(Panorama) Il
pacchetto sicurezza, che era
così urgente (e lo era) naufraga affondato non dall’opposizione politica o parlamentare ma dal ridicolo nel quale lo ha infilato la maggioranza di governo. Che ora, per non peggiorare le cose, ha deciso di lasciarlo decadere, per vararne un altro nel Consiglio dei ministri del 28 dicembre.
L’antefatto è abbastanza noto: per rendere più politicamente corretto, specie per l’estrema sinistra, un insieme di misure contro l’immigrazione clandestina e violenta si inserì nel pacchetto una norma che richiamava esplicitamente il
Trattato di Amsterdam, una dichiarazione di principi europea che mira a impedire discriminazioni razziali e sessuali. In particolare ad eccitare Rifondazione comunista e dintorni fu il richiamo “anti-omofobia”. Ciò che non era stato fatto con le coppie di fatto poteva essere minimamente bilanciato con il contentino del trattato di Amsterdam. Che cosa poi tutto questo avesse a che fare con la sicurezza e con le
espulsioni dei clandestini chieste a gran voce non dalla destra, ma dal sindaco di Roma e segretario del Pd, Walter Veltroni, resta un mistero. Quel richiamo al Trattato era però un grossolano errore tecnico e giuridico: la norma era scritta così male da risultare inapplicabile, e il Trattato stesso non era stato ancora recepito dal Parlamento italiano. Dunque non si poteva inserire un reato inesistente per il nostro codice in un decreto che inaspriva altri reati. Tutto ciò venne fuori durante il dibattito, anche se l’unico ad accorgersi della portata di questo pasticcio fu l’ex presidente del Senato,
Marcello Pera. Incurante, il governo e la maggioranza andarono avanti. Il ministro dell’Interno, anzi, proclamò: “Se non si approvano queste norme mi dimetto”.
Quando il patatrac è divenuto evidente si è pensato di correggerlo alla Camera per poi rispedire il pacchetto al Senato. Ma a quel punto si doveva nuovamente fare i conti con l’estrema sinistra. Dunque il governo ha deciso, una settimana fa “di lasciare le cose come stanno”. Altro errore: il capo dello Stato ha fatto sapere, irritatissimo, che non avrebbe mai firmato un decreto con simili buchi giuridici. Risultato: il provvedimento viene lasciato decadere, sostituito da un nuovo decreto. Mentre Amato resta ben saldo sulla sua poltrona.
Resta da capire che fine faranno i circa 400 clandestini espulsi in base al decreto.
Potrebbero rientrare? Possibile. Ma soprattutto è intuibile con quale stato d’animo e quali strumenti giuridici si muoveranno ora le forze dell’ordine e i prefetti. La sicurezza, un’emergenza fino a poche settimane fa, dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, finisce anche quella nel tritatutto dei contrasti nella maggioranza. Sembra una maledizione.
Dopo il pasticcio delle nomine nel Cda della Rai, dell’allontanamento del generale Roberto Speciale dalla Guardia di Finanza, dopo gli errori sull’Iva e sulle liberalizzazioni, ora tocca a una questione che interessa direttamente i cittadini. Un tempo si diceva: la sinistra non è allegra, ha il vizietto delle tasse, però tecnicamente è inattaccabile. Beh, ora rischiano di restare l’umor cupo, e le tasse.
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