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martedì 27 novembre 2007

Nuove famiglie. Mamma più mamma.

Si può crescere felici e sereni con due genitori dello stesso sesso? Le ricerche dicono di sì. E le storie di armoniosa normalità che abbiamo raccolto lo confermano.

(Vanna Assumma - La Repubblica delle donne) Una bambina racconta al nuovo amico: "Io ho due mamme e tre cani". E il piccolo, di 4 anni, esclama allibito: "Tre cani?". Sembra una battuta, eppure la dice lunga su come i bambini vivono oggi le loro famiglie: con assoluta normalità, anche se composte da genitori dello stesso sesso. Molti obietteranno che i bimbi in età prescolare non si fanno molte domande, ed è vero, perché hanno una facilità di accettazione e una propensione alla scoperta senza alcun pregiudizio: tutto va bene purché sia positivo e armonioso. Diventando grandi invece ci si scontra con "gli altri" e cioè con una realtà sociale che fa fatica ad accettare le variazioni dalla norma, le cosiddette "diversità". Ma, paradossalmente, più ci si avvicina al diverso più ci si accorge che è uguale.

Entriamo in casa di Giuseppina e Raphaelle, due donne che si amano. Giuseppina dà un bacio a Lise Marie, di 4 anni. Si coccola la sua bambina e questa, contenta, si allontana e si mette a canticchiare, gira su se stessa un po' di volte, e poi si butta nelle braccia di Raphaelle. È allegra, solare, assorbe e vive quotidianamente l'amore che unisce i suoi genitori. Ancora non sa di quello che si chiede la gente: "Ma la piccola non fa confusione? Come le chiama? Mamma e co-mamma? Mamma-1 e mamma-2?". Verrebbe da rispondere: perché, i bimbi non hanno normalmente due nonne e non sono perfettamente in grado di distinguerle? "Nostra figlia", racconta Giuseppina, "è un vero miracolo. L'amiamo tantissimo, l'abbiamo desiderata sopra ogni cosa. È stata una gravidanza "preziosa", anche perché non è stato facile concepirla. E adesso le diamo la solidità di una famiglia che l'ha cercata, e mai l'avrebbe voluta diversa da com'è". Giuseppina è una donna agguerrita, presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno che vuole dare visibilità e dignità ai nuclei omogenitoriali. "L'importante", continua, "per far crescere serenamente un figlio in una famiglia di sole donne è che i genitori abbiano accettato la propria omosessualità, cioè che non vivano una sorta di omofobia interiorizzata. Gli omosessuali sono sempre stati oggetto di luoghi comuni: si parla di loro come di persone solo dedite all'edonismo, senza alcun senso di responsabilità. Ed è fuorviante perché in realtà facciamo una vita assolutamente normale".

Parlando con Giuseppina e Raphaelle, così come con altre coppie, ci si rende conto che non hanno voluto un bambino per "puro egoismo", come a volte si sente dire, ma che anzi si sono poste il problema del "bene dei figli", si sono chieste come possa crescere un individuo senza la figura paterna, se sia o meno necessaria, e in che termini.

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