banda http://blografando.splinder.com

martedì 5 febbraio 2008

Milano. Alla Tattoo Convention il cast di "London Ink".

Dall'8 al 10 febbraio al Centro Congressi Quark Hotel.
I protagonisti del reality show inglese ospiti della tredicesima edizione della rassegna, con mostre e una Airbrush Competition.

(Il Corriere della Sera) Il cast del reality show inglese «London Ink», dedicato al mondo del tatuaggio, sarà ospite della tredicesima Milano Tattoo Convention, al Quark Hotel di Milano dall'8 al 10 febbraio. Il reality presentato da Louis Molloy, creatore del famoso tatuaggio di David Beckham (foto a fianco), racconta le storie delle persone in attesa di farsi tatuare in un famoso studio della capitale britannica. Nel team di tatuatori londinesi anche Dan Gold, già al lavoro sul diafano incarnato di Kate Moss, e Nicole Lowe, trentaquattrenne di Aukland, esperta nello stile giapponese, tibetano e indiano.

Anche alla convention milanese, tra i 140 tatuatori accreditati, figurano nomi noti come Marcus Pacheco, il messicano Bood, il giapponese Shige, Robert Hernandez e Gianmaurizio Fercioni, che hanno elevato la loro attività a forma d'arte e, soprattutto, a forma espressiva contemporanea per eccellenza. Alla kermesse sono abbinate mostre come quella di Amalgamarte, il movimento artistico nato da Alfredo Raimondi (in arte Mojo) e Vladimiro Apollonio, che presenta opere uniche create da più mani e più teste. Oltre alla consueta gara fra tatuatori, a Milano si terrà anche una Airbrush Competition, dove i migliori aerografisti italiani si esibiranno in performance di body painting.

Dall'8 al 10 febbraio, Centro Congressi Quark Hotel, via Lampedusa 11/A. Venerdì dalle 14.00 alle 24.00; sabato dalle 12.00 alle 24.00; domenica dalle 12.00 alle 22.00. Ingresso: 18 euro (tre giorni 45 euro). Info: tel. 02.8322431, www.milanotattooconvention.it

Sphere: Related Content

Maschio, quarantanni e vergine? Attenti alle disfunzioni sessuali.

(Medicina live) Uno studio condotto dai ricercatori della Columbia University in collaborazione con il New York State Psychiatric Institute’s HIV Center for Clinical and Behavioral Studies ha dimostrato che gli uomini che mantengono intatta la propria verginità fino a 21-23 anni hanno maggiori possibilità di andare incontro allo sviluppo di disfunzioni sessuali nel corso della vita.

Il rapporto sessuale può essere suddiviso in cinque fasi: l’insorgere del desiderio (I fase), la fase di eccitazione iniziale (II fase), cui segue la massima eccitazione o plateau (III fase), e, infine l’orgasmo (IV fase) e la risoluzione (V fase). Le disfunzioni sessuali possono riguardare una o più di queste fasi e consistere nell’alterazione delle sensazioni soggettive e/o delle prestazioni sessuali della persona.
Nelle disfunzioni del desiderio sessuale (prima fase) questo può essere troppo basso o assente, si parla in questo caso di avversione sessuale, o troppo elevato. In quest’ultimo caso può essere determinante nell’insorgere del disturbo un grado d’ansia (la cosiddetta ansia da prestazione) eccessivamente alto.

Durante la fase dell’eccitazione, l’uomo può presentare difficoltà o impossibilità a raggiungere l’erezione (la cosiddetta impotenza) che possono essere di natura organica o psicogena e per la quale esistono rimedi farmacologici di provata efficacia come il Viagra, il Cialis e il Levitra . I disturbi dell’orgasmo rientrano invece in tre categorie: eiaculazione impossibile, eiaculazione ritardata ed eiaculazione precoce . Gli uomini affetti da eiaculazione impossibile o ritardata hanno difficoltà a lasciarsi andare, al contrario degli uomini che soffrono di eiaculazione precoce, i più numerosi, hanno difficoltà a controllare il momento in cui desiderano raggiungere l’orgasmo.

Sembra quindi che chi comincia ad essere sessualmente attivo intorno ai venti anni abbia più probabilità di incorrere in questo tipo di disturbi. Tuttavia questo non deve essere un invito a iniziare precocemente l’attività sessuale, sembra infatti che anche in questo caso si corrano gli stessi rischi.

Sphere: Related Content

Gf8, parla Alì: "Grazie alla bolla mi sento disinibito. Raffaella è una bellissima ragazza".

(TGCom) Alì Ayach è uscito dalla Casa. Al televoto con Giuseppe e Fabio, il pubblico ha deciso di far uscire il ragazzo di origini libanesi. "Il Grande Fratello è stata un'avventura bellissima, la stessa che ho anche provato quando sono uscito", ha rivelato a Tgcom il ventottenne nato a Beirut, ma che vive a Roma da sette anni. Dalle sue parole cerchiamo di capire come Alì ha vissuto le due settimane nel condominio più spiato d'Italia..

Alì, partiamo dal pre-reality. Da quest'anno, il Grande Fratello ha introdotto la novità della Bolla. Come hai vissuto quella situazione, prima di fare il tuo ingresso all'interno della Casa?
"A mio avviso, l'idea della Bolla è stata vincente. A me è piaciuta parecchio. Anche perchè è una situazione completamente diversa da quella che si vive all'interno della Casa dove è l'occhio delle telecamere a "spiare" i concorrenti. Lì, invece, sono proprio gli occhi delle persone a scrutarti. Può essere una buona preparazione, in vista dell'ingresso nel reality vero e proprio. Non mi piace definirmi un timido, ma di sicuro nei primi istanti mi sono trovato un po' a disagio, poi invece mi è servito a disinibirmi".

Un bilancio invece sull'esperienza vissuta insieme agli altri diciannove ragazzi nella Casa?
"Innanzi tutto ci tengo a sottolineare che per me il Grande Fratello non è stata un'esperienza. Io sono nato in un paese in guerra, il Libano. A diciotto anni sono partito da solo verso la Francia, per poi trasferirmi definitivamente in Italia. Credo che il sottoscritto abbia fatto ben altro tipo di esperienze. Posso considerare quella del Grande Fratello una piacevole avventura, nulla più".

D'accordo. Vada per la piacevole avventura. Peccato che si sia conclusa presto. Forse nella Casa non è emersa la vera personalità di Alì?
"Sì e no. All'interno della Casa i ragazzi mi hanno giudicato egoista. Altri fuori mi hanno definito ambiguo. La verità è che non sono nè egoista, nè ambiguo. Solo che a volte preferisco non aprire bocca, starmene tranquillo a riflettere e non vengo capito",

L'impressione che abbiamo percepito osservandoti in tv è quella di essere di fronte ad una persona molto riservata. E' vero?
"Non mi considero riservato. Se un discorso è interessante, mi lascio coinvolgere. Purtroppo, molto spesso nella Casa si parlava di frivolezze e allora preferivo stare zitto. Non mi piace dare adito alle provocazioni, anche se so perfettamente che fanno parte del gioco. Tuttavia ho ricevuto rispetto dai miei compagni e penso di averlo dato, questa è la cosa più importante".

C'è qualche ragazzo con il quale hai legato maggiormente?
"Senza dubbio ho avuto un ottimo rapporto con Roberto, Andrea, Lina e vabbè naturalmente Raffaella"

Raffaella ha catalizzato subito le tue attenzioni. Ma come mai non hai tentato l'affondo decisivo?
"Nei rapporti con l'altro sesso non ho mai avuto problemi. Tuttavia all'interno della Casa non ho trovato una ragazza che mi colpisse veramente. Raffaella è una bellissima ragazza, ma è troppo piccola. Non ha la mia stessa forma mentis, per questo motivo ho evitato di andare oltre. Lo ammirata fisicamente e nulla più".

Sphere: Related Content

Anche in Italia "Naked News". Tutti nudi a leggere il Tg. In versioni etero e gay?

