad amici e parenti.

Nell'ultima intervista aveva anche parlato della morte, affermando di non temerla. Non era sicuramente un testamento, come qualche giornale ci ha fatto credere, piuttosto una prova del fatto che non stesse vivendo un momento felice, tanto da pensare alla vita in questi termini già a 28 anni.

Ieri è stato il giorno dell'autopsia, che purtroppo è stata inconcludente. La autorità hanno bisogno di altre risposte per poterne venire a capo. Nulla è venuto fuori, quindi saranno necessari più test. Sicuramente, afferma la polizia, nell'appartamento non sono state trovate droghe. Solo una confezione di sonniferi. Ci vorranno almeno una decina di giorni per saper gli esiti dei nuovi test. Ma quei maledetti sonniferi rimangono i prncipali sospettati di una assurda morte.

Si parla infatti con maggior insistenza di un sovradosaggio accidentale.
Non ci sono infatti segni evidenti di suicidio, nè biglietti d'addio. Insomma, stiamo parlando di un tragico errore.
Il lato più triste della vicenda, oltre al fatto in sè, è che Ledger aveva concluso le riprese di Batman Begin. Il film uscirà con Heath nei panni del Joker. Coloro che lo hanno visto in azione parlano di un personaggio che nelle "mani" di Ledger ha cambiato rotta prendendo una nuova vita.

Insomma, a quanto pare, nonostante le lamentele di Jack Nicholson, i produttori avevano visto bene, trovando in Ledger l'attore ideale per un nuovo Joker. La notizia della sua morte ha scioccato il mondo intero. I fans stanno lasciando fiori all'ingresso del palazzo, coloro che non possono andare sul luogo scrivono messaggi in Rete.

Il fatto che possa essere morto per un sovradosaggio non voluto aggiunge tristezza ad una morte che nessuno si aspettava.
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Michelle Williams e Matilda-Rose in viaggio verso NYC

(The Gossipers) ETonline pubblica, in esclusiva, la prima foto di Michelle Williams (fidanzata di Heath fino allo scorso settembre e madre della sua unica figlia) e Matilda-Rose Ledger dopo la morte dell’attore.

Nell’immagine che vediamo qui sopra madre e figlia si trovano all’areoporto di Landvetter di Gothenburg (Svezia) poco prima di prendere il volo per New York. Michelle si trovava in Svezia per le riprese del film Mammoth. Nonostante Michelle e Heath non stessero più insieme già da qualche mese, qualsiasi fonte vicina alla Williams dichiara che “il suo dolore per questa perdita è incommensurabile” (e io non stento a crederlo, ndr.). La coppia, infatti, pur non condividendo più una storia d’amore, era rimasta in ottimi rapporti d’amicizia e aveva deciso di rimanere unita per il bene della piccola Matilda.

La perdita di Heath Ledger è stata un fulmine a ciel sereno. Il mondo del cinema ha perso un promettente attore, Michelle e Jake (Gyllenhaal, migliore amico di Heath, sua co-star ne I segreti di Brokeback Mountain e padrino di Matilda-Rose ndr.) hanno perso un grande amico, la famiglia Ledger ha perso un figlio, ma soprattutto Matilda ha perso il suo papà.

Attendiamo con ansia le news che ci riveleranno il “perchè” di tutto questo.
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Jack Gyllenhaal non rilascia dichiarazioni.
Il secondo cow-boy di Brokeback Mountain è stato raggiunto dalla notizia della morte di Heath Ledger in New Mexico, sul set di "Very Upset", il nuovo film che sta girando. Letteralmente sconvolto per la morte del suo migliore amico, la produzione ha riferito che l'attore si è messo immediatamente in contatto con Michelle Williams, che si trovava in Svezia, ma che non ha parole sufficienti per esprimere il proprio profondissimo dolore e non ha inoltre intenzione di rilasciare alcuna intervista o comunicato. Jack Gyllenhaal è il padrino di battesimo della figlia di Ledger e Michelle Williams.
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“Entertainment Weekly” con Ledger in Copertina.
Il popolare settimanale è uscito con in copertina Heath Ledger.
All'interno un lungo articolo ne delinea i tratti artistici e umani con interviste ed interventi di numerosi suoi colleghi quali Charlize Theron, Josh Hartnett e Ang-Lee che ricorda il periodo con cui girò Brockeback Mountain, il film che valse a Ledger la nomination all'Oscar, soffermandosi sul perchè scelse lui e Jack Gyllenhaal quali interpreti del film.
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Woophy Gooldberg annuncia in diretta la morte di Ledger.
Nel corso del talk-show "View" condotto da Woophy Gooldberg, viene data in diretta la notizia della morte di Heath Ledger. Woophy ha commentato la morte dicendo che si trattava di un suicidio dovuta ad una profonda depressione sofferta ultimamente dall'attore.
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Ellen DeGeners e il tributo a Heat Ledger durante il suo show.
Ellen DeGeneres ha tributato un emozionante e commovente ricordo all'attore australiano nel corso del suo show "Emmy Award-winning talk show".


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Heath Ledger, i commenti dei vip.
Nicole Kidman: "Sono sconvolta"

(TGCom) KIDMAN: "SONO SCONVOLTA, E' UNA TRAGEDIA"
L'attrice australiana Nicole Kidman, sconvolta, ha definito "una tragedia" la morte di Ledger. La Kidman, in una dichiarazione diffusa negli Stati Uniti, ha detto: "Che tragedia, i miei pensieri vanno alla famiglia".

JOHN TRAVOLTA: "ERA UNO DEI MIEI PREFERITI"
"Era uno dei miei attori preferiti - ha detto John Travolta- Il suo talento era raro... è una perdita enorme per tutti".

MEL GIBSON: "LE MIE PREGHIERE PER HEATH"
"Nutrivo grandi speranze per lui. Ed è una tragica perdita per tutti la sua scomparsa. I miei pensieri e le mie preghiere vanno a lui e alla sua famiglia".

PRIMO MINISTRO AUSTRALIANO: "IL PENSIERO VA ALLA FIGLIA"
Il primo ministro australiano, Kevin Rudd, ha diramato un comunicato nel quale si stringe alla famiglia dell'attore, "in particolare a sua figlia Matilda, di soli due anni. E' tragico che l'Australia abbia perso uno dei suoi migliori attori in così giovane età. I ruoli interpretati da Ledger, così diversi e impegnativi, saranno ricordati tra le migliori performance del cinema australiano", ha concluso Rudd.

