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lunedì 28 aprile 2008

GayLib si complimenta con Alemanno ma non hanno una strategia pro-gay ora che il centrodestra ha conquistato Roma.

«Con lui c'è la maggioranza dei gay che non si riconosce nella strategia di omosessualizzazione e resistenza pietosa portata avanti dalle associazioni gay di sinistra».

«Facciamo i migliori auguri di buon lavoro al sindaco Gianni Alemanno. Roma è una città che ha bisogno di cambiamento, di una maggiore sicurezza e di più libertà. Confidiamo nel nuovo primo cittadino affinché in ossequio al valore scelto come bandiera sappia operare con coscienza e responsabilità verso i diritti di tutti, senza dimenticare la comunità omosessuale».

Con queste parole Enrico Oliari, presidente di GayLib associazione gay liberale di centrodestra e militante di Alleanza Nazionale commenta la storica vittoria del Popolo della Libertà al Comune di Roma. «L’elezione nei municipi capitolini di alcuni candidati vicini a GayLib – va avanti Oliari - fa ben sperare in un dialogo possibile col nuovo sindaco Alemanno. Chiediamo, invece, a qualche associazione gay che si dice apartitica ma che in realtà si è arruolata in una raffazzonata quanto ridicola e infruttuosa resistenza contro la vittoria, da giorni nell’aria, del Popolo della Libertà di avviare una riflessione seria sullo scollamento creatosi tra certo mondo gay e la società cittadina romana. L’omosessualizzazione pietosa, lo sfruttamento di tutti i fondi possibili ottenuti dalla giunta di sinistra in cambio del silenzio sulle omissioni in materia di diritti e libertà per i cittadini gay li ha messi in ridicolo di fronte a tutti, peggiorando anziché migliorare la condizione della comunità gay romana».

«I gay di centrodestra il finto moralismo e le ancor più finte promesse di Rutelli – conclude il presidente di GayLib - rappresentano invece, d’accordo con la maggioranza dei cittadini, la volontà di cambiamento e di maggiore serietà. Magari con meno feste gay pubblicamente finanziate ma con più diritti, più politica e maggiori opportunità che siano realmente pari per tutti i cittadini di Roma, gay compresi».
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Ndr. E' facile intuire che il Popolo della Libertà, e con essi i gay al suo interno, non si aspettavano questa vittoria. Ora che hanno conquistato il Campidoglio si ritrovano senza una strategia pro Lgbt.
Il pericolo è che al solito ci scappi il "consociativismo", naturalmente in nome dei diritti negati e paccottiglia del genere, senza invece intraprendere una strada nuova, originale e che non abbia nulla a che fare con le discutibili gestioni dell'Arcigay e del Circolo Mieli. Staremo a vedere.

Ps. Ma perchè non hanno dato subito il voto ad Alemanno? Aspettiamo risposta, non fumo...

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L'Arcigay romana spera di poter mantenere anche con Alemanno i privilegi acquisiti con Veltroni. Spazziamo la muffa, aria nuova anche tra i gay.

CAMPIDOGLIO/ ARCIGAY: SPERIAMO POTER CONTINUARE DIALOGO A ROMA.
"Alemanno sia sindaco di tutti, auguri a Zingaretti".

(Apcom) "Speriamo di poter proseguire il dialogo che c'era con la precedente Amministrazione, pur consapevoli che i temi della nostra comunità non sono stati inseriti nel programma del Pdl": così l'Arcigay romano commenta la vittoria di Gianni Alemanno al Campidoglio, formulando "auguri" al nuovo sindaco di Roma e assicurando: "Manterremo ferma la linea di Arcigay Roma di avere sempre rapporti corretti e aperti con le istituzioni, quali siano le maggioranze che le governano".

"I corsi antiomofobia nelle scuole e nella Pubblica Amministrazione, i servizi contro le discriminazione e per la salute, quelle culturali dell'estate romana e la Gay Street di via di San Giovanni in Laterano, il patrocinio al Gay Pride di Roma del 7 giugno. A Roma ci sono centinaia di migliaia di cittadini gay, lesbiche e trans: bisogna fornire delle risposte concrete alle loro esigenze", scrive in un comunicato il presidente Fabrizio Marrazzo, secondo il quale "bisogna dare voce ai bisogni di centinaia di migliaia di cittadini gay, lesbiche e trans che hanno bisogni a cui occorre dare risposte concrete".
"Auguriamo buon lavoro a Nicola Zingaretti, da sempre vicino ai bisogni delle persone lesbiche, gay e trans - si legge ancora nella nota - siamo sicuri che saprà proseguire il dialogo intrapreso negli anni scorsi dall'amministrazione comunale e provinciale nei nostri confronti".
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Ndr. Noi invece speriamo solo che venga spazzata la "muffa" accumulata in molti anni di privilegi concessi da Walter Veltroni. Aria nuova anche nel mondo gay. Sarebbe ora e il primo passo sarebbero le dimissioni dei perdenti ed un nuovo congresso.

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Australia: Nuovi diritti per le madri lesbiche.

I figli nati da coppie lesbiche grazie alla fecondazione in vitro avranno gli stessi diritti dei figli di coppie etero. Perché "la legge attuale discrimina i bambini", ha dichiarato il procuratore generale di stato.

(Gayaweb) Il governo del Nuovo Galles del Sud, uno stato australiano, ha annunciato che i figli nati da madri lesbiche grazie alla fecondazione in vitro avranno gli stessi diritti di quelli nati da coppie eterosessuali.

Circa 50 leggi, tra cui anche la Costituzione dello stato, verranno modificate per garantire la "presunzione di genitorialità" (parental presumption) alle coppie lesbiche.

Il procuratore generale John Hatzistergos ha dichiarato che secondo una recente stima circa il 20% delle coppie lesbiche del Nuovo Galles del Sud ha figli.

"La legge attuale discrimina questi bambini che, al momento, hanno con la partner della madre una relazione non riconosciuta dalla legge". "Non possono ricevere eredità o i benefici di una pensione derivante dalla morte o da un incidente".
Anche le amministrazioni scolastiche stanno aggiornando i loro sistemi per riconoscere entrambe le partner come "genitori".

Hatzistergos si è tuttavia opposto a qualsiasi ulteriore riconoscimento nei confronti delle coppie omosessuali. "Vogliamo prima vedere come reagirà il paese", ha commentato.

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Prime dichiarazioni. La Binetti a tutto campo, contro i Radicali e contro la Sinistra Arcobaleno.

Pd. Binetti, spero che i Radicali restino fuori dal gruppo in Parlamento.
"Secondo una linea che è a loro congeniale".
(Adnkronos) "Spero che i Radicali scelgano di stare fuori dal gruppo parlamentare del Partito democratico". E' l'auspicio che esprime Paola Binetti, dal comitato elettorale di Rutelli. "Mi auguro che i Radicali, seguendo una linea che peraltro e' a loro congeniale restino fuori dal Pd. Ma il mio -tiene a precisare la Binetti- e' un parere personale, se vogliamo anche molto facile da immaginare...".
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Elezioni Roma. Binetti a Sinistra Arcobaleno, Rutelli-Sansone non morirà con i filistei.
"Ho il dubbio che non l'abbiano sostenuto nel voto per il Campidoglio".
(Adnkronos) "Sinceramente, penso che vi sia stato un disimpegno della Sinistra arcobaleno nell'appoggiare la candidatura di tutto il centrosinistra di Francesco Rutelli a sindaco di Roma". Il dubbio viene espresso dalla parlamentare del Pd Paola Binetti, all'ADNKRONOS, al suo arrivo nella sede del comitato elettorale per Rutelli sindaco.

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Berlusconi: "Roma merita il buon governo del Pdl".

(Il Giornale) "Roma è una città stupenda, una grande capitale, che meritava e merita un buongoverno degno delle più importanti capitali europee. Questo significa che deve essere amministrata meglio di quanto sia stato fatto negli ultimi 15 anni dalla sinistra". Lo afferma il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, nella nota di commento alla vittoria di Gianni Alemanno per Roma. "I romani lo hanno capito - prosegue il premier in pectore - e, con una maggioranza chiara e di grande significato politico, hanno premiato il programma di buongoverno del Popolo della Libertà, volto a coniugare una maggiore sicurezza di Roma con l’ammodernamento delle infrastrutture urbane, indispensabili per migliorare la qualità della vita dei romani e sostenere lo sviluppo economico di una città patrimonio del mondo intero"...

Continua su Il voto gay.

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Elezione sindaco di Londra. Buona parte del programma di Livingstone è dedicato alle istanze gay.

Londra conta un omosessuale ogni sei abitanti.
(Apcom) Per una città come Londra che conta un omosessuale ogni sei abitanti, l'opinione della comunità gay nelle elezioni per il nuovo sindaco ha un certo rilievo. E' quello che probabilmente ha pensato il candidato laburista Ken Livingstone, dedicando a questa fetta della società un'intera parte del suo programma.

Amico della comunità gay è anche senza dubbio il candidato liberal-democratico, Brian Paddick, gay dichiarato, che deve la sua carriera in polizia e in politica alla grande tolleranza della capitale inglese. Chi non sembra essere delle stesse visioni è il conservatore Boris Johnson che, anche chiedendo l'appoggio della fetta omosessuale della popolazione, non riesce ad appoggiarne l'etica.