"Il tg che non ha niente da nascondere".

(Leandro Palestini - La Repubblica) È finita l'epoca dei mezzibusti, dei telegiornali noiosi e paludati. Con Naked News, tra due mesi, l'informazione si farà con le conduttrici nude. A partire da Internet. "Vogliamo informare la gente in modo non noioso", proclama Marco Ottolini, l'uomo che importa in Italia "il programma che non ha niente da nascondere". Perché in Naked News conduttrici senza veli proporranno le notizie del giorno attraverso una serie di sezioni tematiche come "Notizie internazionali", "Sport", "Intrattenimento". Naked News (guarda il video sotto), approdato sugli schermi televisivi americani nel 1999, è lo show più longevo della tv via cavo degli Stati Uniti (su Internet ha raggiunto oltre sei milioni di visitatori unici per mese). I tempi previsti per lo sbarco in Italia? "A metà marzo, per un mese, produrremo dei numeri zero della versione italiana del programma, che durerà un quarto d'ora. Non sarà un tg vero e proprio, le conduttrici non saranno delle giornaliste ma animatrici televisive che leggono testi scritti da una redazione", rispondono dalla sede milanese.
Le modalità per usufruire di Naked News? "L'abbonamento via Internet, del costo di circa dieci euro al mese, darà diritto alla versione "nudo". Con i telefonini si potrà accedere alla formula "topless". C'è una trattativa in corso per andare sulla piattaforma Sky o sul digitale terrestre: a pagamento per la versione nudo, non a pagamento con il topless". Siamo in un paese cattolico: nessuna paura delle critiche che pioveranno sull'iniziativa? "Lo scandalo per qualche centimetro di pelle scoperta in più rispetto a quello che si vede già nella tv italiana? Spero di no. Le riprese sono a distanza, la parte genitale inquadrata sarà minima, di pochi pixel. La tutela dei minori? Può vedere chi si abbona: è solo per adulti, la verifica si fa sulla carta di credito. Io garantisco che non faremo video porno, niente morbosità, non puntiamo al lato sexy: per quello fa già bene Playboy Tv. Ripeto, il nudo serve per attrarre, gli spettatori arrivano per il nudo ma restano per le notizie, per quello che si racconta".
Le ragazze italiane? "Le stiamo scegliendo. I nomi sono top secret, ne abbiamo esaminato una sessantina, concludiamo in questi giorni la selezione, cominciamo con cinque conduttrici. Badiamo all'aspetto fisico ma non solo, perché Naked News è un programma parlato, finita la curiosità c'è il contenuto solido dell'informazione. Non si pensi quindi alle bellezze tipo Playboy ma piuttosto alle belle signore della porta accanto", spiega Marco Ottolini, che in qualità di amministratore delegato di Small Formats non ha dubbi sulla riuscita della formula sul mercato nazionale: "Puntiamo ad avere almeno cinquantamila abbonati nel corso del primo anno. Il rapporto ideale in base alla popolazione italiana: uno su mille". Lo show sarà erogato attraverso il sito Internet (www. nakednews. it), per gli altri media si vedrà.
---
Versione etero.

---
Versione gay.

Sphere: Related Content

Amleto contro Amleto. A Genova "Essere e non essere" è una sfida secondo Shakespeare.

(La Repubblica, edizione di Genova) Amleto, uno contro l´altro, uno dopo l´altro. Da giovedì a sabato al Teatro della Tosse debutta la rassegna Solo per due con il primo confronto, da Shakespeare: alle 21 va in scena Ex Amleto di Roberto Herlitzka (nella foto), nella traduzione di Alessandro De Stefani ; alle 22 Amleto di e con Michele Sinisi.
Stesso contesto, diverso approccio. Herlitzka interpreta un Amleto spaesato dialogando con interlocutori che non parlano, non ascoltano, non si vedono. Lui li vede, li ascolta, risponde, li interroga, nel solipsismo forzoso del principe abbandonato.
Nel secondo testo in scena il testo shakespeariano è ricostruito da Sinisi attraverso un monologo aderente alla tragedia, sino alla morte del protagonista, anche in questo caso di fronte a un uditorio immaginario. Amleto si rivolge a Polonio, re Claudio, Ofelia, Laerte e regina Gertrude, la cui esistenza è impressa solo sulle sedie che narrano tragicamente il senso dell´assenza.
Con questo meccanismo scenico si dipana la serata e la rassegna: il confronto tra due testi affini tematicamente e poeticamente (come gli Amleto) o antitetici nell´affrontare lo stesso argomento. A questo spettacolo inaugurale segue un incontro con Herlitzka e Sinisi, introdotti da Antonio Audino, sabato 9 alle 18. Una conversazione a più voci per approfondire i personaggi ma anche gli interpreti.
Intanto oggi e domani Sinisi prosegue il laboratorio di recitazione Attore per mestiere, aperto a professionisti e no, cui partecipa Michele Santeremo, che ha collaborato alla scrittura scenica di Amleto e che parlerà della materia drammaturgica con Tradimenti.
Dal 27 al 29 marzo il secondo appuntamento di Solo per due, con Dissonorata di Saverio La Ruina (Premi Ubu 2007 per il miglior testo e per il miglior attore) e Ecce Robot di Daniele Timpano: da un lato l´Italia arcaica del Sud (come ti punisco la donna che sgarra), dall´altro quella del primo rampantismo, al tempo di Mazinga: la modernizzazione a colpi di cartoni animati.
Il ciclo si chiude dal 10 al 12 aprile: i sue solisti sono Al presente di Danio Manfredini (Premio Ubu 1999 per il miglior spettacolo) e Dall´oscurità di Marcello Sambati. Introspezioni, sofferenze, solitudini, nella duplice lettura dei due attori.
Ingresso 15, ridotto 12 (Botteghino del Teatro della Tosse 010 2470793, informazioni www.teatrodellatosse.it).

Sphere: Related Content

Alessio Boni interpreta l'omosessuale Michelangelo Merisi, nella serie tv “Caravaggio”.

Dopo aver visto Alessio Boni, bergamasco, 41enne, in Guerra e Pace, sempre su Raiuno presto sarà la volta di Caravaggio, dove vedremo l’attore impegnato a vestire i panni di Michelangelo Merisi, pittore seicentesco, il “pittore maledetto” per antonomasia, visto l’omicidio di cui si macchiò e che lo costrinse a lasciare il paese natìo.

La fiction, due puntate, è diretta da Angelo Longoni, su una sceneggiatura di Andrea Purgatori e Jim Carrington, ed è stata prodotta dalla Titania di Ida Di Benedetto insieme a Rai Fiction, e in coproduzione con Francia, Spagna e Germania. Nel cast della fiction, ci sono circa 90 attori europei, fra i quali Elena Sofia Ricci, Jordi Mollà, Claire Keim, Paolo Briguglia e Sara Felberbaum.

Alessio Boni ha raccontato alla stampa: “Restando molto vicini alla biografia, abbiamo cercato di rendere tutte le sfumature del personaggio come il talento, il coraggio, la violenza, la passione, le circostanze della morte e abbiamo sfiorato anche il tema della sua omosessualità“.
Sull’ultimo numero di Anna, l’attore, intervistato da Candida Morvillo, spiega cosa vuol dire per lui “entrare davvero in un personaggio” e racconta cosa ha fatto per interpretare al meglio il pittore maledetto: “Ho letto sette biografie, preso lezioni da un pittore, due restauratrici e un maestro di spada, sono andato a vedermi i quadri con il binocolo, per studiarmi le pennellate”. Il problema poi è riuscire a staccarsi da quel personaggio, infatti, racconta Alessio Boni: “Quando facevo Andrej [n.d.R. il Principe Bolkonskij di Guerra e Pace] anche a casa camminavo altero, col baricentro focalizzato sulla testa; da Caravaggio ero centrato sul plesso pelvico, mi trascinavo con la sua tracotanza“.
Adesso non resta che aspettare la messa in onda della fiction, che dovrebbe avvenire in primavera.