IL REGISTA NEIL ARMFIELD: "ERA UN UOMO DIFFICILE"
Neil Armfield, che nel 2006 ha diretto Ledger nel film ''Candy'' ha ricordato l'attore come "un uomo difficile e complicato con il quale lavorare, ma anche un grande maestro". Armfield ha detto alla radio australiana Abc che Ledger: "Aveva saputo uscire dal ruolo cinematografico del ragazzino e aveva preso in mano le redini del sua carriera, lavorando con i registi più interessanti, invece di farsi guidare ciecamente da produttori e manager".

BUSH CAMBIA PROGRAMMA IN SEGNO DI RISPETTO
La morte di Heath Ledger cambia l'agenda di George W. Bush. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti rinviato la sua partecipazione a un evento sul tema della prevenzione dell'abuso di farmaci da prescrizione. "Abbiamo ritenuto che sarebbe stato meglio non partecipare all'evento di oggi dopo la morte tragica, avvenuta ieri, del popolare attore" ha reso noto la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino. "Non vogliamo che si pensi che stiamo cercando di collegarci a questa vicenda in alcun modo", ha spiegato. L'evento che aveva in programma il presidente Usa era un intervento per promuovere la campagna televisiva che sta per lanciare l'Office of National Drug Control Policy a favore della prevenzione dell'abuso di farmaci.
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In Spagna la chiesa fa politica. Domenica 27 manifestazione a Barcellona “per la vita, la famiglia e la libertà”.

Una manifestazione per proporre alla società ciò che è buono per tutti in relazione alla vita, alla famiglia, all’educazione e all’insegnamento.

(Agenzia Fides) Domenica 27 gennaio, presso il Palazzo dei Congressi di Barcellona, avrà luogo un grande raduno dal titolo “Per la vita, la famiglia e la libertà. Uniti possiamo!”. L’iniziativa è organizzata dal “Patto per la Vita e la Dignità”, una piattaforma che raccoglie un centinaio di associazioni cristiane. È prevista la partecipazione di circa 5.000 persone.
Il raduno avrà inizio alle 10.30 con una Santa Messa presieduta dall'Arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Lluís Matínez Sistach. Seguiranno gli interventi della senatrice socialista Mercedes Aroz; del presidente della Federazione delle Associazioni di Genitori delle Scuole Libere (Fapel), Antoni Arasanz; del Rettore dell’Università Abat Oliba (UAO), Josep Maria Alsina; del presidente del Gruppo di Entitats Catalani (GEC), Daniel Arasa, e di alcuni rappresentanti dell'associazione Pro-vita.
Gli organizzatori spiegano che con questa iniziativa “si intende riaffermare il nostro credo e promuovere i valori che difendiamo, proponendo alla società ciò che è buono per tutti in relazione alla vita, alla famiglia, all’educazione, all’insegnamento, alle istituzioni insostituibili (matrimonio, paternità, maternità e discendenza). Inoltre, ci battiamo per le libertà, compresa quella religiosa”. Al tempo stesso il raduno ha come obiettivo quello di “opporsi a quanti attentano al diritto alla vita con l'aborto; ottenere l’effettiva applicazione delle leggi; difendere i diritti dei genitori e delle scuole rispetto all’introduzione della materia di ‘educazione alla cittadinanza’ e ai decreti che vogliono condizionare la libertà di pensiero dei centri educativi; evitare che una nuova legge limiti la libertà religiosa, il diritto di culto e il diritto a riunirsi”.

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Gli ultimi anni di vita della donna che amò Franz Kafka. La scelta di Milena Jesenká contro l’invasione nazista.

Lunedì la presentazione del volume alla presenza dell’autrice Marie Jirásková. Fu arrestata dopo l’annessione dei Sudeti da parte di Hitler. Denunciata e incarcerata perché partecipò alla Resistenza. Un paese tra due dittature che sono diverse nelle fondamenta.

