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venerdì 5 ottobre 2007

La Chiesa Cattolica come Pilato in Birmania.

(Palmira Mancuso - Nuova Agenzia Radicale) Papa Benedetto XVI assicura la sua intensa preghiera e invita i cattolici a fare altrettanto, auspicando la pace in Birmania. Ma la “spirituale vicinanza a quella cara popolazione nel momento della dolorosa prova che sta attraversando” non può coinvolgere più di tanto i sacerdoti a cui cattolica ha ordinato di non partecipare alle manifestazioni di piazza e alle attività politiche in Birmania.

Un atteggiamento che certamente non è di conforto per i 450.000 cattolici della regione asiatica, a cui tramite un bollettino, letto proprio nello stesso giorno in cui il Pontefice esprimeva la sua “vicinanza”, è stato comunicato che preti, sacerdoti e suore non devono farsi coivolgere dalla protesta. Ai fedeli, comunque, si riconosce il libero arbitrio di sceglier come meglio credono.

Una posizione chiara contro la decisione pilatesca della Chiesa è quella di Marco Pannella, che intervenendo nel corso del Comitato nazionale di radicali Italiani ha espresso tutto il suo disgusto: “Fanno letteralmente schifo, lo dico per rispetto profondo della mia e altrui religiosità” ha detto il leader radicale riferendosi alle disposizioni date dalle gerarchie cattoliche -“mentre decine di migliaia di monaci poveri, che a piedi scalzi – loro - manifestano, condividendo francescanamente lo scandalo della povertà del popolo birmano, spartendo con esso il pane della pace e della giustizia.”

I monaci birmani hanno rifiutato di obbedire alla gerarchia manovrata dal regime, e hanno scelto di stare accanto alla loro popolazione, anzi di guidarla assumendo la responsabilità politica e spirituale della loro azione non violenta. Perché si chiede ai religiosi cattolici di dover sempre scegliere la via più drammaticamente difficile? Quella di cercare nella vocazione che li ha condotti fino al sud est asiatico, le ragioni dell’obbedienza dovuta al Papa e la richiesta di aiuto da quelle persone che vedono tutti i giorni, che con loro pregano e soffrono sulle strade insanguinate di Rangoon, così distanti dai lastricati vaticani.

Come giustificare dinanzi ai fedeli e agli occhi del resto dell’umanità il silenzio assenso che può solo favorire il regime?






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