Sphere: Related Content

I "Cesaroni". Michela Quattrociocche e Matteo Branciamore sono una coppia.

(Gossipblog) Secondo quanto rivela Sorrisi e Canzoni Tv in edicola oggi 4 febbraio, il bel Matteo Branciamore, 26 anni, protagonista de “I Cesaroni” e Michela Quattrociocche, 19 anni, la debuttante lanciata dal successo di “Scusa ma ti chiamo amore” sono una coppia.

I due ragazzi parlano per la prima volta del sentimento che li unisce. Matteo ha dichiarato: “Sono innamorato e felice. Forse è la prima volta nella mia vita”. E lei conferma: “Sono innamorata di Matteo. Perché mi fa ridere e soprattutto mi mette al primo posto. Nel senso che per lui tutti gli altri impegni vengono dopo”. Il settimanale pubblica in esclusiva anche le immagini del primo bacio in pubblico dei due giovani attori.

Sphere: Related Content

"Niente sesso" Capello detta le regole ai calciatori inglesi.

Sul Sun le regole del ct italiano: e il ritiro si trasforma in un «campo militare». I comandamenti di Fabio Capello. Niente sesso, infradito e calzoncini: le regole del ct della nazionale inglese in vista dell'amichevole con la Svizzera.

(Il Corriere della Sera) Il ritiro della Nazionale inglese in vista dell'amichevole con la Svizzera? Un «campo militare». Così definisce il Sun riportando le ferree regole alle quali Fabio Capello ha sottoposto i suoi per l'appuntamento di Wembley contro la Svizzera, prima uscita ufficiale del ct italiano sulla panchina inglese.
LA «PUNIZIONE CAPITALE» - Escludere capitan Beckham dopo averlo pizzicato su una spiaggia brasiliana, non è bastato al tecnico italiano: per far capire a tutti che adesso si fa sul serio mister Fabio si è messo a dettare i suoi comandamenti. «La punizione capitale di Fabio Capello», come titola il quotidiano britannico, mette così in riga i «leoni bianchi», spingendoli a incontrarsi spesso e fare squadra ancora prima di scendere in campo. Niente sesso, tanto per cominciare. Nel decalogo di Capello infatti sono severamente proibite le visite di mogli, fidanzate e parenti.

LE REGOLE - Ma le visite non sono l'unico divieto imposto dal commissario tecnico della Nazionale inglese. Il regime di tolleranza zero include anche i ritardi e il servizio in camera, sregolatezze che l'undici inglese in ritiro all'hotel di Watford dovrà accuratamente evitare. E limitazioni sono previste anche circa l'uso del cellulare, consentito solo in camera. Ma non è ancora tutto. I giocatori, che saranno chiamati solo per cognome, devono mangiare insieme in abiti eleganti e indossare la divisa della Nazionale in occasioni di incontri pubblici e prima di ogni partita. Infine, il decalogo di Fabio Capello prevede la totale messa al bando di infradito e calzoncini corti in ritiro e il divieto assoluto imposto ai giocatori di ricevere le visite dei procuratori.

Sphere: Related Content

Atti di intolleranza a Porto Sant'Elpidio e Treviso. E' caccia ai transessuali.

A Porto Sant'Elpidio massacrata di botte una transessuale.
Le indagini sull'identificazione sono in corso da parte dei locali carabinieri.

(Quotidiano.net) Botte, rapine, furti e anche uno schianto in auto: è accaduto di tutto l'altra notte nel territorio tra Porto Sant'Elpidio e Porto San Giorgio in quella che potrebbe essere definita una notte da "Arancia meccanica".
Tutto ha avuto in Abruzzo a Corropoli, prov di Teramo. Erano circa le 4.30 quando tre albanesi decidono di rubare un'auto, una Chrysler, per raggiungere il quartiere fratte di Porto Sant'Elpidio, zona nota per il traffico e la presenza di prostitute, dove massacrano di botte un transessuale rubandogli anche 200 euro.

Poco dopo, sempre nella stessa zona, compiono un altro furto questa volta ai danni di un marocchino al quale rubano la macchina, una Panda, essendo la Chrysler, rubata poco prima, rimasta a secco. Niente botte per lui che davanti alla furia dei tre non ha opposto resistenza. Di nuovo in possesso di una macchina si rimettono in moto, diretti verso Porto San Giorgio. Le Forze dell'ordine, capitanate dal maresciallo Di Murzio si mettono subito sulle loro tracce. Scatta subito un inseguimento conclusosi con uno schianto, per i tre albanesi, contro un marciapiede nel territorio di Porto San Giorgio, precisamente lungo la Statale Adriatica.
La velocità sostenuta unita alla poca dimestichezza nel guidare sotto pressione hanno fatto perdere il controllo alla Panda che è andata a schiantarsi rovinosamente all'imbocco di Via Boni, a pochi metri dall'agenzia immobiliare "Bedetta".

Non ancora contenti di tutto quello che avevano combinato i tre scappano a piedi per le vie del centro cittadino. Durante la fuga si liberano di alcuni vestiti che avevano indosso con l'intenzione, probabilmente, di rendersi il più possibile irriconoscibili. Si sono dileguati tra i binari della stazione facendo perdere le loro tracce.
Le indagini sull'identificazione sono in corso da parte dei locali carabinieri in collaborazione con quelli della stazione abruzzese di Alba Adriatica.
---

VILLORBA. CACCIA ALL’AGGRESSORE DELLA TRANS. Gli inquirenti cercano l’uomo che ha sparato tre colpi in via Magenta.
(Tribuna di Treviso) Villorba. E’ «caccia aperta» all’uomo che venerdì notte ha esploso tre colpi di pistola all’indirizzo di un trans colombiano di 27 anni, conosciuto come «Pamela», che vive in un appartamento in via Magenta 3 a Carità di Villorba. Ad aprire il fuoco è stato un cliente del colombiano che, dopo aver consumato il rapporto sessuale, al posto di pagare la prestazione gli ha puntato contro una pistola scacciacani per rapinarlo dell’intero incasso della serata: il bottino è di 350 euro. Alla reazione del trans, l’uomo ha sparato tre colpi di cui due a vuoto e uno che l’ha ferita lievemente al volto. L’uomo, italiano secondo una prima sommaria descrizione, si è poi dato alla fuga. Il transessuale colombiano di 27 anni ha invece dato l’allarme alle forze dell’ordine dopo essersi ripreso dallo choc. Sul posto sono arrivate una gazzella dei carabinieri e una volante della polizia. Un episodio che ha profondamente scosso il quartiere residenziale di via Magenta, a due passi dalla piazza di Carità. I carabinieri hanno richiesto al trans una descrizione dell’uomo che è riuscito a far perdere le proprie tracce. Si tratterebbe di un italiano di mezza età dalla corporatura robusta. Le forze dell’ordine si sono messe sulle tracce di questo pericoloso individuo fin dalla notte di venerdì. Sono state analizzate le immagini di alcune telecamere della zona per capire se il fuggiasco sia scappato a piedi oppure a bordo di un’auto. C’è il fatto che il colombiano è riuscito a fornire una descrizione estremamente dettagliata del suo aggressore, per cui dovrebbe esserci qualche possibilità di risalire nei prossimi giorni alla sua identità. A quanto pare si trattava di un cliente abituale del colombiano.

Sphere: Related Content

Teatro. "Così è se vi pare" secondo Massimo Castri.

In scena al Teatro Quirino. Uno spettacolo fresco, incisivo, determinato e divertente, con un notevole spessore introspettivo.