Risale alla settimana scorsa, l'invito dell'organizzazione Stonewall, contro le discriminazioni sessuali, ai principali candidatiper discutere delle politiche a favore della comunità gay: con Paddick che ha affermato che non potrebbe essere arrivato dov'è se non fosse stato per il sostegno di associazioni come Stonewall e Livingstone che continua a confermare il suo impegno nei confronti della comunità gay, Johnson spicca con le sue parole, riportate in un comunicato stampa dell'associazione: "Le mie politiche saranno favorevoli a tutti i londinesi, senza distinzioni di sesso".

A questo si unisce la sua risaputa condanna al cambiamento di una legge inglese che risale alla Thatcher , secondo cui non è consentito educare i ragazzi a scuola alla tolleranza sessuale e all'esistenza delle relazioni omosessuali. Legge che Livingstone sta cercando di modificare.

La posizione del laburista, in linea con le leggi proposte durante i suoi anni a capo di Londra, è completamente favorevole all'unione civile di coppie omosessuali. Come dimostra il Civil Partnership Act del 2004 da lui proposto, che ha dato il via alle prime unioni omosessuali riconosciute dallo stato, Livingstone punta all'integrazione. La campagna attraverso le scuole inglesi per insegnare la tolleranza, una maggiore attenzione delle forze di polizia per evitare il divulgare di discriminazioni sessuali, ma anche politiche di prevenzione per le discriminazioni sul posto di lavoro, sono i punti del suo programma per continuare a supportare la comunita' gay a Londra.

Il direttore di Stonewall ha ricordato che, secondo delle recenti interviste, circa il 40% della popolazione gay di Londra pensa che verrebbe trattata diversamente rispetto agli altri cittadini se sospettata di un crimine, nonostante i progressi fatti dalla polizia riguardo la tolleranza sessuale. Progressi che sicuramente non possono essere negati considerando la carriera del candidato liberal-democratico Paddick nelle forze dell'ordine.

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I ballottaggi nei comuni toscani. A Viareggio vince il candidato appoggiato da GayLib.

(N0ve da Firenze) Nelle amministrative in Toscana avanza la destra e la Sinistra Arcobaleno vince un Sindaco. A Pisa Filippeschi passa con il 53%, ma a Massa il PD perde e l'avventura di Roberto Pucci, sostenuto da Sinistra Arcobaleno e diverse liste civiche, si conclude con la vittoria (54,25% con solo 1 sezione da scrutinare), a Viareggio vince il Polo (Luca Lunardini) con oltre il 60%. “La storica vittoria di Viareggio e lo straordinario risultato di Pisa, testimoniano che anche in Toscana la sinistra, se affrontata competitivamente, può essere sconfitta. Oggi il Popolo della Libertà sa che nulla è più scontato e che non esistono più rendite di posizione per la sinistra toscana” Così l’Onorevole Riccardo Migliori, Coordinatore Regionale di Alleanza Nazionale e candidato al Senato nel Popolo delle Libertà, alla luce dei risultati della tornata elettorale appena conclusasi. Conclude Migliori “Oggi inizia anche la battaglia per Firenze 2009 e il Popolo della Libertà, alla luce dei risultati di questo turno elettorale, è consapevole di poterla vincere”.

“La politica apuana e toscana scopre il sapore della competizione -commenta Alessandro Antichi, consigliere regionale F.I.-PdL- Un salutare cambiamento d'aria e un risveglio dei cuori stanno rendendo possibile la benedizione dell'alternanza dove, sino a poche settimane fa, non si vedevano altro che nomenklature inamovibili. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno votato per Sandro Bondi presidente della provincia di Massa Carrara. Grazie alle amiche e agli amici di Montignoso e Massa, di Carrara e Avenza, della Lunigiana, che ci hanno creduto e lo hanno sostenuto. Abbiamo dimostrato, dati alla mano, che con poco tempo, pochi mezzi, ma con competenza, dedizione, chiarezza morale, generosità umana e politica, come quella dimostrata dal coordinatore nazionale di Forza Italia, che non ha esitato a spendersi in prima persona, la democrazia ricomincia a funzionare anche dove, fino ad oggi, l'egemonia e il conformismo della vecchia sinistra imperavano indisturbate. Sandro Bondi aveva già ottenuto il risultato storico del ballottaggio e al secondo turno ha confermato un consenso vicinissimo ai 40.000 voti del primo turno (mentre Angeli scende da 52.000 a 47.000), dimostrando che il demone dell'astensionismo, d'ora in poi, sarà sempre di più una minaccia per la vecchia sinistra, cessando invece di essere uno storico punto debole del centrodestra. Anche questo è un segno di un cambiamento di clima, nell'opinione pubblica della nostra regione. Congratulazioni al presidente Angeli che si è guadagnato una riconferma che non era più scontata, dopo la discesa in campo del Popolo apuano e toscano della Libertà e dei suoi alleati civici e autonomisti, popolari, liberali e conservatori. Il nuovo gruppo consiliare provinciale unitario del Popolo della Libertà si vede assegnata la responsabilità dell'opposizione, oltre che un ruolo strategico nel processo fondativo della nostra nuova formazione politica”.

«Nessuno pensava possibile il risultato di Alemanno a Roma. Il PDL faccia tesoro di questa esperienza anche per Firenze. L'alternanza è possibile anche nelle realtà dove la sinistra ha gestito per anni clientele e potere». Lo ha detto Giovanni Donzelli, consigliere comunale di AN-PDL. «Nella nostra città - ha aggiunto - la sinistra ha scontentato tutti su molti temi: sicurezza, degrado, infrastrutture, assistenza sociale, politiche culturali, rassegne estive, traffico, cura e decoro della città. Il centrodestra ha adesso il dovere di essere credibile nel presentarsi come alternativa. Nel 2009 i cittadini non perdonerebbero al Popolo della Libertà gli errori di inefficienza dlla classe dirigente degli anni precedenti. Cambiare classe politica di governo in città non solo è adesso possibile, ma è un dovere morale per il centrodestra fiorentino».

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Rutelli, che sventola!

(Gad Lerner) E’ una sconfitta storica con pochi precedenti quella subita dalla sinistra italiana tra le elezioni politiche del 13-14 aprile e la riconsegna odierna del Campidoglio che fu di Rutelli e Veltroni alla destra. Tali sono le dimensioni della sconfitta che sarebbe ingeneroso addebitarla tutta quanta all’inquilino del “loft”. Anche se il trasloco da quella sede fittizia -tenuta in piedi per finta nei mesi trascorsi-a una sede di partito vera, simboleggia quella subalternità al mito della comunicazione, dell’apparire, per me assai indigesta.
Più grave è rilevare che Rutelli viene travolto cavalcando il tema dell’insicurezza e della paura dello straniero. Su questo terreno la destra riesce a dettare l’agenda dei mass media e costringe la sinistra a un inseguimento goffo e inefficace. La credibilità di Veltroni esce fortemente incrinata dalla smentita dei cittadini romani che due anni fa lo avevano votato plebiscitariamente credendo alla sua sincerità, quando diceva: voglio dedicarmi altri cinque anni alla mia città, poi lascerò la politica e farò il volontario in Africa. Che coincidenza, la settimana scorsa la Cgil ha perso le elezioni alla Pirelli Bicocca di Milano, cioè la fabbrica dove Sergio Cofferati aveva finto di ritornare lasciati gli incarichi di responsabilità nazionale. Un altro “beau geste” rivelatosi poco credibile. Forse la sinistra ha bisogno di ritrovare anzitutto coerenza, per essere di nuovo credibile nei suoi dirigenti. Poi dovrà osare oltre le ovvietà del genere: la sicurezza non è nè di destra nè di sinistra. Frasi che non servono a nulla.
Un’ultima parola su Gianni Alemanno. Apprezzo le sue prime parole da sindaco così come ne apprezzai la serietà quando era ministro dell’agricoltura. Ma la sua campagna elettorale ha avvelenato Roma e le peserà addosso in futuro.
Senza catastrofismi, ma non mi aspetto niente di buono dal predominio assoluto della destra nella sedicesima legislatura italiana.

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65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: Aprono Clooney e Pitt.


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(Kataweb cinema) Burn After Reading, scritto e diretto dai premi Oscar Joel ed Ethan Coen, aprirà la 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, in programma al Lido di Venezia dal 27 agosto al 6 settembre 2008, diretta da Marco Muller e organizzata da La Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta.

Il film, che può contare su un cast composto da George Clooney, Frances McDormand, John Malkovich, Tilda Swinton, Richard Jenkins e Brad Pitt, verrà presentato in anteprima mondiale la sera del 27 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema, a seguire la cerimonia di apertura della 65. Mostra.

Burn After Reading è una produzione Working Title, ed è prodotto da Joel ed Ethan Coen e dai produttori esecutivi Tim Bevan, Eric Fellner e Robert Graf. Burn After Reading uscirà in Gran Bretagna il 5 settembre, distribuito da Universal Pictures, e negli Stati Uniti il 12 settembre, distribuito da Focus Features. In Italia, Burn After Reading sarà distribuito da Medusa Film.

