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domenica 31 agosto 2008

Venezia polemiche. "Guareschi offeso" si dimette Bertolucci.

I figli dello scrittore fanno dimettere il regista dal comitato per il centenario. Il documentario «La rabbia»: cancellata la parte dell'autore emiliano, è rimasta solo quella di Pasolini. Gli eredi irritati dalla frase del cineasta che ha curato il restauro: «Il testo di Guareschi era razzista. Gli abbiamo fatto un piacere a non recuperarlo».

(Corriere della Sera - Giuseppina Manin) Esplode la nuova Rabbia. Quarantacinque anni dopo la prima versione del film documento sull'Italia vista «da destra» e «da sinistra » da due personaggi del mondo culturale che più lontani non si poteva, Pasolini e Guareschi, il comunista eretico e il cattolico conservatore, La rabbia, ricomposta dalla Cineteca di Bologna secondo il progetto originario che l'affidava solo a Pasolini, scatena le ire degli eredi Guareschi. Che, poche ore dopo la sua presentazione alla Mostra del Cinema, chiedono le dimissioni del presidente della Cineteca, il regista Giuseppe Bertolucci, dal Comitato per le celebrazioni del centenario della nascita di Giovannino Guareschi, di cui fanno parte, tra gli altri, Baricco, Zavoli, Ettore Mo, Gustavo Selva e Michele Serra. E Bertolucci, riconoscendo come legittima la richiesta, si dimette all'istante.
A spingere Alberto e Carlotta, figli dello scrittore emiliano ideatore della saga di Don Camillo e Peppone, non è stata solo la scelta di Bertolucci, nata da un'idea di Tatti Sanguineti, di restituire al film la sua fisionomia originaria ricostruendo tramite i materiali degli Archivi Pasolini ospitati nella Cineteca bolognese quella parte iniziale a cui lo scrittore friulano aveva dovuto rinunciare per far posto, su pressione del produttore, al controcanto di Guareschi. A irritarli ulteriormente sono state le dichiarazioni fatte da Bertolucci alla Gazzetta di Parma: «Guareschi è un autore che ha avuto i suoi meriti. Ma il suo testo in La rabbia è insostenibile, addirittura razzista. Gli abbiamo fatto un piacere a non recuperarlo ». Opinioni che hanno fatto prendere la penna ai figli di Guareschi. In una lettera a Vincenzo Bernazzoli, presidente del Comitato, scrivono: «Lei capirà che non possiamo, pur rispettando l'opinione di Bertolucci, accettare che da un esponente del Comitato d'Onore per Guareschi escano affermazioni di questo tenore. Saremmo del parere che lei invitasse il maestro a rassegnare le proprie dimissioni».
Non ce n'è stato bisogno: «Ribadisco il mio giudizio fortemente critico rispetto a un testo che considero tra i meno felici di Guareschi — ha risposto Bertolucci —. Giudizio che riguarda solo un aspetto della sua opera. D'altro canto, consapevole che le mie affermazioni possano aver irritato Alberto e Carlotta, ritengo legittima la loro richiesta di mie dimissioni che rassegno nelle mani del presidente Bernazzoli, riaffermando il mio rispetto per un autore così significativo di una fase importante della nostra storia ».
Comunque, La rabbia secondo Pasolini, dal 5 settembre nei cinema, avrà un seguito da «par condicio». «Dopo la ricostruzione della versione originale di Pasolini sarà la volta di quella di Guareschi », annuncia Luciano Sovena, presidente del Luce. «Quella del '63 fu un'operazione mal riuscita, che aveva tentato di metter insieme due caratteri così incompatibili. Il risultato fu che ad entrambi i film venne amputato un pezzo. Completato il lavoro su Pasolini, abbiamo intenzione di fare la stessa cosa per ridare dignità dell'opera di Guareschi, recuperando quello che anche lì era stato eliminato».
I volti Giovannino Guareschi; a sinistra, don Camillo (Fernandel) e Peppone (Cervi); a destra, il regista Giuseppe Bertolucci

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Venezia Festival. Il giorno imperfetto di Ozpeteck.

(Alberto Crespi - L'Unità. "Un giorno perfetto" di Ferzan Ozpetek ha aperto la serie dei registi nostrani in concorso. Bravi Valerio Mastandrea e Isabella Ferrari a interpretare una coppia separata con figli, ma è un melodramma con troppa carne al fuoco
Verso la metà di Un giorno perfetto, il film di Ferzan Ozpetek passato ieri a Venezia (primo italiano in concorso), Stefania Sandrelli - la mamma della protagonista - fa le carte a una vicina. «Vedo un uomo, un fidanzato… ce l'hai il fidanzato?». E quella risponde di sì, che ce l'ha, fa il ballerino, ma non la porta mai a ballare perché preferisce andarci con un suo amico che fa il camionista. La Sandrelli la scruta, perplessa, e mormora: «Ho capito… sì, ho capito». La scena durerà un minuto e mezzo, è estranea alla trama - che parla di tutt'altro, come fra poco vedremo - e sembra raccontare un altro film di Ozpetek, magari il prossimo, più vicino alle sue atmosfere consuete. Un giorno perfetto, invece, è una decisa virata rispetto all'Ozpetek delle Fate ignoranti e di Saturno contro, l'Ozpetek dell'Ostiense, del gasometro e delle cene fra amici, l'Ozpetek che se non mette Serra Yilmaz in un film si sente male (e infatti la mette pure qui, ma in un passaggio finale di circa 10 secondi).
Un giorno perfetto è una storia disperata, tratta da un romanzo di Melania Mazzucco che squaderna uno spaccato familiare dolorosissimo. Emma (Isabella Ferrari) e Antonio (Valerio Mastandrea) sono separati, hanno due figli. Lui fa il poliziotto, è di servizio come scorta ad un politico inquisito, passa le notti sotto casa della sua ex; lei è andata a vivere con la madre e i bambini, si arrabatta facendo tre lavori - tutti precari - e va in giro vestita in un modo di cui la figlia maggiore, ormai quasi signorina, si vergogna. Lui vorrebbe tornare con lei, lei lo teme perché l'uomo, apparentemente dolce, nasconde improvvisi scoppi di violenza. Il film si apre con il sospetto di una tragedia: la polizia arriva a casa di Antonio perché qualcuno, nella notte, ha sentito degli spari. Dopo la scritta «24 ore prima», viene narrato il «giorno perfetto» in cui Antonio insegue Emma, la implora di ripensarci, quasi la stupra sull'argine del Tevere e infine va a riprendersi i bambini che non vede da moltissimo tempo. Ci fermiamo qui: raccontarvi il finale sarebbe delittuoso.
Il nucleo drammatico del rapporto fra Emma e Antonio è denso e ben raccontato, anche grazie alla bravura dei due attori: spinti a lavorare su toni assai più cupi del solito, sia Valerio Mastandrea che Isabella Ferrari sfidano la propria immagine e la sconfiggono. I difetti del film stanno altrove: soprattutto nel coro di personaggi che circondano Emma e Antonio e che spesso si riducono a semplici bozzetti.
È come se Un giorno perfetto raccontasse un giorno con più di 24 ore, o contenesse altri film che per forza di cose rimangono solo abbozzati. Ozpetek, si sa, ha talento per il melodramma: e il mélo è un genere in cui si deve anche esagerare. Ma qui c'è troppa carne al fuoco, con l'ambizione di dire troppe cose sull'Italia di oggi. Valga, per tutte, la famiglia dell'onorevole: con una moglie morta suicida, un figlio che odia il padre e vuole fuggire in Spagna, una nuova moglie giovanissima (una velina?) che scopre di essere incinta e sembra accettare la corte del figliastro… Forse Un giorno perfetto doveva intitolarsi Molti giorni perfetti. Titolo impossibile, perché i giorni perfetti sono merce rara.

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Matt Mitcham all'Eur: "Io gay alle olimpiadi".

(Il Corriere della Sera) A Roma per un viaggio di riposo dopo le fatiche di Pechino, il tuffatore australiano Matthew Mitcham, che è stato il primo atleta a fare outing alle Olimpiadi dichiarando di convivere con il suo compagno Lachlan, sarà stasera al Gay Village dell'Eur per incontrare i ragazzi della comunità omosessuale romana. Matt, 20 anni, racconterà le sue Olimpiadi da gay - anche se, sottolinea, «vorrei solo essere ricordato come un tuffatore australiano che ha fatto bene i Giochi» - tra gioie e speranze, fatiche e conquiste. Mitcham ha portato i gay sul gradino più alto delle Olimpiadi vincendo l'oro nella piattaforma da 10 metri: 537,95 punti contro i 533.15 del cinese Zhou Luxin.

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Domenico e Pierrick morti su quell'aereo manipolati e strumentalizzati.

