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sabato 19 gennaio 2008

Il lato porno della Biblioteca Francese. Grande successo, molte donne tra i visitatori. Molte scene lesbo, poco sull'omosessualità maschile.

A Parigi "L'Inferno" in mostra, vietato ai minori. Dal 1844, il settore (off limits) ha raccolto migliaia di libri e immagini licenziosi. Da tempo è aperto. Adesso una rassegna per chi ha compiuto 16 anni. Il simbolo è una grande "X" luminosa.

(Giampiero Martinotti - La Repubblica) Non esiste un solo inferno, ce ne sono molti, più o meno conosciuti: quello pagano dove sono sepolti i morti, quello cristiano destinato ai peccatori, quello dantesco che tutti abbiamo studiato a scuola. E poi c'è l'inferno della Valtellina, vino rosso prodotto dalle uve di nebbiolo. Infine, c'è l'inferno della Bibliothèque Nationale parigina, riconosciuto dai dizionari di lingua francese: "Reparto chiuso di un biblioteca che contiene opere di carattere licenzioso". L'Enfer è un mito, fin dalla sua creazione nel 1844, quando vennero catalogati e tenuti lontano dai lettori tutti i libri che, come si diceva nel Settecento, "si leggono con una sola mano". La pornografia, insomma, con le sue descrizioni esplicite e i suoi disegni che non lasciano spazio alla fantasia (oppure ne lasciano troppo, dipende dai gusti e dalle inclinazioni). Luogo in cui si alternano miti letterari, come quello del marchese de Sade, ma cui si affiancano opere di autori dai nomi improbabili (Pierre du Bourdel, tutto un programma), pubblicate clandestinamente e spesso finite sugli scaffali della Biblioteca Nazionale solo grazie ai sequestri, in particolare quelli che colpirono i fanatici, gli uomini che avevano collezionato la pornografia come altri le farfalle o i francobolli. Malgrado la nostra epoca molto permissiva, la Bibliothèque Nationale non aveva mai dedicato una mostra ai tesori del suo Inferno, da anni aperto ai lettori. Da un mese, e fino all'inizio di marzo, una grande X rosa proiettata sulla facciata di una torre della biblioteca ricorda ai passanti che libri, documenti iconografici, stampe, fotografie e un filmino anni Venti li aspettano negli austeri corridoi che accolgono ricercatori di tutto il mondo.

Vietata ai minori di sedici anni, la mostra ha un successo senza precedenti: la Biblioteca accoglie il doppio dei visitatori che di solito frequentano le sue esposizioni. E non crediate che ci siano soltanto uomini: a vista d'occhio, le donne rappresentano almeno il 50 per cento dei frequentatori, se non di più. Segno che il sesso e le sue rappresentazioni più o meno licenziose, oscene o, talvolta, caricaturali ai nostri occhi contemporanei costituiscono un'attrattiva per tutti.

In fondo, i libri e i documenti esposti testimoniano soprattutto la continuità dell'espressione pornografica, dai primi tentativi del Seicento fino ai nostri giorni. Sessi maschili eretti nelle illustrazioni, descrizioni minuziose dei piaceri sessuali si riproducono attraverso i secoli fino ai luoghi comuni ancora in voga nei cortili scolastici: la lubricità dei confessori, la sensualità nei conventi femminili, il sogno maschile di mettere al proprio servizio l'omosessualità femminile, la grandezza del pene: "Quindici pollici di lunghezza ! otto di circonferenza! Ah la mia f... si scarica al solo pensiero", recita Giunone in un improbabile dialogo dedicato al godemiché. Il tutto sotto il patrocinio dell'Aretino, considerato anche in Francia l'ispiratore e il capostipite di tutta la letteratura erotica.

Com'è nato l'Enfer? Secondo l'attuale responsabile del dipartimento, Marie-Françoise Quignard, la sua creazione "non è dovuta al potere politico, ma ai bibliotecari. Forse perché all'epoca la Biblioteca Nazionale era diventata un luogo di lettura pubblico e, con l'aiuto del puritanesimo, non si volevano dare a tutti certi libri osés. Per avere accesso a queste opere bisognava farne domanda e ad esaminarla era un comitato". Nel 1876, l'Enfer contava 620 volumi. Nel corso del Novecento, ovviamente, la collezione è cresciuta e oggi ci sono almeno duemila libri, cui si aggiungono stampe, incisioni e fotografie. Soppresso nel 1969 in seguito all'onda libertaria del Maggio, l'Enfer è stato ricreato nel 1983, ma solo come luogo di classificazione della letteratura erotica, non come il ghetto misterioso e inaccessibile di altri tempi.

Percorrere la mostra è come sfogliare gli incunaboli della pornografia contemporanea: pensando a internet e tutto quel che si può trovare con pochi click, l'Inferno della Nazionale parigina non ci fa scoprire nulla. I pochi minuti di un filmino del 1921 assomigliano più che altro a una caricatura della pornografia (e già trent'anni fa i circoli Arci avevano fatto girare in tutta Italia un'antologia del cinema porno dei nostri nonni estremamente documentata).

Ma la mostra ha il merito di diradare il mistero e la morbosa curiosità che ha sempre circondato l'Enfer. La decisione di mostrare al pubblico per la prima volta una parte dei tesori conservati in quella sezione è stata decisa, dice ancora la Quignard, "perché questo inferno alimenta tutti i fantasmi. Lo si vede come una sorta di penitenziario della censura o, all'opposto, come un boudoir galante, un luogo chiuso dove sarebbero conservati, al riparo dagli sguardi, l'oscenità e il licenzioso. Ma l'Inferno della Biblioteca Nazionale non è né un boudoir né una prigione, bensì una segnatura attribuita a un volume conservato nella riserva dei libri rari".

In fondo, la vera ricchezza sta proprio qui, nella rarità bibliografica e non nei contenuti, triti e ritriti come le posizioni del Kamasutra. E anche nel documentare l'evoluzione della letteratura erotica, dapprima anonima e poi d'autore. Ma sempre oggetto di controversie e processi, come nell'Ottocento dimostrarono i casi di libri, non certo pornografici, come I Fiori del male e Madame Bovary. Del resto, l'esposizione segnala anche la persistenza di un tabù, che resiste a lungo: l'omosessualità maschile. Se quella femminile (tipico fantasma dei principali fruitori della pornografia, i maschi) è presente, quella maschile non c'è, come se nemmeno l'Inferno avesse potuto nasconderla alla pudibonderia ottocentesca. La sua unica testimonianza è recentissima ed è rappresentata dai testi di Jean Genet. Ma con il grande scrittore parigino siamo già ai nostri tempi, lontani dalle rappresentazioni triviali o raffinate che nel 1844 spinsero i bibliotecari a creare l'Enfer.

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