In questa dark comedy dai risvolti spionistici, John Malkovich interpreta il ruolo di ex agente della CIA le cui memorie finiscono accidentalmente nelle mani di due istruttori di una palestra di Washington che intendono trarre profitto dal ritrovamento. Il direttore della fotografia di Burn After Reading è Emmanuel Lubezki (Children of Men). Mary Zophres è la costumista alla sua ottava collaborazione consecutiva con i fratelli Coen. Jess Gonchor, già scenografo di Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men), ripete l'esperienza con Burn After Reading.

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Rutelli: "Le elezioni sono state vinte da Alemanno". E lo accusa di strumentalizzazioni.

Il candidato del Popolo delle libertà, Gianni Alemanno, è il nuovo sindaco di Roma. Succede a Walter Veltroni, dimessosi per partecipare quale candidato premier alle ultime elezioni politiche.

Hanno terminato lo scrutinio il 97,08% degli Uffici elettorali di sezione. I risultati, non ancora ufficiali, danno Alemanno al 53,62%, contro il 46,38% ottenuto dall'altro candidato ammesso al ballottaggio, Francesco Rutelli (PD).

Al primo turno, Alemanno aveva raccolto il 40,45% delle preferenze, sorpassato dal candidato del PD, che si era assestato al 46,06%.

Si è registrato un netto calo nell'affluenza: al secondo turno, nella capitale, si è recato alle urne il 61,07% degli aventi diritto. Durante l'election-day del 13 e 14 aprile, avevano votato per le amministrative capitoline oltre 73 elettori su 100.

«Eravamo convinti di poter vincere - ha spiegato Simone Turbolente, portavoce di Alemanno -, ma questo distacco è superiore alle nostre previsioni. Tanto più che si è andato consolidando a mano a mano che lo spoglio delle schede procedeva». Nella sede del comitato elettorale del candidato del centrodestra si iniziano a registrare i primi assembramenti di persone esultanti.
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Una ricercatrice del Cnr racconta la sua contestazione. "Sì, ho fischiato Bagnasco questa Chiesa supera i limiti".

"Ma non ce l´ho con la religione, ad applaudire Don Gallo a Palazzo Ducale, dieci giorni fa, c´ero anch´io".

(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) «Non so come sia partito il primo fischio. Ma sicuramente non è stato zittito, anzi si sono uniti progressivamente in tanti: ragazzi e persone anziane, signore con la bandierina tricolore, certo non quelle persone da cui ti aspetteresti una reazione così decisa. Mi sembra impressionante come anche a me sia venuto spontaneo unirmi, fischiare: lo confesso, mi è uscito dal cuore. Perché io rispetto chi ha fede e chi crede, ma l´ingerenza di questa Chiesa sta diventando così palese e oppressiva; e Bagnasco come presidente della Cei la rappresenta. Quella protesta non era contro la religione, ma contro un certo tipo di Chiesa: ad applaudire don Gallo a palazzo Ducale, una decina di giorni fa, c´ero anch´io...». Elisabetta Schiano, ricercatrice del Cnr, non ha esitazioni a spiegare perché, nel pomeriggio del 25 aprile, anche lei si è unita alla protesta - molti fischi, "buu", grida "vai via" - contro l´arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Angelo Bagnasco, mentre raggiungeva a piedi palazzo Ducale per la cerimonia solenne del 25 aprile. Nella stessa piazza, poco dopo, l´arrivo del presidente Giorgio Napolitano è stato invece salutato da una vera e propria ovazione delle migliaia di presenti.
Ma la protesta di piazza Matteotti non c´entra nulla con la Resistenza, con gli eventi del passato, né con posizioni politiche contrapposte: tanto è vero che le bandiere dei partiti della sinistra si trovavano ai margini della piazza, lontane da dove sono partiti i primi fischi che hanno agilmente superato i primi applausi, peraltro non troppo nutriti. La ragione di questo malessere andrebbe invece ricercata negli atteggiamenti che la Chiesa, e la Cei in particolare, hanno preso sui temi più eticamente sensibili: dall´aborto ai Dico. «Io vedo molte polemiche anche sui costi della visita di Papa Ratzinger; se fosse stato Wojtyla, non si sarebbe detto nulla del genere - precisa Schiano - Ripeto, mi ha impressionato, e sicuramente come me tutti gli altri che hanno fischiato o gridato, pensare "veramente, di questa chiesa non se ne può più". E´ vero che è anche colpa dei politici che non sono capaci a contrastare un´ingerenza eccessiva non solo negli affari del paese, ma nelle scelte quotidiane delle persone».
Resta il fatto che la democratica Genova, in cui sicuramente la componente laica è molto forte, mai aveva contestato così apertamente un arcivescovo. E che questo ha sicuramente creato una macchia , ma anche un elemento di riflessione, in una giornata di festa indiscussa com´è stata davvero quella del 25 aprile. «Io non sono genovese, ma ci vivo da tempo - risponde Elisabetta Schiano - Penso che Genova abbia un profondo senso dello stato, ma qui si è oltrepassato il limite: è questa Chiesa, e Bagnasco che la rappresenta, ad aver fatto di tutto per arrivare a questo....». Rispetto per chi crede e per chi ha rispetto delle opinioni degli altri, invece; dissenso verso chi «ha un eccesso di presenza nella vita di uno stato e dei suoi cittadini. E mi chiedo: é necessario che in ogni manifestazione pubblica ci sia sempre una presenza della religione?».

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Gene Simmons: Vi racconto la vera storia della prostituzione.


(Gianni Poglio - Panorama) “Mai stato politically correct e non mi interessa esserlo”: Gene Simmons da 35 anni leader dei Kiss ci ha preso gusto. Le sue prese di posizione, a volte estreme, fanno discutere e questo lo diverte moltissimo. L’ultima trovata è in effetti degna della sua fama. Simmons, è a un passo dal completare un libro intitolato Ladies of the night. “Sarà un excursus storico sul mestiere più antico del mondo”, ci racconta entusiasta. Un racconto erotico camuffato da saggio storico? Una massa di volgarità direttamente dalla penna della rockstar che ha conquistato cinquemila fanciulle finite tutte nel suo letto? No, niente di tutto questo. “Io rispetto le prostitute. E lo dico senza ironia” assicura Simmons “Una donna che vende il suo corpo ha almeno l’accortezza di comunicarti quanto vuole prima di iniziare qualsiasi attività fisica. Senza denaro non c’è contatto”. Su questo siamo d’accordo, ma dove vuole arrivare? “Il punto è che una professionista del sesso si qualifica per quello che è. Molte donne che si sentono moralmente superiori alle signore della notte sono in realtà molto più disoneste. Pensi a tutte quelle che si sposano per convenienza in attesa del divorzio. In un colpo solo rapinano allo sfortunato di turno il 50 per cento dei suoi beni”. Consapevole di attirarsi l’odio di una bella fetta del pubblico femminile? “Io dico la verità e poi molte donne sanno che ho perfettamente ragione”.

La copertina del libro di Gene Simmons, “Ladies of the night”, prossimamente nelle librerie americane

La copertina del libro di Gene Simmon

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La sauna chiusa a Torino. Aldo Busi ed una difesa d'annunziana della prostituzione.

Non è bordello: uomini che aspirano a fare sesso gratuitamente tra di loro no parchi no cinema. Dove vanno coloro che vogliono farsi una sborratina? Sauna, luogo di civiltà e nel concetto di civiltà ci sta anche la prostituzione.

(Aldo Busi - Dagospia) Ho un aggiornamento sulla sauna Antares di Torino chiusa con il pretestuoso pretesto di chissà quali illeciti a favore della prostituzione tra adulti (mentre le tangenziali di Torino pullulano di minorenni somale e affini schiave di criminali pressoché indisturbati dalle forze del cosiddetto ordine): poiché il nome Antares, costellazione dello Scorpione a parte, qualcosa mi diceva ma non riuscivo a situarlo, ho chiamato Marco Silombria, artista torinese di cui ho presentato a suo tempo due cataloghi, per delucidazioni; Silombria, che molte battaglie ha condotto con Angelo Pezzana ancora negli anni Settanta per i diritti civili e che si può annoverare tra i fondatori del FUORI! e della fondazione Sandro Penna, mi dice che una volta ci siamo incontrati proprio lì; impossibilitati a stabilire quando, abbiamo convenuto che deve essere stato un dieci anni fa, ma potrebbero essere cinque o venti (la sauna esiste dal 1981); facendo qualche sforzo, ho messo a fuoco l'ambiente: intanto, sarà stato in occasione della Fiera del Libro di Torino - alla quale non vado da almeno un decennio quale ospite star -, perché Torino non è certo città in cui qualcuno poteva e può mai andarci per un fine settimana di sesso (si mangia benissimo, gli esercenti sono di grande, spiritosa gentilezza ed è oggi di rara bellezza, ma per il resto te la raccomando tuttora: gronda una tale frigida libidine che metà basta a farti scappare, proprio come Roma e Milano e Firenze e Napoli stessa); a Torino sono stato negli ultimi tempi due volte, la prima in occasione della Fiera dell'Arte e la seconda per un incontro con i carcerati del Polo Universitario, nella prima sono andato in una sauna nuova, molto capace, con gestori e ospiti di grande educazione, di cui non ricordo il nome e in cui non c'era ombra né odore di qualsivoglia forma di sessualità, tanto che un po' di marchette non sarebbero guastate (non per me, che non c'ho stomaco per questi barocchismi, ma almeno per ricordare da dove veniamo e dove andiamo e perché, infine, non viene mai nessuno); dunque, il mio ricordo della sauna Antares: ho rilasciato tre interviste, fine, nel senso che a) se qualcuno mi riconosce, non posso più scoparci, e quindi non scopo mai, perché o incontro qualcuno sceso dal monte Ararat o vado in bianco, il che per me è la regola b) i luoghi precostituti agli incontri sono la morte di ogni libido, sicché, se vado in sauna, pretendo di fare innanzitutto una sauna; c) la mia vista, per i gay italiani, equivale di solito a un pugno nello stomaco, mi stanno tutti a distanza di scomunicato - sei metri - e, quando mi va bene, o chiacchiero o me ne sto isolato godendomi la finlandese e il vapore e la piscina; quindi all'Antares mi andò bene, chiacchierai o meglio, risposi, alle solite domande, a voce fin troppo flautata, e me ne andai scazzato perché i servizi non corrispondevano affatto alla mia idea di cultura dell'acqua).