Vorrei tornare sulla polemica che è stata creata intorno all'incidente aereo di Madrid. Non posso dire di tornarci a testa fredda, perché io Pierrick (il ragazzo francese che viaggiava assieme a Domenico, l'unica vittima italiana della tragedia) lo conoscevo w lo shock è oggi lo stesso che ho provato il primo giorno quando ho appreso la notizia. Ma cercherò di restare calmo ed oggettivo, anche se è chiaro che io questa lettera non la scrivo per pura speculazione, la scrivo per Pierrick perché sento di avere nei suoi confronti una responsabilità morale. Purtroppo è l'unica cosa che ormai posso fare per lui.
Voglio ribadire con forza un principio: nessuno ha il diritto di esporre la vita privata altrui, e ancor meno le proprie personali interpretazioni della vita privata altrui. Un gruppo di persone tra cui, con mio sgomento, figurano persino alcuni parlamentari, si è invece permesso di fare esattamente ciò, non limitandosi a frugare nella vita privata di persone morte in circostanze drammatiche, ma sovrapponendo addirittura ai fatti la propria libera interpretazione. A me pare una violenza inaudita, una violenza dell'anima non dissimile né meno grave o dolorosa della violenza che si può fare ai corpi. Davvero in Italia un gruppo di persone può fare pubblicare impunemente una lettera aperta sui giornali nella quale espone e interpreta questioni della vita privata che nemmeno conosce? Io trasecolo.
Potrei entrare in una discussione sul merito delle cose che sono state dette a proposito di Pierrick e di Domenico (per il quale provo la stessa profonda pietà umana ma che non ho avuto la fortuna di conoscere) e contestare versioni, ipotesi e interpretazioni. Ma non lo faccio perché lo considero osceno. Vorrei soltanto fare notare una cosa che a me pare decisiva: in Francia due persone, anche dello stesso sesso, che vogliono essere una famiglia possono esserlo legalmente grazie all'istituto del pacs. Non c'è perciò alcun bisogno che persone come Grillini ci siano la loro interpretazione sui legami che secondo loro intercorrerebbero tra persone che neppure conoscono, tanto più quando queste persone sono appena decedute in circostanze drammatiche.
Io vivo a Parigi e da una settimana purtroppo non parlo d'altro, con amici e conoscenti. I più, quando cerco di spiegare la polemica che c'è stata in Italia, non capiscono. Nel senso che tutti in un primo tempo pensano che sia accaduto il contrario: i giornali hanno invaso oscenamente la vita privata di alcune persone e le associazioni di difesa dei diritti dei gay li hanno, giustappunto, difesi. Quando spiego che è successo il contrario, che sono quelle associazioni che hanno invaso la vita privata di quelle persone, manipolandola e strumentalizzandola, la gente non mi segue più. E' un elemento che mi ha fatto percepire ancora più acutamente la barbarie di questa vicenda. Ho cercato di sollevare queste questioni in due lettere che ho indirizzato al Presidente dell'Arcigay, ma la risposta è stata la ripetizione, come un disco rotto, delle argomentazioni risibili che sono state proposte sui giornali.

Giovanni Mastrogiacomo - Parigi (La Repubblica, 30 agosto 2008)

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sabato 30 agosto 2008

Violenze su detenuto gay, Corbelli: "Guardasigilli faccia luce".

(Ansa) Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha presentato un esposto-denuncia al ministro della Giustizia, Angelino Alfano sul caso del detenuto calabrese, quarantenne, omosessuale e sieropositivo, stuprato, picchiato e minacciato in un carcere calabrese. Corbelli, nell'esposto, chiede al Guardasigilli di intervenire ''per fare luce e giustizia su questa turpe e disumana vicenda, indegna di un Paese civile''. Attualmente il detenuto che e' orfano di entrambi i genitori, e' agli arresti domiciliari dopo essere stato in isolamento in una cella con topi e scarafaggi e, successivamente, trasferito dalla casa circondariale calabrese, teatro della violenza, in un altro carcere siciliano, in un reparto riservato ai condannati per reati sessuali. ''Quando mi ha telefonato per raccontarmi il suo dramma e la sofferenza per la brutale violenza subita - afferma Corbelli - ho avuto la netta sensazione di trovarmi dall'altra parte del telefono una persona disperata, rassegnata, per la quale, come mi ha detto piangendo, la vita non aveva piu' alcun senso. Ho temuto fortemente che potesse compiere qualche insano gesto, che volesse suicidarsi. Ho cercato di rasserenarlo, assicurandogli il mio intervento e il mio aiuto''. ''Al ministro - conclude Corbelli - chiedo che si faccia chiarezza sulla vicenda rendendo giustizia alla vittima di questa brutale violenza''.

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Valdesi: piena accettazione degli omosessuali.

Istituire un'apposita commissione di studio sul tema.
Il Sinodo valdese e metodista che termina i suoi lavori oggi (29 giugno) in Torre Pellice (Torino), ha approvato un Ordine del giorno sull'omosessualità, presentato dalla pastore Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ribadisce l'impegno verso una piena accettazione delle persone omosessuali nelle Chiese valdesi e metodiste, un ripudio dell'omofobia e invita le chiese valdesi e metodiste, in eventuale collaborazione con quelle battiste, a predisporre una commissione di studio sul tema, dopo l'esperienza del Gruppo di lavoro sull'omosessualità (GLOM) istituito nel 2000. L'ordine del giorno è stato approvato all'unanimità.

Ecco il testo del documento approvato:
Il Sinodo valdese e metodista, sedente in Torre Pellice dal 24 al 29 giugno 2008, a seguito del percorso di studi e confronti avvenuto nelle chiese durante gli ultimi anni sui temi "fede e omosessualità", sfociato in un'intensa discussione in Assemblea-Sinodo e nel conseguente art. P/AS/07

  • Invita le chiese a continuare la riflessione a partire dai materiali di studio e dalla condivisione fra credenti di diversi orientamenti sessuali;
  • Invita la Tavola Valdese, eventualmente in accordo con il Comitato Esecutivo/Unione Chiesa Evangelica Battista in Italia, a rinominare una commissione che possa fornire alle chiese materiali e strumenti per questo cammino.
La REFO (Rete evangelica Fede e Omosessualità) ringrazia la pastora Letizia Tomassone, i pastori/e, i deputati/e valdesi e metodisti per l'ennesima prova di sensibilità e di coraggio dimostrata in un contesto religioso e socio-politico non sempre facile, dopo la netta condanna dell'omofobia espressa nel Sinodo 2007.

per la Segreteria Nazionale REFO (Rete evangelica fede e omosessualità)
Giorgio Rainelli

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Il principe William metterà le scarpette da ballo.

(Gossipblog) Cosa non si fa per amore! Secondo il Daily Star, il principe William, futuro re d’Inghilterra, ha deciso di prendere lezioni di ballo per assecondare la passione della sua bellissima fidanzata Kate Middleton, che adora scatenarsi in pista.

William, stanco di essere preso in giro dal fratello Henry e dai suoi compagni per la sua goffaggine come ballerino, si impegnerà seriamente per raggiungere i risultati sperati e diventare un degno compagno di danze per Kate, anche in vista del tradizionale ballo degli sposi, il giorno del loro tanto atteso matrimonio.

Chissà se un giorno riusciremo a vederlo all’opera!

Via: CelebCrust

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Circuito Off. Venice International Short Film Festival.

(Cineblog) Dopo il grande successo dello scorso anno, è pronta a prendere il via la nona edizione di Circuito Off, il festival internazionale dei cortometraggi di Venezia, dedicato al cinema indipendente più originale e innovativo, che si terrà a San Servolo dal 30 agosto al 5 settembre 2008.

Il Circuito Off Venice International Short Film Festival è un evento nato per dare spazio alla creatività emergente di giovani talenti ed è cresciuto fino a diventare un punto di riferimento assoluto per il mondo dei film brevi. L’edizione del 2007 ha riscontrato grande successo di critica e pubblico : la Giuria Internazionale ha dimostrato particolare soddisfazione per l’alto livello dei cortometraggi assegnando, oltre ai premi previsti, una serie di 13 menzioni e segnalazioni (ben 11 in più di quelle programmate dal festival).

Anche quest’anno il concorso si dividerà in quattro sezioni, studiate per dare il giusto risalto agli artisti emergenti sia internazionali che nazionali e locali: Off International, Made in Italy, Veneto in Short, Short in Web, più il premio speciale assegnato da CICAE. Inoltre, per la prima volta a Circuito Off, il premio RTP2: la televisione nazionale portoghese, attraverso il suo buyer João Garcão Borges, comprerà circa 120 minuti di cortometraggi, scelti tra nazionali ed internazionali. Il montepremi complessivo di quest’anno arriverà a sfiorare i 25000 euro, un nuovo record assoluto per il festival.

Nel programma del Festival, inoltre, figurano un omaggio al regista nigeriano Aduaka Newton, una sezione interamente dedicata alle arti visive e la presenza del Festival Internacional de cine gay, lesbico y trans de Argentina, che presenterà una selezione di 14 lavori provenienti da uno degli eventi culturali più prestigiosi e creativi di Buenos Aires.

Qoob, il progetto multimediale sviluppato da Telecom Italia Media Broadcasting e Mtv Italia, organizzerà il grande party di apertura del festival, proietterà in anteprima nuovi corti e sarà presente, tutti i giorni della manifestazione, con due troupe di utenti della community per filmare e riprodurre in tempo reale spaccati della kermesse.

E restando in tema di party… la sera del primo settembre sull’isola di San Servolo, alla festa organizzata da Circuito Off presenzierà un’ospite davvero speciale: Natalie Portman.

Info: Circuito Off

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Presidenziali Usa, McCain gioca la carta rosa: Sarah Palin.

ritratto di Sarah Palin, audio

(Panorama) Era stato il britannico Times a segnalare per primo, quasi un mese fa, che John McCain aveva in mente di nominare un donna come vice: o il Governatore dell’Alaska Sarah Palin o Carly Fiorina, chief executive della Hewlett-Packard. Non si sbagliava: stamane un aereo privato proveniente da Anchorage è atterrato a Dayton, in Ohio, dove il candidato repubblicano presenterà il suo vicepresidente. Tutto lascia pensare, secondo la stampa americana, che a bordo ci fosse proprio la Palin, risposta alla scelta obamiana di Joe Biden giunta dopo aver scartato l’ipotesi femminile di Hillary. Quella repubblicana potrebbe essere una carta vincente soprattutto perché Palin è da sempre considerata una paladina di alcuni temi cari ai conservatori: è contro l’aborto (ha un figlio down) e i matrimoni gay ma a favore della pena di morte e il diritto a portare armi. Ma soprattutto potrebbe portare dalla sua parte le molte donne deluse dal fallimento della mancata candidatura della Clinton.