(Maria Antonietta Amenduni - Agenzia radicale) L'impossibilità di avere una visione unica e certa della realtà. E' il filo conduttore di Così è se vi pare di Luigi Pirandello, in scena al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma dal 5 al 24 febbraio, per la regia di un grande maestro del teatro italiano: Massimo Castri. Il regista, torna così ad affrontare Pirandello, autore con il quale raggiunse la fama e nello specifico affronta un testo che ha già concretizzato più volte in epoche diverse della propria carriera. Incontra per l'occasione dodici giovani attori, per un progetto di alta formazione su una delle pieces più note e complesse del Novecento: queste le caratteristiche di una messinscena che affronta un testo che, al debutto, provocò nel pubblico "sconcerto, intontimento, esasperazione e sgomento.

Rappresentata per la prima volta nel 1917, Così è (se vi pare) è una commedia tratta dalla novella La signora Frola ed il signor Ponza, suo genero. L'opera è incentrata su uno dei temi più forti della poetica pirandelliana: l'inconoscibilità del reale, a cui ognuno può dare una propria interpretazione e una propria verità che possono non coincidere con quelle degli altri. Lo spettacolo, infatti, ruota attorno agli interrogativi posti da un gruppo di pettegoli - ansiosi di etichettare e ridurre ciascuno ad un ruolo definito - alla Signora Frola circa il suo bizzarro comportamento in famiglia. Ciascuno convinto di avere assolutamente ragione, continuano a scambiarsi illazioni sullo "strano" ménage di un marito, una fantomatica moglie ed una suocera, giunti da poco in paese.

Il tema sarà attentamente sviscerato nel romanzo del 1926, Uno nessuno e centomila, ma appare già chiaro in questa commedia nelle parole proferite da Lamberto Laudisi: «Io sono realmente come mi vede lei. - Ma ciò non toglie, cara signora mia, che io non sia anche realmente come mi vede suo marito, mia sorella, mia nipote e la signora qua - ... Vi vedo affannati a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri e le cose per se stessi fossero così o così». Queste battute poste a inizio commedia, quasi un'introduzione fatta dall'autore stesso per chiarire quale sia il punto cruciale di tutta la vicenda, mettono subito il lettore o lo spettatore di fronte a una prospettiva diversa che li allontana dal banale pettegolezzo.

Tutto un paese si affanna per sapere quale sia la verità intorno allo strano comportamento della famiglia Ponza. La curiosità nasce dal fatto che la sedicente madre della Signora Ponza, la Signora Frola, non vive con la figlia e il marito, anzi non entra neanche in casa loro, comunica con la figlia solo attraverso dei bigliettini scambiati per mezzo di un cestino calato dalla finestra. Alla Signora Frola la gente pone insistenti domande, e la poveretta si vede costretta ad asserire che il Signor Ponza, avendo perso nel terremoto tutti i suoi parenti, ha un amore ossessivo per la moglie che gli impedisce di farla uscire di casa e di far incontrare madre e figlia.

Dal canto suo il Signor Ponza sostiene, invece, che la Signora Frola sia impazzita, poiché crede che la figlia morta, la prima signora Ponza, sia ancora in vita, scambiandola con la sua seconda moglie: per non deludere la suocera e per non importunare la nuova Signora Ponza, non permette che le due donne s'incontrino. Poiché non c'è maniera di confutare nessuna delle due affermazioni, la gente, smaniosa di dover a tutti costi attribuire una maschera e un ruolo ben definito ai componenti di questa famiglia, non può fare altro che interrogare la Signora Ponza, convinta che solo così finalmente si possa venire a capo del ginepraio.

Ma la donna, che entra in scena velata, a simboleggiare l'impenetrabilità della verità, afferma di essere la seconda moglie del Signor Ponza, per il marito, e la figlia della Signora Frola, per la madre, ma per se stessa nessuna: «Io sono colei che mi si crede». Per Pirandello quindi l'uomo non ha una propria essenza a priori, l'uomo diventa una persona solo sotto lo sguardo degli altri, assumendo tanti ruoli e tante maschere, quante sono le persone che lo vedono.

Al contrario delle precedenti esperienze di castri con questo testo, in questa occasione il risultato è sicuramente più soddisfacente e psicologicamente più approfondito, con uno spessore introspettivo degno della complessità etica e morale del testo. Si evince uno spettacolo di grande freschezza, ma allo stesso tempo incisivo, determinato e divertente. Castri non tralascia la profondità del testo e gioca abilmente con il grottesco e con un ritmo quasi da commedia brillante impresso a tutta la vicenda dallo stesso Pirandello.

C'è sicuramente un po' di prevenzione prima di vedere lo spettacolo, relativamente alla giovane età degli attori. Castri però riesce misuratamente ad adattare alla realtà del testo, sfruttando al meglio la materia prima messa a disposizione dai giovani interpreti, forse in certi casi ancora più acerbi. Bello e notevole è il ritmo che Castri da a tutto lo spettacolo, belle le musiche e bello il gioco di porte che si aprono e si chiudono accompagnano l'andirivieni dei personaggi con tanto di abito da sera. Bella anche la trovata della maschera o dei particolari sul viso esagerati in modo grottesco, ma perfetto ad indicare ironicamente la stupidità di una società attaccata all'immagine e al pettegolezzo.

Meritevole di nota il gruppo degli attori: Diana, una signora Frola stralunata e sofferente, il signor Ponza di Rosario Lisma, Michele Di Giacomo nel ruolo di un giustamente ironico Laudisi, e ancora Federica Fabiani, Giorgia Coco e Francesca Debri.
---

Così è (se vi pare)
* di Luigi Pirandello
* regia di Massimo Castri
* scene di Claudia Calvaresi
* costumi di Claudia Calvaresi

* con Marco Brinzi, Corinne Castelli, Giorgia Coco, Francesca Debri, Anna Della Rosa, Michele Di Giacomo, Angelo Di Genio, Federica Fabiani, Alessandro Federico, Diana Hobel, Rosario Lisma, Antonio Giuseppe Peligra, Chiara Condrò.

Sphere: Related Content

Gay & fiction. Arriva in Italia «Mad Men» che ha conquistato due Globe e il plauso della critica americana.

I peccati degli anni '60, un caso un tv. Droga, infedeltà e razzismo nel serial che ha battuto il dottor House Vicende «politicamente scorrette» nella storia di un'agenzia di pubblicitari a New York nel periodo del boom economico.

(Alessandra Farkas - Il Corriere della Sera) «I sette vizi capitali tanto in voga negli anni 60 compaiono tutti nei primi cinque minuti dello show», osserva il New York Times: «Fumo, alcol, adulterio, sessismo, omofobia, razzismo e antisemitismo ». Ma se Mad Men èun distillato dei più odiosi cliché politicamente scorretti al bando nell'America di oggi, pubblico e critica non sembrano dispiacersene.
Dopo aver battuto tutti i record d'ascolto nella storia del canale AMC quando ha debuttato, lo scorso 19 luglio, la nuova serie ha vinto ben due Golden Globe: migliore serie drammatica, (battendo House e Grey's Anatomy) e migliore attore protagonista con lo sconosciuto Jon Hamm, che correva contro Hugh Laurie e Michael C. Hall. Da marzo Mad Men approda anche in Italia su Cult, il canale 142 di Sky. Creato da Matthew Weiner, lo stesso autore e produttore de I Sopranos, il serial è ambientato nella New York degli anni '60 e segue le vicende di un gruppo di pubblicitari della ditta Sterling Cooper.
Sono gli anni del boom economico, del capitalismo sfrenato. «Quando gli uomini molestavano segretarie accondiscendenti e tutti leggevano Reader's Digest », sintetizza il Times,

«Gli ebrei lavoravano con ebrei, i neri facevano i camerieri, i dottori fumavano durante le visite ginecologiche e i gay se ne stavano nascosti». In mezzo a questo mondo in cui la pubblicità e il cinismo della mentalità commerciale la fanno da padroni, si muove il protagonista Don Draper (Jon Hamm), manager per cui anche i sentimenti sono una forma di business.
Draper è figlio illegittimo di una prostituta morta dandolo alla luce. Durante la guerra di Corea, dove combatte, ruba l'identità ad un commilitone morto, cancellando il proprio passato e tacendolo a tutti. Inclusa la moglie Betty (January Jones), la classica casalinga disperata che non sa nulla neppure delle sue tante infedeltà.
Tra le amanti di Draper c'è Midge Daniels (Rosemary DeWitt) un'illustratrice proto- hippie che fuma marijuana e conosce Ginsberg e Kerouac. Oltre a Rachel Menken (Maggie Siff) la presidentessa ebrea di un grande magazzino. È lei il personaggio più integro nell' universo di Draper, dominato da gente come Roger Sterling (John Slattery) uno dei partner della Sterling Cooper, cinico antisemita. E Pete Campbell (Vincent Kartheiser), il classico figlio di papà che cerca di estorcergli una promozione, minacciando di rivelare il suo segreto. Le donne dell'agenzia, Peggy Olsen e Joan Holloway, (Elisabeth Moss e Christina Hendricks) debbono invece rassegnarsi al ruolo di prede sessuali. L'art director gay Salvatore Romano (Robert Morse), infine, vive così male la sua omosessualità da rifiutare le avances di un collega, accampando come goffa scusa «la mia fede cattolica ».

