"La lettera dei due premier sarà esaminata con attenzione. Bene la cooperazione".
(Alberto D'Argenio - La Repubblica) La via da seguire è quella dell´integrazione, non solo perché il 21 dicembre cadranno le frontiere con altri nove paesi europei, prevalentemente dell´ex blocco sovietico, ma anche perché da oggi al 2050 nel Vecchio Continente arriveranno 40 milioni di nuovi immigrati. L´Europa osserva con attenzione le vicende italiane innescate dall´omicidio di Giovanna Reggiani, si compiace del dialogo tra il premier Romano Prodi e il collega romeno Colin Popescu Tariceanu e chiede a Roma di evitare «reazioni emotive» contrarie alle regole Ue.
Quanto alla lettera inviata dai due premier al presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, Bruxelles si esprime con cautela: «Ci è appena arrivata - ha commentato il portavoce di Barroso - la analizzeremo con attenzione anche se non possiamo che compiacerci per la cooperazione tra Italia e Romania», considerata la via maestra per fare rientrare l´emergenza. Ma a parte i primi commenti a caldo una cosa è certa: per la Commissione le regole e i fondi europei esistenti offrono già gli strumenti per integrare chi arriva dagli altri paesi dell´Unione. Come emerso dalle parole dello stesso portavoce di Barroso e da quello del suo vicepresidente, Franco Frattini, secondo cui per integrare i rom ci sono già i soldi messi a disposizione dal Fondo sociale di Bruxelles. Intanto lunedì anche l´Europarlamento si occuperà del caso Romania-Italia con un dibattito e una risoluzione che sarà votata il giorno successivo.
Ma ieri Bruxelles ha risposto anche alle dichiarazioni rilasciate da Prodi al Financial Times (l´Europa ha sottostimato i flussi migratori di Romania e Bulgaria), osservando che la maggior parte di romeni era nel nostro Paese già prima di gennaio, mese in cui Bucarest è entrata all´Ue. «I romeni che hanno preso la residenza in Italia dopo l´allargamento non sono aumentati in modo significativo», ha sottolineato il portavoce dello stesso Frattini: nel 2006 erano 273 mila e quest´anno sono 306 mila, una cifra pari allo 0,8% della popolazione lavorativa italiana (si parla però di quelli registrati, non degli effettivi). Un dato che colloca il Belpaese al secondo posto tra le mete più amate dai romeni, che al nostro territorio preferiscono solo quello spagnolo (là sono 555 mila).
Oggi intanto i ministri degli interni dei Ventisette decreteranno l´abbattimento delle frontiere per altri nove paesi Ue, otto dei quali dell´ex blocco comunista come Polonia, Slovenia e le repubbliche baltiche, tutti quanti entrati nell´Unione nel 2004 (rimangono fuori da Schengen romeni e bulgari e ciprioti). Dal 21 dicembre, quindi, più di 300 milioni di europei potranno viaggiare da Lisbona ai confini con l´Ucraina senza mostrare i documenti alle frontiere. E lunedì prossimo anche i ministri delle Finanze affronteranno il tema immigrati: in un documento preparato per la loro discussione dalla Commissione si sottolinea che l´immigrazione «è diventata un fattore predominante» nella crescita demografica ed economica dell´Ue, anche se da sola non sarà sufficiente a risolvere tutti i problemi legati all´invecchiamento. E pensare che Bruxelles da qui al 2050 prevede l´arrivo di altri 40 milioni di extracomunitari. La parola d´ordine, anche per loro, è «integrazione».
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