Una grande festa per Valentino. Il teatro la Fenice di Venezia ha aperto le porte, per la seconda volta nella storia, al cinema. È stato presentato, in occasione del festival di Venezia, il documentario del giornalista/regista Matt Tyrnauer Valentino: The Last Emperor. È il caso di dirlo, l'ultimo imperatore dell'alta moda si è lasciato seguire dalla macchina da presa per circa due anni. Con lui il compagno di ventura da cinquant'anni Giancarlo Giammetti. Un viaggio nel mondo Valentino, dai dietro le quinte alle passerelle, dai disegni ai vestiti imbastiti dalle sarte, dalle immagini di repertorio alla festa per i 45 anni di carriera all'Ara Pacis di Roma, dai momenti più irritanti a quelli più divertenti attraverso i quali scopriamo lo stilista/uomo. Un omaggio al made in Italy di prima classe che col tempo ha perso il suo charme, forse, come si dice nel film: "questo mondo non è più adatto per il nostro maestro di moda".
Cosa ne pensa?
"È cambiato moltissimo rispetto a cinquant'anni fa. Prima quello che contava era la fattura artigianale oggi tutto è industria. Il grande stile si deve quasi distruggere. Per poter sopravvivere si punta sui prezzi bassi, sulle frontiere allargate. Così l'alta moda soffre. Per me deve continuare la sua strada, ci sono dei gruppi di belle donne che tengono a vestirsi in un certo modo. La situazione sta combiando drasticamente, peccato, sono rimaste poche ditte che fanno moda ad alti livelli. Spero che continuino a farlo".
E dei nuovi stilisti?
"Si diventa grandi a piccoli passi, non credo agli stilisti che preparano due o tre collezioni e si credono già arrivati".
Come si è trovato ad essere seguito per due anni da Matt Tyrnauer?
"Ho cercato di essere il più naturale possibile. Matt aveva scritto un bellissimo articolo su di noi, così si è conquistato la fiducia. Da lì è partito per raccontare anche il mio rapporto con Giammetti. Lo abbiamo lasciato libero, non si tratta di un film sponsorizzato, non partecipiamo a livello produttivo. Sullo schermo sono me stesso nei momenti di collera, in quelli buffi e più emotivamente incalzanti. Amo il mio lavoro, sono sensibile e mi commuovo facilmente, purtroppo. Ricordo che quando vendemmo la ditta per la prima volta piansi al tg, mi trovai ridicolo. Poi mi telefonò l'avvocato Agnelli e mi disse: 'Sei stato fantastico, sei stato semplicemente te stesso'. Aveva ragione".
Avrebbe voluto cancellare qualcosa del film?
"Quando si sofferma sulla parte dedicata alla sortoria, il passaggio dal disegno alla realizzazione del vestito l'ho trovata lunga e noiosa, forse perché è da talmente tanti anni che mi trovo nel mezzo…".
Ora com'è la giornata tipo di Valentino?
"Di recente sono stato in Russia per una festa di beneficenza, poi a Parigi per una restrospettiva, infine abbiamo seguito gli ultimi passi del documentario. Solo ora mi sto riposando ma non riesco a non pensare al disegno".
Ha in mente qualcosa?
"Ho un sogno nel cassetto disegnare per l'Opera e i balletti classici".
E per il cinema?
"L'ho fatto qualche volta, ho vestito Virna Lisi, Elisabeth Taylor, Claudia Cardinale, ma quando l'ho fatto me lo hanno chiesto all'ultimo minuto e con la nostra sartoria era difficile lavorare con tempi così stretti".
All'inizio del film si accenna alla sua passione per il cinema, si dice l'ha aiutata a intraprendere la carriera di stilista.
"Molti film mi hanno ispirato, non certo quelli attuali per cui i produttori non vogliono spendere cifre eclatanti, parlo di film degli anni Quaranta, di Visconti che cercava l'eleganza anche nei mobili, non solo negli abiti".
Come reputa la nuova gestione di Alessandra Facchinetti?
"Sono molto attento a tutto ciò che ruota intorno alla maison, osservo".
Ha qualche rimpianto?
"Non essere stati abbastanza duro quando dovevo esserlo".
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