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mercoledì 19 dicembre 2007

Unioni civili, i socialisti lanciano un referendum comunale. Boselli: saranno i cittadini a decidere.

(SDIOnline) Parte la raccolta di firme per un referendum per l'istituzione dell'albo delle unioni civili nel comune di Roma. Dopo la 'giornata nera' della Capitale, i socialisti tornano alla carica e rilanciano il tema delle coppie di fatto come 'termometro' della laicita' di una citta' come Roma, 'a sovranita' limitata' e messa sotto scacco 'dai veti delle gerarchie ecclesiastiche'. Per Boselli il Pd ha 'accettato' una imposizione delle gerarchie ecclesiastiche subendo pressioni per affossare il registro delle unioni civili a Roma. In una conferenza stampa alla Camera il Partito socialista punta tutto sulla consultazione popolare. Sono 50mila le firme da raccogliere entro in tre mesi, a partire dal 15 gennaio, per arrivare al referendum (senza quorum).
Enrico Boselli parla di voto previsto in autunno, ma i socialisti romani promotori dell'iniziativa stringono i tempi e non nascondono l'ambizione di portare i cittadini alle urne gia' in primavera, in concomitanza con le elezioni provinciali a Roma. "Ieri e' stata una giornata nera per Roma, per i diritti civili e per tante famiglie di cittadini italiani", spiega Boselli, accompagnato in conferenza stampa da Roberto Villetti, Franco Grillini, Mauro Del Bue, Valdo Spini e Gianluca Quadrana, consigliere comunale dei socialisti in Campidoglio.
Per Boselli nelle grandi capitali europee come Parigi, Madrid, Londra o Berlino, "i diritti vengono garantiti, mentre a Roma sono stati negati. E quello che e' successo ieri in Campidoglio rischia di accadere domani in Parlamento". Boselli commenta la giustificazione usata da Walter Veltroni e Goffredo Bettini per dire no all'istituzione del registro delle unioni civili. "Dire è inutile approvarlo a Roma perche' e' in discussione una legge in Parlamento e' curioso. Attenzione, perche' sono gli stessi che impediranno la legge in Parlamento. La scelta del Partito democratico -incalza Boselli- nasce dalla preclusione dichiarata delle gerarchie ecclesiastiche. Fara' piacere alla Cei, ma e' sbagliato accettare queste imposizioni". Da qui la decisione di lanciare una grande raccolta di firme per il referendum: "Se il sindaco non vuole il registro, i romani potranno decidere da soli", auspica Boselli che non vuole farne una 'battaglia esclusiva' dei socialisti, ma invita tutti i laici e i liberali a partecipare a questa campagna. Anche Grillini parla di 'risultato scioccante' a Roma e punta il dito contro 'il veto di Ruini' che fa di Roma "una città a sovranita' limitata". "Dobbiamo chiederci -continua Grillini- se non siamo per caso entrati in una dittatura clericale soft, senza carri armati ma dove non si puo' parlare di quello che da' fastidio a Oltretevere". Per Grillini in Italia si pone una vera questione laicità e per questo il referendum aiuterà a fare chiarezza. Ma non si aspetta nulla dal Pd: "Rosy Bindi ha già annunciato che la legge in Italia non passerà. Non prendiamoci in giro, il Pd e' nato sacrificando la laicita''.
"A Roma la bocciatura in Consiglio comunale dell'ordine del giorno sul registro delle Unioni civili - afferma Gavino Angius - rappresenta innanzitutto una sconfitta culturale e politica".

"E' impensabile infatti - prosegue Angius - che in una capitale mondiale come Roma, dove dovrebbe vigere un sistema all'avanguardia di diritti individuali, ci si divida ancora su un tema come questo. Non stiamo parlando di questioni che riguardano il diritto alla vita, quelli considerati eticamente sensibili tanto per essere chiari. Qui stiamo parlando del riconoscimento di diritti individuali in relazione ad una società che ormai è profondamente mutata rispetto a quella di 30 o 40 anni fa. Con la decisione consiliare assunta ieri i cittadini di Roma si trovano di fatto in libertà vigilata. Certo è che ancora una volta l'ambiguità del Partito Democratico ha sancito una sconfitta di chi si batte per un aggiornamento dei diritti civili e per uno Stato realmente laico. Siamo di fronte all'ennesimo colpo alla libertà delle persone e - conclude Angius - alla messa in discussione della laicità dello Stato."

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