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sabato 19 gennaio 2008

L’anno nero della privacy è appena finito. E adesso?

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(Panorama) Il 2007 è stato un anno nero per la privacy. In tutto il mondo e soprattutto nelle democrazie storiche. Con Malesia, Cina, Stati Uniti e Russia a contendersi il primato delle peggiori. E la Gran Bretagna che si riconferma il Big Brother più distratto (dopo alcune clamorose perdite di dati sensibili). L’Italia? Meglio di altri paesi europei, ma neanche troppo. Le uniche isole felici per la riservatezza restano Grecia, Romania e Canada.

Queste le conclusioni dell’ultimo rapporto di Privacy International, organizzazione non governativa impegnata sul fronte del diritto alla privacy, che monitora lo stato dell’arte in 47 paesi del mondo. E che quest’anno punta il dito soprattutto contro l’Unione Europa: “Le iniziative di sorveglianza promosse da Bruxelles hanno causato un sostanziale declino della privacy, erodendo le protezioni anche in quei paesi che hanno sempre tenuto in buona considerazione il tema”. Il riferimento è alla Germania, scivolata dal primo al settimo posto in Europa dopo l’adozione di alcuni provvedimenti per la sicurezza (carte d’identità con le impronte digitali ed estensione dei sistemi di tv a circuito chiuso).
Subito dopo la Germania, all’ottavo posto, troviamo l’Italia, paese “con buone salvaguardie ma deboli protezioni”. Il che, tradotto in parole semplici, vuol dire che, da una parte, abbiamo buone garanzie costituzionali (l’art. 14 e l’art.15), un ampio quadro normativo (tra cui il Codice della privacy del 2003) e un’Autorità di controllo (il Garante).
Dall’altra, però, si registrano anche frequenti violazioni e abusi: il rapporto denuncia i discussi tabulati di Telecom e il recente provvedimento del governo Prodi (poi ritirato) per l’iscrizione di tutti i blog in un Registro. Ma ad allarmare maggiormente gli analisti di Privacy International è soprattutto l’eccessivo periodo di archiviazione dei dati telefonici e sul traffico Internet. Una questione di cui si è tornato a discutere all’inizio dell’anno dopo la proroga (a sorpresa) del Decreto Pisanu (legge 155/2005 “Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale”). Fino alla fine del 2008 tutti i dati sulle nostre conversazioni e connessioni alla rete risalenti al 2001 non potranno essere distrutti dai fornitori di servizio. Un periodo di oltre sette anni e mezzo che non ha eguali in Europa. A cominciare dai paesi maggiormente colpiti dal terrorismo: in Spagna e Inghilterra è previsto un tetto massimo di 12 mesi.

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