Se così fosse, Mitt Romney, l’ex governatore del Massachusetts, e Tim Pawlenty, il governatore del Minnesota non farebbero più parte del team di McCain, che sceglie quindi una donna, giovane e madre, per stuzzicare l’appetito di chi in queste elezioni americane voleva una figura femminile. Lei, Sarah Palin, ha un curriculum di tutto rispetto: dal 2006 è la prima donna governatore dell’Alaska. Madre di cinque figli, 44 anni nata nell’Idaho, membro tesserato della National Rifle Association, maratoneta e appassionata della vita all’aria aperta (mangia hamburger di alce), quella che potrebbe essere il numero due di McCain è la presidente della Alaska Oil and Gas Conservation Commission. Suo marito Todd è un eschimese ed è anche per questo che Palin, dopo aver posato per Vogue nel 2007, è soprannominata “la governatrice più calda dello stato più freddo”.

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Roma: Controlli in locale a luci rosse, 100 persone identificate.

I controlli verranno estesi anche ad altri locali compresi quelli frequentati da omosessuali.

Cento persone sono state identificate dopo controlli in un locale a luci rosse di Roma, il Paradise. I poliziotti hanno sorpreso molti dei clienti in atteggiamenti intimi o in procinto di consumare rapporti sessuali. I vigili urbani, che hanno coadiuvato la polizia nei controlli, stanno verificando le autorizzazioni amministrative. Voci insistenti danno per imminenti controlli in altri locali tra cui quelli frequentati da omosessuali.

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Urbino. Ricatto gay, arrestato diciassettenne.

La vittima di 48 anni ha rivelato i fatti ai carabinieri e fingendo di consegnare il denaro al ragazzo ha interrotto l’incubo. Da mesi minacciava il maturo amante: “Ho filmato tutto, dammi 300 euro o ti denuncio”.

(Giorgio Bernardini - Corriere Adriatico) “Ho filmato tutto, dammi i soldi”. Era questo il tenore delle telefonate che un quarantottenne della città ducale riceveva ossessivamente negli ultimi tempi.
Dall’altra parte della cornetta c’era un giovane nordafricano, che lo ricattava minacciando di diffondere un video da lui stesso filmato che li ritraeva assieme in atteggiamenti sessuali.
Galeotto fu il rapporto che i due avevano avuto qualche tempo prima, quando entrambi consenzienti si erano legati in un connubio che il giovane nordafricano, appena diciassettenne, diceva di aver filmato.

Martedì sera l’incubo delle minacce è finito: i Carabinieri hanno colto il giovane in flagrante mentre riceveva i soldi estorti all’urbinate e lo hanno immediatamente arrestato.
Una storia torbida che ha visto coinvolto l’uomo di mezza età caduto suo malgrado in una spirale di paura e vergogna. Questi sentimenti non gli hanno impedito di fare la cosa giusta: segnalare la minaccia alle autorità, che si sono immediatamente attivate per indagare sul giovane.
“Ricevo continuamente minacce”, aveva chiarito l’urbinate nel suo sfogo e nella sua richiesta d’aiuto. Così dopo alcuni giorni di ininterrotta attività investigativa i militari della stazione di Urbania e quelli dell’aliquota operativa hanno pensato bene di porre fine all’azione di estorsione e minaccia del nordafricano.

L’uomo ricattato rispondendo a una delle tante telefonate del ragazzino ha finto di essere disposto a consegnarli parte della cifra da lui richiesta accordandosi per effettuare il pagamento in un luogo appartato di Urbania.
Una volta informati dell’accordo stipulato con il giovane ricattatore i carabinieri hanno fatto scattare la trappola.
Si sono appostati nei pressi del luogo convenuto ed hanno atteso il fatidico momento.
Dopo una breve attesa i militari sono riusciti così a sorprendere il minorenne mentre riceveva 250 euro dal signore 48enne, che dopo le continue e pressanti intimidazioni si era deciso a versare.

“Ho il video del nostro rapporto sessuale e se non mi consegni 300 euro ti denuncio”. Questo l’inutile spauracchio agitato dal nordafricano che seppure minorenne ha un’età in cui il consenso è sufficiente a eliminare ogni ipotesi di reato. La sua minaccia sottintendendo comunque la volontà di procurare alla sua vittima un evidente disagio avrebbe comunque potuto tenere in scacco la vittima del ricatto che probabilmente, se non avesse denunciato immediatamente il fatto, sarebbe stata ogetto di minacce per molto tempo.
Martedì sera però l’atto conclusivo di questa amara vicenda.
L’incontro tra i due si è tenuto come previsto, ma non tutto è andato come immaginava il diciassettenne, che non si sarebbe mai aspettato che ad aprire lo sportello della macchina nella quale doveva esserci la sua vittima, fossero invece i carabinieri.

Subito dopo l’arresto la Procura dei Minori del Tribunale per i Minorenni di Ancona ha disposto l’accompagnamento del ragazzo presso la sua abitazione e la consegna in affidamento ai propri genitori in attesa della convalida dell’arresto da parte del Giudice per le indagini preliminari.

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Silvio Berlusconi: l’icona pop che spopola in libreria, nel cinema, nell’arte.

Silvio Berlusconi icona pop

(Panorama) Il Cavaliere sta diventando una vera icona nell’immaginario italiano, alla maniera del Che o di J.F.K. Tutti sognamo o ci scontriamo con questo prototipo. Non solo fioriscono nuovi libri come l’intervista di Claudio Sabelli Fioretti al neo ministro della cultura e fedelissimo del Premier, Sandro Bondi, intitolato Io, Berlusconi, le donne, la poesia (Aliberti editore), dove è scontato l’inno appassionato alle qualità del premier e nemmeno l’ironia di Sabelli Fioretti riesce a scalfire la corazza del legionario berlusconiano, ma anche Nicola Fano, noto studioso teatrale, indaga sulla miscela teatrale del mito Berlusconi in Gli italiani di Shakespeare da Iago a Berlusconi (Gaffi editore). Il bacillo del Cavaliere ha infettato anche la letteratura di genere thrilleristico-giallo: dall’Omicidio Berlusconi di Andrea Salieri, già del 2003 per le edizioni Clandestine a Chi ha ucciso Berlusconi di Giuseppe Caruso (2005 Ponte alle Grazie) e La verità bugiarda di Raul Montanari, (2005 Baldini Castoldi) in cui il Presidente viene ucciso in piazza Duomo a Milano.

L’icona diventa tale se anche arte e cinema se ne appropriano. E allora basti guardare le opere della serie Liturgie di Gianluigi Colin, art director del Corriere della Sera (la mostra si è tenuta a luglio a Sansepolcro). Fra i suoi “decollage” dei manifesti elettorali spicca quello di Berlusconi, e anche sulla satira e l’ironia l’hanno vinta l’immagine, il rituale. E cosa dire dei film che hanno sempre in Berlusconi il leitmotiv della pellicola e non solo sotto metafora come nel noto Caimano di Nanni Moretti? I giovani registi Gian Luca Rossi e Daniele Giometto portano sullo schermo l’assassinio del Presidente del consiglio con una black comedy dal titolo, Ho ammazzato Berlusconi, trasposizione del romanzo di Salieri. E si prova ad ammazzare l’icona cavalleresca anche nel film di Berardo Carboni Shooting Silvio. Ma la caricatura al premier non è solo nazionale, come dimostra Bye bye Silvio di Jan Henrik Stahlberg. Per quanto però lo si ammazzi e strapazzi Berlusconi diventa elemento costitutivo di una sorta di allegoria e non mera riconferma di quello che è. Insomma: come Superman o l’Uomo Ragno, il Cavaliere è entrato nel mito.

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Colombia, quella silenziosa strage dei gay .

Sono 67 gli omosessuali uccisi in due anni: e i delitti restano irrisolti. La valle maledetta. Gli omicidi si concentrano nella capitale e nella valle della Cuaca, dove agiscono impuniti i paramilitari.

(Alessandra Muglia - Il Corriere della Sera) Rolando Pérez giaceva riverso in una pozza di sangue, la testa massacrata a martellate, nella sua casa, a Cartagena. Aveva 43 anni, e un «difetto»: era gay. Sarebbe questo il «movente» del delitto di questo professore universitario stando ai referti della polizia colombiana: «Tutto indica che il movente è assolutamente passionale perché questo cittadino conduceva una vita disordinata, era promiscuo e, nella sua condizione di omosessuale, aveva molti partner», andava via deciso il colonnello Carlos Mena Bravo. Quanto all'identità dell'aggressore, le indagini puntano, manco a dirlo, «a qualcuno dei suoi compagni omosessuali», precisava nel suo rapporto l'agente. E' passato più di un anno da quelle dichiarazioni ma l'assassino di Pérez resta senza volto.

Nessuna traccia nemmeno di chi ha finito brutalmente Mária Luisa Perea: lesbica, è stata ritrovata la mattina presto del 19 dicembre scorso con il volto tumefatto, seminuda, dentro uno stadio di calcio, il corpo che ancora parlava dello stupro subito prima dell'ultimo respiro. A cento metri di distanza, quindici giorni dopo, è toccato ad Andrea Anguacho, giovane trans di 29 anni, «bella di notte» con il cranio fatto a pezzi. E poi un suo collega noto nella cerchia come «La Luisa Fernanda». È lungo l'elenco dei «diversi» uccisi misteriosamente negli ultimi anni in Colombia: almeno 67 tra il 2006 e il 2007 secondo il rapporto di Colombia Diversa, Ong attiva nella difesa dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali e trans (la categoria più colpita).