(Francesco Mannoni - Il Messaggero Veneto) Tra i milioni di vittime del nazismo, c’è anche Milena Jesenskà, la giovane amata da Franz Kafka. La donna, morta nel campo di concentramento di Ravensbrück il 17 maggio 1944, per più di tre anni fu amata dallo scrittore che le scrisse appassionate lettere d’amore.
Nata il 10 agosto del 1896 in un sobborgo di Praga, Milena era una giornalista molto apprezzata e sul settimanale praghese La Tribuna, tradusse Lettera al padre di Kafka. Fu l’occasione che li fece incontrare e innamorare. La prima lettera di Kafka a Milena giunta fino a noi è dell’aprile 1920. La loro corrispondenza durò fino al 1923, e anche se la loro relazione forse si interruppe nel 1921, entrambi continuarono a essere attratti fortemente a vicenda e, sia pure tra alti e bassi, si amarono fino alla morte di Kakfa, scomparso nel 1924.
Nel novembre del 1939 Milena fu arrestata con l’accusa di alto tradimento nei confronti del Terzo Reich, per la sua attività giornalistica e l’adesione alle forze ribelli che si opponevano ai progetti tedeschi di «realizzare la germanizzazione del territorio e della popolazione con l’impiego di misure particolari e l’inclusione nello spazio della Grande Germania». Dopo un processo mai concluso e la riconsegna alla Gestapo praghese da parte dei tedeschi, nell’ottobre del 1940 fu destinata al campo di concentramento di Ravensbrück dove conobbe la scrittrice Margarete Buber Neumann, anche lei reclusa, che dopo la guerra avrebbe scritto una toccante biografia della Jesenská. Durante la difficile prigionia, tra mille soprusi, non cedette mai alle repressioni dei suoi aguzzini. Lavorava come magliaia anche con le mani gonfie e le articolazioni doloranti e, quando poteva, faceva di tutto per aiutare le sue sfortunate compagne.
La sua storia, assieme a quella di altri due personaggi dell’epoca, è raccontata dalla studiosa di letteratura ceca Marie Jirásková in Una scelta tradita (Forum editrice, 117 pagine, 14,00 euro). L’autrice, che a sua volta è stata perseguitata dal comunismo, si addentra con particolare attenzione nella vita della sfortunata e intrepida Milena, basandosi su un fitto reticolo documentario dal quale riporta dettagli inediti di una vita sempre vissuta all’insegna dell’indipendenza ideologica.
Abbiamo incontrato Marie Jirásková e le abbiamo chiesto come e perché Milena Jesenská finì nel campo di concentramento.
«Bisogna risalire ai fatti di Monaco del 29 settembre del 1938 – dice – quando Hitler, Mussolini, Chamberlain e Deladier firmarono un accordo per la cessione del tertritorio dei Sudeti alla Germania. Il giorno dopo l’esercito tedesco iniziò a occupare i territori cechi di frontiera e ci furono diversi sconvolgimenti nel governo locale a favore della Germania. Il Paese era stato smembrato a danno di popoli, minoranze, gruppi, eserciti, individui che vedevano il loro destino diventare drammatico. Gli accordi di Monaco tolsero a un piccolo paese la possibilità di difendersi anche perché per molte ragioni non era adatto a una resistenza armata. Questo non impedì il crearsi di formazioni partigiane, che contavano tra le loro file gli appartenenti all’esercito che era stato sciolto e molti civili. Milena affiliata a un gruppo di partigiani, collaborò alla Resistenza con grande partecipazione».
Milena, nonostante la sua attività politica e professionale, sembra però sia ricordata per essere stata amata da Kafka...
«Nel suo paese, come giornalista impegnata, Milena era conosciuta molto più di Kafka ed era stata la prima traduttrice dello scrittore in ceco. Dell’autore delle Metamorfosi non si sapeva molto fino all’uscita nel 1935 de Il Castello, la cui risonanza all’inizio fu modesta. Ma è pur vero, nonostante il suo indubbio valore, che è grazie al carteggio con Kafka che Milena è conosciuta nel mondo. Come storica, con questo libro cerco di dimostrare come fosse una personalità eccezionale anche al di fuori del suo rapporto con lo scrittore, che l’amò molto e disse che lei era “fuoco vivo”. Nel 1923 si scambiarono l’ultima lettera e fu lui a chiederle di non scriverle più. Nel luglio del 1924, l’anno della morte di Kafka, Milena scrisse il necrologio lasciando intendere il suo grande affetto per Kafka e di come solo lei fosse stata in grado di capirlo profondamente».
Ma ci fu davvero una storia d’amore tra Milena e Kafka, o si trattò di platonica esaltazione epistolare?
«Leggendo le lettere, si capisce che si trattò di vero amore. Non sappiamo fin dove si spinsero, ma è chiaro che le loro parole svelano sentimenti profondi, gli stessi che gli innamorati mettono in mostra senza troppe remore quando il bene si impadronisce dei loro cuori e delle loro menti. Benché Kafka e Milena fossero due persone discrete, il senso del loro amore è una sensibilità fluida, una forza emotiva che li avvinceva entrambi. Milena, che aveva un’esperienza matrimoniale fallimentare alle spalle quando conobbe lo scrittore, forse si innamorò di Kafka anche per la sua fanciullaggine affettuosa, per la sua quasi sprovvedutezza sentimentale: amava tantissimo, ma sempre come bloccato da un qualcosa che gli impediva una totale immersione nel bene che lo attirava».
Come fu la vita sentimentale di Milena senza Kafka?
«Dopo il primo matrimonio – infelice e osteggiato dal padre – e il divorzio dal marito che l’aveva portata a vivere a Vienna, Milena tornò a Praga continuando la sua collaborazione con il giornale. Si sposò una seconda volta con un architetto dal quale ebbe una figlia dopo una difficile gravidanza che le costò il posto al giornale e pregiudicò il rapporto con il coniuge. Si iscrisse al Partito Comunista scrivendo per i giornali del partito, e rimase al suo posto anche quando le truppe tedesche entrarono a Praga. In molti le dissero di partire, ma lei volle restare accanto agli amici e colleghi, pronta alla lotta. Fu arrestata il 12 novembre del 1939, con molti dei suoi compagni che, come lei, non sopravvissero alla prigionia».
Cosa resta della memoria di Milena negli archivi della Gestapo?
«Tra i materiali della Gestapo praghese sono conservati solo alcuni documenti degli atti del processo, necessari al procedimento del tribunale popolare di Dresda dove la Jesenská fu giudicata. Il fascicolo conta in tutto una quarantina di pagine. Dagli atti non è possibile capire quale attività clandestina svolgesse la donna, ma solo che era sospettata di scrivere articoli contro il nazismo che causavano inquietudine tra la popolazione. Al processo non si riuscì a giudicarla colpevole di alto tradimento perché mancavano prove vere, ma ciò non impedì, mesi dopo, il suo trasferimento nel campo di concentramento. Forse si era saputo del suo prodigarsi nel convincere i propri amici ebrei a lasciare la Cecoslovacchia prima che i tedeschi li arrestassero».
Perché ha intitolato il libro Una scelta tradita?
«Questo è il titolo italiano. La traduzione letterale del titolo originale, suonerebbe all’incirca “Resoconto succinto di una triplice scelta”. Il sottotitolo Milena Jesenkà e la vigilia della guerra, chiarisce il contenuto dell’opera tesa a raccontare il travaglio di una vita, le scelte politiche di una donna che per il suo paese ha sacrificato tutta la vita. Era in ballo, oltre la libertà, la conservazione della propria identità, il ruolo irrinunciabile di rappresentante del popolo ceco che spesso aveva subito la durezza del tallone straniero e non voleva sottostare ancora una volta alla violenza del più forte».
Anche lei ha conosciuto i rigori della persecuzione, quella comunista in questo caso. Perché fu perseguitata?
«Nel 1970, al convegno degli scrittori cechi fu pronunciato un discorso contro la censura per una maggiore libertà, non solo di stampa. A quel tempo insegnavo in una scuola media superiore e ne parlai con gli studenti, ma ci furono delle proteste studentesche e sospesi le lezioni sui contenuti del convegno. Ero un membro del Partito Comunista ceco, e da tempo volevo uscirne perché non condividevo più diversi suoi atteggiamenti, ma non era possibile. Fu il partito a cacciarmi con l’accusa di essere un’opportunista di destra, e perciò non potevo educare la gioventù. Da allora non mi fu concesso di praticare alcuna attività culturale, e non riuscii a trovare lavoro neanche in un allevamento di polli. Mi trasferii a Praga dove ottenni un posto come custode di un museo e per quasi vent’anni fui regolarmente controllata dai servizi segreti e convocata per degli interrogatori fino al 1989».
Come veniva trattata durante gli interrogatori?
«Per tre anni dal 1980 al 1983, gli interrogatori erano mensili. Come nei romanzi polizieschi, erano in due a interrogarmi: uno era più indulgente, l’altro durissimo. Contro di me non fu mai usata violenza fisica, non mi chiesero mai di collaborare con loro, ma cercavano di abbattermi psicologicamente. L’interrogatorio peggiore fu quello cui era presente una donna molto cattiva che mi aggrediva verbalmente con una violenza impensabile. Dalla sua bocca uscivano fiumi di parole, accuse e offese, un vero letamaio di obbrobri che avevano il compito di annullarmi e farmi cedere a chissà quali rivelazioni, ammettere colpe inesistenti, trame politiche mai vissute. Questa donna fu addirittura ripresa dal compagno perché troppo aggressiva e invitata a moderarsi».
Adesso, cosa pensa del comunismo?
«Sono felice che il regime comunista non esista più e spero che una simile dittatura non abbia più a verificarsi in alcuna parte del mondo. Tuttavia, anche se nella pratica è stato alterato, il comunismo resta una grande ideologia e per questa ragione non voto a destra e mi ritengo molto vicina alle posizioni di centro sinistra

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David Gandy. Il video del backstage del calendario D&G. Il video di Tyson Ballou per D&G underwear.

