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giovedì 24 gennaio 2008

Ataturk gay? Un video che i turchi non possono vedere. Youtube censurato: Ankara come Pechino.

Lefkosa, parte turca dell'isola. Un soldato aggiusta la bandiera con l'effige di Ataturk
Lefkosa, parte turca dell’isola. Un soldato aggiusta la bandiera con l’effige di Ataturk

(Panorama) “In questo Paese il sistema giudiziario applica contro i nuovi media criteri antichi: invece che punire chi ha commesso il crimine, si preferisce colpire tutti indiscriminatamente, senza rendersi conto della polemica e perfino dell’odio che ne scaturiscono”. Mentre scrive queste frasi sul suo blog, dedicato in gran parte proprio alla libertà di espressione e al mondo dell’informazione, Serkan, ricercatore della Università Bilgi di Istanbul, è sconfortato.

In meno di un anno la censura di Stato si è abbattuta a ripetizione su Internet. E se il black out del marzo dell’anno scorso di un sito altamente popolare come Youtube è durato “solo” tre giorni, in questo caso l’oscuramento va avanti da venerdì 18 gennaio. Ancora una volta, secondo quanto riportano più fonti in rete, qualcuno si è permesso di insultare il padre della patria Mustafa Kemal Ataturk e la dodicesima corte di Ankara ha deciso di intervenire abbassando la mannaia della censura.

Una bambina nel giorno della festa dell'esercito fondato da Ataturk

Al momento non è chiaro quale siano i video o i commenti che hanno provocato la reazione della giustizia turca, ma i sospetti, secondo gli utenti di Wikipedia, sembrano dirigersi verso un video, postato il 7 novembre del 2007 dall’utente gaymal45, che si fa esplicitamente beffa delle presunte inclinazioni omosessuali di Ataturk. Su Youtube, anche solo digitando alcune parole chiave, è del resto possibile visualizzare decine di video, molti dei quali (non a caso) provenienti dalla Grecia, sulle indimostrabili inclinazioni gay del padre della patria turco.

Fatto ancora più singolare, è che mentre il giornale Sabah , nella sua versione online, interveniva ieri annunciando che il bando era stato levato, ci pensava la corte di Sivas, altra città dell’Anatolia, a mantenere il sito inaccessibile. Risultato? I 70 milioni di turchi che vivono nel Paese, se provano a collegarsi a Youtube, trovano solo due laconiche righe che li invitano a mettersi il cuore in pace.

“Quello che più mi fa andare in bestia - continua Serkan - è che i massimi vertici del nostro sistema giudiziario continuano a strepitare contro i rischi della diffusione del velo in Turchia, ma non sembrano altrettanto interessati al processo contro gli assassini del giornalista armeno Hrant Dink o alle limitazioni della libertà d’espressione causate dall’articolo 301″.

Un altro blogger turco sceglie la carta del sarcasmo per sfogare tutta la sua frustrazione. “Sapete che vi dico? - scrive Alper - Che potremmo fare meglio di così! Personalmente preferirei una versione turca del Grande Firewall adottato in Cina. Voglio una nuova versione di Google che cerchi i risultati per me!”.

Soldati turchi davanti al mausoleo di Ataturk

Come altri, ricorda poi che nel Paese della Mezzaluna Wordpress.com è vittima ormai da tempo della censura. Secondo il codice penale turco (ancora una volta l’articolo 301) la pubblica denigrazione della “Turchicità”, della Repubblica o di Ataturk, è punibile con la prigione. A causa di questo articolo, fortemente contestato dall’Unione Europea, sono stati perseguiti diversi intellettuali, tra i quali il premio Nobel Orhan Pamuk e lo stesso Hrant Dink.
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Ataturk gay? Un video che i turchi non possono vedere .

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