Le 356 pagine dello studio sottolineano che gli omicidi si concentrano nella capitale, Bogotà (13) e nella regione sudorientale della valle del Cauca (29), zona contesa tra la guerriglia e i paramilitari, «culturalmente allergici» ai «diversi» e passati tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90 alla conquista di quest'area, una delle regioni economicamente più dinamiche del Paese, con le sue coltivazioni di droga e il suo porto sul pacifico, Buenaventura. Qui quest'anno le vittime gay sarebbero già 22. «Questi delitti restano impuniti, mancano indagini serie da parte delle autorità» dichiara al Corriere Marcela Sanchez, direttrice esecutiva della Ong. Poi alza il tiro: «Le aggressioni agli omosessuali non avvengono soltanto per mano di semplici cittadini, ma sono spesso commesse da polizia, istituzioni educative, su su fino allo stesso governo».

La cosa più preoccupante per lei è che questi crimini vengono spesso liquidati come passionali: «Questo contribuisce non soltanto a sviare le indagini ma anche a spiegare una condotta criminale in modo banale come perdita di controllo dovuta a relazioni emotivamente molto disturbate». Nel rapporto si mette in luce come la polizia spesso abusi del suo potere: se vede una coppia omosessuale che si abbandona a effusioni in uno spazio pubblico, scatta l'arresto (arbitrario) oppure botte e insulti omofobici. «Non ci sono differenze fra il trattamento riservato ai gay nei campi di concentramento di Hitler e il modo in cui sono trattati nelle carceri colombiane. Da entrambe le parti subiscono violenze e finiscono ammazzati» - ha denunciato sul quotidiano di Bogotà El Espectador Gina Parody, senatrice che ha presentato un progetto di legge che riconosce alle coppie omosessuali (300 mila in Colombia) pari diritti rispetto a quelle etero. Una legge fermata in extremis lo scorso giugno, quando entrambe le Camere del Congresso colombiano l'avevano approvata, ma alla fine il Senato non l'ha ratificata.

Una tensione mai risolta, intrecciata con la crisi aperta in Parlamento dallo scontro tra il presidente Uribe e la Corte suprema, che sta indagando sulle infiltrazioni dei gruppi paramilitari e ha già mandato in carcere una trentina di parlamentari vicini al governo. «Nessuno finora ha mai avuto il coraggio di andare fino in fondo: quando qualcuno ci ha provato è stato ammazzato» osserva amaro Jesús Castañeda, colombiano della valle del Cauca rifugiatosi a Milano tre anni fa dopo che i paramilitari avevano ucciso il suo capo, l'allora direttore del parco di Tayrona.

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venerdì 29 agosto 2008

Emergenza Aids a New York.

Immagini da New York per il calendario Caffè River
(Panorama) Sono centomila i newyorkesi infettati dal virus dell’HIV secondo gli ultimi dati forniti dai funzionari del dipartimento della Sanità della città. Solo nel 2006 i nuovi malati nella metropoli sono stati circa cinquemila. Le statistiche rese note il 28 agosto rivelano che l’epicentro statunitense della diffusione dell’HIV è la Grande Mela. Il dipartimento della Sanità newyorkese giustifica questo “boom” con la forte presenza dei cosiddetti “gruppi a rischio”, soprattutto quelli composti da uomini omosessuali e di colore.

A scattare la fotografia reale di questa vera e propria emergenza è stata una nuova metodologia, in vigore dal 2006 e sviluppata dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie negli Stati Uniti, in grado di stabilire l’anno esatto in cui l’infezione è avvenuta. Si è scoperto, così, che in quello stesso anno la metà dei sieropositivi era di sesso maschile e aveva contratto l’Aids attraverso rapporti di tipo omosessuale.

A completare l’identikit delle persone colpite dal virus sempre grazie a questa tecnologia, è venuto fuori che i neri infettati dal virus dell’HIV di entrambi i sessi, invece, sono stati in media tre volte più numerosi dei bianchi. Per la dottoressa Monica Sweeney, specializzata nel controllo e la prevenzione dell’Aids, la precisione delle ultime statistiche aiuterà la città di New York anche per il futuro, soprattutto nell’ottimizzare le risorse per vincere la sua guerra contro il virus.

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A Venezia entusiasma tutti l'ultimo imperatore Valentino.

A Venezia 65 critici e pubblico d'accordo nell'acclamare il documentario di Matt Tyrner sullo stilista Valentino un film perfettamente riuscito. Parte importante del film il suo sodalizio di una vita con Giancarlo Giammetti.

(Cinemagay) Valentino Garavani, in arte solo Valentino, l'aveva promesso: "costruirò un evento sul mio film", e così è stato alla presentazione, in anteprima mondiale, del documentario "Valentino, The Last Emperor" del giornalista-regista Matt Tyrner, al secondo giorno della Mostra del cinema di Venezia.
La maggior parte pensava però che sarebbe stato solo un evento mondano, un'ennesima celebrazione di ricchezza e alta moda, la celebrazione di un artista, oggi 76enne, che ha appena abbandonato il suo impero (ma non il suo attivismo: in questi giorni ha appena terminato di allestire la sua seconda retrospettiva delle sue creazioni al museo del Louvre e si appresta a una storica rivisitazione dei costumi impiegati nell'opera classica italiana).
Invece ci siamo trovati davanti ad un vero film, che ha richiamato nelle recensioni di alcuni critici opere come "Prêt-à-porter" e "Gosford Park" di Altman, a volte impietoso e quasi ironico verso il protagonista, con scene che sembravano provenire da tagli a "Il vizietto" e momenti che di primo acchito potrebbero lasciare perplessi (dei collaboratori gli avevano chiesto di tagliare alcune sequenze troppo imbarazzanti ma Valentino ha replicato che erano importanti perché facevano "spettacolo"). Marco Mueller, il direttore della Mostra, aveva visto giusto affermando che questo documentario era in realtà una delle più belle opere di fiction che aveva visto in questi ultimi anni.

Anche se il tema del film, che segue passo passo Valentino negli ultimi due anni di lavoro (250 ore di registrazione) è soprattutto un'acuta analisi di come lo stilista consideri la moda e il suo mondo, non viene trascurato l'aspetto privato e umano del protagonista, colto in momenti di intima vita domestica, mentre ad esempio spazzola i denti dei suoi amatissimi Carlini (sono cinque, Milton, Maude, Monty, Margot, Molly, sempre sostituiti ad ogni decesso, magnifici nella loro "bruttezza") o battibecca col suo compagno di sempre Giancarlo Giammetti (che gli fa notare di avere preso un'abbronzatura troppo pesante e al quale replica di pensare piuttosto alla sua pancia). Il film è infatti anche una preziosa testimonianza dell'amore che ha unito per cinquant'anni Valentino e Giancarlo, conosciutisi quando erano ancora ragazzi, che fa dire a Natalia Aspesi nell'articolo su Repubblica di oggi che il "film racconta non solo la straordinaria carriera di uno dei più grandi couturier del mondo ... Ma anche una storia di complicità, complementarità, sopportazione, comprensione, rispetto e autoironia che fa del lungo legame (quasi 50 anni) di Valentino e Giammetti, l´esempio più ammirevole di come dovrebbero essere un matrimonio felice e un´autentica, libera, fortunata storia d´amore."

Il film ha tutte le carte in regola per piacere ad un vasto pubblico, anche a quello allergico all'alta moda o agli ambienti simil-aristocratici (Valentino possiede appartamenti, ville e castelli nei luoghi più belli del mondo), perché ci fa capire che ciò che interessa a Valentino non è la ricchezza ma la bellezza, l'armonia, la purezza, e la spontaneità. Nel film abbiamo anche i "cattivi", quelli che invece pensano solo ai soldi e che per questi sono disposti a mettere in discussione tutto, a costruire e non a creare, a rincorrere le aspettative del pubblico piuttosto che a indirizzarle. Alla fine del film, uno di questi "cattivi", Matteo Marzotto, il socio che ha in pratica costretto Valentino ad abbandonare la società, verrà pagato con la stessa moneta.
Purtroppo, sembra volerci dire Valentino, con noi sparisce un'epoca, quella dei sarti artisti, che erano una cosa sola con l'azienda e le loro creazioni, estromessi dalla finanza e dai meccanismi delle "borse" che devono guardare più al successo commerciale che alla creatività artistica.

Il film sarà distribuito da Medusa a dicembre 2008.

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Forever 27, mostra dedicata ai divi del rock scomparsi troppo presto.