I modelli più gettonati del momento in due video particolarmente glamour che mettono in risalto la loro bellezza.

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Milano Tattoo Convention 2008.

tattoo (02blog) Anche quest’anno torna la Milano Tattoo Convention, con il suo tredicesimo appuntamento.

Sul sito ufficiale di questo appuntamento di punta del settore, l’elenco dei partecipanti, nomi importanti da tutto il mondo, artisti, ma anche eventi e spettacoli, dal body painting all’arte tribale, tutto dedicato a chi ama il body painting e l’arte dei tatuaggi.

La Convention si terrà al Quark Hotel Centro Congressi di via Lampedusa, nei giorni di venerdì, sabato e domenica 8, 9 e 10 febbraio.

Foto | Scalas2 Flickr

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Emanuele Filiberto ci prova e attacca le istituzioni. "Crisi istituzionale insostenibile. Gli italiani non lo meritano". Grazie, preferiamo la crisi.

(Adnkronos) - "La crisi politica, scoppiata in questi ultimi giorni, e' l'ennesima dimostrazione della profonda destabilizzazione che ha colpito le Istituzioni della nostra Patria.
Questa situazione di precarieta' politica ed istituzionali si sta riflettendo da troppo tempo sulla societa' italiana con devastanti risultati che sono sotto gli occhi di tutti i cittadini". Lo afferma
il principe Emanuele Filiberto.

"Credo che tutti gli italiani, che vogliano un futuro fatto ci certezze, crescita civile, economica e sociale, debbano ritrovare l'orgoglio patriottico e chiedere a viva voce un deciso cambiamento
che porti finalmente alla stabilita' - sottolinea - Da tre anni mi sono attivato in questa direzione, con il mio movimento d'opinione Valori e Futuro, e posso affermare senza tema di smentita che non rimarro' a guardare la nostra Italia cadere nel baratro di questa gestione politica dettata dall'egoismo di pochi a scapito di tutti gli italiani."

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Le parole che superano il burqa, ma non escono dall’Iran.

(Panorama) Le donne con il burqa hanno invaso gli scaffali delle librerie statunitensi ed europee. Sono ormai decine i libri scritti da occidentali o da musulmane ormai occidentalizzate e felici di esserlo che cercano di raccontare il loro mondo, da Ayaan Hirsi Ali e dal suo Infedele (Rizzoli) a Azar Nafisi che con il suo Leggere Lolita a Teheran (Adelphi) è stata campione di vendite sia in Europa che negli Stati Uniti. Ma basta dare un’occhiata alle biografie per capire che questo nuovo fenomeno della letteratura ha un rapporto con la geografia davvero bizzarro. Chi scrive infatti, per ragioni politiche o personali non vive più in Oriente. E allora chi, invece è rimasto scrive? E di cosa? Viene così fuori, da un recente indagine del NY Times che moltissimo di quanto prodotto dalle scrittrici musulmane non riesce ad arrivare neanche in superficie. La causa, in genere, è la mancanza di soldi per pagare le traduzioni in inglese, passo necessario per approdare sul mercato internazionale. Di molte di queste penne talentuose e lucidissime tutt’al più è stata tradotta un’opera sola. Peccato davvero perché il fermento letterario c’è ed è fecondo. Prendiamo l’Iran per l’esempio. Alzi la mano chi ha letto almeno un romanzo di Zoya Pirzad o di Moniru Ravanipur, o ancora di Shahrnush Parsipur. Eppure Zoya Pirzad è stata una delle poche scrittrici iraniane a parlare del conflitto, ormai dimenticato, almeno dal punto di vista letterario, tra Iran e Iraq, mentre Moniru Ravanipur ha una biografia da lasciare muti. Autrice di ben otto romanzi è stata processata con l’accusa di propaganda anti-nazionale per aver partecipato alla Conferenza di Berlino del 2000. I suoi libri a più riprese sono stati banditi dagli scaffali delle librerie di Teheran. Quanto a Shahrnush Parsipur, più conosciuta all’estero delle altre sue colleghe già menzionate a causa della sua fuga dall’Iran e per il suo impegno da intellettuale nella lotta contro gli scià, offre nei suoi volumi spaccati ancora sconosciuti della storia del suo paese, a partire dalla colonizzazione russa e inglese dell’Iran. Anche a queste scrittrici, dunque, e al burqa che simbolicamente si sono rifiutate di indossare, dovrebbero essere spalancate le porte dei mercati occidentali. Non solo per loro ma anche per noi e per la nostra comprensione del loro mondo.

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Emergenza democrazia. Gli italiani protestano contro la politica: in caso di elezioni astensionismo al 40%.

(Sfera pubblica) L’insoddisfazione per l’attuale classe politica può tramutarsi in una micidiale protesta, in prospettiva elettorale: l’astensionismo. Le intenzioni di voto, almeno allo stato attuale, segnano un totale disinteresse verso la politica, diretta conseguenza della sfiducia verso la classe dirigente. Secondo alcuni rilevamenti del gennaio 2008, infatti, oltre il 40% degli elettori potrebbe disertare le urne: un dato emblematico del malcontento popolare, che comunque mescola gli “astensionisti volontari” con gli “astensionisti apatici".

Mobilitazione. Il sondaggio è stata effettuato in una fase di forte disillusione: l’emergenza rifiuti, lo scoppio di polemiche politiche, il clima di contrapposizione tra laici e cattolici risultano fattori indigesti ai cittadini alle prese con problemi quotidiani sempre più complessi. Una campagna elettorale intensa, tuttavia, può mobilitare gli elettori che, attualmente, per protesta verso la classe politica hanno annunciato la volontà di astensione. Un’eventuale bassa affluenza alle urne, però, sarebbe il definitivo segnale di scollamento tra cittadini e politica.

Swing voters. Gli swing voters, gli elettori fluttuanti, sono decisivi nelle competizioni elettorali delle maggiori democrazie occidentali e inoltre complicano la vita dei sondaggisti, scegliendo solo all’ultimo momento a quale partito (o candidato) assegnare la preferenza. Le strategie comunicative delle più recenti campagne erano incentrate sulla scuotimento degli swing voters, tendenzialmente “pigri” verso la competizione. Tuttavia, visto lo scenario di forte astensionismo, gli stili di comunicazione degli attori politici dovranno mirare anche alla mobilitazione degli elettori con convinzioni ideologiche, ora delusi dalla situazione politica.