Al centro della narrazione c'è il fumo. Nella prima puntata i dirigenti della Lucky Strike si rivolgono alla Sterling Cooper per mettere a punto una campagna pubblicitaria mendace che rimedi ai danni di un rapporto di Reader's Digest secondo cui il fumo provoca il tumore ai polmoni. Temi ancora scottanti che spiegano, forse, il plauso dei critici. «La magia di
Mad Men è prendere sottilmente in giro costumi antiquati e crudeli», teorizza il New York Times. A Entertainment Weekly è piaciuto «perché mostra un mondo dove il gioco fa parte del lavoro, il corteggiamento sessuale non è ancora molestia e l'America è libera dai dubbi di sé». Come dire: viva il Politicamente scorretto.
Ma non sono mancate le controversie. Allen Rosenshine, capo di un'agenzia pubblicitaria che iniziò la carriera allora l'ha definito «Una fabbricazione totale ». E il gruppo di consumatori Commercial Alert ha sporto denuncia contro lo show, accusando lo sponsor Jack Daniel di aver mandato in onda spot con gente «irresponsabilmente ubriaca di whisky», in violazione alla legge federale.

Sphere: Related Content

Per il 93% degli italiani la famiglia è importante, lo dice uno studio presentato a Parma.

Lo studio e i dati illustrati in un convegno al San Benedetto.

(Antonella Del Gesso - La Gazzetta di Parma) La famiglia è sempre più un punto di riferimento per gli italiani. Il 93% degli intervistati la considera infatti «molto importante », una percentuale in aumento rispetto all’88% del 1990. Questo il dato che emerge dal Decimo Rapporto Cisf sulla famiglia in Italia, presentato dal suo curatore Pierpaolo Donati nell’ambito dell’incontro «Ri-conoscere la famiglia: quale valore aggiunto per la persona e la società?» (anche titolo del volume) organizzato all’Istituto salesiano San Benedetto dall’associazione culturale Biopolis.

«Il Rapporto, di natura cultuale, vuole aiutare a “ri-conoscere” la famiglia. Del resto, di fronte alle pressanti richieste di 'riconoscere' le cosiddette 'nuove famiglie' (unioni civili, convivenze more uxorio, convivenze omosessuali), quali sono le ragioni che ancora possono motivare il sostegno a 'la' famiglia? Sicuramente parlano i dati», ha sottolineato, illustrandoli, Donati, ordinario di Sociologia all’Università di Bologna. In vent'anni la percentuale di italiani che crede nel matrimonio è cresciuta: si è passati dal 73% al 76%. Secondo lo studio, poi, la famiglia viene prima di lavoro e amicizia e «aumenta di importanza la sua dimensione relazionale. Tanta più stabilità c'è nel rapporto quanta più fiducia si crea tra le persone, a partire dai figli. Inoltre all’interno di una famiglia vige ancora lo spirito della ridistribuzione delle risorse, tra chi è più debole o più forte. E poi l’indagine pone una distinzione (che non è discriminazione) tra le coppie che producono capitale sociale e quelle che non lo creano. La proposta finale è di avere due regimi giuridici differenti, ha concluso Donati, affiancato dal direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia Francesco Belletti e dal presidente di Biopolis Leonardo Allodi.

Sono poi intervenuti l’assessore comunale alle Politiche sociali Paolo Zoni e la delegata del Sindaco all’Agenzia per la Famiglia Cecilia Greci; Carla Mantelli, consigliere comunale di opposizione, ha concordato sulla necessità di riconoscere alla famiglia un valore aggiunto, ma ha voluto rilevare alcune criticità. Valore aggiunto Il convegno sulla famiglia al San Benedetto.

Sphere: Related Content

Gf8. Filippo e Ali eliminati. Si avverano le nostre indiscrezioni: Nella casa entra Benedetta.

(TGCom) Ali è fuori dal Grande Fratello. Ma non solo, lo ha seguito papà Filippo visto che durante la puntata i concorrenti hanno dovuto nominare (ed eliminare) uno di loro. E per due che escono ce ne è una che entra: Benedetta che ha potuto riabbracciare il marito Thiago (grazie a un televoto che ha dato l'ok). In nomination Christine, Andrea, Alice, Raffaella e Giuseppe.

Puntata caratterizzata da tante sorprese, anche dalla grandine che per qualche minuto ha disturbato la diretta, con al centro ancora una volta la coppia Benedetta Zilli-Thiago e la famiglia Orlando. Ma andiamo con ordine. Alessia Marcuzzi d'argento vestita apre la puntata con i risultati del televoto che hanno eliminato Ali il libanese che è il secondo concorrente, che esce dopo Domenico. Tante lacrime fra i suoi amici, in particolare Lina, ma anche tanta gioia fra i membri della famiglia Orlando (in nomination con lui c'erano Fabio e Giuseppe).

Subito dopo scatta l'operazione ricongiungimento della coppia Benedetta-Thiago: il Grande Fratello li fa incontrare ma li divide da un vetro. Baci, carezze e sussurri (ovviamente filtrati da una liscia e fredda superficie) e Benedetta che in lacrime gli dice: "Sei un orgoglio". Subito dopo parte il primo televoto: è il pubblico a decidere se la coppia può riunificarsi all'interno della casa. E i telespettatori danno l'ok. La favola si avvera. I due si riabbracciano dopo due settimane di separazione.

Ma il Grande Fratello, impetuoso, dopo aver compiuto una buona azione subito spezza il trend e chiama al telefono i ragazzi. Il messaggio è semplice: "Comunicazione ufficiale, nuova eliminazione uno di voi dovrà essere eliminato e lasciare immediatamente la casa". Ma a decidere chi saranno i due da votare è la più giovane del gruppo: Raffaella. E lei sceglie Giuseppe e suo padre Filippo. E sarà quest'ultimo ad essere votato dai colleghi concorrenti. Risultato: anche lui è fuori dal reality (tra le lacrime del figlio Giuseppe che invece rimane dentro).

Gag divertente tra Alessia Marcuzzi e il "commenda playboy" Roberto in collegamento dal confessionale (in studio c'è la fidanzata storica, da 10 anni, Elena che difende l'amato e commenta: "E' un gioco. Lui con le altre scherza è un seduttore, mi fido di lui. Quando esce lo voglio sposare").
Alessia: "Roberto, se volesssi sedurre me cosa faresti? Ti metto anche un po' di musica di sottofondo per darti una mano"
Roberto: "Ma come si fa così, ci vuole dell'empatia ci vogliono onde empatiche".
Alessia: "Quindi vuoi dire che non ti piaccio?"
Roberto: "Non sei male, ho avuto modo di apprezzarti...non sei male...ma..."
Alessia: "Ma quando mi hai visto e mi hai fatto tutti quei complimenti sulle mie gambe ecc ecc, allora fingevi?"
Roberto: "Ma no, sei un bell'articolino, dai lo sai..."
Alessia: "Ok, allora ti bacio articoletto".

