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giovedì 8 novembre 2007

Fisco e Vaticano: «La Chiesa paghi l'Ici». Ma il «fronte cattolico» ferma i socialisti.

L'emendamento raccoglie solo 12 voti a favore.
No dei Democratici, sinistra astenuta. Angius: sconcertante.

(Roberto Zuccolini - Corriere della Sera) Nelle intenzioni dei socialisti era una «crociata laica» per annullare l'esenzione dell'Ici alla Chiesa. Ma alla fine si è trasformata in una batosta: solo 12 senatori a favore, 240 contro (tutta la Cdl e i moderati dell'Unione), 48 astenuti, cioè la sinistra radicale con qualche eccezione. Una sconfitta che ha trovato nella compattezza del Pd un suo punto di forza. Perché in questo caso il partito di Veltroni non ha avuto un'ombra di dubbio nel votare contro e a difesa della Chiesa. Tanto che Gavino Angius, uno dei massimi sponsor dell'emendamento, che in quel momento presiedeva l'aula di Palazzo Madama, grida al «tradimento ». Mentre l'Udeur, al contrario, minaccia «mani libere» per il precedente di un gruppo dell'Unione, anche se minoritario, che non osserva la ferrea disciplina del Senato, dove la maggioranza ha pochissimi voti in più della Cdl.
L'emendamento all'articolo 2 della Finanziaria parte con una versione molto severa nei confronti della Chiesa: abolizione dell'esenzione anche per le attività non a fini di lucro. All'ultimo momento il primo firmatario, il socialista Accursio Montalbano, toglie quest'ultimo riferimento, ma non accoglie il pressante invito del relatore della Finanziaria Giovanni Legnini a ritirare l'emendamento. Si apre subito la discussione e intervengono un po' tutti i gruppi. Dal centrodestra arrivano accuse di «dibattito ottocentesco» e «anticlericalismo di principio». L'udc Francesco D'Onofrio parla di «laicismo deteriore» e di «regole vessatorie per le istituzioni caritatevoli».
Dai moderati dell'Unione, in particolare dal Pd, giungono invece inviti a considerare che, di fatto, c'è già una trattativa aperta tra Stato e Vaticano per risolvere il problema, anche alla luce della lettera inviata dalla Ue all'Italia per fare chiarezza sull'argomento. Ragionamento che suggerisce alla sinistra radicale di scegliere per l'astensione (che comunque al Senato vale come voto contrario). Così come spiega la combattuta Rina Gagliardi, di Rifondazione Comunista: «Noi vorremmo votare questo emendamento, ma il senso di responsabilità ci fa esprimere una scelta diversa e sofferta. Speriamo che analogo senso di responsabilità sia diffuso in tutte le componenti della coalizione». Protesta Montalbano: «Mi pare serpeggi una sorta di invito garbato ad una disciplina di maggioranza rispetto a temi di questa natura». Ma alla fine, oltre a se stesso e all'altro socialista Barbieri (Angius presiedeva l'aula) l'emendamento accoglie il «sì» di appena altri dieci senatori tra cui il verde Marco Bulgarelli, il repubblicano Antonio Del Pennino, l'ex di Rifondazione Franco Turigliatto e Furio Colombo.
Ma la scelta del gruppetto, oltre alle dichiarazioni pro astensione della sinistra radicale, non piacciono affatto al capogruppo dell'Udeur, Tommaso Barbato, che avverte gli alleati: «Prendiamo atto dell'atteggiamento della sinistra su questo punto e, di conseguenza, ci sentiamo liberi di comportarci in maniera analoga nel prosieguo dell'esame della Finanziaria ». Alla fine la bocciatura è sonora. Luigi Lusi dell'Ulivo tira un sospiro di sollievo: «Il testo dei socialisti era schizofrenico perché avrebbe colpito sia le mense della Caritas che alcune associazioni laiche». L'ex ds Gavino Angius parla invece di «voto semplicemente sconcertante». Quello del Partito democratico, «sorprendente, ma non troppo per via dell'abbraccio con i settori teodem dell'ex Margherita». Ma, soprattutto, quello di Rifondazione Comunista: «La sua astensione ha veramente dell'incredibile. Come quella di Sinistra democratica, Verdi e Pdci. Forse più che radicale questa sinistra è diventata ormai flessibile».

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