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giovedì 15 novembre 2007

Dibattito nella blogosfera. «Ci saranno nuove ondate di discriminazione». «Studio del genoma aumenta il razzismo».

Polemiche sulle mini-diversità tra gruppi etnici emerse dagli studi sul dna.
«Fermate gli scienziati».

(Alessandra Farkas - Il Corriere della Sera) Fino a ieri la tecnologia del Dna era considerata come una miracolosa panacea che ha fatto scarcerare centinaia di detenuti innocenti dal braccio della morte, e aiutando milioni di persone a ricomporre il proprio puzzle familiare. Una tecnologia che presto permetterà all'umanità di prevenire in tempo utile malattie oggi letali. Ma nelle ultime settimane la mappatura del genoma umano completata nel 2003 ha iniziato a sollevare un terribile spettro: il suo uso strumentale da parte di politici, accademici e imprenditori senza scrupoli per caldeggiare leggi discriminatorie e razziste nelle scuole e nei posti di lavoro.

A dare impulso a questo inquietante scenario è stato il premio Nobel James Watson, con la sua famigerata intervista al quotidiano inglese The Independent, il mese scorso, nel quale affermava che «I neri sono meno intelligenti dei bianchi». Anche se più tardi Watson ha ritrattato, il danno ormai era fatto.

Da allora, soprattutto su Internet, il tam-tam di articoli, blog e commenti che sfruttano le ultimissime ricerche genetiche per rilanciare la controversa tesi di un legame razza-intelligenza è diventato assordante. «Il genoma di europei e asiatici contiene più frammenti di Dna rispetto a quello degli afro-americani », proclama il blog pseudo- scientifico HalfSigma. «La teoria ugualitaria secondo cui tutte le razze sono uguali è un falso clamoroso». Anche se dalla mappatura è emerso che il 99% del Dna di due persone è identico, questi «revisionisti» sono decisi ad enfatizzare le differenze, anche se minime.

Gli scienziati di recente hanno identificato piccoli mutamenti nel Dna per spiegare la pelle chiara degli europei, la tendenza degli asiatici a sudare di meno, e la resistenza a certe malattie degli africani. Ma gli esperti mettono in guardia dal fare di ogni erba un fascio. «Esistono chiare differenze tra popolazioni di diverso ceppo etnico», afferma Marcus Feldman, docente di scienze biologiche alla Stanford University. «Nessuno ha ancora dimostrato il rapporto tra razza e quoziente intellettivo, ma è solo questione di tempo. E quando accadrà - avverte - assisteremo ad una nuova era di discriminazione e razzismo».

L'agghiacciante scenario da "Mondo Nuovo" di Aldous Huxley è emerso su HalfSigma aprendo un lacerante dibattito nella blogosfera. «Lei propone di discriminare contro i neri perché meno intelligenti dei bianchi e di non assumerli per far posto ad un bianco più intelligente?», domanda un lettore, esortando indignato il blogger dietro AlfaSigma a «smetterla di cercare di provare che un gruppo di gente è geneticamente inferiore ad un altro».

Per fortuna il consenso tra gli addetti ai lavori continua a privilegiare la supremazia dei fattori esterni nel determinare lo sviluppo dell'individuo. «Le differenze socio-economiche tra individui contano molto più dei geni - afferma il Dott. David Altshuler, autorevole direttore del Program in Medical and Population Genetics del Broad Institute di Cambridge, in Massachusetts -. La gente continua a fissarsi sulla genetica, anche se la sua influenza è minima».

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