Al di là del mio personale essere esigente e schizzinoso, ricordo un'assoluta assenza di gigolò e di ogni parvenza di vita che non superasse età da andropausa, quindi avrò parlato di sciatica da scrittore da balletto televisivo e di mogli (le loro) a casa, contente come una Pasqua e tutte che da decenni facevano finta di non sapere; il gestore era già anziano allora, addirittura più anziano di me, non si sentiva particolarmente lusingato dalla mia presenza (credo di aver protestato per l'armadietto dalla serratura scassata), visto che aveva tra i suoi habituées magistrati, carabinieri, calciatori, intellettuali, uomini, insomma, per quanto piemontesi; l'arredamento era indescrivibile, fu anche per questo che levai le ancore al più presto, era pura arcadia da vecchia zia nubile anni Cinquanta e mi si era stretto in maniera irreversibile anche il cuore.

Bene, per la conoscenza che ho di posti simili e (in tutto il mondo) e della prostituzione maschile, uno dei tanti tòpoi della mia estetica letteraria, posso delucidare i profani su alcuni aspetti che solo un cretino può contestare, anche se laureato in legge: a meno che una sauna non nasca come bordello (come a Barcellona, per esempio), dove io sono capitato per sbaglio per fuggire a gambe levate perchè era come essere assaliti da uno sciame di cavallette incattivite), a nessun gestore italiano conviene mischiare le due imprese e di fatto, se avviene, la prostituzione la subisce come le piattole messe in conto; in nessuna sauna italiana si esercita la prostituzione con l'accordo del gestore, ma in quasi tutte le saune gay e no (vedi privé) capita di imbattersi in aspiranti marchette, spesso improvvisate (lo scambio di denaro è spesso un alibi per allontanare da sé la paura di essere altrettanto omosessuale di chi paga); recentemente, a Roma, sono stato testimone (conversazione ascoltata in volontariamente, involontariamente non so quanto) di un incontro a pagamento avvenuto così: l'accordo è stato preso fuori, tramite internet o per telefono, e l'appuntamento è avvenuto lì, sicché niente si può imputare al gestore; è possibile che un gestore anziano subisca la prostituzione e che, semmai, andrebbe difeso da quanti, se organizzati in una vera e propria banda, gliela imponessero con minacce e ricatti; resta aperta la questione dei massaggiatori, ma esattamente come resta aperto il Canale di Suez: si potrebbe richiudere, ma a prezzo di cosa?

Allora: nei parchi no, nei cinema no, nelle associazioni no (recente assalto di naziskin a un paio di club romani), dove andranno i milioni di uomini italiani che vogliono farsi una sborratina domenicale dopo la santa messa? Bisogna capire fino in fondo che una sauna è innanzitutto un luogo di civiltà e che nel concetto di civiltà ci sta anche la prostituzione adulta, maschile o femminile che sia, e che a nessuno deve essere permesso di fare le pulci alla sessualità per come ognuno la vive e concepisce (fermo restando l'osservanza delle leggi sull'età del consenso); il colmo del ridicolo, negli articoli della Stampa, viene raggiunto dalla foto con dei poliziotti che, come corpo del reato, esibiscono delle riviste o cassette porno che si trovano non solo in tutte le edicole ma anche nei circoli bocciofili e, mi auguro, presso le Acli e i luoghi di ristoro di Pietrelcina.

Morale: la sauna Antares non è un bordello come viene definito, la maggior parte della sua clientela, come la maggior parte della clientela di tutte le altre saune italiane e no, è costituita di uomini che, puttani e clienti allo stesso tempo grazie al prezzo d'entrata, aspirano a fare sesso gratuitamente tra di loro, e il fatto che qualcuno si incontri lì a pagamento, reclutato dentro o fuori, innanzitutto non dovrebbe riguardare nessun magistrato e poi non significa che chiunque ci vada faccia altrettanto.

Quello che invece sarebbe ora di fare, semmai, è abolire la tessera Arci, vera vergogna europea e occidentale e immonda schedatura razzista, per entrare in club e saune se maggiorenni e che nessun gestore di locale gay goda più dell'alibi di associazione culturale per non pagare le tasse come tutti quanti. E ri-baci.
Aldo Busi

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Alessandro Preziosi, sul set nudo senza problemi.

(TGCom) Alessandro Preziosi dichiara di essere pronto a svestirsi di fronte alla cinepresa. Alla domanda “Recitare senza veli come Vittoria?” l’attore, compagno di Vittoria Puccini conosciuta sul set di Elisa di Rivombrosa e padre di due bambini risponde: “Purtroppo non ho la sua grazia: nudo non sembrerei così etereo ed elegante ma sono un attore e non avrei problemi a farlo”.

L’attore napoletano, impegnato sugli schermi Rai con Il Commissario De Luca, nell’intervista fatta da Tu e che uscirà in edicola mercoledì 30 aprile parla anche dei problemi che affliggono la sua terra natale. “C’è stata una grande strumentalizzazione. Qualcuno ha voluto distruggere la Campania per poi avere i soldi per ricostruirla.” Ma quando gli si chiede se è interessato alla politica dice: “Non mi schiero. La politica per me e' fatta dalle persone e non dai partiti che sono diventati un concentrato di interessi e non hanno più nulla a che fare con la politica".

Parla anche del rapporto con il romanziere Carlo Lucarelli, autore dei romanzi da cui sono tratti i quattro film di cui Preziosi è interprete: "E' un personaggio molto particolare. Insieme abbiamo pensato di fare del commissario De Luca una specie di Mickey Rourke versione Angel Heart".

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Alemanno sindaco, una sfida per i gay romani.

(River-blog) Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma. Con un risultato che neanche lui si aspettava, ha sconfitto il più quotato Francesco Rutelli. Era una sfida difficile, il cui risultato era difficilissimo da prevedere, anche per il sottoscritto e per i sondaggisti con cui mi era capitato di parlare nei giorni scorsi (”Una previsione? Impossibile. 50 e 50″ mi ero sentito direi solo ieri). Ma la sconfitta rutelliana era nell’aria. Walter Veltroni è stato il miglior sindaco che Roma abbia mai potuto avere. Un sindaco che si sporcava le mani con le questioni di tutti i giorni, e che ama la politica, col cuore e con lo stomaco. Ma Rutelli, a sentire molte persone di sinistra, non era per niente amato. Scorbutico, arrogante, saccente: gli aggettivi che ho sentito più spesso da chi parlava di lui...

Continua su Il voto gay.

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Su raitre da domenica la Raznovich "Tatami" per raccontare la società in conflitto. Nella prima puntata si parla di l'omogenitorialità.

(Apcom) Il Tatami è la tradizionale pavimentazione giapponese sul quale si svolge buona parte della vita. Sul tatami si dorme, si mangia, si combatte, si muore. E' da questa precisa citazione alla filosofia orientale che parte il nuovo talk di costume di Raitre, 'Tatami' appunto, che andrà in onda da domenica 4 maggio alle 23.40 per sei puntate. A condurlo Camila Raznovich presenza gia nota al pubblico di Raitre ('Amore criminale', ndr) che, con questo nuovo progetto - del quale è anche autrice insieme a Stefano Coletta, Serena Bortone ed Emanuela Imparato - dice addio definitivamente ad Mtv, dove ha lavorato per 13 anni. "Una scelta precisa, oltre che anagrafica" come ha detto la Raznovich in conferenza stampa. "Ad Mtv sono nata, ma è arrivato per me il tempo di crescere, anche professionalmente". "Tatami è un progetto ambizioso, nello studio, nella regia e nei contenuti, e ambizioso anche per me che sarò mediatrice, arbitro, giudice, intervistatrice e complice dei miei ospiti".

In uno studio strutturato come un grande tatami dalla scenografa Trixie Zitkowwsky, il programma si suddivide in tre segmenti. Il primo segmento, recuperando l'idea del duello, presenta il confronto tra due punti di vista diversi. Argomento della prima puntata: l'omogenitorialità e il diritto degli omosessuali. A discuterne Luca Barbareschi, attore produttore e noedeputato del Pdl e Imma Battaglia, presidente dell'onlus Di' Gay Project.

