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venerdì 28 dicembre 2007

Fabriquées en Italie, i segreti del fascino da esportazione.

(Gianmaria Padovani e Lucia Scajola - Panorama) “Se c’è un frangente in cui i francesi non si dimostrano sciovinisti è questo. Il fatto che Carla Bruni sia italiana anzi dà a tutta questa storia un tocco di esotismo”. Eric Joseph, corrispondente da Roma per il quotidiano francese Libération, risponde così al giornalista italiano che lo punzecchia chiedendogli se il love affaire fra la bella ex modella e il presidente francese Nicolas Sarkozy non sia visto oltralpe come un piccola vittoria della seduzione made in Italy su quella parigina. “In questa vicenda, casomai” continua Joseph “i miei connazionali vedono più il successo di Sarkozy. La cosa divertente è che non sceglie mai una compagna che dica di aver votato per lui: Bruni aveva sostenuto Ségolène Royal”.

Insomma, lo stereotipo si ribalta: il presidente di Francia sembra il tipico italiano posseduto dal demone del collezionismo di belle femmine (dopo Cécilia si è parlato di flirt con la giornalista Laurence Ferrari e della bella ministra della Giustizia Rachida Dati). Carla Bruni, invece, fa la figura della francesina gattamorta sedotta dal fascino del potere.
Ma il feuilleton all’ombra dell’Eliseo una constatazione, magari un po’ sessista, la induce: fra i tanti prodotti da esportazione del made in Italy minacciati dalla concorrenza estera non c’è di sicuro la bellezza femminile. I nostri prodotti di punta? Ce n’è una lista intera. Che decreta la fine del modello 90-60-90 occhi e capelli corvini: uno stereotipo polveroso che ci portavamo dietro dal dopoguerra e ormai più fastidioso del trittico da barzelletta “italiano pizza spaghetti mandolino”. La donna che oggi seduce lo straniero, sia esso uno stilista, un regista o un presidente della repubblica, assomiglia sempre meno a Gina Lollobrigida per avvicinarsi a un esotico mix che unisce spirito mediterraneo e colori nordici.
Le portabandiera dell’avvenenza sono proprio le donne che più si allontanano dal concetto tradizionale di femmina italiana. “Non è un caso che a New York, Berlino o Tokyo nessuno sappia chi è Sabrina Ferilli” rileva Francis Rocca, editorialista del Wall Street Journal. “Lei è sexy quanto Monica Bellucci e ha molto carisma. Se non ha sfondato, forse, è perché non conosce le lingue e perché incarna fin troppo una figura rassicurante”.
Se si ha la ventura di nascere in Italia belle, formose e giunoniche, per fare strada oltrefrontiera bisogna fare come Bellucci, che sulla morbidezza mediterranea ha innestato un tocco cosmopolita sposando un sex symbol francese che più francese non si può come Vincent Cassel, da cui ha imparato la lingua. Ora i galletti la adorano al punto da averla eletta lo scorso mese di marzo “la femme la plus sexy du monde”.
A Parigi Monica Bellucci è in buona compagnia: sono amatissime e ben inserite nella società francese anche la siciliana Eleonora Abbagnato, 28 anni, da 14 a Parigi, e la romana (ma solo di nascita) Maya Sansa, 32 anni. La prima è ballerina, étoile dell’Opéra, esile per esigenze professionali ed esteticamente all’opposto di Monica: bionda e con due occhioni blu felini. Sansa è un’attrice impegnata che ha recitato in film su Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. E anche lei, come Bellucci con Matrix, grazie al cinema si è fatta conoscere fino a New York, dove è considerata “la nuova Anna Magnani”. Così la definisce Antonio Monda, critico cinematografico e docente di regia alla New York University.
Fra le ultime scoperte dei francesi c’è anche Laura Chiatti. Emersa a maggio al Festival di Cannes, ha avuto più successo del film che le ha fatto da trampolino, L’amico di famiglia. Poco dopo Elle l’ha consacrata con un servizio di dieci pagine che la indicava, nell’ordine: “l’emblema del nuovo cinema del Belpaese”, “la nuova Lolita” e “la bomba italiana”.
Popolarissima è anche Giovanna Mezzogiorno, che a Parigi ha vissuto, studiato e lavorato da quando vi si trasferì nel 1994. Qui Giovanna non è apprezzata solo per la bellezza, ma è indicata anche come “il prototipo dell’attrice europea del futuro”.
Sei ambasciatrici del fascino italiano ai piedi della Tour Eiffel? “Per quanto riguarda “Carlaccia” non direi proprio, è più francese che italiana” commenta tagliente il fotografo Fabrizio Ferri. Ferri sull’argomento ha il punto di vista di molti addetti ai lavori della moda. Un mondo che non accetta più, anzi ritiene retrogrado lo stereotipo che fa coincidere la femminilità italiana con il classico cocktail capelli corvini e forme generose. E forse ha ragione Ferri, visto che le modelle italiane più quotate all’estero non corrispondono più a questo canone estetico. La lodigiana Bianca Balti, testimonial della lingerie Victoria’s Secret, ha occhi blu e una silhouette esile. Vanessa Hessler, già vista al Festival di Sanremo e pronta al debutto cinematografico in Asterix ai giochi olimpici, sembra una valchiria, a partire dal cognome.
Dove le bellezze italiane fanno più fatica a sfondare è oltreoceano. Per diverse ragioni: la lingua, innanzitutto. Per farsi conoscere negli Usa il trampolino per eccellenza è il cinema. Ma non esistendo il doppiaggio è necessario parlare l’inglese senza inflessioni o accontentarsi dei ruoli di “bella straniera”, come ha fatto Caterina Murino nell’ultimo 007.
“Questo è un momento provinciale per gli Usa” osserva Christopher Winner, direttore di The American, mensile di cultura e attualità in lingua inglese stampato in Italia, “il mito di Cinecittà è tramontato e da noi funzionano solo le bionde bollenti, un po’ come le vostre veline. La stessa Bruni qui ha avuto notorietà solo quando ebbe un flirt con Mick Jagger. Monica Bellucci? È conosciuta solo a New York”.
Un nome nuovo, per noi italiani, ma notissimo a Manhattan, è quello della “sexy food diva on the food network” Giada De Laurentiis. Fisico da top model, la nipote di Silvana Mangano e Dino De Laurentiis conduce il programma di cucina italiana Everyday Italian. Di lei l’attrice Jo Champa, la più inserita a Hollywood tra gli italoamericani, dice: “È l’unica connazionale di cui non mi vergogno: non è nota per la sua vita privata, ma per il suo apprezzatissimo talk-show ai fornelli”.
L’unica bellezza made in Italy dalle fattezze e dal curriculum veracemente nazionalpopolari che ha preso il volo verso gli States è Manuela Arcuri, chiamata da Prince per il video del suo singolo Somewhere here on Earth. Ironia della sorte, a Manuela non è neanche servito inviare un curriculum. Prince cercava una bellona stile Ciociara, non gli serviva nemmeno che parlasse inglese. L’ha trovata guardando un film spagnolo, Giovanna la pazza, di cui Arcuri era protagonista. L’ha vista, l’ha scelta e, come ha raccontato lei stessa, “non ci ha nemmeno provato”. Altro che Sarkozy.

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