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martedì 27 novembre 2007

La Cosa rossa si toglie falce e martello? Al Manifesto cade la parola comunista.

Da sin. Armando Cossutta, Fausto Bertinotti ed Oliviero Diliberto in una foto del '98 | Ansa
(Panorama) Due vere e proprie istituzioni della sinistra, Fausto Bertinotti e il Manifesto, sono pronti a rinunciare alla falce e al martello e alla parola comunista.

Il quotidiano, uno dei fogli storici della sinistra, va male. Le vendite calano e i redattori sono senza stipendio da mesi. E sottoscrizioni e abbonamenti non bastano più. E allora scende in campo uno degli storici fondatori, Valentino Parlato, che in un editoriale ha lanciato due segnali: uno contro lo spegnimento del giornale. Nel secondo, invece, si guarda ad una sorta di palingenesi dell’intera sinistra che potrebbe aprire il quotidiano ad un nuovo lettorato. E se la “Cosa Rossa” è pronta a rinunciare al simbolo della falce e martello, il Manifesto potrebbe cominciare col rinunciare alla dizione “quotidiano comunista” sopra la testata.
E così “Fausto il rosso”, che in questi anni ha vestito piuttosto i panni di “Bertinotti il presidente”, in queste settimane ha più volte invitato a lla sintesi e all’unità: “Fuori dalla prospettiva unitaria” ha spiegato nei giorni scorsi “non c’è vita possibile per la sinistra”. Un Bertinotti che, citando un celebre fatto storico, è pronto ad un cambiamento simbolico, non indifferente, pur di unire tutta la sinistra: “Togliatti era comunista, ma è andato alle elezioni del 1948 con il simbolo di Garibaldi. Ognuno il suo simbolo lo tiene per sé, ma per mettere insieme la sinistra serve un simbolo che vada bene a tutti”.
E così a furia di indiscrezioni, smentite, accuse, bozzetti lasciati filtrare alla stampa dall’uno e dall’altro partito della sinistra estrema, cresce l’attesa su nome e simbolo della futura federazione unitaria della sinistra.
I problemi, quelli del teatrino della politica direbbe il Cavaliere, ruotano attorno a Verdi e al Pdci, che si scambiano accuse sempre meno unitarie. E se fino alla settimana scorsa la Fed di sinistra sembrava realtà, o quantomeno vicina al varo, in queste ore le tensioni sono aumentate proprio a causa della falce e del martello. Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi era stato categorico: “No”. E ha pure rilanciato la parola ecologista nel nome della futura Fed di sinistra. Tra i Comunisti Italiani c’è chi borbotta che “in realtà i Verdi, intesi come Pecoraro e Bonelli, pensano ancora al Pd, e che solo Paolo Cento vuole l’unità a sinistra”. Gli stati generali della Cosa Rossa sono previsti per la prima settimana di dicembre. E da giovedì prossimo gli “sherpa” dei vari partiti torneranno a incontrarsi. Proprio martedì 27 è prevista una riunione più politica con le delegazioni al completo. Al momento Prc e Sinistra Democratica scelgono di non intervenire, perché spiegano che “l’obiettivo è una sinistra che guardi anche a chi non è iscritto ai partiti, come le associazioni e i movimenti che saranno protagonisti all’assemblea generale della sinistra”.
E al com’eravamo prima del muro di Berlino e alla mummia di Lenin rimane solo il Pdci di Diliberto.

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