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"Sarte" al vetriolo... Valentino va in pensione e dà i voti ai colleghi stilisti.

(Fashionblog) Valentino lascia, come annunciato, l’alta moda e si dedica alla pensione. Lo scettro passa ad Alessandra Facchinetti, giovane astro della moda italiana che debutterà in firma Valentino con il pret-a-porter a marzo a Parigi.

Valentino Garavani, fondatore dell’impero del marchio e del “Rosso Valentino”, colore ormai simbolo delle sue collezioni, lascia la scena distribuendo commenti verso i suoi colleghi di alta moda. Osservazioni lusingatorie in alcuni casi e meno benevole in altri:

Giorgio Armani: “e’ grande ed elegante”
Miuccia Prada: “mi sembra una signora che sa quel che vuole”
Dolce e Gabbana: “me li ricordo quando esordirono, erano timidissimi ma già con una piccola grinta. Ora hanno una certa arroganza.”
Donatella Versace: “non posso che dire bene. E’ una donna che sa vestire le donne.”

fonte: Ansa

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Ataturk gay? Un video che i turchi non possono vedere. Youtube censurato: Ankara come Pechino.

Lefkosa, parte turca dell'isola. Un soldato aggiusta la bandiera con l'effige di Ataturk
Lefkosa, parte turca dell’isola. Un soldato aggiusta la bandiera con l’effige di Ataturk

(Panorama) “In questo Paese il sistema giudiziario applica contro i nuovi media criteri antichi: invece che punire chi ha commesso il crimine, si preferisce colpire tutti indiscriminatamente, senza rendersi conto della polemica e perfino dell’odio che ne scaturiscono”. Mentre scrive queste frasi sul suo blog, dedicato in gran parte proprio alla libertà di espressione e al mondo dell’informazione, Serkan, ricercatore della Università Bilgi di Istanbul, è sconfortato.

In meno di un anno la censura di Stato si è abbattuta a ripetizione su Internet. E se il black out del marzo dell’anno scorso di un sito altamente popolare come Youtube è durato “solo” tre giorni, in questo caso l’oscuramento va avanti da venerdì 18 gennaio. Ancora una volta, secondo quanto riportano più fonti in rete, qualcuno si è permesso di insultare il padre della patria Mustafa Kemal Ataturk e la dodicesima corte di Ankara ha deciso di intervenire abbassando la mannaia della censura.

Una bambina nel giorno della festa dell'esercito fondato da Ataturk

Al momento non è chiaro quale siano i video o i commenti che hanno provocato la reazione della giustizia turca, ma i sospetti, secondo gli utenti di Wikipedia, sembrano dirigersi verso un video, postato il 7 novembre del 2007 dall’utente gaymal45, che si fa esplicitamente beffa delle presunte inclinazioni omosessuali di Ataturk. Su Youtube, anche solo digitando alcune parole chiave, è del resto possibile visualizzare decine di video, molti dei quali (non a caso) provenienti dalla Grecia, sulle indimostrabili inclinazioni gay del padre della patria turco.

Fatto ancora più singolare, è che mentre il giornale Sabah , nella sua versione online, interveniva ieri annunciando che il bando era stato levato, ci pensava la corte di Sivas, altra città dell’Anatolia, a mantenere il sito inaccessibile. Risultato? I 70 milioni di turchi che vivono nel Paese, se provano a collegarsi a Youtube, trovano solo due laconiche righe che li invitano a mettersi il cuore in pace.

“Quello che più mi fa andare in bestia - continua Serkan - è che i massimi vertici del nostro sistema giudiziario continuano a strepitare contro i rischi della diffusione del velo in Turchia, ma non sembrano altrettanto interessati al processo contro gli assassini del giornalista armeno Hrant Dink o alle limitazioni della libertà d’espressione causate dall’articolo 301″.

Un altro blogger turco sceglie la carta del sarcasmo per sfogare tutta la sua frustrazione. “Sapete che vi dico? - scrive Alper - Che potremmo fare meglio di così! Personalmente preferirei una versione turca del Grande Firewall adottato in Cina. Voglio una nuova versione di Google che cerchi i risultati per me!”.

Soldati turchi davanti al mausoleo di Ataturk

Come altri, ricorda poi che nel Paese della Mezzaluna Wordpress.com è vittima ormai da tempo della censura. Secondo il codice penale turco (ancora una volta l’articolo 301) la pubblica denigrazione della “Turchicità”, della Repubblica o di Ataturk, è punibile con la prigione. A causa di questo articolo, fortemente contestato dall’Unione Europea, sono stati perseguiti diversi intellettuali, tra i quali il premio Nobel Orhan Pamuk e lo stesso Hrant Dink.
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Ataturk gay? Un video che i turchi non possono vedere .

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La scoperta della Reuters: Coppie omosessuali impegnate quanto quelle eterosessuali.

Le coppie omosessuali si impegnano nelle loro relazioni quanto quelle eterosessuali e lo status legale delle loro unioni non influisce sulla loro felicità.

(Reuters) Lo rivelano due nuovi studi che hanno messo a confronto coppie omosessuali ed eterosessuali con differenti metodi di valutazione della felicità riscontrando tra esse pochissime differenze.

"Tra le coppie impegnate abbiamo trovato differenze molto basse che siamo riusciti a identificare sia in termini di quanto siano soddisfatte queste coppie, sia come effettivamente interagiscano o come i loro corpi rispondano fisiologicamente mentre interagivano", ha spiegato Glenn I. Roisman, della University of Illinois at Urbana-Champaign.

Lui e i suoi colleghi hanno confrontato 30 coppie gay maschili e 30 coppie lesbiche con 50 coppie di fidanzati eterosessuali, 40 coppie più anziane eterosessuali legate da matrimonio e coppie eterosessuali non legate da fidanzamento ufficiale.

Hanno scoperto che indipendentemente dall'orientamento sessuale, man mano che il livello di impegno aumenta, aumenta anche la capacità di risolvere conflitti, sfatando il mito che le relazioni omosessuali non siano costruite sullo stesso livello di impegno delle relazioni eterosessuali.

Nel secondo studio i ricercatori, che si sono concentrati su come lo status legale influisca sulla qualità delle relazioni, ha seguito 203 coppie omosessuali legate da unioni civili, 81 non legate da unioni civili e 55 coppie eterosessuali legate da matrimonio.

I ricercatori della University of Washington, della San Diego State University e della University of Vermont hanno scoperto che coppie dello stesso sesso, indipendentemente dalla loro condizione legale, sono più soddisfatte delle loro relazioni e hanno dei sentimenti più positivi verso il partner e meno conflitti di quelle eterosessuali sposate.

