Ad attribuire al Regno Unito la stragrande maggioranza dei diritti d’autore del Natale è lo scrittore Harry Bingham, sulle pagine del quotidiano Daily Telegraph, con un dotto articolo che la dice tutta già dal titolo: How Britain invented Christmas, come la Gran Bretagna ha inventato il Natale.
All’inizio c’e’ Dickens. In Un canto di Natale il romanziere avrebbe ideato un po’ tutta la mitologia che oggi è parte della tradizione natalizia: il pranzo, la famiglia, le vacanze, la neve, i regali, la beneficenza, i canti, i dolci e addirittura il il vin brulé. Sembra essersi dimenticato soltanto del panettone.
Il libro - racconto fantastico sul tirchio Scrooge che diventa generoso, dopo la visita di tre spettri proprio durante la notte di Natale - fu pubblicato il 18 dicembre 1843 e vendette seimila copie nella prima settimana (un’enormità per l’epoca).
Harry Bingham fa notare che Dickens, nel suo racconto, non si limita a tracciare la matrice del costume natalizio. Ma infila, uno dopo l’altro, tutti i concetti che stanno alla base della festività: parla della famiglia (insistendo sul Natale passato con i propri cari), si scaglia contro l’ingiustizia sociale e la povertà (da qui lo spirito caritatevole e un certo buonismo) e descrive in modo piuttosto edulcorato l’Inghilterra rurale dell’epoca destinata a fare da sfondo alle cartoline di auguri con idilliaci paesaggi innevati. Le stesse cartoline videro la luce proprio a Londra, sempre nel 1843, quando un uomo d’affari, Henry Cole, incominciò a venderle in un negozio d’arte nella centralissima Bond Street. “I vittoriani” sostiene Bingham “erano sempre pronti ad inventare una tradizione e poi pretendere che fosse sempre esistita. Loro hanno portato il Natale nei cuori della gente. Ovviamente il modello è stato adattato”.
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