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venerdì 28 dicembre 2007

Savona. «Gay, troppa ipocrisia».

(Il secolo XIX) Un altro passo avanti a sostegno della causa gay. A compierlo è l’amministrazione comunale di Savona, che si rivolge a coloro che molto spesso - per colpa dei pregiudizi e di retaggi culturali - vivono da emarginati nella nostra come in tutte le realtà provinciali. Nelle scorse settimane alcuni esponenti della dirigenza dell’Arcigay “L’Approdo” di Genova hanno incontrato il sindaco, Federico Berruti, e l’assessore alla Cultura, Ferdinando Molteni (nella foto), per mettere a punto una serie di iniziative che, in futuro, potrebbero anche portare alla riapertura di una sede dell’Arcigay in città. Sede esistita dal 1998 al 2002. L’accordo stretto fra l’amministrazione comunale e l’Arcigay rientra nell’ambito di una politica comunale aperta a tutti, senza discriminazioni, che qualche tempo ha dato origine al registro delle coppie di fatto, nel quale sono iscritti sia eterosessuali che omosessuali.

A dare il via alla collaborazione fra il Comune e l’Arcigay sarà una mostra, che ha già fatto il giro di mezza Italia. “Omocausto” dovrebbe essere ospitata dal palazzo comunale tra fine gennaio e inizio febbraio. Nella mostra fotografica viene ricordato lo sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento. Ad annunciarla è l’assessore alla Cultura del Comune, Molteni. «Si tratta di un’iniziativa importante - spiega -, di un modo per affrontare un argomento delicato che ha spaccato il governo. Sono molto sensibile alle istanze omosessuali, individui portatori di una cultura originale. Per questo motivo vanno aiutati. Rappresentano un frammento della società, presente ovunque, anche all’interno del Consiglio comunale. Nel mio programma su Radio Savona Sound dedicherò una puntata alla musica gay». Ma Molteni guarda oltre alla mostra: «A Savona faremo di tutto per promuovere la riapertura di circoli gay».

La notizia interesserà sicuramente un’ampia fetta della popolazione, soprattutto chi vive la propria condizione di nascosto, da emarginato. Secondo i sociologi, infatti, dal 5 al 10 per cento della popolazione adulta è omosessuale. «Chi è affermato professionalmente di solito non ha problemi di inserimento nella vita sociale - spiega Giovanni Durante, presidente provinciale dell’Arci - mentre li ha chi non ha successo. A Savona, come in tutte le realtà provinciali, sul tema c’è ancora molta ipocrisia. Così i gay sono costretti a spostari nelle grandi città per vivere con serenità la loro condizione, senza essere emarginati». Anche Durante è favorevole alla riapertura di un circolo dell’Arcigay a Savona. «Negli anni in cui è esistito “Un posto per noi” - ricorda - veniva svolta soprattutto attività di counselling telefonico. In particolare venivano dati consigli e aiuti ai giovani rifiutati o maltrattati dalla famiglia perché erano omosessuali. Inoltre c’erano iniziative culturali, come la proiezione di film o il prestito di libri. In poco tempo gli iscritti sono saliti a 200».

A parlare della propria condizione è un affermato professionista savonese, un uomo maturo, che non fa mistero delle proprie scelte, ma preferisce non svelare la sua identità. «Non ho mai partecipato ad alcun circolo - si racconta - neppure saltuariamente. Credo che qualche forma di aggregazione sarebbe utile per i più giovani, che spesso hanno difficoltà a rapportarsi con le famiglie. Il fatto di essere accettato nella società è legato alla serietà professionale, alla personalità, al modo di rapportarsi col prossimo, all’atteggiamento virile che non dia luogo a derisioni». «L’omosessuale che si mette in testa le penne e sfila ai gaypride è lontano dai miei canoni mentali - continua -. Certe manifestazioni divistiche di esibizionismo grottesco, patetico possono dare fastidio. Ho sempre fatto in modo che le mie scelte fossero contrassegnate da un’assoluta normalità di comportamento esterno, che non fossi omologato a certe tipologie di gay che cercano l’avventura in luoghi squallidi».

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