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giovedì 15 novembre 2007

Tra droga, amori impossibili e glamour Sienna Miller diventa la Musa di Warhol.

L'attrice inglese protagonista assoluta di "Factory Girl", in arrivo nelle sale italiane che racconta la vita breve, intensa e tragica di Edie Sedgwick.
Nel film atmosfere anni Sessanta, tanti personaggi celebri, creatività ed eccessi.
La protagonista: "Andy fece di lei un'icona per poi vederla autodistruggersi".

(Claudia Morgoglione - La Repubblica) Si dice che per ottenere il ruolo di Edie Sedgwick - eroina del film biografico Factory Girl, icona pop anni Sessanta, Musa poi ripudiata di Andy Warhol, amante di Bob Dylan, angelo caduto morto per overdose - le attrici, hollywoodiane e non, abbiano lottato senza esclusione di colpi. E del resto, le si può capire: un ruolo femminile così intenso, così da protagonista, così capace di coniugare dramma assoluto e glamour, è merce assai rara, nel cinema contemporeaneo. Ma alla fine a spuntarla è stata lei, Sienna Miller. Giovane, sexy, carismatica, e per giunta incredibilmente somigliante all'originale.

E così adesso l'attrice inglese versione Edie, col suo inconfondibile e ancora trendyssimo look (occhi pesantemente truccati di nero, calze altrettanto nere, capelli biondo platino corto, body e vestitini geometrici) approda nelle nostre sale: il film - Factory Girl, diretto da George Hickenlooper - esce infatti a partire dal 23 novembre, con distribuzione Moviemax. Un'occasione, per il pubblico italiano, di ripercorrere un luogo (la New York alternativa) e un periodo - gli anni Sessanta - di grande fermento artistico, all'insegna di sperimentazioni e trasgressioni. Oltre che di conoscere la tragedia personale di una donna tormentata.

Ed è infatti nella Grande Mela metà anni Sessanta che, giovanissima, approda la bella Edie: ragazza sensuale, esibizionista, devastata da drammi familiari inconfessabili. Ed è qui che incontra l'uomo che più di ogni altro influenzerà la sua vita: Warhol (Guy Pearce, bravissimo e incredibilmente mimetico), già celebre artista, esponente numero uno della nascente Pop Art, campione della controcultura e di una visione "trasversale" in cui si mescolavano pittura, cinema e musica.


I due si adorano all'istante, si amano appassionatamente (anche se non sessualmente), vivono in simbiosi: lui fa conoscere a tutti il look glamour e alternativo di lei, lei diventa la protagonista dei film girati da lui. Pellicole anticipatrici dei reality show televisivi, con i personaggi messi davanti alla telecamera a recitare se stessi. Insomma, almeno fino a un certo punto, un rapporto di scambio reciproco: Andy fa diventare Edie una superstar, adorata anche dalle riviste patinate come Vogue e Life; Edie trova nella Factory di Andy (la mitica ex fabbrica di cappelli sulla Quarantasettesima strada, ritrovo di artisti ed eccentrici, nonché teatro di scatenati party notturni) il posto ideale in cui esprimere se stessa.

Ma l'equilibrio in realtà è fragilissimo. A scatenare il disastro, insieme all'uso di droghe sempre più pesanti da parte di lei, è l'incontro con un personaggio che nel film, per motivi legali, si chiama solo Il Musicista; ma che nella realtà era Bob Dylan (sullo schermo lo incarna l'Hayden Christensen protagonista degli ultimi due Episodi di Star Wars). Edie e il cantante si amano, Warhol è chiaramente infastidito dalla relazione e finisce per rifiutare Edie: preferendole, come nuova Musa, prima l'insignificante Ingrid Superstar, poi la più carismatica Nico, vocalist dei Velvet Undergound di Lou Reed.

Scaricata senza appello da Andy, abbandonata anche dal Musicista, la protagonista va a vivere al Chelsea Hotel, sempre più vittima della droga e di compagnie squallidissime. Le direttrici delle riviste trendy la evitano, anche la famiglia d'origine le volta le spalle. Edie tenta di disintossicarsi in un centro di riabilitazione, in California, ma muore di overdose nel 1971. A soli 28 anni.

Il film racconta tutte queste vicende considerando la Sedgwick una sorta di bellissima farfalla che ha volato per un solo giorno. Un personaggio su cui Sienna Miller (nota soprattutto come "ex" di Jude Law) si è documentata in maniera accuratissima (in un'intervista, poi smentita, ha confessato di aver provato droghe per comprendere il personaggio). E che ha amato fin da quando, qualche anno fa, le fu mostrata una sua fotografia: "Sono stata sempre ossessionata dagli anni Sessanta - ha raccontato - e c'è qualcosa di così straordinario e accattivante, nell'aspetto di Edie, specie nei suoi occhi: molta forza, ma anche grande fragilità. Ovviamente avevo già sentito parlare di lei, ma da qual momento ne sono rimasta quasi folgorata".

Quanto al rapporto tra Warhol e la sua Musa, l'attrice ha dichiarato che a suo giudizio lui "era una persona molto interessante, strano, disturbato e voyeur, che in Edie vide qualcosa di bellissimo e fragile, che voleva costruire e poi, forse, anche guardare autodistruggersi". Parole che, effettivamente, danno bene il senso del legame tra i due, almeno così come è raccontato nel film. Al termine del quale resta soprattutto la tristezza per questa donna dalla vita così breve: forse la prima vittima di quei "15 minuti di celebrità" di cui proprio Warhol fu l'apostolo.
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Intervista a Sienna Miller.

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Il trailer

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