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giovedì 8 novembre 2007

Il buonumore non aiuta a combattere il cancro.

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Pensare positivo non aiuta i malati di cancro. Un’idea fino a oggi largamente diffusa tra medici e pazienti viene ora amaramente smentita dallo studio più ampio e metodologicamente fondato sull’argomento, che sarà pubblicato sul prossimo numero di Cancer, rivista pubblicata sotto la supervisione dell’American Cancer Society. James Coyne e alcuni colleghi dell’Università della Pennsylvania hanno studiato un campione di 1093 pazienti affetti da tumori della testa e del collo in stadio avanzato, ai quali durante la terapia sono stati sottoposti accurati questionari che ne valutassero la qualità della vita in relazione a parametri come il senso di tristezza, la perdita di speranza e la preoccupazione di fronte alla morte. Durante lo studio si sono verificati 646 decessi all’interno del campione, scelto tra una popolazione omogenea per poter registrare ogni minima variazione statisticamente significativa (ricerche precedenti erano invece inficiate da campioni ridotti di pazienti con differenti forme tumorali, oltre che da un numero di morti inadeguato per trarre conclusioni attendibili sul reale impatto terapeutico di sentimenti di apertura al futuro). L’analisi di Coyne ha dimostrato che l’eventuale stato emotivo di benessere dei pazienti non è associato al loro tasso di sopravvivenza, nemmeno quando venga combinato con altri fattori, come la localizzazione del tumore, il suo stadio di progressione e il sesso del paziente. Coyne riconosce dunque che quest’ultimo può beneficiare dei vantaggi emotivi e sociali di una psicoterapia o di un gruppo di sostegno psicologico, ma senza illudersi di poter così prolungare la vita.

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