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giovedì 8 novembre 2007

Retromarcia: E Berlusconi confida agli industriali "A questo punto meglio il governissimo".

Pranzo riservato dell´ex premier con una quarantina di imprenditori alla Fiera di Rho-Pero.

Il leader di Forza Italia è tornato sul "taglio delle estreme" nei due poli.
La nostalgia del Cavaliere per il pentapartito e la stabilità che garantiva.

(Rodolfo Sala - La Repubblica) Il governo gli sembra «non molto in sella». È l´unica dichiarazione politica di giornata di Silvio Berlusconi, che per cinque ore semina caos allegro tra gli stand del Ciclo e motociclo, grande rassegna delle due ruote che si tiene alla Fiera di Rho-Pero. Ma lontano dai taccuini, e nella quiete di un pranzo ultra-riservato con una quarantina fra dirigenti della Fiera e imprenditrori delle due ruote (tra gli altri, Roberto e Matteo Colaninno di Piaggio, Guidalberto Guidi, Gabriele Del Torchio di Ducati, Antonino Malaguti), il leader di Forza Italia torna a immaginare quel «taglio delle estreme» in entrambi gli schieramenti di cui aveva già parlato una ventina di giorni fa ad Arcore, quando aveva invitato gli ispettori del Bie arrivati a Milano per dare la pagella alla città in vista della decisione finale sull´Expo del 2015.
«Dalla nascita della Seconda Repubblica - confida Berlusconi ai suoi interlocutori - c´è un deficit di governabilità che riguarda i due grandi schieramenti politici e che oggi è decisamente spostato sul centrosinistra, perché è una coalizione molto più eterogenea». Ma il problema c´è, anche nel centrodestra. E ha a che fare con «la grande difficoltà di fare le riforme di cui ha bisogno il Paese perché nelle due coalizioni ci sono partiti estremi». Insomma: panchina lunga e coperta corta, così non si può andare avanti. Tra i commensali c´è chi pensa subito, e lo riferisce, a un Berlusconi ormai convinto che sia necessario varare un governo istituzionale di larghe intese. Non è così, come si premura di precisare in serata il portavoce Paolo Bonaiuti: l´ex premier «si riferiva all´offerta da lui fatta all´Unione all´indomani delle ultime elezioni, quando il risultato rese chiaro che l´Italia era divisa in due, ma oggi quell´ipotesi non c´è più, non esistono le condizioni per un governo istituzionale, quindi non creiamo equivoci».
È così, ma in un futuro non immediato «la parte più riformista del centrosinistra, depurato dalla sinistra radicale, insieme al centro rappresentato innanzitutto da Forza Italia potranno dare vita a una nuova fase politica», insiste Berlusconi, che continua a considerare «un pasticcio» l´idea di un governo tecnico e, come tale, privo della necessaria «legittimità democratica». «Il presidente - riferisce uno dei commensali - ha in mente una riedizione del pentapartito, che ha a lungo garantito governabilità e prosperità al Paese, ma è convinto che a questa fase si possa arrivare solo dopo una doppia uscita di scena: la sua e quella di Prodi». Il dialogo sulle riforme, e forse per un nuovo governo, avrebbe dunque un presupposto, anzi una condizione necessaria: azzerare tutto. Neppure stavolta, com´era successo ad Arcore, Berlusconi indica con chiarezza quali siano «gli estremisti» dentro il proprio schieramento. Di sicuro, oltre a Forza Italia, ieri ha incluso nel «centro» che potrebbe dialogare con la sinistra riformista anche l´Udc di Casini.
Per il presente, comunque, meglio suonare la fanfara solo per il centrodestra. La prima cosa che fa l´ex premier appena sceso dall´elicottero che lo porta a Rho è attribuire «i successi di questa nuova Fiera al merito del mio governo, del presidente della Lombardia Roberto Formigoni e dei sindaci di Milano; questa è la fiera più bella del mondo e sta diventando anche quella più importante». Tutt´attorno sorrisi, strette di mano, richieste di autografi. «Silvio, manda a casa Prodi», gli gridano in tanti. Ma lui dà l´impressione di non voler infierire. Parla di Milan e benedice un gruppo di ciclisti: «Fate lo sport più faticoso, da laico vi proporrei per la beatificazione».

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