Il secondo momento, in chiave più leggera, propone un'intervista in coppia sui grandi temi della vita. Protagonisti: un volto noto accompagnato da una persona a lui cara, per questa settimana, Giovanna Mezzogiorno e l'amico Rocco Papaleo. La terza e ultima parte del programma è dedicata invece alle storie di uomini e donne comuni e delle loro scelte di vita. Il primo ospite sarà Horacio, un ragazzo argentino che, dopo aver scoperto di essere figlio di un desaparecidos, sta ripercorrendo le sue origini alla ricerca dei suoi veri familiari. "Questo incontro l'ho voluto fortemente - ha raccontato la Raznovich - perchè vengo da una famiglia (padre russo-ebreo, madre italiana, ndr) che vivendo per anni in Argentina ha sentito culturalmente il dramma dei desaparecidos".

Un programma ambizioso 'Tatami' che, nell'ottica del direttore di Raitre Ruffini, "vuole percorrere il genere del talk in una chiave di lettura nouova e diversa". "Consapevoli del rischio di banalità che si può correre - ha detto Annamaria Catricalà, capostruttura Rai - deponiamo le armi dello steccato ideologico, provando a raccontare e descrivere la realtà e la società contemporanea attraverso l'esperienza dei suoi reali protagonisti".

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Torino Lgbt FilmFest. Non c'è accordo tra i critici ed il pubblico. Un festival opaco.

La León vince il 23° Festival del cinema gay di Torino. Il film di Santiago Otheguy ha ricevuto il premio per il miglior film nell'ambito della 23esima edizione della kermesse cinematografica GLBT torinese.

(Castlerock.it) La 23esima edizione del Festival del Cinema GLBT di Torino, che si è conclusa il 25 aprile è stata vinta dal film La Leòn (nella foto l'immagine della locandina): la giuria internazionale, formata da Pier Maria Bocchi, Melania G. Mazzucco, Joao Pedro Rodrigues e Andrea Sperling, ha assegnato il premio Ottavio Mai al film diretto da Santiago Otheguy "per il suo impatto visivo, per la sua essenzialità narrativa e per la capacità di mettere in scena la potenza della natura".

Il film di Otheguy - un dramma splendidamente fotografato in bianco e nero che l'anno scorso fu presentato anche al Festival di Berlino, nella sezione Panorama Special - racconta la storia di Alvaro, un semplice pescatore che vive in una remota isola fuori dalla costa Argentina, nella quale la sua omossesualità e il suo amore per la letteratura fanno di lui un outsider. Il suo unico contatto con la terraferma è La Leòn, il battello guidato El Toru, un uomo rozzo e violento il quale è convinto che Alvaro rappresenti una minaccia per i valori della piccola comunità isolana.

Tra gli altri riconoscimenti assegnati a conclusione di quest'edizione del festival torinese, il Premio speciale della Giuria che è andato ex-aequo ai film Nothing Else Matters di
Julia von Heinz e Les chansons d'amour di Christophe Honoré, che secondo i giurati "propone uno sguardo diverso sulla vita finalmente in grado di superare i confini del gender".
Per quanto riguarda i documentari inoltre, il primo premio è andato al film di
Parvez Sharma A Jihad for Love, per la sua regia, definita "coraggiosa, ipnotizzante e convincente".
Il pubblico del Festival invece ha premiato Were the World Mine, diretto da Tom Gustafson e il documentario Darling! The Pieter-Dirk Uys Story, dell'australian
o Julian Shaw, che si è aggiudicato anche una menzione speciale della Giuria.
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"Leon" a Berlino lo scorso anno.

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«Che lavoro faccio? Sono una camgirl». Elena, mestrina di 27 anni, nuda sul web: 15 euro per 10 minuti di show. Guadagno di 3000 euro al mese.

Prima di cambiare vita era orafa. «Ma ora arrivo a 3.000 euro al mese». Ho iniziato grazie a un’amica che mi ha parlato del mondo delle videochat: ho provato e ho visto che è anche divertente.
(Francesco Furlan - La nuova di Venezia e Mestre) E infine fu la webcam, che a sua volta generò le camgirl, le ragazze della video-camera (da letto), anche se più spesso si esibiscono davanti alla postazione del pc della loro scrivania. Figure mitologiche del sesso virtuale, guai a cercare di guardarle negli occhi: vi fulmineranno con un colpo di clic e vi faranno fuori pur di non svelare lo loro identità. E’ questo il loro potere. Un occhio elettronico le guarda mentre si spogliano o si esibiscono in spettacoli erotici, e dall’altra parte del pc il cliente che, grazie a Internet e solo dopo aver pagato il servizio, può godersi lo spettacolo. Ai tempi del precariato è un lavoro che paga bene e che, dopo l’imbarazzo delle prime volte, può diventare pure piacevole. «Sempre meglio di timbrare il cartellino, il lavoro è mio e me lo gestisco io» spiega subito Elena, 27 anni, parafrasando senza saperlo un vecchio slogan femminista in voga negli anni Settanta della liberazione sessuale. «Per me questo lavoro è stata una liberazione, e non mi importa cosa pensa la gente, anche perché lo faccio con professionalità». Mora, occhi verdi, fisico mozzafiato, la bella Elena abita a pochi chilometri da Mestre e da due anni ha abbandonato la sua professione per diventare una camgirl a tempo pieno.

Elena, come sei diventata una camgirl?
«Due anni fa un’amica mi ha raccontato che, per prendere qualche soldo, si esibiva nuda in alcune videochat. Mi ha incuriosito e ho deciso di provare, per togliermi lo sfizio. Ho visto che riuscivo a guadagnare bene, tanto che dopo pochi mesi mi sono licenziata per diventare una camgirl a tempo pieno».

Che lavoro facevi e quanto guadagnavi prima?
«Lavoravo come orafa, prendevo circa mille e cento euro al mese, facendo anche gli straordinari. Ho cominciato a lavorare giovanissima, mi ero stancata, ho deciso di darci un taglio».

E adesso quanto prendi?
«Mediamente tra i 2.500 e i 3.000 euro al mese, lavorando dal lunedì al sabato, la mattina, fino a mezzogiorno, e la sera dopo le 11, per un paio d’ore. Se ne ho voglia mi esibisco in cam anche la domenica sera».

Un sacco di tempo libero, che ci fai?
«Mi riposo, vado a fare shopping, incontro le amiche, vado al supermercato, le cose che fanno tutti nel tempo libero».

E quanto costa un tuo spettacolo?
«Si va dai 15 euro per dieci minuti, ai 50 euro per 45 minuti, 100 euro l’abbonamento settimanale. Le tariffe le decido io perché dopo le prime esibizioni in videochat ho deciso di aprire un sito tutto mio che gestisco come voglio, sia per le tariffe degli spettacoli, sia per le altre offerte, che non riguardano solo le esibizioni in webcam. Vendo pacchetti di 20 foto e 8 video per 25 euro».

E i soldi che prendi li dichiari al Fisco?
«Queste sono cose personali.»

Comunque sia hai incarnato lo spirito del Nordest, ti sei messa in proprio.
«Dopo pochi mesi mi sono stancata che i siti per i quali mi esibivo si trattenessero parte del mio guadagno, tra il 30 e il 40%, senza fare nulla, visto che a spogliarmi ero io. Quando ho preso un po’ di confidenza ho deciso di aprire un sito tutto mio (elenahot.net, ndr) dove è possibile contattarmi senza intermediazioni, così i soldi che guadagno sono tutti miei. Non ero un’esperta di Internet, per realizzarlo mi sono fatta aiutare dal mio ragazzo».

Stai dicendo che il tuo fidanzato ti ha aiutato a diventare una camgirl?
«Sono fidanzata e convivo da sette anni. Non è geloso, perché sa che nella vita reale mi spoglio solo per lui. Esibirmi in webcam per me è un lavoro, non c’è alcun coinvolgimento sentimentale. Quando ho deciso di diventare una camgirl a tempo pieno lui ha appoggiato la mia scelta, anzi è orgoglioso che molti uomini mi chiedano di spogliarmi perché mi desiderano, quando nella realtà mi può avere solo lui».

I tuoi genitori, i tuoi amici lo sanno?
«I miei genitori sono un po’ all’antica, per loro sono ancora un’orafa. Per i miei più cari amici invece sono una camgirl».

Ma cosa rispondi a chi, magari ad una cena tra amici ti domanda: che lavoro fai?
«Se ho un po’ di fiducia nella persona che mi sta davanti rispondo che faccio la camgirl. Non ho nulla di cui vergognarmi, è un lavoro dignitoso come tanti altri».

Però nelle foto del tuo sito e negli spettacoli non mostri mai il viso, perché?
«E’ una questione di privacy, non sai mai chi può esserci dall’altra parte del computer. Metti che ci sia mio cugino, sarebbe un po’ imbarazzante. E poi di matti in giro ce ne sono tanti e in Internet ancora di più, come quelli che si sprecano a scrivermi solo per riempirmi di insulti di tutti i genri».