Poi, durante le nomination interne alla casa, arriva la grandine e spezza l'incantesimo. L'audio si fa difficoltoso e Alessia Marcuzzi manda la pubblicità. Alla fine del break i ragazzi della casa (come diceva Barbara D'Urso) stanno decidendo chi mandare a casa tra il padre Filippo e il figlio Giuseppe.

E dopo una puntata al fulmicotone (come invece dice spesso Simona Ventura) arrivano le nomination. Questa volta ognuno dei concorrenti deve votare un solo compagno. Comincia Francesco che vota Raffaella, poi Silvia (che sceglie Andrea) e saluta alla fine con un: "Ciao patatini, Signorini fai il bravo".Thiago vota Christine, Gianfilippo Nadia, Fabio Alice (e ringrazia a modi divina tutti quelli che lo hanno votato e salvato dall'eliminazione) e Nadia che sceglie Raffaella. Poi tocca a Roberto (che vota Andrea), Giuseppe (Chrstine), Carmela (Alice) e Alice che manda in nomination Fabio. A Mario, invece non piace Christine "troppo polemica e scontrosa", Raffaella opta per Giuseppe (in lacrime saluta la madre) e Andrea, ultimo ad entrare nel confessionale, sono le 23,45, nomina Christine. Risultato? Cinque i concorrenti in nomination: Christine, Andrea, Alice, Raffaella e Giuseppe. Immunità (decisa dal Grande Fratello) per Teresa e Lina. Budget 15 euro a testa per tutta la settimana

Sphere: Related Content

Gay e sinistra. Il sito di Giulietto Chiesa picchia duro sui "gay di regime".

Silvio, difensore dei gay.

(Roberto Iacono – Megachip) La degenerazione, o forse la sola e totale assuefazione dal niente o dal troppo possono rendere l'uomo un essere ancor più meschino di quanto alla pari potrebbe essere un topo di fogna...
Denominata nei parlamenti europei, quelli meramente politici, come in quelli per i diritti umani: la comunità ''Glbt'' la comunità gay è sotto tutti gli aspetti niente altro che un'ombra miserabile di se stessa. Inesistente.

Il piccolo spazio che lascia è solo, giusto giusto guarda un po', per la ''comunità gay''. Espressioni incomprensibili e pesanti per chi un minimo usa il cervello per farci fare qualche passeggiata alle sinapsi.

Espressioni nefaste per chi capisce che a descrivercisi ''comunità'', non solo si rischia di auto-discriminarsi, ma peggio ancora si intraprende la stessa strada politica di un paese, a caso, come Israele. E ci si chiude, ci si stringe, ci si accomoda gli uni con gli altri e ci si stringono le mani sudaticcie giorno dopo giorno. Mentre intorno crescono i muri dentro i quali le paure si snidano e si annidano. Prende piede il terrore di veder venire meno lo status guadagnato, di essere discriminati ! Ci si sente in una roccaforte inespugnabile, ma precari psicologicamente, e non di un terrore vero, tangibile, ma di una paura collettiva, di una diffidenza altrui nei confronti della propria differenza. Differenza rintracciata e chiamata ''diversità''.

Allo stesso modo lo Stato della ''Santa Chiesa'', guardando il mondo dal suo cannocchiale dell' osservatore romano denuncia tutti i giorni la qualunque delle situazioni per le quali si sente minacciata, oltraggiata. Allo stesso modo le ''comunità sociali contemporanee'' (chiamiamole così va) si stringono. Tutte sembra sviluppino caratteristiche simile se non basicamente identiche...

Quella gay in questo però ha due varianti differenti. La prima è che i gay hanno fama storica di essere incorreggibili SENSIBILI (dunque inattaccabili, si sa un sensibile è colui che vede solo il giusto da farsi, colui che ha cuore e altruismo. quindi agisce sempre nel bene). La seconda meno nota sotto gli occhi di tutti si basa sui soldi. Il vil danaro e la famosa scalata sociale che distingue i sogni, almeno apparenti, di buona parte di questa comunità di potenziali ''saranno famosi''. Il sito web italiano Gay.it *, forse il più visitato, comunque molto famoso. Si occupa poco di politica. E di certo in questo è poco criticabile.

Preferisce occuparsi di pubblicità, di moda, di auto, di estetica, di capitalismo in una parola sola. Gli piace parlare dell'acquistabile, e così gli piace farsi porta voce di una fetta di paese i cui interessi, così sembra, siano indirizzati esclusivamente verso una bilancia bilanciata nella quale da una parte stanno i famosi diritti umani per le parità dei diritti e dall'altra tanti e tanti chili di soldi. Soldi che si spalano tra i circoli romani dell' Arcigay e del Mario Mieli. Soldi che si spalano come budini col cucchiaino rispettivamente tra locali hard, sex, osè e fetish i primi e serate danzanti i secondi.

Soldi che cicciano come piante grasse da vere e proprie ''aziende di settore'' che lavorano stagionalmente come la Digayproject; senza contare le varia tessere e tesserine di iscrizione al ''chicchessia circolo". Ma quanto guadagnano i vertici di questi cucuzzari. Quanto guadagnano Imma Battaglia, Franco Grillini e Vladimir Luxuria? Con quanto riescono a fare secca la fine del mese grazie hai loro conflitti di interessi?

L'unione di stipendi parlamentari, imprenditoriali e ''artistici'' è un argomento che spaventa meno rispetto all'omofobia! Tutto tace in merito. In questo sito si parla poco di politica, si parla poco in generale, si sta passivi (nessun se ne risenta) come davanti ad una televisione, ma la scelta su cui cade il telecomando è sempre e comunque frivola! gossip, shobiz, e tante e tante foto ammicchevoli e maliziose. Il sesso sembra l'unica vera preoccupazione quotidiana. L'unica rubrica adatta a questo tipo di cose (politiche) è ''politica e storia''... Ma chi ci trovo? Silvio Berlusconi, l'imprenditore per eccellenza, colui che ha una triennale in conflitti d'interesse! "E se fosse Silvio...?" questo è il titolo dell'articolo, che è poi tra l'altro l' home page del sito se non titolo della mail che mi sono trovato postata.

Ebbene si, si chiedono quelli della redazione; se fosse Silvio e il centro destra e fare una legge antiomofobica e per le pari opportunità come per i dico e i pacs, quindi se fosse Silvio a vincere. Se il centro destra diventasse rappresentante dei diritti di questa comunità? Se lo chiedono, e se lo avallano ( ndr. ''se la cantano e se la sonano''). Guardatevi l'articolo, e vedetene le foto come pure tutte le frasi evidenziate in neretto nero, che cadono sempre su concetti come: "Berlusconi", "trionfo senza precedenti alle elezioni","un unico vincitore"... mentre agli altri rimane solo il neretto grigio al massimo.

E cade addosso, almeno a me, un po' di sconforto. Innanzi tutto per la necessità di un ghetto nel quale parlare solo da opportunisti, un articolo dove pensare solo alle proprie problematiche senza accennarne altre ''esterne''. Modo nel quale ci si definisce diversi tra esseri. E poi per le idee. Credere nell'uomo che si lascia chiamare cavaliere senza che noi se ne conosca il perché! Credere nella sua eleggibilità e soprattutto divulgarne l'idea in un articolo da prima pagina che verrà letto da migliaia di persone... Ipotizzare che la destra in realtà sia qualcosa in cui anche la ''comunità glbt'' dovrebbe credere.