A Londra una mostra dedicata ai musicisti scomparsi a 27 anni

(Chiara Meattelli - Panorama) Come si entra nel Forever 27 Club? Semplice, basta essere musicisti di straordinario talento e morire di overdose o in circostanze misteriose a ventisette anni. All’insolito club appartengono più di trenta artisti ma l’esibizione fotografica Forever 27, alla Proud Gallery di Camden Town, è dedicata ai suoi cinque membri più famosi: Jim Morrison, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain. La mostra raccoglie sessanta foto, molte delle quali inedite, scattate da celebri fotografi rock dell’epoca; un tributo al talento e alla musica di cinque artisti che hanno reso il loro nome leggenda, grazie anche alla prematura scomparsa. Il primo ad andarsene è stato Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones, polistrumentista geniale e creatore di suoni innovatori e sperimentali. Il suo cadavere è stato rinvenuto nella piscina di casa il 9 luglio 1969; si è data la colpa a un mix di antidepressivi, droghe e alcolici ma molti parlano di omicidio colposo. La sua morte ha scioccato il mondo della musica, Jimi Hendrix gli dedicò una canzone e Jim Morrison una poesia, non sapevano che presto anche loro si sarebbero uniti al macabro club. Hendrix è scomparso il 18 settembre del 1970, soffocato dal suo stesso vomito dopo una scorpacciata di sonniferi. Janis Joplin l’ha seguito il 4 ottobre dello stesso anno: overdose di eroina. Poi è stata la volta di Jim Morrison trovato morto il 3 luglio 1971 nel suo appartamento di Parigi, dove si era rifugiato per sfuggire dai riflettori e scrivere poesie. Nel giro di due anni il rock aveva perso i suoi volti più significativi. La membership al Club 27 di Kurt Cobain è invece arrivata molto dopo, nel 1994, quando il leader dei Nirvana si uccideva con una fucilata in bocca. Ma non è stata solo l’età ad accomunare questi artisti: condividevano il tormento generato dallo stesso successo che li celebrava e che, alla fine, li avrebbe portati a perdere il controllo delle proprie vite. Proprio questo documentano le immagini, molte delle quali intense e iconiche come quelle di Hendrix, con lo sguardo che buca l’obiettivo della macchina fotografica. Poi ci sono quelle di Janis Joplin a Woodstock, col volto immerso dentro una canzone e una sensualità dirompente, pari solo alla sua voce. Le più rare (e costose, 3.300 euro) sono quelle del primo photoshoot ai Rolling Stones, le uniche in cui compaiono con giacche a scacchi da bravi ragazzi, quando ancora non erano nessuno e tanto meno l’alternativa ribelle ai Beatles. I giovanissimi Jagger e Richards posano con Jones e gli altri in un pub di Chelsea, dietro di loro due signori molto British conversano dall’alto della loro pettinatura rockabilly all’ultimo grido. Altre immagini rivelano un Jim Morrison introspettivo sul palco mentre i ritratti di Kurt Cobain trasudano la stessa devastante tristezza presente nella sua musica. La mostra rimarrà aperta fino al 9 novembre. GALLERY

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Detenuto gay sieropositivo stuprato in un carcere calabrese.

(Agi) Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia quella che definisce "una barbarie indegna di un paese civile, il dramma e la inaudita violenza subita in carcere da un giovane detenuto calabrese, 40 anni, omosessuale e sieropositivo, stuprato, picchiato e minacciato in prigione, messo quindi in isolamento in una cella con topi e scarafaggi".

"E' un episodio - aggiunge Corbelli - di una brutalita' e disumanita' inaudite. Un giovane calabrese di 40 anni da qualche giorno agli arresti domiciliari mi ha raccontato per telefono la sua allucinante e dolorosa odissea. Arrestato per tentato furto, nel giugno scorso, viene rinchiuso in un carcere calabrese. Dichiara subito alla direzione dell'istituto di pena la sua omosessualita' e sieropositivita'. In cella agli inizi di luglio subisce una violenza bestiale, viene ripetutamente violentato da alcuni detenuti, che quando poi scoprono che e' sieropositivo lo picchiano e minacciano anche di ucciderlo. Il giovane viene per questo messo in isolamento in una cella con topi e scarafaggi. Successivamente viene trasferito in un carcere di un'altra regione e per alcuni giorni incredibilmente e irresponsabilmente rinchiuso in un reparto riservato a detenuti condannati per reati sessuali. Intanto chi lo ha violentato in cella e anche gli altri detenuti, dell'intera struttura ospedaliera, che sono venuti a contatto con lui, vivono con l'incubo di aver contratto l'Aids. Da pochi giorni il giovane ha ottenuto gli arresti domiciliari. Mi ha telefonato per raccontarmi, piangendo, con rabbia e dignita', il suo dramma, la sua sofferenza, la sua disperazione. Sono profondamente indignato per quanto accaduto. Chiedo che venga fatta luce e giustizia su questo gravissimo episodio, accertate e perseguite le responsabilita' a tutti i livelli. Quel giovane merita rispetto, solidarieta' e giustizia. Naturalmente - conclude Corbelli - chiedo che in questo carcere venga fatto un attento esame per verificare se a seguito della violenza al giovane omosessuale sieropositivo si siano registrati casi di infezione da Hiv in altri detenuti che devono naturalmente essere seguiti con attenzione e curati adeguatamente per evitare il dilagare della malattia e per scongiurare che si diffonda in questa casa circondariale la psicosi Aids".

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Beretta, Confindustria. Un presidente gay? Perchè no?

"Gli imprenditori non sono conservatori".
(Apcom) "Perché no?". Ha risposto così Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, a una domanda di Klaus Davi, per Klauscondicio. "In Confindustria - afferma Beretta - si valutano gli imprenditori per le loro capacità, per i risultati che sono in grado di conseguire per il mondo associativo, quindi nessuna discriminazione. E` sbagliata l`idea di considerare conservatori gli imprenditori. Se c`è una categoria sociale che per necessità deve essere innovativa è proprio la nostra".
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La Pro Patria apre gli abbonamenti "famiglia" alle coppie di fatto ma non a quelle gay.

Busto applaude alle novità biancoblù e rilancia: «Servono segnali anche su edilizia e altri settori»

(Laura Campiglio - La Provincia di Varese) Busto Arsizio. Avanti con i servizi per le coppie di fatto, e non solo allo stadio: l'idea della Pro Patria di creare un abbonamento famiglia aperto anche alle coppie non sposate, si tratti di conviventi o di eterni fidanzati, incontra a Busto simpatia. Anche in una città notoriamente attaccata ai valori tradizionali, la concezione di famiglia cambia.

Si cambia
«Delle mie amiche storiche del liceo - racconta Ylenia Gadda, trentenne in carriera - un paio sono single, una è sposata e le altre convivono, me compresa: il matrimonio è un passo di cui al momento non sento il bisogno, ma non per questo il mio impegno nella coppia è meno serio. La realtà cambia, e le convivenze aumentano: sarebbe ora che anche le istituzioni se ne rendessero conto». Della stessa idea Alessandro Almasio, sposato, un figlio di undici anni: «E brava Pro: anche tanti nostri amici convivono, e non per questo sono famiglie di serie B. Le famiglie di fatto meritano di essere considerate come le altre, non solo allo stadio ma anche per servizi più seri come l'edilizia convenzionata». Busto favorevole ai Pacs? «Non ho detto questo - spiega Almasio - capisco che l'istituzionalizzazione vera e propria delle coppie di fatto possa incontrare resistenze, ma credo che nessuno avrebbe da ridire se queste famiglie venissero considerate come le altre in diverse sedi, dagli ospedali agli uffici dell'Aler».

Via di mezzo
Presa d'atto senza formalizzazione: è questa la ?via di mezzo? che piace ai più. Anche un giovanissimo come Paolo De Servi approva: «Proprio i Pacs no, soprattutto perché l'idea dei matrimoni omosessuali mi dà fastidio. Ma che i conviventi vengano trattati come famiglie normali mi sembra giusto. Se uno sta male ed è all'ospedale, perché il convivente non può stare al suo fianco?». Non mancano i dubbiosi: «Ai miei tempi ci si sposava e bon - sorride Graziella Belloni, pensionata - secondo me, i giovani che convivono non vogliono prendersi fino in fondo le loro responsabilità. Ma tutte queste coppie ci sono, e sono sempre di più: bisognerà ben farci i conti». I bustocchi propendono per un'accettazione ?di fatto?. Quando però gli innamorati sono dello stesso sesso, l'opinione comune diventa meno progressista: «Ma anche i gay possono abbonarsi al pacchetto famiglia della Pro?» sgrana gli occhi il quarantenne Maurizio. Poi trae un sospiro di sollievo: «Le coppie di fatto sono ormai una realtà, ma per quelle omosessuali la società non è ancora pronta».

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Per il rugby... ci vuole un fisico bestiale.

Le nuove speranze azzurre si affidano alle tecniche dell'atletica per una miglire preparazione.
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C'è anche Calimero al FilmFest di Roma.

Il Festival Internazionale del Film di Roma, in programma dal 22 al 31 ottobre prossimi, renderà omaggio ad alcuni grandi dell’animazione italiana, nella sezione Alice nella città.

Oltre alla presentazione dei film West and Soda del 1965 e Allegro non troppo del 1976 di Bruno Bozzetto, sarà celebrata l’opera di Giulio Gianini e Emanuele Luzzati, che ci regalarono lavori che hanno lasciato il segno nella storia dei cartoni animati italiani come La gazza ladra del 1964, il corto Pulcinella del 1973, e Il Flauto magico, del 1978, tratto dall’opera di Mozart.

Ma non é finita. Verrà ricordato anche Nino Pagot che con il fratello Toni diedero vita al personaggio di Calimero, il pulcino nero di Carosello. Mi sono intenerita al ricordo del personaggino nato nel 1963 dalle penne di Pagot e Colnaghi e apparso per la prima volta negli spot della marca di detersivi Mira Lanza. La prima serie del 1961 era intitolata La costanza dà sempre buoni frutti, mentre quella ufficiale, Calimero pulcino nero, prodotta del 1963. I cartoni all’interno dello spot erano brevi (circa un minuto e mezzo), ma rispetto alle serie a colori realizzate dal 1974 in poi, hanno un altro fascino. Il bianco e nero mi rende nostalgica.

