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venerdì 28 dicembre 2007

La Binetti, neuropsichiatra che vuol guarire i gay.

(L'Unità) L’omosessualità è una malattia. E come tale va curata. A dirlo è la senatrice del Pd, nonché neuropsichiatra, Paola Binetti. Le risponde, dalle colonne de La Stampa, il segretario del suo partito, Walter Veltroni: «Una tesi sbagliata e pericolosa». Sbagliata, dice Veltroni, «perché l’omosessualità è una condizione umana che deve essere rispettata in quanto tale». Pericolosa, prosegue il leader del Pd, perché «asseconda il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali».

Veltroni accenna alle tappe compiute dal governo nella lotta alle discriminazioni: da un lato il ddl Pollastrini contro la violenza sessuale approvato dalla commissione Giustizia alla Camera. Dall’altro, l’impegno per il riconoscimento dei diritti delle unioni di fatto, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Riconoscimento, precisa Veltroni, che dovrà avvenire «con legge nazionale», visto che proprio a Roma, la città dov’è sindaco, l’istituzione di un Registro delle unioni civili è stata bocciata dalla sua stessa maggioranza.

Ma la Binetti non ci sta. E il giorno dopo, sempre dalle colonne de La Stampa, rincara la dose. Non vuole «diktat», la senatrice teo-dem. «È grave – comincia il suo intervento – che Veltroni, spinto dalle pressioni degli omosessuali, voglia soffocare il confronto su temi così importanti. No, Walter, non è con i diktat su unioni civili e omosessuali che si costruisce il partito Democratico». E a conferma della sua tesi, la Binetti rispolvera i suoi trascorsi professionali. La senatrice, che in passato non ha nascosto di usare il cilicio come forma di penitenza, altri non è che una neuropsichiatra. Una scienziata, insomma. «Ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare – azzarda – non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di integrarsi nel gruppo».

Nessuno lo mette in dubbio. Ma da una neuropsichiatra ci si aspetterebbe conforto e rassicurazioni sulla propria “normalità”, non certo di essere trattati come dei malati. Veltroni o non Veltroni, scienza o non scienza, comunque Paola Binetti non cambia idea: «La mia coscienza – dice – resta qua». E nessuno si illuda che le acque si possano calmare: «Non ho alcuna intenzione di uscire o di farmi cacciare». È una minaccia.

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