Chi c’è, dall’altra parte del computer, che ti chiede di spogliarti ed esibirti?
«Maschi giovani e anziani, ma soprattutto di età compresa tra i 28 e i 32 anni, o tra i 40 e i 45. Quasi sempre sono delusi, mi raccontano, dal rapporto con la fidanzata o con la moglie. Una volta però mi sono spogliata per un anziano di 73 anni. Si è mostrato anche lui in cam, era sempre che teneva sott’occhio la porta dello studio dal quale parlava per paura che entrasse la moglie».

Sono in molti a parlarti dei loro problemi?
«Eccome, devo sorbirmi certe storie sulle mogli o le fidanzate che non riescono a capirli. La maggior parte delle volte cerco però di tagliare in fretta e passare subito allo spettacolo».

Immagino che tutti chiederanno di incontrarti.
«Otto clienti su dieci sì, ma questa è la prima e unica regola fondamentale del lavoro della camgirl. Mai incontrare nessuno, se qualcuno insiste elimino il suo contatto Internet, e lo stesso faccio se qualcuno insiste nel chiedere di volermi vedere in faccia. Ecco, questa è la seconda regola».

Quindi sei tu che conduci il gioco.
«Certo, e questo mi fa sentire sicura. Se qualcuno esagera lo elimino dai miei contatti».

Mai nessuno ti ha incuriosito a tal punto da volerlo conoscere?
«No, meglio non fidarsi di nessuno».

Richieste strane?
«Sono all’ordine del giorno. C’è chi mi vuole portare in vacanza con lui, chi si innamora e vuole un indirizzo dove potermi spedire soldi e regali. Una volta un uomo mi ha offerto 5 mila euro per un incontro».

Una proposta indecente, hai accettato?
«Nemmeno per scherzo. La regola è non incontrare nessuno».

Ma ti piace spogliarti, o dopo due anni di lavoro è diventata routine? Insomma, sarà anche vero che non timbri il cartellino ma dopo un po’ è sempre la stessa musica.
«E invece continua a piacermi, è divertente, mi eccita sapere che c’è qualcuno che paga per vedermi mentre mi spoglio».

Quanti spettacoli fai al giorno?
«E’ difficile fare una media, circa 30 spettacoli, con punte di cinquanta. Altre volte invece anche solo dieci. Dipende».

Per quanti anni hai intenzione di continuare a fare questo lavoro?
«A dire il vero non ci ho ma pensato... probabilmente fino a che mi diverto».

Facciamo un gioco: esci di casa e vai in panificio dove un tizio, chissà come chissà perché, riconosce che sei la camgirl alla quale ha chiesto di spogliarsi la sera prima. Che fai?
«Mi metto a ridere, e poi vado a presentarmi, piacere mi chiamo Elena, e sono la tua camgirl, questa volta però in carne e ossa!».

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Scrittori: Una ex amante rivela fantasie gay di Norman Mailer. Uno sciupafemmine dalle tendenze gay.

(Adnkronos) ''Norman Mailer non solo aveva fantasie gay ma ebbe anche, per un certo tempo, un relazione fissa con un uomo con cui faceva sfrenati giochi sessuali''. Finora lo scrittore americano, morto lo scorso 10 novembre all'eta' di 84 anni, era internazionalmente considerato uno ''sciupafemmine'', sei volte sposato e padre di otto figli, noto per le sue posizioni dissacranti sul femminismo, tanto da essere presentato come il ''macho'' delle letteratura americana contemporanea.

Ma adesso una delle sue amanti ha deciso di rompere il silenzio e di portare alla luce il lato oscuro di Mailer. Carole Mallory, 66 anni, ex modella e attrice che incontro' lo scandaloso autore di ''Il nudo e il morto'' in uno dei piu' esclusivi ristorante di New York nel 1983, afferma che Mailer ebbe una relazione con un amico gay, tanto che lei temette che lui potesse contrarre l'Aids e cosi' si rifiuto' di avere rapporti sessuali a tre.

Carole Mallory ha venduto la scorsa settimana alla Harvard University sette scatole di documenti relativi alla sua relazione con Mailer, durata tra il 1983 e il 1992, frequentandosi quasi ogni weekend, quando lo scrittore era sposato con la sesta ed ultima moglie, Norris Church. L'archivio di lettere, diari e manoscritti della Mallory, destinato alla Houghton Library, conterrebbe un impietoso ritratto del declino sessuale dell'autore di ''I duri non ballano'', da cui emergerebbero le sue sfrontate proposte, compresa quella di un triangolo erotico con un gay di nome Paul.

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Lugagnano. Fra gli operai-squillo amici di Claudiu: "Ci prostituiamo come lui. Basta che paghino". I Ris nella villa dell'orrore.

Verona, i carabinieri nella casa di Lugagnano dove sono stati uccisi i due coniugi. Oggi interrogatorio e sopralluogo.
(Roberto Bianchini - La Repubblica) Per molti di loro, lo dicono senza imbarazzo, non fa differenza. Dipingere una parete, piantare un chiodo, tagliare una siepe. Anche fare l'amore con un uomo. "Basta che paghino". Perché non hanno scelta, spiegano, se vogliono sopravvivere. Radu fuma e sorride, sfregando il pollice sull'indice della mano destra. Il primo gesto che ha imparato in Italia. E' bello Radu, occhi neri, capelli cortissimi, basette lunghe, fisico asciutto. Veste firmato, tutto di nero, al collo porta una croce di brillanti. Ha ventidue anni e viene dalla Romania. A cercare fortuna, come tanti. Come Claudiu Stoleru (foto a fianco), il ragazzo accusato di aver massacrato i due pensionati, Luigi e Luciana Meche, nella loro villetta. A martellate lui, soffocata lei.

Come Claudiu, e come altri, anche lui è un operaio-squillo. Pronto a vendersi per una giornata da imbianchino o da manovale, come per un'ora di sesso. Non importa con chi. Anche Claudiu ha confessato che si prostituiva. Gli serviva, oltre che per il denaro, per ottenere qualche lavoretto. Ha detto che non era la prima volta, che l'aveva già fatto con Luigi Meche e anche con altri. Ma voleva smettere. E aveva ucciso il suo datore di lavoro perché "non ne poteva più". Oggi a Civitavecchia, dov'è stato fermato, verrà nuovamente interrogato. Deve ancora spiegare l'omicidio della donna. Finora ha negato di averla uccisa lui. E i Ris torneranno nella villetta per altri accertamenti.

Lo conoscevano il pensionato ucciso, gli operai-squillo che bighellonano tra i negozi del grande centro commerciale vicino alla tangenziale, due passi dal paese, dove arrivano a fare compere da tutta la provincia. E' un punto d'incontro, un crocevia della prostituzione maschile. Ci vengono soprattutto uomini sposati, di mezza età. "Qui ci si incontra - racconta il giovane - poi si va in una zona che conosciamo, vicino all'Adige, lì non ti vede nessuno". I carabinieri hanno raccolto più di una testimonianza tra gli operai-squillo. Tutte concordanti: "Luigi era un cliente abituale. Gli piacevano i giovani, frequentava soprattutto quelli dell'est". Per questo giudicano attendibile la versione di Stoleru sulle molestie sessuali, anche se in paese nessuno crede al "vizietto" del pensionato.

"I padroncini del Nord Est ci sfruttano in fabbrica e anche a letto", attacca Radu, sfrontato, anche lui mille mestieri, sempre saltuari. Racconta di una vita che, per gente come loro, "è un inferno": lavoro mai sicuro, soldi pochi, sempre in nero, case care, vecchie, malsane. "E qualche volta - attacca - pretendono anche di usarci a loro piacimento, sessualmente dico, per soddisfare le loro voglie. O quelle delle loro signore. Com'è successo a Claudiu. E noi zitti. Perché se ci ribelliamo perdiamo anche il lavoro. Allora tanto vale che ci vendiamo subito. Cos'altro dobbiamo fare? E che ci paghino bene almeno per quello".

E' brutta e vecchia la casa dove abitava l'assassino. Due piani, senza nemmeno l'intonaco, addossata a una fila di altre palazzine dall'aspetto dimesso. Ci abitano romeni, moldavi, magrebini. Tutti immigrati. Tutti lavoratori saltuari. Manovali, operai, braccianti, tuttofare, prostituti. Non c'è neanche un nome sui campanelli, nessuno sa in quanti ci vivano. Gli abitanti della zona dicono che c'è un via vai continuo di ragazzi sconosciuti.

Stoleru abitava in un appartamento al primo piano. Nessuno sa com'era arrivato qui. Gli avevano dato una stanza, anzi un pezzo di stanza con una branda, separato dagli altri letti solo da un armadio. Non aveva quasi nulla con sé, neanche una valigia. Era finito subito a fare qualche lavoretto, come aiuto imbianchino, proprio dall'uomo che sarebbe diventato la sua vittima. I moldavi sapevano che quell'uomo dava lavoro agli immigrati. E sapevano anche dei traffici sessuali. Sergiu, che vive nella stessa casa e fa l'operaio, dice che Claudiu era arrivato in paese solo da due settimane. Che gli sembrava un ragazzo normale, come tanti. Silenzioso, poche parole con gli altri romeni, pochissime con gli abitanti. "Parlava ancora male l'italiano". Lo stretto necessario per comperarsi le sigarette e ordinare un paio di birre al bar "Matteo" e di sambuche al bar "Saint Patrick".

