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sabato 12 gennaio 2008

I rapporti tra il Cicolo Mieli e Arcigay. Libera l’Italia, le riflessioni del Mieli

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto da Arcigay varie comunicazioni rispetto alla manifestazione Libera Italia, con l’invito a fornire contributi da parte di chiunque fosse interessato. Riteniamo importante da parte del Mieli fornire ai promotori, e non solo, le nostre riflessioni in merito, anche perché la manifestazione si svolgerà a Roma, la qual cosa evidentemente ci riguarda. L’avvertenza a considerare il tutto come franca e sincera espressione di pensiero politico, e non come critiche o peggio, dovrebbe essere pleonastica, ma meglio prevenire interpretazioni sbagliate; del resto potremmo tenercele per noi e agire di conseguenza, ma già troppi si tengono inutilmente le cose per sè…..

E’ evidente che dopo il Pride di Roma di giugno e l’incontro autunnale al Cassero di Bologna il movimento lgbt si è lasciato con un programma di questo tipo: 1) ognuno per sé, con la possibilità aperta di collaborazioni; 2) consapevolezza della necessità di contenere le litigiosità intergruppi; 3) presenza di due o tre Pride nel 2008; 4) l’importanza di incontri successivi: prossima volta Napoli; 5) valutazione sulla situazione politica esterna come particolarmente critica per omosessuali e trans; 6) nel movimento si produrranno autonome iniziative, autonomi momenti di lotta, autonome valutazioni politiche, con la consapevolezza del minimo comun denominatore del motto del Pride: Parità, Dignità, Laicità.
Il programma, o meglio la consapevolezza unanime dello stato dell’arte e le dirette conseguenze operative si stanno ovviamente attuando; nessuno può dunque permettersi di indicare quali modalità qualunque altro debba seguire, purchè queste non travalichino il programma suddetto.
E così sia anche per noi del Mieli; è evidente però che si possono esporre anche delle valutazioni o delle perplessità sugli effetti, che gli autonomi percorsi possono produrre anche sugli altri. Così non si rompe affatto lo schema riassunto sopra, ma si è funzionali all’esistenza stessa di un movimento che è di idee, prima ancora che di associazioni e singoli.

Entro brutalmente nel merito. Al Mieli non abbiamo capito cosa sarà la manifestazione Libera Italia promossa da Arcigay, Arcilesbica, Agedo e Famiglie Arcobaleno. O meglio per come è stata esposta nelle varie e-mail, e nel breve scambio di idee fra me e Aurelio Mancuso, potrebbe essere cose molto diverse tra loro, non per questo meno interessanti.

Se tale manifestazione riguarda i temi indicati nell’appello, cioè “libertà sociali e civili, cultura, formazione, precariato, convivenza interculturale e ambiente” e se si vogliono convogliare anche altre soggettività non lgbt, evidentemente almeno qualcuna di queste andava coinvolta prima di indire la manifestazione, affinché vi fossero contributi, elaborazione e partecipazione. Non a caso l’appello tratta poi solamente di libertà e diritti civili, limitati a loro volta a questioni lgbt, femminili e di laicità. Difficile dunque che ci saranno mobilitazioni “altre”. Se invece il richiamo a quei temi più generali vuole dare l’indicazione di un’affinità rispetto a un quadro politico più vasto, il messaggio non è irrilevante, e per esempio trova il Mieli pienamente in sintonia. Ma c’è la consapevolezza che la manifestazione darebbe indicazioni profonde di un posizionamento, quanto meno ideale, a sinistra, in un’Italia dove per esempio la sinistra e il Pd stanno facendo di tutto per dimostrare che non sono propriamente la stessa cosa? Forse non vuole essere nemmeno questo, ma quei temi sono posti solo come un richiamo di sensibilità etica e di contiguità concettuale; va benissimo anche questo, ma è un riferimento che però non avrà molti effetti concreti e di affluenza di manifestanti.

Se la manifestazione aspira invece ad essere l’inizio di un percorso per la formazione di una soggettività nuova, siamo dinanzi a una prospettiva completamente diversa. Ma quale soggetto? Un embrione di lobby? Un embrione di partito? Un embrione di gruppo di pressione? Un embrione di sinergia con movimenti individuati, tipo quello femminile? Le quattro cose sono straordinariamente differenti, come è facile intuire, ed è altrettanto ovvio che non tutte e quattro possono piacere alle stesse persone, promotori compresi suppongo. Dunque è necessario esplicitare a cosa si è pensato, dato che le frasi dell’appello e delle altre e-mail sembrano fare alternativamente riferimento alle varie ipotesi (“autonomia dai partiti e decisione, a tempo opportuno, se indicare formalmente delle formazioni politiche a fini elettorali” - “ colleghiamo le battaglie lgbt con le battaglie delle donne contro il maschilismo” - “ mettere in campo un soggetto politico e sociale di diretta rappresentanza d’idee, percorsi e rivendicazioni rispetto a tutele e diritti non riconosciuti” etc.) E’ulteriormente indispensabile chiarire, perché sulle quattro diverse ipotesi molto si parla, si parteggia, si rifiuta, e a volte c’è solo confusione. Se Libera Italia vuole dare un’indicazione e necessario lo faccia e in modo più comprensibile, se si vogliono ulteriori adesioni e promotori, sempre che vi sia consapevolezza su quale specifico vaso di Pandora si pensi di aprire. In tutti casi una manifestazione non è il luogo ideale per lanciare un soggetto politico nuovo senza che ci siano state discussioni e confronti precedenti, nel momento in cui tale soggetto voglia andare oltre i proponenti. A meno che la manifestazione non voglia essere proprio l’occasione per indicare quale sarà il futuro approccio politico dei proponenti stessi, ma in tal caso l’intento e il contenuto specifico vanno comunque esplicitati chiaramente, altrimenti non capiranno nemmeno i singoli associati delle realtà in esame. Se così fosse, non sarebbe affatto peregrina la motivazione di Arcigay etc della opportunità di svolgere una manifestazione con lo scopo di affermare un proprio percorso identitario nuovo; è chiaro però che la tal cosa lascerebbe tutti gli altri soggetti del movimento e della società, non interessati a un apparentamento, nella posizione di semplici spettatori, più o meno incuriositi, ma con scarse motivazioni per la partecipazione.