Il personaggio mitico della tv é il sedicesimo pulcino della gallina padovana Cesira con il fazzolettone in testa che non lo considera suo perché nero, e del brutalone Gallettoni. Il piccolo non lascia mai il suo uovo (la metà la porta sulla testa a mo’ di cappellino) da cui si è schiuso. Appena uscito é bianco come i suoi fratellini ma una volta caduto in una pozza di acqua sporca apparirà in tutto il suo splendore di colore nero. Gira per l’aia alla ricerca della sua mamma, ma é dura per lui apprendere che la madre non lo accetta. Alla fine il pulcino tenero e bisognoso di protezione incontrerà l’Olandesina della Mira Lanza che lo aiuterà a svelerà l’arcano: non é nero, é solo sporco!

Ecco il primo spot in bianco e nero, con la nascita del pulcino.
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Versilia, è l'ora di miss Trans.

Da qualche anno è ospitato dal Priscilla Caffè sulla marina di Torre del Lago.

(La Nazione) E’ vigilia per miss Italia trans il concorso di bellezza più trasgressivo che come tradizione è un appuntamento di fine estate in Versilia. La selezione con l’assegnazione delle tradizionali fasce avverrà sabato sera dalle 22 al Priscilla Caffè (nella foto la vincitrice dello scorso anno). Quanto tempo è passato dal 1992 quando l’idea di Regina ed Anastasia, leader non solo versiliesi del movimento transessuale, fece balzare il concorso alla ribalta nazionale e internazionale. Tutto nacque dopo l’esclusione di una ragazza trans da miss Italia a Salsomaggiore. L’evento si svolse prima al Frau e poi alla Casina Rossa. Da qualche anno è ospitato dal Priscilla Caffè sulla marina di Torre del Lago. Quest’anno la conduzione della serata finale del concorso è affidata a Fabio Canino. In giuria sono attesi molti personaggi del mondo dello spettacolo. Ma domani ci sarà un’anteprima più impegnata dell’evento mondano e spettacolare. Alle ore 19 al priscilla Caffè incontro dibattito sulla condizione dei transessuali in Italia: progetti e azioni passati, presenti e futuri. Intervengono Marcella Di Folco presidente del movimento identità transgender, Porpora Marcasciano del direttivo «Facciamo breccia», Regina Satariano responsabile del consultorio transgenere e Alessandro Comeni di Ireos Firenze. Coordina Fabianna Tozzi presidente dell’Associazione transgenere.

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Madonna: le canzoni dello show di Roma.

(Panorama) A poco più di una settimana dallo show di Madonna all’Olimpico di Roma, ecco la scaletta completa dello spettacolo che la popstar sta portando in giro per il mondo. Tra i pezzi forti del concerto, la versione ultradance di Like A Prayer: coreografie pazzesche, ballerini scatenati e, colpo di scena, alla fine della canzone Madonna “brucia” tra le fiamme risucchiata da uno schermo a forma di cono. I fan che l’hanno vista a Cardiff e a Nizza giurano che sia la performance più spettacolare di tutta la carriera di Lady Ciccone. Qui sotto, tutti i brani previsti nella scaletta:

Intro/Candy Shop

Beat Goes On

Human Nature

Vogue

Video Interlude
Into The Groove

Heartbeat

Borderline

She’s Not Me

Music

Video Interlude
Devil Wouldn’t Recognise You

Spanish Lesson

Miles Away

La Isla Bonita/Lela Pala Tute

Romanian folk interlude
You Must Love Me

Video Interlude
4 Minutes

Like A Prayer

Ray Of Light

Hung Up

Give It To Me

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E' morta Del Martin, simbolo della lotta per i diritti Lgbt.

Ciao Del, non scorderemo la tua lotta.
Del Martin, simbolo della lotta per il riconoscimento legale delle nozze gay negli Usa e protagonista di uno dei primi matrimoni tra donne nella storia della California, e' morta in un ospedale di San Francisco.

(L'Unità) Come Davina e la sua compagna, anche lei si era già "sposata" una prima volta dopo il via libera di Newsom e in quella occasione Liberi tutti ne fece un ritratto a tutto tondo. Alla sua compagna esprimiamo partecipazione, ricordando la statura di Del. La notizia della sua scomparsa e' stata data ai media americani dal National Center for Lesbian Rights di San Francisco. Del Martin aveva 87 anni e soltanto due mesi fa - dopo l'apertura ufficiale della California alle unioni gay - era riuscita a coronare il sogno per il quale aveva lottato una vita intera: unirsi civilmente alla sua compagna, Phyllis Lyon.

Nel 2004, quando il sindaco di San Francisco Gavin Newsom apri' le porte alle nozze gay in quello che fu ribattezzato l'inverno dell'amore' in citta', la coppia fu la prima di tutta la California a correre all'altare: ma quelle nozze, in un secondo momento, furono annullate. Cosi, per coronare il suo sogno, la Martin ha dovuto aspettare fino al 16 giugno scorso, il giorno in cui si e' unita legalmente alla donna che le e' stata accanto per piu' di cinquant'anni. A Martin e Lyon viene riconosciuto, da gay americani, il merito di aver fondato la prima associazione nazionale di lesbiche, la 'Daughters of Bilitis' e il primo giornale lesbico, 'The Ladder'. Conosciutesi nel 1950 a Seattle (nello stato di Washington) le due donne erano andate a vivere insieme il giorno di San Valentino del 1953 decidendo di lottare fianco a fianco per veder coronato il proprio sogno d'amore e i diritti delle coppie nella loro situazione. Attualmente, negli Usa, le unioni gay sono riconosciute in due Stati: la California e il Massachusetts.

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COMUNICAZIONE DI SERVIZIO.

Stiamo lavorando sui nostri server. Aggiorneremo il blog in serata.

Scusateci per il disagio.

Grazie
Notizie gay.

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giovedì 28 agosto 2008

Ossessione. Il Sesso è come è una droga per un milione e mezzo d'italiani.

(Adnkronos/Adnkronos Salute) Il sesso sta diventando una vera e propria mania: un milione e mezzo circa di italiani in età adulta ne è addirittura dipendente. Gli uomini più delle donne, anche se di certo non mancano le italiane che fanno del sesso il loro chiodo fisso. La stima, destinata a sorprendere, arriva dalla Società italiana di intervento sulle patologie compulsive (Siipac), che si occupa, da ormai più di 10 anni e con sedi in tutta Italia, di disturbi legati alle 'new addiction', ovvero dipendenze non legate a sostanze: tra le altre dipendenza da cellulari, da internet, gioco d'azzardo patologico e shopping compulsivo.

I 'sesso-dipendenti' sono "persone che hanno grossi problemi a causa di questo comportamento - spiega la Siipac in una nota - al pari della dipendenza da alcol". Ad essere colpiti da questa patologia sono indifferentemente maschi e femmine. Ma cambiano sensibilmente le percentuali tra i due sessi: il 70-80% per gli uomini contro il 20-30% per le donne. Il campione nazionale comprende, a seconda della regione, dal 3% al 5% della popolazione. Il che si traduce in una cifra da capogiro: 1 milione e mezzo di connazionali ossessionati da giochini sotto le lenzuola e non.

In campo sessuale la dipendenza si sviluppa in tre fasi progressive, spiega la Siipac. Si comincia con il masturbarsi in modo ossessivo, passando al sesso per telefono fino al feticismo. Nella seconda fase si susseguono le telefonate oscene a persone sconosciute, l'esibizionismo, il voyeurismo fino alle molestie sessuali sul luogo di lavoro. Infine la terza fase può comprendere sesso con minorenni, con adulti sotto effetto di droghe o colpiti da handicap. Infine, sesso con pazienti o dipendenti. Naturalmente c'è anche una terapia che prevede l'assoluta astinenza per almeno 90 giorni, accompagnata da un percorso terapeutico con un programma integrato che comprende per prima cosa un'accurata diagnosi.

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Madonna: spuntano le lettere d’amore a luci rosse.

Parte il tour di Madonna, show ad alta energia
(Panorama) Sono 17 le missive a tinte hot che la cantante di Give it 2 Me ha inviato, senza pensare alle conseguenze, a quello che pensava fosse il suo grande amore, James Albright. Adesso, però, lui minaccia di rendere pubblico il tutto, esibendo le lettere al Simply Madonna exibition, la convention dedicata alla cantante dove verranno esposti più di 300 memorabilia, che si terrà all’Old Truman Brewery, a Londra nel 2009. Per evitare di finire sui magazine di mezzo mondo, la popstar ha arruolato un esercito di avvocati che dovrebbero dissuadere James dal realizzare il suo intento. In effetti il contenuto delle lettere è esplicito e lascia poco all’immaginazione: Spanky è il soprannome con il quale Madonna ha firmato tutte le lettere, ricoprendo di baci lasciati con il rossetto ogni foglio. Ma c’è di più: la popstar ha infarcito di espliciti riferimenti sessuali le love letters creando un effetto hard. Ai media, però, è stato detto che Madonna è molto sensibile e la divulgazione di fatti privati urterebbe la sua sensibilità: “Chi vorrebbe vedere sbattuti in prima pagina i propri sentimenti? Gli avvocati hanno inviato un warning. Madonna spera che sia sufficiente”.

GALLERY: La festa per i 50 anni di Madonna

Madonna: Give It To Me live 2008.

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Luca Argentero: Quanto mi costa quel "Grande Fratello".

"Il GF è stata un´esperienza divertente, ma ogni volta che arrivo su un set mi studiano con un po´ di diffidenza". Nel film di Luca Lucini, "Solo un padre", nelle sale a settembre, sarà un politico gay alle prese con una bambina di dieci mesi.