I vizi del paese li aveva presi subito. Ma aveva un aspetto fragile, forse anche per via di quegli occhi chiari, e dei lineamenti del viso, più delicati degli altri. "Non avresti mai detto che poteva essere violento. Feroce, addirittura".

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Gb. Lord Laidlaw dona 1 milione di sterline per curare i "sesso-dipendenti".

(Agi) Ventiquatt'ore ore dopo che un tabloid ha rivelato la sua ossessione per il sesso, un ricco lord scozzese ha deciso di donare un milione di sterline (1,27 milioni di euro) per quelli che, come lui, sono "sex-addict". Lord Laidlaw, generoso finanziatore del partito conservatore, gia' sotto inchiesta per evasione fiscale, e' il protagonista dell'ultimo scandalo a luci rosse che -dopo l'ex governatore Eliot Spitzer, in Usa, e il boss della Formula 1, Max Mosley- si abbatte sul mondo degli "happy few". 'News of the World' ha rivelato domenica che il 64enne baronetto e' un sesso-dipendente che adora organizzare gaudenti orge con prostitute e gigolo' da 3.000 sterline a notte; il tutto innaffiato da fiumi di champagne e cocaina.

Secondo il popolare domenicale, Laidlaw, che risiede a Montecarlo, affittava per le sue serate particolari da 27.000 sterline l'una la suite dell'hotel Ermitage (che da sola ne costa 6.000): insieme a 4 ragazze, un gigolo', la droga, Viagra e alcol. Il copione cambiava di volta in volta, con qualche particolare ricorrente ("ragazze alte con seni piccoli"). Ma a volte il barone Irvine Laidlaw of Rothiemay, che ha fatto la sua fortuna con una societa' organizzatrice di eventi internazionali, si limitava solo a guardare.

Ma oggi il 'Times' rivela che il protagonista dell'ennesima storiella piccante -110.mo uomo piu' ricco del Regno Unito con una fortuna personale di 730 milioni di sterline, di cui 6 donati al partito di David Cameron- e' entrato volontariamente in una clinica sudafricana per tentare di curarsi e evitare "una ricaduta in inaccettabili comportamenti". Non solo. Con un'inedita forma di pentimento, Lord Laidlaw ha deciso di porsi come obiettivo il finanziamento di una ong britannica che potra' usare i soldi per coloro che sono erotomani come lui, ma non possono permettersi cure.

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Amici di Maria. Live da Cagliari un omaggio a Marco Carta con tanti ospiti illustri. Cronaca della serata.

(Tvblog) Il talent show Amici è terminato il 16 aprile ma l’eco è ancora forte; la prova l’abbiamo avuta con il successo del concerto di Piazza del Popolo a Roma gremito di 80.000 fans e visto da oltre 4 milioni con il 35% di share.

Stasera, in diretta da Cagliari, Marco Carta, Francesco Mariottini, Roberta Bonanno, Pasqualino Maione e gli altri ragazzi che hanno partecipato alla fase finale saranno protagonisti di un concerto-varietà che vedrà anche tra gli ospiti Claudio Baglioni, Katia e Valeria e Claudio Amendola. Vi racconteremo quello che accade con il nostro consueto commento live.

Ore 21:34 In una piazza gremitissima fino all’inverosimile (c’è chi parla di 300.000 persone) inizia con tanto di sigla ufficiale il concerto con la sigla dei professionisti diventata a tutti i tanti fans di Amici molto familiare. Vediamo prima Kledi, Anbeta, Francesca, Leon e poi i bianchi e i blu divisi come all’inizio. Sullo sfondo la cattedra con i professori. Il pubblico acclama Maria che entra in compagnia di Chicco e Luca.

Ore 21:37 L’rvm di prammatica non può non esimersi dal mostrare il trionfo di Marco Carta e la piazza esplode di gioia mentre lui da divo del momento saluta la folla sua compaesana. L’emozione del ragazzo è evidente. Maria racconta uno scoop, ovvero che durante la messa in onda di Amici Marco chiedeva spesso alla produzione se la Sardegna lo sostenesse.

Ore 21:39 Si inizia con una canzone di Lucio Battisti “Io vorrei” ed è proprio Marco a rompere il ghiaccio. Ed è proprio il caso di dire rompere perchè l’emozione lo fa anche steccare sugli acuti, ma gli si perdona anche questo. Alla conclusione lui vorrebbe andarsene ma Maria lo ferma, gli mostra i fotografi che lo immortalano finalmente per tutte le testate e poi tutti i ragazzi lo aiutano per raccogliere i peluche. Maria successivamente presenta due professionisti, Kledi e Maria (anche se inizialmente dice Francesca) che si esibiscono in un tango sensuale su coreografia ideata da Garrison Rochelle. Maria richiama Marco e alla destra anche Roberta, spaventata di arrivare nella città del cagliaritano. Chiede ai due come sia il loro rapporto e Roby risponde “Siamo come Raimondo e Sandra, ci vogliamo bene“.

Ore 21:44 E’ il turno di Roberta cantare e lo fa con una canzone della straordinaria Anastacia, “Left Outside Alone“. Inutile dire che il pezzo sia nelle corde della milanese e infatti per lei l’emozione non sussiste e il pubblico, per la verità più preso a fotografare con telefonini e fotocamere digitali, tiene il tempo con le mani. Alla fine la ragazza esclama “Grazie Cagliariiiiii“.

Ore 21:47 Maria racconta dei provini di Amici. Un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, bello e aitante. Inutile dire che si parlava di Francesco che in smoking si rende protagonista di un ballo con Anbeta sulle note suggestive di “Strangers in the night” di Frank Sinatra. Maria lo chiama sul palco e rivela che sta facendo le prove di Io Ballo. Maria: “Sei bellissimo” e lui risponde inginocchiandosi nei confronti dei prof per averlo scelto. Maria, abbronzatissima dal sole sardo, richiama Marco sul palco e gli chiede di presentare la famiglia che lo ha cresciuto: “E’ la sostituzione di quello che la vita mi ha rubato.”. Marco quindi presenta la zia Baby, zio Carlo il marito (accolto come la moglie da Maria), il fratello Federico, praticamente l’opposto di Marco, un pittore che fa mostre in Spagna e a Roma. In effetti la faccia dell’artista ce l’ha. Si prosegue con la persona alla quale il cagliaritano è legato, la nonna, che non è presente poi arriva zia Cristina. Praticamente è la serata di Marco questa ma Maria, imprevedibile come sempre, manda tutti a posto e fa entrare il banco di Marco prima di annunciare la pubblicità.

Ore 21:59 Si riparte con Marco seduto al banco di Amici e Maria gli chiede di ritornare con la mente al 20 di ottobre quando Chicco gli annunciò di essere idoneo. Sullo sfondo del palco intanto vediamo delle gigantografie dei ragazzi protagonisti di quest’anno. Per Marco c’è una sorpresa, entra il discografico della Warner presente alla finale. Ebbene, si tratta del contratto per il ragazzo da parte della Warner Music per voce di Marcello Balestra. In una cartelletta viene confermato quanto si pensava: Contratto di Registrazione in Esclusiva. E c’è già la data di un cd, il 6 giugno! Tutti sono commossi. Il contratto prevede un primo album sperando di poterne fare tanti altri, dice Balestra.

Ore 22:05 Dopo questo momento di grande emozione, si passa ad un musical interpretato dagli altri ragazzi come Giuseppe, Antonino, Francesco e Pasqualino in Full Monty. Mentre i ragazzi si spogliano dalle divise arriva un altro Full Monty che altri non è che Claudio Amendola! Tutti rimangono in boxer neri ed è il momento anche per Claudio spogliarsi mostrando una canotta che cita “Giulio Cesaroni“. Amendola dice che vuole entrare nella scuola e sostenere il provino. Si inizia con la danza istruita dalla cattivissima Celentano e la gag infatti prevede che Claudio si cimenti in classica. Alessandra chiama Leon e gli dice di mettersi alla sbarra . Lui: “Non mi dica che sono un sacco di patate“, lei non replica e fa la professionale chiedendogli di cimentarsi in varie posizioni tipiche da danza. Vedendolo molto imbranato Maria chiama la musica e parte la colonna sonora del Tempo delle Mele con tanto di mela appesa che i due devono prendere con la bocca, scena già trasmessa a C’è Posta. Il ballo sensuale con la Celentano si trasforma così nella sagra della salsiccia. Maria alla fine chiede ad Alessandra se lo prenda e lei: “No“. Maria insiste e riesce ad ottenere un “va bene“. E’ il momento della recitazione con la bravissima Fioretta Mari. La prova di recitazione è riuscire a conquistare la principessa di ghiaccio, alias Maria.

Ore 22:16 Giulio Cesaroni ritiene la cosa impossibile ma Maria si avvicina a lui e lo abbraccia. Prova superata. E’ il momento del canto e viene chiamato Peppe Vessicchio che gli dice di cantare “Ricordati di me” di Antonello Venditti. Lui si sente in difficoltà a cantare da solo e Maria chiama Marco. I due non cantano perfettamente all’unisono ma Giulio Cesaroni aka Amendola dimostra di avere una discreta tonalità vocale e soprattutto di essere intonato. Chicco decreta: “La commissione dice che sei acerbo ma Garrison punta su di te e ti assegna la maglia” (cita Amici Anziani).