Se infine la manifestazione vuole essere semplicemente un’occasione in più per portare in piazza le rivendicazioni lgbt e i temi dei diritti civili e della laicità, per il Mieli e di sicuro per tanti altri potrebbe andare bene ugualmente, purché si chiarisca che semplicemente di questo si tratta. Una manifestazione in più non farà certo male, anzi, purché si stia attenti a muovere un numero cospicuo di partecipanti, considerando la scelta di dargli un valore nazionale, nella consapevolezza immagino “universale” che non ci si avvicinerà nemmeno lontanamente ai numeri da Pride. In tal caso Libera Italia assomiglia nei contenuti per taluni aspetti a No Vat, per altri ai Pride in genere, e questo può rendere la manifestazione facilmente condivisibile per coloro che a No Vat e ai Pride aderiscono, ma fatica a dare dei valori aggiunti rispetto a queste. Non a caso l’elenco delle rivendicazioni è quello generale che grosso modo si pone nei Pride, presumibilmente anche in quelli di quest’anno. Analogamente il forte richiamo alla laicità è il fulcro di No Vat e un elemento dei Pride. Le “consuete manifestazioni nazionali che Arcigay e Arcilesbica promuovono in inizio primavera a Roma”, cui si fa riferimento nell’appello di Libera Italia, negli anni precedenti erano settorizzate rispetto a richieste specifiche e alle vicende politiche del momento (tutte legate ai Pacs-Dico). Potevano più o meno piacere, il Mieli per esempio ha sempre aderito, mentre altri no, ma sicuramente avevano una logica politica individuata e individuabile, utile, e diversa da tutte le altre manifestazioni lgbt. Quest’anno invece manca l’indicazione di un target specifico, o di determinati antagonisti, o di un tema o di un evento catalizzatori, quindi è diversa dalla “consueta manifestazione a Roma in primavera promossa dagli”Arci”, e rischia per tutto quello detto sin ora di diventare solo la necessità di non mancare un appuntamento. Con tale impostazione si rivelerebbe un po’ uno spreco e un po’ una fotocopia blanda di quello che si sarà svolto prima, NoVat, e soprattutto di quello che si svolgerà dopo, i Pride.

Ci sorge uno speranzoso dubbio, che però non trova in effetti nessun riferimento nei vari “lanci” di Libera Italia. Che i promotori abbiano colto la necessità di non perdere la “manifestazione di primavera romana” e di farla con convinzione e impegno, al di là delle incongruenze dell’appello, anche a seguito dei noti eventi della bocciatura del registro delle unioni civili al Comune di Roma, che palesemente ha avuto rilevanza politica nazionale e ha dato chiari segnali sull’impossibilità di raggiungere qualsivoglia risultato utile in Parlamento sui temi lgbt. E’ anche risultato chiaro che il tappo principale di tutta la vicenda è il Partito Democratico e le sue contraddizioni interne. Del resto l’attenzione proficua che il Vaticano rivolge agli amministratori del Lazio, come si è visto anche con l’ultimo incontro del Pontefice con costoro, deriva specificatamente dal fatto che il Sindaco di Roma è il leader del Pd, principale partito della maggioranza. Se quindi la manifestazione volesse scegliere il suo fulcro in questa bruciante attualità pseudo-romana, dovrebbero però emergere in modo esplicito tutte le singole responsabilità della fase politica attuale e bisognerebbe denunciare l’episodio “comunale” in tutta la sua ampiezza e pesantezza.

Tutto questo permetterebbe anche alle associazioni romane di essere meno sole ad affrontare l’anomalia della politica locale trasformata totalmente in politica nazionale. Soprattutto le realtà come il Mieli che testardamente da mesi hanno puntato il dito sulle omissioni, incongruenze, dimenticanze, depistaggi e scelte negative di Veltroni, consapevoli che non si tratta affatto dell’impazzimento di una persona. Ci lascia stupiti però il fatto che, dopo la famosa bocciatura del consiglio comunale, il Mieli abbia effettuato una scelta politica indubbiamente forte uscendo dal Tavolo di Coordinamento lgbt del Comune di Roma e sia stato seguito solo da Nuova Proposta, e ci sia un silenzio totale delle altre associazioni romane, anche semplicemente in termini di commenti, come se la cosa fosse irrilevante. Questo fatto non ci fa molto ben sperare, anzi diciamo che ci turba. Comunque se Libera Italia volesse assumere il taglio che stiamo qui esponendo, il Mieli ne sarebbe entusiasta; se invece si rientrasse nelle altre varie ipotesi sopra esposte, la nostra adesione o il nostro coinvolgimento dipenderanno dai tipi di chiarimenti che ci saranno.
Ci auguriamo che questa lunga missiva possa essere utile e costruttiva per il lavoro dei promotori di Libera Italia, e per il successo della manifestazione, ma anche per le riflessioni di tutti gli altri.
Un saluto a tutti.


Rossana Praitano
Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

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