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martedì 27 novembre 2007

Al capolinea il primo pacs franco-italiano. De Giorgi e Panicucci divorziano.

Cinque anni dopo l’unione avrebbero confidato la decisione agli amici

(Il Tirreno) La coppia scoppia, si sa. E quella gay non è da meno. Anche se regolarmente sposata con tutti i simboli del sogno più duro a morire: la torta, gli abiti eleganti, la capitale a fare da cornice, il calesse in attesa davanti al Consolato francese di piazza Farnese. Era il 21 ottobre 2002 fa quando Alessio de Giorgi, allora presidente di Arci gay Toscana, e il pisano d’adozione Christian Panicucci ufficializzarono un’unione decennale firmando un Patto di convivenza e solidarietà. All’epoca impensabile in Italia, ma possibile in Francia e per la coppia in questione grazie alle origini transalpine di Panicucci. «Siamo in pausa di riflessione», dichiara oggi De Giorgi che con Christian divide anche il lavoro. In realtà agli amici hanno confermato la decisione di divorziare.
La “militanza” gay li aveva portati a rendere noto il loro amore davanti a tutti, protagonisti del primo matrimonio omosex d’Italia. Ma ad unirli era anche il lavoro: il locale “Mama mia” A Torre del Lago, la spiaggia prospiciente, l’esperienza del consorzio “Friendly Versilia”, l’appuntamento estivo ormai collaudato con il “Mardì gras”.
Tutto il giro di affari del turismo gay, formula che ha trasformato la Marina di Torre del Lago, creando il luogo per eccellenza in Italia dove poter essere quello che altrove non si può.
Christian e Alessio. Difficile non pensarli insieme. Quarantadue anni il primo, più schivo ma altrettanto impegnato nel difendere la Marina dagli attacchi omofobi (il cuoco del locale picchiato, la giovane donna violentata nella pineta sul retro). Trentotto anni il secondo, volto noto della coppia ma nelle situazioni ufficiali molto attento a non oscurare il proprio compagno e il ruolo di quest’ultimo.
Come in tutte le unioni, e quelle omosessuali non sono da meno, al momento di sciogliere i vincoli restano sospese nell’aria le domande di sempre: chissà cosa, chi e perché. E le risposte le conoscono solo i diretti interessati.
La “pausa”, ammessa a fatica da De Giorgi che non vorrebbe commentare, fa pensare che la parola fine non sia stata ancora detta ufficialmente.
E che al consolato francese di Roma non abbiano ancora aperto il registro dei Pacs per scrivere “annullato” su quello dei due italiani che tanto rumore hanno fatto, circondati dai rispettivi parenti al fianco di nomi noti della moda, della cultura, del cinema.
Ma le parole, nel linguaggio degli amori, non sempre dicono ciò che da vocabolario dovrebbero.

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