Spingere una bella fetta di elettori alle urne col cervello fritto due volte forse è meglio! Come si può pensare di credere che la destra si occupi di pacs se è proprio in un partito che si chiama La Destra che stanno convergendo i gruppi neofascisti. Ma la ''comunità'' si sente sicura e rappresentata! .... o forse no, sarò leale la comunità preferisce perdere poco tempo ad informarsi. Preferisce forse, come tanta altra gente comune, lasciarsi rappresentare da altri, mentre si imbelletta. Preferisce andare in una discoteca del ghetto, vedere amici del ghetto, bere nel pub del ghetto, farsi le vacanze nel villaggio turistico del ghetto... in soldoni: spendere, spendere e spendere purchè sia nel ghetto, così, che ne vada nella realizzazione di una propria personalità presente e rappresentata dal simbolo di una sessualità. Mi stupisco un poco, ma alla fin fine tutto questo mi ricorda già qualcosa... E penso a quel genio di Mimmo, l'amico pugliese definibile ''il memoria''...un laureato vecchio ordinamento in Storia che è una vera enciclopedia, e una volta mi raccontò di come quella che conosciamo come ''notte dei lunghi coltelli'' in realtà non fu che una vicenda omosessuale.

L' ''epurazione'' dei tanti gay dichiarati che a lungo avevano esplicitamente scapeggiato all'interno del terzo reich di hitler & coo. Destra, estrema destra e destrismi con omosessualità hanno dunque già convissuto... spero voi possiate sbagliarvi nel vostro articoletto circa la vittoria della poltrona del presidente del consiglio. Trovo poco consono il posto della giustizia in mano ad un idrovora dei soldi.

*L'estensore dell'articolo, nel testo ha commesso un errore, ha scritto Gay.it al posto di Gay.tv infatti è a quest'ultimo che si riferisce. Per correttezza abbiamo preferito non fare correzioni.

Sphere: Related Content

Unioni civili. I parlamentari “adotteranno” una coppia.

(Adele Parrillo - Grazia) Art.2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

E’ in base a questo articolo della nostra Costituzione, di cui proprio in questi giorni si festeggia la ricorrenza della sua nascita, che sabato 23 febbraio, a Roma ci sarà una importante manifestazione che coinvolgerà direttamente le coppie conviventi e i parlamentari.
Ogni parlamentare “adotterà” simbolicamente una coppia consegnandole un certificato di Unione Civile impegnandosi pubblicamente a farlo diventare, al più presto, da simbolico a reale
.
Gli ambienti ecclesiastici continuano a “bollare” le unioni civili come il risultato di una vita vissuta fuori da ogni morale, quindi sbagliata. Noi che chiediamo l’approvazione di una legge che riconosca questo tipo di unioni, dobbiamo avere lo stesso rispetto di chi crede nel matrimonio religioso. Chi sceglie una convivenza, non è privo di spiritualità e di morale. Ha semmai una spiritualità laica, intesa come vita interiore profonda, come fedeltà e impegno nelle vicende umane, ugualmente attento alla dimensione estetica e alla creazione di bellezza nei rapporti umani. Chi sceglie una convivenza, lo fa per recuperare un senso più profondo e autentico dell’amore, dice di sì, ogni nuovo giorno.
Per questo ti invitiamo sabato 9, e sabato 23 febbraio a sostenerci.
Più informazioni sul mio blog e sul sito della Linfa (Lega Italiana Nuove Famiglie), di cui sono vice-presidente.

Sphere: Related Content

In rete una nuova clip della sexy hostess. Si chiama Stephanie ed è francese.

(TGCom) Dopo il primo exploit ad alta quota, la sexy hostess torna protagonista su Internet. Online è infatti spuntata una seconda clip ancora più esplicita, che la ritrae mentre si spoglia quasi integralmente nella cabina di pilotaggio davanti agli occhi increduli ed estasiati dei colleghi. Un vizio? Chissà. Nel frattempo qualcuno l'ha riconosciuta e ora la bella ragazza ha anche un nome. Si chiama Stephanie, è francese e lavorava per la compagnia AOM.

Circondata da piloti e membri dell'equipaggio su di giri, nel secondo video la bella hostess conferma la sua passione per gli strip tra le nuvole. Stephanie sembra abituata all'obiettivo, flirta con chi la riprende, spogliandosi quasi interamente, senza lasciare nulla all'immaginazione. Tra una risata e l'altra, tra un "Oh la la!" e "Bravo!", l'assistente di volo si sfila i pantaloni, sfoggiando curve sinuose e lingerie minimalista.

Agli attoniti ed eccitati spettatori non nasconde nulla, sfoggiando il meglio del suo repertorio. Nel secondo video la ragazza mostra il posteriore agli estasiati colleghi, si fa toccare e poi si dedica senza vergogne al décolleté. Giocando con i piloti, Stephanie abbassa il reggiseno lasciandosi ammirare. Poi tocca alla zona inguinale, ma con un pizzico di pudore in più. Un vero show a luci rosse in piena regola, che tutto l'equipaggio sembra gradire.

Quando è stato girato il video, l'hostess lavorava per la compagnia francese AOM, poi fallita. Forse già allora Stephanie sentiva puzza di bruciato e voleva sollevare il morale dei colleghi a suo modo.
---
Il primo video.

---

Alcuni frammenti del secondo video.

Sphere: Related Content

Elezioni Usa. L'orgoglio gay dei repubblicani.

San Francisco. Il confronto nel partito. La comunità è spesso vicina ai valori conservatori I diritti degli omossessuali non sono più un fattore chiave nella scelta elettorale Portabandiera. Chris Bowman, leader dell'organizzazione dei repubblicani gay a San Francisco.

(Daniela Roveda - Il sole 24ore) Mike Huckabee ha equiparato il sesso tra gay a un «atto bestiale », Mitt Romney vuole un emendamento costituzionale per proibire il matrimonio tra omosessuali, persino un repubblicano progressista come Rudy Giuliani si era messo a corteggiare gli evangelici prima di gettare la spugna.

Eppure un gay su quattro vota repubblicano negli Stati Uniti, nonostante la retorica anti-gay, le crociate a favore dei valori familiari, l'invocazione della Bibbia per giustificare la santità del matrimonio tra uomo e donna.

«Mi sento fiero di essere membro del partito che ha liberato gli schiavi, che si è battuto per dare il voto alle donne, che ha passato la prima legge contro il linciaggio, che ha eletto il primo senatore nero nel lontano 1964. Gli evangelici rappresentano una minoranza che fa molto rumore, ma sta perdendo importanza ». È Chris Bowman che parla, solitario esponente nella progressista San Francisco della Log Cabin Republicans, l'organizzazione nazionale dei repubblicani gay.

Bowman ce l'ha con quei repubblicani che tradiscono la lunga tradizione di lotta per i diritti civili del partito di Abraham Lincoln, è determinato a emarginare Huckabee e la fazione di bigotti di cui è portavoce, è inferocito contro i "cosiddetti gay progressisti" che perdono tempo a combattere la battaglia per cui il Paese non è ancora pronto, dice del matrimonio tra omosessuali; si batte per eliminare la discriminazione dei gay sul posto di lavoro e nell'esercito. E dal prossimo presidente degli Stati Uniti vuole disciplina fiscale e il pugno di ferro contro i terroristi. È impegnato,è combattivo,ha settant'anni ma s'infervora come un ragazzino.

Chris Bowman appartiene a una razza in via di estinzione. Non quella dei repubblicani gay; quella degli attivisti gay. Passati sono i giorni delle grandi dimostrazioni di piazza per i diritti civili, delle proteste contro la ridicola regola "don't ask don't tell" - niente domande, niente risposte - adottata da Bill Clinton per risolvere il problema dei gay nell'esercito.