(Maria Pia Fusco - La Repubblica) Luca Argentero, torinese, trent´anni, compiuti il 12 aprile, professione attore. «Comincio a crederci anch´io. Finora, ogni volta che mi vedevo in un film pensavo che avrei voluto ricominciare da capo per usare tutto quel che avevo imparato facendolo. Pochi giorni fa ho visto Solo un padre, confesso di essere uscito con le lacrime agli occhi, per la prima volta ero orgoglioso, ho pensato di essere sulla strada giusta. E sono felice al pensiero di vedere il film insieme ai miei quando uscirà a Torino», dice.
Prodotto da Cattleya Solo un padre di Luca Lucini, uscirà a settembre distribuito dalla Warner ed è il primo dei tre film del prossimo futuro di Argentero che interpreta Carlo, un ragazzo padre che fa il dermatologo ma il suo maggiore impegno è la cura di una bambina di dieci mesi. «Non avevo idea di quanto fosse difficile tenere in braccio una neonata, non l´avevo mai fatto, mi sentivo goffo, avevo timore di farle male. C´è voluto un mese di pratica per acquistare sicurezza, imparare a cambiare i pannolini e lavarla con i gesti giusti. È una grande esperienza».
Fino a cinque anni fa Luca Argentero studiava Economia e commercio pensando di diventare imprenditore seguendo la tradizione di famiglia. Così, dopo lavoretti vari «per mettere insieme un po´ di soldi, ho fatto il provino per il Grande Fratello», terza edizione. I miei hanno rispettato la decisione, anche se poi non sono mai intervenuti in trasmissione. Mia nonna, mia grande amica, mi disse solo "non è importante quello che fai, è importante farlo meglio degli altri"».
Lui ci ha provato, ha resistito nella «casa» cento giorni ed è arrivato secondo. «In fondo è stata un´esperienza divertente, era una delle prime edizioni, la macchina autoriale era perfetta. Oggi i reality show si sono moltiplicati, c´è una grande concorrenza e per competere devono inventarsi trovate anche eccessive. Ricordo che per le prime due settimane rimasi quasi sempre zitto, poi ho cominciato a famigliarizzare con qualcuno. Mia nonna era contenta, diceva che ero rimasto educato. Alla fine del programma non sono entrato nel post-carrozzone delle partecipazioni televisive, sono andato solo una volta per rispettare il contratto, ma non mi sentivo a mio agio».
A parte Taricone, Argentero è l´unico reduce dal Grande Fratello ad essersi affermato sul serio come attore, a cominciare dal 2004, l´anno del calendario di Max - «Un po´ di esibizionismo», dice quasi scusandosi con un sorriso - e di "Carabinieri", che «però non vale, facevo un carabiniere con meriti sportivi, me l´avevano scritto addosso». Più impegnativo è stato il film di Francesca Comencini "A casa nostra", in cui «ero un personaggio che vede la sua vita cambiare per via di un evento politico. Un po´ m´identificavo: anch´io, grazie a un evento particolare, mi trovavo catapultato in un mondo così diversa dalla mia vita torinese. In realtà devo dire che tutto quello che ho fatto in questi ultimi anni l´ho fatto nonostante il Grande Fratello. C´è sempre un pregiudizio verso chi viene da lì, sui set sentivo che all´inizio mi studiavano con una punta di diffidenza. Perciò ho sempre cercato di tenere un basso profilo, di stare a guardare, di imparare dagli altri».
"Saturno contro" di Ozpetek, con il «bel personaggio di Lorenzo, attorno al quale ruotano tutti gli altri», è stato forse essenziale per superare i pregiudizi. Subito dopo sono arrivati Solo un padre e Diverso da chi?, opera prima di Umberto Carteni, scritto da Fabio Bonifacci. «Faccio un politico gay, candidato sindaco in una città del nordest. Per superare i pregiudizi e l´ostilità dei conservatori interviene Claudia Pandolfi. Con lei e con il mio compagno, Filippo Nigro, si crea un triangolo particolare, che sconvolge gli equilibri sia politici che privati. È una commedia su un argomento delicato, ma mi sembra sia stato trattato con molto garbo».
Ed è arrivato Michele Placido, con cui Argentero è impegnato fino a settembre nelle riprese di Il grande sogno: interpreta un operaio torinese politicizzato, il cui destino s´intreccia con quello degli altri protagonisti, il poliziotto, Riccardo Scamarcio, e la studentessa cattolica, Jasmine Trinca. «Poi mi fermerò per un paio di mesi, devo fare il punto su me stesso, magari andare in America e migliorare l´inglese. In inglese ho fatto il provino per "Coco Chanel", un disastro. E devo anche migliorare la recitazione». Se pure fino a cinque anni fa non aveva mai pensato di fare l´attore, Argentero è da sempre «appassionato di cinema, sono un collezionista onnivoro, ho film di tutti i paesi, con una preferenza per la fantascienza e per i film da Philip Dick. Con la mia fidanzata Miriam, attrice anche lei - ci siamo conosciuti sul set di "Carabinieri" - guardiamo i film e cerchiamo di imparare dagli interpreti che amiamo. I miei modelli sono tutti contemporanei da Daniel Day Lewis a Gary Oldman, la mia attrice preferita è Rachel Weisz. Tra gli italiani il massimo è Kim Rossi Stuart, lavorare con lui sarebbe il mio sogno».

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Venezia rende omaggio a Valentino l'Imperatore.

Una grande festa per Valentino. Il teatro la Fenice di Venezia ha aperto le porte, per la seconda volta nella storia, al cinema. È stato presentato, in occasione del festival di Venezia, il documentario del giornalista/regista Matt Tyrnauer Valentino: The Last Emperor. È il caso di dirlo, l'ultimo imperatore dell'alta moda si è lasciato seguire dalla macchina da presa per circa due anni. Con lui il compagno di ventura da cinquant'anni Giancarlo Giammetti. Un viaggio nel mondo Valentino, dai dietro le quinte alle passerelle, dai disegni ai vestiti imbastiti dalle sarte, dalle immagini di repertorio alla festa per i 45 anni di carriera all'Ara Pacis di Roma, dai momenti più irritanti a quelli più divertenti attraverso i quali scopriamo lo stilista/uomo. Un omaggio al made in Italy di prima classe che col tempo ha perso il suo charme, forse, come si dice nel film: "questo mondo non è più adatto per il nostro maestro di moda".
Cosa ne pensa?
"È cambiato moltissimo rispetto a cinquant'anni fa. Prima quello che contava era la fattura artigianale oggi tutto è industria. Il grande stile si deve quasi distruggere. Per poter sopravvivere si punta sui prezzi bassi, sulle frontiere allargate. Così l'alta moda soffre. Per me deve continuare la sua strada, ci sono dei gruppi di belle donne che tengono a vestirsi in un certo modo. La situazione sta combiando drasticamente, peccato, sono rimaste poche ditte che fanno moda ad alti livelli. Spero che continuino a farlo".
E dei nuovi stilisti?
"Si diventa grandi a piccoli passi, non credo agli stilisti che preparano due o tre collezioni e si credono già arrivati".
Come si è trovato ad essere seguito per due anni da Matt Tyrnauer?
"Ho cercato di essere il più naturale possibile. Matt aveva scritto un bellissimo articolo su di noi, così si è conquistato la fiducia. Da lì è partito per raccontare anche il mio rapporto con Giammetti. Lo abbiamo lasciato libero, non si tratta di un film sponsorizzato, non partecipiamo a livello produttivo. Sullo schermo sono me stesso nei momenti di collera, in quelli buffi e più emotivamente incalzanti. Amo il mio lavoro, sono sensibile e mi commuovo facilmente, purtroppo. Ricordo che quando vendemmo la ditta per la prima volta piansi al tg, mi trovai ridicolo. Poi mi telefonò l'avvocato Agnelli e mi disse: 'Sei stato fantastico, sei stato semplicemente te stesso'. Aveva ragione".
Avrebbe voluto cancellare qualcosa del film?
"Quando si sofferma sulla parte dedicata alla sortoria, il passaggio dal disegno alla realizzazione del vestito l'ho trovata lunga e noiosa, forse perché è da talmente tanti anni che mi trovo nel mezzo…".
Ora com'è la giornata tipo di Valentino?
"Di recente sono stato in Russia per una festa di beneficenza, poi a Parigi per una restrospettiva, infine abbiamo seguito gli ultimi passi del documentario. Solo ora mi sto riposando ma non riesco a non pensare al disegno".
Ha in mente qualcosa?
"Ho un sogno nel cassetto disegnare per l'Opera e i balletti classici".
E per il cinema?
"L'ho fatto qualche volta, ho vestito Virna Lisi, Elisabeth Taylor, Claudia Cardinale, ma quando l'ho fatto me lo hanno chiesto all'ultimo minuto e con la nostra sartoria era difficile lavorare con tempi così stretti".
All'inizio del film si accenna alla sua passione per il cinema, si dice l'ha aiutata a intraprendere la carriera di stilista.
"Molti film mi hanno ispirato, non certo quelli attuali per cui i produttori non vogliono spendere cifre eclatanti, parlo di film degli anni Quaranta, di Visconti che cercava l'eleganza anche nei mobili, non solo negli abiti".
Come reputa la nuova gestione di Alessandra Facchinetti?
"Sono molto attento a tutto ciò che ruota intorno alla maison, osservo".
Ha qualche rimpianto?
"Non essere stati abbastanza duro quando dovevo esserlo".

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La tragedia di Madrid e l'opinione critica di Marco Volante.

L'altra sponda della tragedia di Madrid.
Solo il Corriere della Sera ha "osato" dire che si trattava di Domenico, il suo compagno e loro figlio, un'altra famiglia distrutta dal rogo del volo Spanair.

