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sabato 19 gennaio 2008

Caso Rai, chiesto il giudizio per Berlusconi.

I pm di Napoli sulle «segnalazioni». Il Cavaliere: alle urne per riformare la giustizia. Contestato il reato di corruzione dopo l'inchiesta sull'ex direttore di Raifiction Saccà. L'avvocato Ghedini: fatto inesistente.

(Corriere della Sera) La Procura della Repubblica di Napoli chiede il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi. Il pm Vincenzo Piscitelli gli contesta il reato di corruzione per avere raccomandato cinque attrici ad Agostino Saccà, allora direttore di Raifiction. L'indagine si basa su alcune intercettazioni telefoniche fatte sulle utenze dell'ex responsabile di Raifiction. Adesso spetterà al Gip decidere sulla richiesta del pm.
La prima reazione del Cavaliere è tutta politica. «Siamo nella piena patologia, — dice — spero che si vada al voto e gli italiani ci diano una maggioranza sufficiente per potere fare una riforma in profondità della giustizia e della magistratura». Al senatore di Forza Italia Gustavo Ghedini, suo avvocato, lascia il compito di entrare nel merito delle accuse. «La procura di Napoli — obietta il parlamentare azzurro — in modo a dir poco incredibile, pur essendo chiaramente incompetente territorialmente, anziché occuparsi della gravissima situazione presente in Campania, trova il tempo di chiedere il rinvio a giudizio del presidente Berlusconi per un fatto assolutamente inesistente». Per Ghedini «sarebbe auspicabile che il Csm verificasse che cosa sta accadendo a Napoli». Analogo commento giunge da Maurizio Gasparri (An). E il radicale Daniele Capezzone si pone l'interrogativo: «Davvero per la magistratura non erano immaginabili altre priorità?». Anche il leghista Roberto Maroni sceglie lo stesso registro rilevando che «invece di punire i responsabili dell'immane tragedia dei rifiuti, in tempo record si è trovato il modo di colpire il leader dell'opposizione».
Se quindi appare scontata la difesa di Berlusconi da parte degli alleati e del gruppo dirigente azzurro che parlano di «accuse ridicole», non altrettanto può dirsi della tesi sostenuta da Antonio Polito, senatore del Pd: «Se la maggioranza darà la sua solidarietà a Mastella, indagato per concussione per avere raccomandato qualche primario, sarà difficile non estenderla anche a Berlusconi, accusato di corruzione per avere raccomandato qualche attrice ».
Non la pensa così il ministro Antonio Di Pietro, capofila della linea colpevolista all'interno del centrosinistra: «Stavolta Berlusconi non si può trincerare dietro la scusa di un complotto nei suoi confronti perché le intercettazioni parlano chiaro ». Per queste ragioni il capogruppo del Pdci alla Camera Pino Sgobio sottolinea la necessità di rilanciare «una legge sul conflitto di interessi e il testo Gentiloni sul sistema radiotv ». Tesi sostenuta anche da Beppe Giulietti del Pd e da Giovanni Russo Spena di Rifondazione comunista.

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