Entrambi gli studi sono stati pubblicati sulla rivista "Psicologia comportamentale".

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Il premio Nobel Al Gore e diritti Gay.

(dal nostro corrispondente Fabrizio Gentili) Al Gore ha registrato e messo in rete il seguente video.
Tra i punti salienti di questo inaspettato regalo alla comunità gay internazionale del Premio Nobel, l'affermazione che la promozione di ogni politica che sfavorisce il riconoscimento delle coppie di fatto, non solo e' discriminatoria, ma fomenta promiscuità', caposaldo della polemica demagogica delle destre religiose, non solo in Italia ed in America. L'ex futuro presidente degli Stati Uniti, come sarcasticamente si definisce, si spinge a dire come dovremmo invece promuovere la stessa fedeltà' al proprio partner senza riguardo all'orientamento sessuale.
La cosa da non sottovalutare tra le righe di questo video, è che il già' vicepresidente, e' stato al centro di lunghi pettegolezzi politici che paventavano una sua candidatura alle imminenti elezioni, con tanto di annuncio alla scorsa cerimonia degli Oscar, che mai si verifico', ma ai quali lo stesso Gore aveva smentito dimostrando come non intendesse usare una piattaforma intrattenitiva per i suoi annunci politici.
Insomma con una crescente speranza che il suo indipendente alleato/amico della costa Est, il presente sindaco di New York, multimiliardario, Mike Bloomberg, possa invece presto annunciare la sua candidatura, ed e' risaputo che i due la vedano alla stessa maniera su questi argomenti, come su molti altri, incluso politiche estere ed ambientaliste.
La speranza di una candidatura Bloomberg-Gore, se non addirittura Gore-Bloomberg, potrebbe veramente rendere queste elezioni di novembre le più' accanite e frizzanti degli ultimi 12 anni. Di cambiamenti se ne aspettano tanti, e non e' escluso, che alle volti ci si possa lasciar trasportare da futuristici ideali meno cupi dello status quo.
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Grande Fratello. Thiago interprete di film porno in Brasile?

Lo scoop è veramente di quelli formidabili...

Sono due giorni, in sostanza da quando è cominciato il Grande Fratello 8, che circola nela rete la notizia che Thiago Barcelos avrebbbbe interpretato da giovane, a diciott'anni, filmetti porno nel suo paese natio, Il Brasile. Qualcuno l'avrebbe riconosciuto ed ha immediatamente messo in rete la notizia. Onestamente non vi sappiamo dire se la notizia sia vera o falsa, sappiamo però che la "rete" non nasconde niente e se la notizia fosse vera le prove saltano fuori, in questo caso o qualche foto o uno spezzone di qualche film. Noi cercheremo e vigileremo per informarvi ulteriormente.

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E' un travestito il protagonista del talk show più seguito. La «drag queen» pachistana adorata da modelle e mullah.

Ali Saleem, 28 anni, la sera in tv diventa «la signora Nawazish».

(Cecilia Zecchinelli - Il Corriere della Sera) «Sono una drag queen, tesoro, non un fondamentalista. Ma penso che il Pakistan dovrebbe essere ancor più anti- Usa: perché siamo un Paese normale, non di barbuti estremisti come dicono gli americani. E siamo gente "cool", io ne sono la prova, anche se Musharraf ha già deciso l'esito delle nuove elezioni e qui la vita è pericolosa...». Ali Saleem, 28 anni, nato al confine afghano da padre generale e madre impiegata, può dire ciò che vuole. A chi lo intervista, perfino (soprattutto) in televisione. Dove dal 2005 conduce su Aaj Tv il programma più popolare dell'intero Pakistan: «Late Night Show With Begun Nawazish Ali». Ovvero: programma notturno (in realtà è in prime time) con la signora Nawazish. Che poi è sempre lui.

Sari sfavillanti, make-up pesante, brillantini sulle braccia depilate, gioielli eccessivi (finti), vocina e gesti da vera coquette. Nel programma «adorato da modelle e mullah» (certificano i media locali), la «vedova» Begun Nawazish parla di sesso come nessuna vera donna potrebbe fare (tantomeno se sposata), pena l'onore della famiglia. E intervista politici e atleti, attrici e avvocati, chiunque sia o voglia diventare un Vip (perfino un mullah vi ha partecipato). Con i maschi flirta spudoratamente, con le femmine è competizione a 360 gradi. Con tutti dice cose che nessuno penserebbe possibili in un Paese retto da una (semi?) dittatura, in balia (almeno al Nord) di talebani e islamici estremisti, radicato in tradizioni (in campagna ma non solo) maschiliste e sessuofobe. Dove — è storia vicina — gli studenti coranici della Moschea Rossa della capitale bruciavano i negozi di video («anti-islamici»), le loro compagne rapivano prostitute e maitresse di un vicino bordello («miscredenti »).

A Ali-Nawazish invece tutto è lecito, tranne parlare delle turbolente zone del Nord, o del Belucistan, punti dolenti per Islamabad da cui questa regioni vorrebbero l'autonomia. «Nessuna minaccia, nessun messaggio di odio, al contrario», racconta Ali-Nawazish (che vuol dire gentilezza). E che iniziò a voler essere femmina fin da bambino («pregavo tantissimo per diventarlo»), anche se si innamorò di una serie di ragazze e poi donne. Tra cui Benazir Bhutto, l'ex premier che voleva tornare ad esserlo, uccisa in un attentato a fine 2007, che diventò il suo primo personaggio tra gli amici di scuola, poi nei cabaret. «Nel 2003, quando Musharraf liberalizzò l'etere, passai in tv e smisi di impersonare Benazir, lasciai finalmente emergere la diva che c'era in me», la vedova Nawazish. Che presto diventò la star più amata di tutto il Paese. Merito del presidente Musharraf, sostiene Ali Saleem in accordo con intellettuali e commentatori locali che pur s'oppongono allo strapotere dell'ex generale, ma ne riconoscono le aperture sul fronte della libertà dei media (tranne in stato d'emergenza, come in novembre). Ma merito anche del fatto che il Pakistan è un Paese molto più «cool» di quanto si pensi all'estero, perlomeno complesso e sorprendente.