(Marco Volante - Affari italiani) La parola gay significa letteralmente gaio, allegro, leggero, ancor prima di omosessuale, e poi ha anche preso il significato di goliardico, ironico e dissacratore. Le parole hanno un peso e questa differenza è importante e significativa perché indica che la gaiezza è comunque accompagnata da un dibattito quando diventa ironia, serve a indebolire un assioma quando diventa dissacrazione e addirittura si sviluppa in linguaggio "camp", cioè tutte quelle esagerazioni frocie che riproducono e amplificano ironicamente tutti gli stereotipi con cui gli etero bollano gli omosessuali.

Iinsomma la gaiezza si trasforma da fenomeno caratteriale a strumento di interazione, quello con cui i "gay" sono riconosciuti ovunque nel mondo. Quando però lo sconforto e la rabbia sopravanzano, e c'è qualcuno che smette gli abiti rassicuranti della checca svampita e si palesa con una virilissima incazzatura, allora i conti non tornano più e le cose cambiano molto. Nella tragedia di Madrid sono morte famiglie intere, coppie, persone che hanno lasciato a casa amori disperati e la stampa ha raccontato di ognuna di quelle penose realtà tutti i minimi particolari, persino lo sguardo che cercava la compagna mentre le fiamme avvolgevano l'aereo.

Tutti i particolari più intimi, per attirare lo sguardo un po' morbosamente curioso del lettore, finché non si arriva a Domenico Riso, l'unico italiano deceduto sul volo maledetto. Solo il Corriere della Sera ha "osato" dire che si trattava di Domenico, il suo compagno e loro figlio, un'altra famiglia distrutta dal rogo del volo Spanair, una famiglia costruita all'estero, lontano da quest'Italia rancida e bigotta. Su tutto il resto della stampa di lui solo una veloce caratteristica: steward, siciliano che vive a Parigi, andava in vacanza con un amico e il figlio di questo.

In un attimo, con una sola riga, si è voluto cancellare per sempre una famiglia, il suo ricordo e ancora una volta la sua dignità. Le proteste indignate non si sono fatte aspettare da parte dei militanti gay, ma ancora qualcuno con la coda di paglia, non faccio nomi ma si chiama Francesco Merlo, ha pensato di rincarare la dose spiegando chiaramente sulle pagine di Repubblica che le coppie gay non debbono avere alcun riconoscimento pubblico, ne' tantomeno spazio di cronaca, che le "pulsioni sessuali" dei morti nel rogo non debbono interessare i lettori e altre amenità simili, compresi insulti diretti contro Franco Grillini che aveva pacatamente fatto notare come il giornale che un tempo era il faro progressista si sia omologato al trend conservatore con incredibile facilità.

Forse sarebbe bene che il movimento Lgbt riflettesse un po' su questo ultimo fatto e ripensasse il suo rapporto con la stampa, spesso bi univocamente strumentale ma certamente bisognoso di un serio chiarimento. Forse è tempo di smettere la maschera rassicurante della gaia compagnia e assumere il comportamento adeguato a una vertenza che non sarà né breve né facile.
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Ndr. Marco Volante è l'unico a chiedersi cosa non funziona tra l'Arcigay, Grillini (in fondo il movimento Lgbt sono loro, il resto è solo un rimorchio o satelliti...) e la stampa. Tenuto conto che ambedue i soggetti sono sulla scena politica da un ventennio buono, non possiamo che considerare questo nulla di fatto con la stampa come un fallimento del loro operato. Ma il grottesco di questa storia è che la testata maggiormente colpita dagli strali di Grillini, Mancuso e compagnia cantante è un giornale da sempre amico e sensibile alle istanze dei gay. Perchè noi gay non siamo capaci di farci autocritica ed ammettere che i "colonnelli" del movimento gay di sinistra sono stati in definitiva un fallimento invece di seguirli in quello che sembra essere un baratro ideologico e politico? Sono i fatti a dirlo!

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Modena, quel coro gay non solo gay.

It's raining (gay) men, hallelujah!
Si inaugura a Modena una tradizione che da anni spopola a New York, San Francisco, Londra e nelle grandi capitali occidentali: un coro di uomini gay. 60 persone dai 19 ai 50 anni formano il Komos, che sarà specializzato in musica "colta": classica, lirica e - perché no? - anche sacra.

(Emilianet) Essere gay non per come vesti ma per cosa fai. Ad esempio cantare in un coro omosessuale, inteso come luogo per fare cultura e aggregazione, in alternativa a saune e discoteche. All'idea hanno aderito entusiasti una sessantina di uomini ma solo due lesbiche e qualche donna eterosessuale.
Abbandonato quindi il progetto di un coro misto (troppo sbilanciato per le voci), è nato a Modena 'Komos', il primo coro gay in Italia solo al maschile. A precederlo nell'estate del 2006 era stato il Rainbow di Roma che però ospita anche coriste.
Ma la loro assenza a Modena non è voluta. "Nelle mie intenzioni volevo fare un coro misto - spiega Paolo Montanari, mente del progetto e direttore - ma finora si sono presentate solo due lesbiche e quattro donne eterosessuali. Troppa disparità nelle voci, così ho rinunciato all'idea". Per il giovane direttore (ha 25 anni, è di Modena, suona l'oboe ed è musicologo) una spiegazione potrebbe essere nel fatto che le omosessuali "tendono a stare molto nascoste, forse fanno più fatica a venire allo scoperto o c'é un po' di diffidenza verso gli uomini".
Per ora quindi 60 uomini (qualche eterosessuale fra pianisti e collaboratori), per lo più musicisti o appassionati, dai 19 ai 50 anni, quasi tutti dall'Emilia-Romagna e qualcuno da Milano e Mantova. Mentre le audizioni continuano, si pensa già al primo concerto. Specialità del Komos (dal greco 'cortei festivi') sarà la musica colta. In primis quella classica (Mozart, Beethoven, Schubert), la lirica ("Se ci proponessero il 'Trovatore' Verdi lo faremmo subito") e perché no sacra.
Così da metà settembre via alle prove. L'Arcigay di Modena ha offerto la propria sede, e il sogno sarebbe di debuttare il primo dicembre, giornata contro l'Aids, a Modena o nell'Arcigay di Bologna. Piuttosto che in completo, probabilmente i coristi saranno in t-shirt (quella blu dello sponsor, il sito olandese Gay&Romeo). Ma tornando al repertorio, nessun timore di critiche dalle alte sfere clericali? "E perché mai? - ribatte Montanari - non vedo perché dovremmo precluderci la musica sacra dal repertorio. Se qualcuno se ne lamentasse, sarebbe solo pubblicità per noi!". Non a caso uno dei brani in cantiere è il 'Benedicamus domino' del compositore polacco contemporaneo Penderecki. Insomma incuranti delle critiche e bramosi di rimboccarsi le maniche, perché non esiste solo il Gay pride. "Quella è l'unica occasione di visibilità per i gay ma in fondo è una sfilata, non ha un contenuto artistico - sottolinea Montanari - Secondo me il 'fare' è il modo migliore per esprimere se stessi".

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GB, al via programma di castrazione chimica per i pedofili.

Con i farmaci si riduce il testosterone a livelli preadolescenziali. Non è obbligatoria e non è un'alternativa al carcere. Chi è stato condannato per pedofilia e vuole 'curarsi', potrà prendere i farmaci entrando a far parte del programma di sperimentazione.

(Adnkronos/Adnkronos Salute) - Castrazione chimica per i pedofili in Gran Bretagna. E' l'iniziativa del governo d'Oltremanica, sulla base delle ricerche che mostrano come l'assunzione di farmaci anti-libido possa ridurre il rischio di nuovi abusi sessuali sui bambini.

Non sarà obbligatoria: chi è stato condannato per pedofilia e vuole 'curarsi', potrà prendere i farmaci entrando a far parte del programma di sperimentazione. Il ministero della Salute ha dato l'incarico allo psichiatra Don Grubin, dell'Istituto di neuroscienze dell'università di Newcastle, di coordinare l'iniziativa in tutto il Regno Unito.

Non è un'alternativa al carcere, specifica l'esperto: "Ci si potrà sottoporre al trattamento dopo aver scontato la condanna", si legge sul quotidiano britannico 'Telegraph'. Innanzitutto, verranno identificati i soggetti che beneficeranno dei farmaci in grado di spegnere la libido, fra cui antidepressivi come il Prozac o anti-cancro.

Si riduce il testosterone a livelli preadolescenziali, con effetti simili a quelli della castrazione. Programmi del genere sono già stati adottati sui pedofili in Svezia, Danimarca, Canada e in otto Stati negli Usa.

E i dati che arrivano dalla Scandinavia sembrano provare l'efficacia della castrazione chimica. La reiterazione del reato ai danni dei più piccoli si è ridotta da oltre il 40% al 5%.

Sul fronte degli scettici, invece, l'Australia: il Governo ha sempre rispedito al mittente gli appelli ad avviare una simile iniziativa, perché convinto che non ci siano prove sufficienti che funzioni. Non solo. Poco si sa sugli effetti collaterali dei farmaci, che possono indurre uno stato letargico e scatenare problemi ormonali. Tant'è. La Gran Bretagna ha deciso, fornendo la possibilità di affiancare, al temine della condanna, i farmaci al trattamento psichiatrico per chi ha commesso reati sessuali, primo tra tutti la pedofilia. Il contratto triennale fra il ministero della Salute, il Northumberland Tyne e il Wear Nhs Trust è stato siglato lo scorso ottobre, ma solo ora sono stati resi noti i dettagli.

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