A San Francisco, la capitale dei gay americani, la città delle proteste degli anni '60,roccaforte democratica e progressista d'America, si respira un'aria di apatia e di generale disinteresse per queste elezioni presidenziali. «Obama? Veramente non mi sono ancora ben informato, non so proprio chi sia» dice candidamente "Clinton", transessuale nero arrivato da quattro mesi a San Francisco dal Paese natale di Newmarket in Alabama. Gita Salem, "entertainer" trentenne, è l'unico nel suo trio di ballerini in stivali rosa e minigonna in passeggiata lungo Castro Street, nel cuore del quartiere gay di San Francisco, ad avere un'opinione. «Voto per Obama perché è un volto nuovo nella politica democratica, ed è sempre stato contro la guerra in Iraq». Jody Medors,immigrato dall'Ohio 20 anni fa, vota per Hillary Clinton «perché è l'unica a volere veramente una riforma della sanità ». E i diritti dei gay? Non sono un fattore nelle scelte di voto, dicono entrambi.

Cosa è successo? «È semplice, i gay sono assimilati, in uno stato come la California hanno conquistato ormai gli stessi diritti del resto della popolazione, molti sono accasati, hanno figli, si preoccupano più della qualità delle scuole che della legalizzazione del matrimonio tra gay» dice Mike Ammiano, consigliere comunale democratico di San Francisco. E tutto ciò fa gongolare i repubblicani gay. «Ironicamente gli argomenti che oggi stanno a cuore alla comunità gay americana sono i valori conservatori per cui si batte da sempre il partito repubblicano: patria e famiglia» dice il presidente dei Log Cabin Republicans della California James Vaughn. I gay credono nella necessità di avere una famiglia stabile per crescere figli sani, vogliono servire nell'esercito per difendere il Paese dai terroristi e dai nemici, si preoccupano dei costi crescenti della sanità, insomma hanno gli stessi problemi e le stesse aspirazioni della famiglia media americana.

Persino le caratteristiche demografiche del Castro District, il quartiere gay di San Francisco, riflettono più quelle di un sobborgo residenziale bianco, agiato e conservatore che del distretto di stravaganti night club per cui è famoso nel mondo: l'81% della popolazione è di razza bianca, il 71% ha una laurea. In un piovoso venerdì pomeriggio, il trio di Gita Salem era quasi fuori posto in una strada piena di bambini usciti dalla Harvey Milk Civil Rights Academy, la scuolaa un isolato da Castro Street ribattezzata in onore del primo consigliere comunale di San Francisco-e d'America-apertamente gay, ucciso nel 1978.

Dai tempi in cui dichiararsi gay era una potenziale condanna a morte, le cose sono cambiate. Uomini politici, atleti, medici e avvocati, sono ormai liberi di dichiarare la propria omosessualità senza paura di rovinarsi la carriera. Non bisogna essere di sinistra per credere nell'uguaglianza dei diritti dei gay: un sondaggio della società di ricerca Fabrizio McLaughlin & Associates ha scoperto che il 49% dei repubblicani è favorevole ai gay nell'esercito, e il 77% ritiene illegale licenziare un individuo in base al suo orientamento sessuale.

«La nazione è andata avanti, sono i candidati a essere rimasti indietro» dice convinto Chris Bowman. La missione dei Log Cabin Republicans è appoggiare i candidati più aperti ed emarginare i bigotti. Certo, in una città come San Francisco Chris Bowman si sente un po' isolato. Anzi, confessa che il numero di tesserati è sceso negli ultimi 20 anni tant'è che ha dovuto chiudere la sede dell'associazione e incontra i giornalisti al ristorantino greco Gyros King. Ma è sicuro che la percentuale dei gay repubblicani non potrà che aumentare in futuro. Ora che i gay si sono imborghesiti, il suo compito è diventato più facile.

Sphere: Related Content

Brescia diventa capitale del piacere. Anche di quello gay.

L’effetto-movida di piazzale Arnaldo è solo la punta di un iceberg che, passando dal capoluogo, si dilata fra il Garda e la gaudente Franciacorta.

(Massimo Tedeschi - Brescia Oggi) E adesso chi lo difende più il luogo comune della Brescia sobria e austera, morigerata e sparagnina? Chi la custodisce più l’icona della città dedita solo all’etica del lavoro, dello «sgobbo», del laurà?

Brescia si rivela un insospettato luogo del loisir, una città (e una provincia) dedita alla dolce vita fra pub e live club, disco bar e crazy pizza, show window e wine bar. L’effetto-movida di piazzale Arnaldo è solo la punta di un iceberg vasto e neppure troppo sommerso, che si dilata fra la zona del Garda e la gaudente Franciacorta, passando per il capoluogo che ai cultori della socializzazione da tavolo e da bancone offre una discreta gamma di show food (ovvero ristoranti trendy e con inclinazioni spettacolari) e drinking shop (concept store dotati di bar).

La Leonessa - qui sta la sorpresa - occupa posizioni di fascia alta per numero di locali citati e qualità dei giudizi nella «Guida al piacere e al divertimento» che per l’undicesimo anno arriva in libreria per la firma di Roberto Piccinelli e i tipi delle edizioni Outline. Una «Guida Michelin» dei locali di tendenza che snocciola duemilacinquecento indirizzi in tutta Italia. Un baedeker del tempo libero che non elenca prezzi e specialità gastronomiche degli esercizi citati, ma premia a colpi di stelle (da 1 a 5) l’originalità e il servizio, il pubblico e l’atmosfera. Insomma il «clima» che si respira entrando in un locale per un happy hour, un flute di bollicine, un piatto ricercato.

I dati quantitativi, per quel che riguarda Brescia, fanno una certa impressione. Dopo l’inarrivabile Milano siamo la provincia lombarda dove ci sono più occasioni per trascorrere svegli notti e serate: i locali censiti da Piccinelli sono 37 divisi fra città (15) e provincia (22).

A parte Milano (51 locali nella metropoli, 20 nella provincia) nessuno se la spassa più e meglio dei bresciani. Bergamo si ferma a quota 29 locali segnalati, Como a 26, Cremona a 20. Più staccati tutti gli altri.

Anche la distribuzione dei locali scelti da Piccinelli è emblematica. Descrive la mappa dei locali notturni, le rotte dei perditempo, le traiettorie dello svago: 11 locali sono distribuiti fra Sebino e Franciacorta (la vera Mecca del divertimento nostrano), 15 nel capoluogo, 3 nell’hinterland e 8 nella zona del lago di Garda, tutto sommato inferiore alla storica tradizione turistica che l’accompagna.

Laureato in giurisprudenza, giornalista e scrittore, Roberto Piccinelli si definisce «uno studioso della vita sociale e in particolare della vita notturna» e, sul proprio sito Internet, si qualifica come «sociologo del piacere». Ormai è accreditato come guru della materia, profeta di una disciplina che un po’ ha contribuito a inventare.

La sua guida conferma che, anche a Brescia, la dolce vita non pulsa più nelle discoteche. Fra i 37 locali bresciani segnalati ne figurano solo sei. Ci sono il Circus Beat Club di via Dalmazia (apprezzato per le «luci ambrate e l’arredamento scenografico, fatto di contrasti cromatici»), il Sesto Senso di Desenzano (di cui la guida decanta l’accesso possibile dal pontile a lago come pure «i bagni servizievoli con panni caldi ed essenze»), il Qi di Erbusco («teatralità, tecnologia e video-proiezioni perimetrali, unite ad un imponente impatto architettonico»).

Del Red Clubbing di Manerba Piccinelli cita gli «Old School Party», di Casa De Sica a Mazzano le frequentazioni vip (Raoul Bova, Fichi d’India «e pure Taricone»). Dell’Outlimits di Paderno Franciacorta vengono evidenziati l’«effetto provocante, ma domestico» e la clientela «sostanzialmente gay». Anche qui, una nota sui bagni: «Al centro, un grande cilindro in acciaio diventa un orinatoio, diviso al suo interno da una parete in cristallo trasparente, che finisce con il mettere le persone una davanti all’altra. Inibire o disinibire? In questo caso, il bagno funge da incontro tra trasparenze...».

Queste alcune curiosità della guida, le scoperte per chi nei locali di tendenza non va, le attrattive che tengono banco fra i nottambuli. I quali, alla fine, hanno un unico dilemma: «Stasera ci vediamo... da?».

Sphere: Related Content