Ore 22:20 Maria chiama Giulia che ballerà con Gianni e Leon su “I Love New York” di Madonna. Marco, vero re della serata, deve presentare il suo acerrimo rivale, Pasqualino. Il partenopeo si cimenta nell’imitazione di Gheorghe Iancu e dopo di che canta il suo inedito, Start, tratto da Ti Brucia già disco d’oro. Mentre canta ci accorgiamo che la produzione ha deciso di far cantare tutti mettendo le parole stile karaoke sui ledwall in piazza. Garrison viene chiamato da Maria perchè viene eseguita una sua coreografia dai professionisti, anzi dalle professioniste in versione guepiere tratte da Io ballo. Provocanti Francesca e Maria ma lo è pure Anbeta mentre Leon fa il macho di turno. Pubblicità.

Ore 22:31 Si torna in onda e Maria si presenta coperta. Si vede che il freddo è arrivato. Entra una lavagna per le interrogazioni di musica e chi ti chiama? Ma ovviamente Marco, il più impreparato di tutti. “Ma c’è un ragazzo che potrebbe leggere questa lavagna“, dice Maria. E chi sarà? Ma ovviamente Claudio Baglioni! Di bianco vestito con la chitarra intona le canzoni più celebri e via di accendino con “Piccolo grande amore“. Al termine della canzone Marta si avvicina per toccare il mito Claudio e Simonetta Spiri ringrazia Maria commossa per “tutto quello che ci hai fatto vivere quest’anno“. Marco, Roberta e Paki dovranno cantare proprio con Baglioni. Parte Marco con Amore Bello, Roberta con Avrai e Paki con Sabato Pomeriggio. Suggestivo e da pelle d’oca il momento con Roberta. E poi partono le altre canzone di Claudio in rapida successione sempre coadiuvato dai ragazzi. Entra poco dopo un altro Claudio, Amendola e insieme intonano una Ninna Nanna romanesca. Davvero un gran bel momento. Dopo questa emozione si ritorna alle esibizioni con Leon, Gianni e Maria che ballano su Pump It. Subito dopo Pubblicità.

Ore 22:57 Maria chiama Kledi sul palco. Entra il trono e le sedie di Uomini e Donne. Arriveranno ora Katia e Valeria con la divertentissima parodia di Zelig. Ovviamente Kledi diventa Klediano e loro due Katiana e Valeriana. Tutto il pubblico grida Brava Brava Brava! Maria di diverte tantissimo, è nota la sua autoironia e questa gag in trasmissione la conferma per l’ennesima volta. Fantastico quando Katiana declama “La nebbia agli irti colli …” dicendo che è scritta da lei e Valeriana la riprende dicendo che è un plagio perchè è di Fiorello. Formidabili!!

Ore 23:04 Dopo le risate, il musical Sister Act con tutti i ragazzi. Il pezzo lo avevano interpretato anche nella fase finale ma questa volta non vi partecipano solo i componenti della squadra Bianca ma tutti. Roberta nella parte di Deloris. E tutti gli altri vestiti come suore o come prelati cantano la celebre colonna sonora in inglese. Davvero bravi. Tocca ai professionisti, Gianni e Maria faranno un ballo che subito dopo però ripeteranno Garrison e la Celentano (ovviamente si scherza), “Rock Around The Clock“. E ora è il turno della Celentano, Maria la acclama così come tutto il pubblico, ma ovviamente si sta scherzando visto che era un rock acrobatico. Spazio anche a Giuseppe e Cassandra che in duetto cantano “Morena mia“. E subito dopo Francesco balla con Anbeta un sensualissimo tango latino americano. Francesco ovviamente sempre a torso nudo per mostrare alle donne il fisico e Anbeta leggiadra e bravissima. Maria richiama Marco che presenta la sua conterranea Simonetta. La piccola grande cantante intona una celebre canzone di Vasco Rossi. Maria stuzzica la Celentano e chiama sul palco Susy Fuccillo che balla con Gianni e Leon. “E’ per te questa Alessandra“, dice scherzando. Dopo il balletto, break.

Ore 23:24 Maria si scusa per aver messo il cappotto. Richiama Marco sul palco e parla del disco che è terzo nella classifica mista e primo nelle compilation. Marco canta Per sempre che tutti ormai conoscono. “Grazie Cagliari, vi amo“. Maria saluta Grazia, Steve e Maura. Marco saluta Luca Jurman, impegnato al Blu Note stasera. Tocca di nuovo a Francesco in versione seminudo che balla con Francesca. Enigmatica in sottofondo Fioretta Mari che dice “Mamma mia…” Maria dice che c’è un’altra sarda che vuole salutare Marco e si tratta di Geppy Cucciari, presente anche alla finale come spettatrice. Geppy: “Se il Cagliari l’anno prossimo vince lo scudetto mi spoglio al Sant’Elia“. Ecco Marta che canta “All by myself“. Maria ringrazia la Questura e il sindaco Floris che chiamato sul palco consegna un premio a Marco. Serata eccezionale per lui. E regalo anche per Maria De Filippi, una medaglia.

Ore 23:33 Rientra il pianoforte e quindi si prevede di nuovo Claudio Baglioni che canta una versione live di “Mille giorni di te e di me“. Tutto il pubblico canta con lui, Maria sta vicino al pianoforte e i ragazzi in piedi si commuovono. Quando canta Claudio l’emozione è forte. Applausi da standing ovation. Pubblicità e poi gran finale.

Ore 23:44 Partono i titoli di coda e Claudio Baglioni canta “Strada Facendo” attorniato da tutti i ragazzi, dagli ospiti, da Maria e dai prof. Il pubblico canta con loro. Degno finale di una grandiosa serata realizzata in solo una settimana di tempo. Un applauso alla produzione che ha creato un vero e proprio evento che ci auguriamo possa anche ripetuto in altre città. Buonanotte a tutti.

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Gay e calcio. E se Moggi avesse un poco di ragione?

Le dichiarazioni di Moggi sulla totale assenza di gay nel mondo del calcio, a guardar bene fa il paio con le dichiarazioni rilasciate da Ahmadinejad che nel corso di una visita ad una università americana lo scorso anno negava che in Iran vi fosse un "problema omosessuale". Parole inutili e puntualmente smentite dai fatti.
In Iran dove il regime impicca gli omosessuali praticamente in quantità industriale e a Torino dove le parole di Moggi risultano essere stonate con quanto accade nell'ambiente del calcio dove baldi atleti vengono beccati in saune-bordello a soddisfare i loro "vizi".

Può essere, a ben vedere che Moggi, con un ragionamento razionale, abbia ragione. Lasciando da parte la professionalità di cui nessuno potrebbe dubitare, in effetti sarebbe difficile per un gay sopravvivere nel mondo del calcio ma non perchè vittima di volgare e violento bullismo omofobo ma perchè esso stesso sarebbe vittima delle proprie emozioni e desideri, in mezzo a cotante beltà sarebbe impossibile resistere e nascondere erezioni infinite...

Sarebbe, ne più ne meno come inserire un eterosessuale in una squadra di calcio femminile. Fin quando potrebbero resistere ambedue, sia il gay che l'etero, al richiamo sessuale? Certamente se Moggi porta questo tipo di ragionamento, diciamocelo, non fa una piega ma la domanda sorge spontanea, è questo quello che Moggi intendeva?

Che poi nel mondo del calcio non vi siano omosessuali, al di là delle parole di Moggi e del pettegolezzo da portineria da parte dell'ex omorevole Grillini, è tutto da appurare. Intanto indaga a modo suo con simpatica e scherzosa ironia Costantino della Gherardesca che dal suo sito dichiara sicuro che i calciatori: "Pazzini e Montolivo, calciatori, sono gay". Godetevi il video.
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Nella città di Gentili la manifestazione nazionale contro l'omofobia.

Manifestazione nazionale il 17 maggio per la giornata mondiale contro l'omofobia.
(Oggi Treviso) In corteo a Treviso per dire no all'omofobia e al razzismo. Il capoluogo della Marca è stato scelto da Arcigay per la manifestazione nazionale che celebra, il 17 maggio, la giornata mondiale contro l'omofobia.

Quaranta le nazioni che hanno aderito all'iniziativa ideata dal curatore del Dictionnaire de l'homophobie Louis-Georges Tin. Nel 2006 il supporto è arrivato anche dal Parlamento europeo con una Risoluzione sull'omofobia in Europa. Molte le città italiane che celebrano la giornata. In Veneto la manifestazione principale, preceduta da una serie di incontri e dibattiti organizzati in collaborazione con Ubik Lab, circolo gay lesbico Queerquilia e Forum giovani di sinistra, si svolgerà a Treviso. Una scelta non casuale per una giornata dedicata alla sensibilizzazione sui temi del razzismo, dell'omofobia e della xenofobia.

Proprio a Treviso, la scorsa estate, dopo le parole pronunciate dal vicesindaco leghista Giancarlo Gentilini ("pulizia etnica contro i culattoni"), i movimenti gay di tutta Italia piombarono in città dando vita ad una manifestazione contro le discriminazioni e il razzismo culminata con un happening di fronte alle porte della sede dell'amministrazione comunale.

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