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giovedì 15 novembre 2007

"Donne, filosofia e pornografia". Un triangolo insolito e interessante.

(Intervista di Virginia Perini a Claudia Bianchi per Affari Italiani)
Donne prosperose, bellissime o supersexy che fanno cose indescrivili. Agghindate ad hoc, capaci di suscitare pensieri impuri anche nel più gelido degli amanti. Il genere hard "tira". L'industria del porno va a gonfie vele: dal successo del Festival di Berlino ai milioni di siti stravisitati. Ma la polemica corre sul filo. Oggi più che mai, in clima di anniversario del '68, il sesso torna a far parlare di sé. Tra le più agguerrite le femministe, di oggi e di una volta, che si dividono tra sostenitrici della libertà d'espressione e non. Cos'è il genere porno: lo svilimento o l'esaltazione della femminilità? Avanguardia culturale o degrado? Claudia Bianchi, docente di Filosofia del linguaggio all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, parla con Affari di "Donne, filosofia e pornografia". Un triangolo insolito e interessante sul quale terrà un seminario venerdì 23 novembre presso l'Università di Genova.

Partirei dal titolo dell'incontro... Pornografia e filosofia del linguaggio femminista. Come si conciliano questi due elementi?
"Secondo una delle tesi principali della filosofia del linguaggio femminista, il linguaggio stesso, in quanto espressione di concezione maschile della realtà, codificherebbe in realtà una visione maschile del mondo, rendendo difficile o impossibile articolare immagini alternative. Affermazioni di questo tipo, specie nelle loro formulazioni più radicali, sono a mio parere poco convincenti, ma c'è una particolare versione di quella tesi estrema, che considero invece interessante e meritevole di approfondimento: si tratta dell'argomento contro la pornografia formulato da Catherine MacKinnon, secondo la quale la pornografia riduce al silenzio le donne".

In che modo?
"La pornografia viene generalmente difesa dagli autori liberali in nome della libertà d’espressione. Invece proprio su questo punto Mc Kinnon la critica: la libera espressione di pensieri, scritti, immagini pornografiche da parte degli uomini rende le donne incapaci di articolare elementi chiave della loro esperienza e di comunicare aspetti importanti del loro pensiero".

Come è cambiato il linguaggio femminista dopo il 68? La contestazione è stata un punto di svolta?
"Il '68 è stato un punto di svolta per il linguaggio femminista, non sempre positivo. Dai testi limpidi di Virginia Woolf e Simone De Beauvoir si è passati al linguaggio spesso oscuro e a volte francamente incomprensibile di Luce Irigaray. C'è però una tradizione di filosofia femminista anglo-americana, che trova le sue radici proprio in quegli anni, che è tornata ad occuparsi di giustizia, politica e società, e che non sfugge al dovere di fornire ragioni delle proprie tesi".

Abbiamo scritto un articolo, qualche giorno fa, sul festival del cinema pornografico di Berlino. Liberazione ne ha parlato molto bene. Quasi una riscoperta del genere da parte della Sinistra. Pensa che la società debba aprirsi alla pornografia? Può essere uno strumento culturale importante?
"Le femministe si dividono sulla questione della pornografia. Per alcune la pornografia non solo è un riflesso del sessismo e del dominio maschile, ma alimenta il sessismo (ad esempio in quanto banalizza lo stupro, o rappresenta le donne in quanto oggetti sessuali). Per altre la rappresentazione negativa che la nostra società ha della pornografia è solo un riflesso del moralismo e del generale atteggiamento negativo nei confronti della sessualità. Credo che molto dipenda da cosa si intende per "pornografia": è difficile sostenere che certe versioni violente e degradanti per le donne, ma anche per gli uomini o per i bambini, siano uno strumento culturale di una qualunque rilevanza, o degno di essere difeso in nome della libertà d'espressione".

Libri, tv, media: la donna è al centro del mondo della comunicazione. Ma qual è il linguaggio con cui 'comunica' il genere femminile?
"Non credo che la donna sia al centro della comunicazione. Certo è al centro di un sistema di comunicazione teso a venderle oggetti, o a vendere oggetti tramite lei".

Il fenomeno velina è un'evoluzione o involuzione dell'emancipazione femminile?
"Come nel caso della pornografia, o della prostituzione, alcune femministe difendono il cosiddetto fenomeno velina, in quanto espressione della possibilità di scelta conquistata dalle donne. Mi sembra però più plausibile affermare che si tratta dell'espressione di uno stereotipo a cui faticano a credere persino gli uomini. O della caricatura di uno stereotipo che si cerca senza successo di legittimare in nome dell'ironia".

Claudia Bianchi è Professore Associato di Filosofia del linguaggio presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano. Si interessa di filosofia analitica del linguaggio, pragmatica ed epistemologia. Tra i suoi volumi più recenti Pragmatica del linguaggio (Laterza, 2003), Filosofia della comunicazione (Laterza, 2005, con Nicla Vassallo).

Venerdì 23 Novembre 2007 - ore 11.00
Claudia Bianchi (Università Vita-Salute San Raffaele, Milano)
Pornografia e filosofia del linguaggio femminista
Facoltà di Lettere e Filosofia, Aula 5, Via Balbi 2, Genova

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