Se l'omosessualità è vietata (seppure diffusa e non particolarmente punita), i transessuali o i gay che appaiono tali fanno parte integrante della società: la tradizione di origine indiana accetta infatti da sempre l'esistenza di molti/e «hijra», che formano una loro casta e sono ritenuti «nè uomini nè donne», un «terzo genere» a cui si attribuivano ieri poteri magici, presente oggi nel cinema e nella letteratura. Ali dice che lui in realtà «fuori dallo studio tv non si traveste», che «vorrebbe sposarsi» (con una donna), avere bambini. Ma finché resterà Begun Nawazish, la Vedova Gentilezza, sarà nel cuore dei pakistani. E potrà dire tutto quello che vuole. Contro l'America, contro il governo, perfino contro il presidente (che, dice Ali, «è un mio fan»). Ali-Nawazish Ali Saleem, 28 anni, nato nel Nord del Pakistan da padre generale e madre impiegata, ha impersonato per anni nei cabaret Benazir Bhutto. Dopo l'apertura dell'etere di Musharraf nel 2003 ha lanciato in tv la signora Nawazish, con uno show dal successo travolgente

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Omofobia. La Westboro Baptist Church contro Heath Ledger: L'interprete di "Brokeback Mountain": "Era sordido".

(Cineblog) Ci ho pensato prima di scrivere questo post. Primo perché spero che non sia vero, secondo perché vorrei che non fosse vero, terzo perché se fosse vero sarebbe di uno squallido che mi toglierebbe il fiato.

La Westboro Baptist Church (WBC) ha deciso di fare picchettaggio al funerale di Heath Ledger che loro considerano “un pervertito” e che, sempre secondo loro, “ora si trova all’inferno per scontare la sua condanna eterna”.

E’ proprio questo quello che si legge sul comunicato stampa (lo trovate su continua come testimonianza), Heath viene considerato sordido proprio per la sua interpretazione di cowboy gay in Brokeback Mountain. Io non riesco a capacitarmi che esistano ancora persone del genere. Mi sale una rabbia che non avete idea. Farei loro picchettaggio sulla testa e su altre parti del corpo che non vedono il sole.

Fonte: GabbyBabble

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Una chiesa ultraconservatrice. Polemiche senza fine sul rapporto Chiesa-Stato. Secondo i cattolici la famiglia è sotto attacco, il dibattito prosegue.

(Padre John Flynn, LC - Zenit.org) Lo scorso anno le questioni relative alla famiglia hanno sollevato accesi dibattiti in diversi Paesi. L’anno appena iniziato vedrà con ogni probabilità proseguire le polemiche su temi come la legislazione sul divorzio, le unioni omosessuali e il sostegno pubblico - o meglio la sua carenza - alle coppie sposate.

Il matrimonio e la famiglia sono un tema spesso ripreso da Benedeto XVI sin dalla sua elezione, e anche il recente periodo natalizio ha visto proseguire questo schema. Durante il suo messaggio per l’Angelus del 30 dicembre, la festa liturgica della Santa Famiglia, il Pontefice ha ricordato le parole del Papa Giovanni Paolo II, secondo cui il bene della persona e della società è strettamente legato allo stato di salute della famiglia.

La Chiesa “la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere ‘la dignità naturale e l’altissimo valore sacro’ del matrimonio e della famiglia”, ha affermato Benedetto XVI citando il documento del Concilio Vaticano II “Gaudium et Spes”.

Il Papa si è anche rivolto, per la prima volta, direttamente ai partecipanti ad un incontro che si è svolto in quel giorno nella capitale spagnola, Madrid. Nella sua lettera del 12 dicembre, con la quale convocava l’incontro, l’Arcivescovo di Madrid, il Cardinal Antonio Rouco Varela, ha avvertito che la famiglia, sia in Spagna che in Europa, si trova fortemente minacciata.

Il Santo Padre ha sottolineato la bellezza dell’amore umano presente nel matrimonio e nella famiglia. “Vale la pena adoperarsi per la famiglia e il matrimonio perché vale la pena adoperarsi per l'essere umano, l'essere più prezioso creato da Dio”, ha affermato.

L’incontro è stato programmato per i fedeli dell’Arcidiocesi di Madrid, ma ad esso hanno partecipato anche circa 40 Vescovi della Spagna, oltre a numerose famiglie delle zone circostanti. Gli organizzatori hanno riportato la partecipazione totale di circa 2 milioni di persone, durante le attività giornaliere. Altri hanno stimato un’affluenza varia fra un milione e un milione e mezzo.

La Spagna è stata al centro di aspri contrasti sulle politiche per la famiglia durante l’ultimo mandato del Governo socialista. La decisione di legalizzare le unioni omosessuali e di velocizzare le procedure per il divorzio ha portato a forti proteste da parte della Chiesa e delle organizzazioni per la famiglia. Con le elezioni politiche programmate per marzo, l'agenda politica sulla famiglia continuerà ad essere al centro dell’attenzione.

Nella sua omelia pronunciata durante l’incontro, il Cardinale Rouco Varela ha affermato che le normative si pongono in contrasto con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che all’articolo 16 statuisce: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”.

Un altro ecosistema
Un altro Paese in cui le questioni relative alla famiglia sono oggetto di aspri dibattiti è la Gran Bretagna. Nella sua lettera pastorale per la festa della Santa Famiglia, il Cardinale Cormac Murphy-O'Connor ha osservato che mentre la necessità di preservare l’ecosistema naturale è ormai acquisita, meno attenzione viene riservata alla necessità di preservare l’ecosistema della famiglia, che è invece essenziale per la società e l’umanità.

“Il terreno più fecondo di ogni parrocchia deve essere quello del luogo domestico”, ha affermato l’Arcivescovo di Westminster. Egli ha quindi fatto appello ai genitori perché facciano spazio a Dio nelle proprie case e insegnino ai loro figli a pregare. Egli ha anche auspicato una partnership tra famiglie, scuole e comunità parrocchiali.

Con un chiaro riferimento ai dibattiti attuali, il presule ha anche affermato che la maggior parte dei genitori “non vuole che ai suoi figli venga insegnato che il matrimonio costituisce solo una delle scelte di vita fra molte altre”.

L’opposizione della Chiesa ai cambiamenti nel diritto familiare di un certo numero di Paesi ha portato alcuni ad accusare i Vescovi di eccessiva intromissione nella politica nazionale. Ciò nonostante, è di tutta evidenza che le iniziative legislative degli ultimi anni hanno notevolmente indebolito il matrimonio e la famiglia, e che proprio per questo la Chiesa si è sentita in dovere di intervenire nel dibattito.

Uno stutio pubblicato nel luglio scorso da una organizzazione non profit americana, l’Institute for Marriage and Public Policy, prende in esame il rapporto fra il tasso dei fallimenti matrimoniali e l’introduzione del divorzio unilaterale senza colpa (“no-fault divorce”, per intollerabilità della convivenza).

Il documento, dal titolo “Does Divorce Law Affect the Divorce Rate?: A Review of Empirical Research, 1995-2006”, scritto da Douglas W. Allen e Maggie Gallagher, afferma che secondo 17 recenti studi su 24, l’introduzione di normative sul divorzio unilaterale senza colpa ha aumentato il tasso di divorzio. La stima più diffusa è che questo tipo di divorzio ha aumentato il numero dei divorzi di circa il 10%.

Lo studio sottolinea subito che i divorzi sono causati da molti fattori e che pertanto le modifiche legislative non rappresentano certamente l’unica causa del loro aumento di numero. Allo stesso tempo, gli autori sostengono che “l’idea che le leggi sulla famiglia non abbiano un effetto diretto sulla realtà familiare è difficile da conciliare sia con la teoria economica sia con la ricerca empirica”.

Allen e Gallagher spiegano che oggi la legge non è più una forza positiva che rafforza l’istituto matrimoniale, pertanto molte coppie rimandano il matrimonio o lo scartano del tutto. Altre sono indotte ad affrettare la decisione di sposarsi, forti della consapevolezza che se le cose vanno male è facile ricorrere al divorzio.

Tendenze preoccupanti
La fondatezza delle preoccupazioni della Chiesa sullo stato della famiglia è confermata anche da recenti dati. Il tasso di natalità, negli Stati Uniti, fra le donne non sposate, nel 2006 è aumentato, secondo un rapporto dell’ente nazionale Centers for Disease Control and Prevention.

Il 5 dicembre, la Reuters ha affermato che il rapporto dimostra un aumento del 3% nelle nascite da ragazze di età fra i 15 e i 19 anni, ponendo così fine ad un periodo di 14 anni in cui la natalità fra le adolescenti era diminuita. Nell’insieme, le nascite da donne non sposate ammontano al 38,5% del totale delle nascite negli Stati Uniti nel 2006, con un aumento rispetto al 36,9% dell’anno precedente.

La famiglia si trova in difficoltà anche in Germania, secondo quanto riportato dalla Deutsche Welle il 29 novembre. Uno dei problemi è quello del calo della natalità. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio statistico federale, il numero delle famiglie con almeno un figlio sotto i 18 anni è crollato del 7% tra il 1996 e il 2006, raggiungendo gli 8,8 milioni.

Un altro grande cambiamento degli ultimi 10 anni è l’aumento del 30% nel numero dei genitori single e non sposati, che ha raggiunto i 2,3 milioni.

Anche il numero dei bambini per famiglia risulta in calo, con la tendenza alla formazione di famiglie piccole che non dà segni di cedimento, secondo la Deutsche Welle. Poco più della metà delle famiglie ha un figlio solo, mentre il 36% ne ha 2 e solo l’11% ha tre o più figli. La famiglia media tedesca ha oggi 1,61 figli.

In Irlanda, l’Irish Times ha riferito il 28 novembre che il numero dei genitori singoli è aumentato di quasi il 40% in soli quattro anni. L’informazione proviene da un’analisi sui dati pubblicati dal Central Statistics Office. Dalle statistiche del censimento del 2006 risulta un totale di 112.900 famiglie con un unico genitore, rispetto al totale di 81.600 del 2002. I genitori singoli rappresentano oggi circa il 12% delle famiglie irlandesi.

Pietra angolare
La famiglia è “la prima e vitale cellula della società”, ha affermato Benedetto XVI nel suo messaggio del 1° gennaio per la Giornata mondiale della pace. Una sana vita familiare contribuisce in molti modi a promuovere la pace, ha sostenuto il Pontefice.

La vita familiare ci insegna i valori della giustizia e dell’amore fra fratelli e sorelle, il ruolo dell’autorità rappresentata dai genitori, l’amore per chi è in stato di bisogno a causa di malattie o di vecchiaia, e l’importanza dell’aiuto solidale nel far fronte alle necessità della vita, ha affermato. La famiglia “è la prima e insostituibile educatrice alla pace”, prosegue il messaggio (n. 3).

“Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l'istituto familiare rende fragile la pace nell'intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale ‘agenzia’ di pace”, ha avvertito il Papa (n. 5). Un chiaro messaggio da cui si desume che la Chiesa continuerà a porre la famiglia fra le sue massime priorità.

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Far soldi con la ghettizzazione. Telefonate per gay.

(River-blog) Un lettore, che ringrazio, mi segnala una nuova iniziativa del sito www.me2.it (dedicato prevalentemente agli incontri gay). Una volta che ci si è loggati, appare un pop-up in cui si pubblicizza una nuova compagnia telefonica, che offre anche servizi di navigazione web. Parlame2, questo il suo nome, è indicata soprattutto “per i ragazzi gay”. Nel sito, tra l’altro, vengono mostrati due ragazzi insieme al pc (non lo sanno che, in genere, quando si entra su me2 lo si fa da soli: o da single, o da cornificatore?).

In America i prodotti destinati solo ai gay sono moltissimi (dalle tradizionali riviste ai viaggi). A me questa idea di gay-marketing non piace proprio.

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La trans del "Grande fratello". Silvia lavorava alla Tv della Libertà di Michela Vittoria Brambilla. Raccomandata?

Un trans nello staff e non saperlo.

(TgCom) Avevano un trans nello staff e non lo sapevano. Silvia Burgio, 29 anni di Gallarate (Milano), prima di entrare nella casa lavorava come truccatrice alla Televisione della Libertà. "Faceva parte di un'agenzia e spesso lavorava per noi" raccontano i suoi colleghi che solo ieri durante la diretta della prima puntata del Grande Fratello 8 hanno scoperto la vera identità di Silvia. "E' una persona simpatica e socievole" racconta chi ha lavorato con lei.

A sentire i colleghi della Televisione della LIbertà, SIlvia è davvero la collega e amica ideale: loquace, sempre disponibile, professionale e divertente. Tutti i vip passati sotto il suo pennello da truccatrice si sono detti spempre soddisfatti del suo lavoro e del suo modo garbato di fare. "Durante le pause caffè si chiaccherava: è una persona a modo con cui si può parlare di tutto" raccontano i colleghi.

Certo Silvia non passava inosservata: "Era un donnone - spiega che ha lavorato con lei ed era ignaro della sua natura - Una donna statuaria, molto femminile, ma così alta e così imponente che forse qualche volta il dubbio ci era venuto, ieri ce lo siamo tolto".

Una bellissima donna, "appariscente, alta e prosperosa, sempre vestita alla moda, ma sempre con classe" - continuano gli ex compagni di lavoro - era impossibile non notarla, e poi si faceva voler bene da tutti".

I colleghi non la vedevano da metà dicembre, ieri sera la sorpresa, doppia: vederla entrare nella porta della casa del Grande Fratello 8 e conoscere il suo passato recente, da uomo diventato donna.

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