La questione del riconoscimento anche delle coppie dello stesso sesso attraverso il Registro delle Unioni Civili a Roma, non era affatto una questione di contenuti giuridici: la questione dell'omosessualità e di come tale argomento sia trattato in Italia, è in realtà una questione che riguarda la forza dello Stato.
(Cristiana Alicata* - Aprile online) In queste settimane alcuni episodi significativi stanno connotando il posizionamento del PD, lontano da una vocazione laica invece, a parole, fortemente affermata.
1) Le dichiarazioni di D'Alema secondo cui il matrimonio esteso agli omosessuali offenderebbe il sentimento religioso di parte del Paese, scivolone istituzionale che confonde ingenuamente (e non è aggettivo che avrei mai pensato di accostare al nostro ministro degli esteri) un istituto civile con un sacramento.
2) il voto al Senato sul pacchetto sicurezza che per poco non faceva cadere il governo sulla norma relativa all'omofobia
3) La questione del Registro delle Unioni Civili in una città come Roma
La questione dell'omosessualità e di come tale argomento sia trattato in Italia, è in realtà una questione che riguarda la forza dello Stato. Tra le discriminazioni l'omosessualità ha, da una parte la possibilità dolorosa e sofferta di essere nascosta agli altri, al contrario del colore della pelle per esempio, ma nello stesso tempo non trova spesso conforto nell'ambiente familiare, dove invece colore della pelle o religione sono tratti comuni e di orgogliosa appartenenza.
Tutto questo ci accompagna a comprendere che la questione del riconoscimento anche delle coppie dello stesso sesso attraverso il Registro delle Unioni Civili a Roma, non era affatto una questione di contenuti giuridici. Tutti eravamo e siamo consapevoli che l'impatto del Registro sulla vita quotidiana delle coppie, inteso come sgravi fiscali o sostegni sociali, sarebbe stato nullo.
Ma il riconoscimento ufficiale dell'esistenza di coppie dello stesso sesso, da parte di un'istituzione come il Comune di Roma avrebbe affrontato con coraggio il grande tema di questa discriminazione: quello della visibilità sociale. Tentativi di annacquare le definizioni, lavorando sulle parole, ha solo dimostrato l'immaturità della politica italiana che a Roma riflette in piccolo quanto accadrà ed è già accaduto, in Parlamento.
L' imbarazzo con cui la politica tratta questi temi è lo stesso responsabile della sofferenza di tanti adolescenti che arrivano anche ad uccidersi, privi di strumenti familiari e sociali di decodifica esistenziale. Ognuno di noi quando sorvola sull'argomento, quando parla di diritti civili camuffando con queste due parole il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, quando pensa che gli omosessuali esagerino o che non siano la priorità del Paese, si assume su di se la responsabilità nei confronti di soggetti più deboli come gli adolescenti. Non è una questione borghese o di èlite come pensa qualcuno: attraverso il riconoscimento pubblico, le istituzioni devono proteggere una minoranza discriminata, non solo nei luoghi pubblici, ma spesso, anche in famiglia. Se non lo fa lo Stato, chi può farlo?
Quanto accaduto a Roma ieri, con la bocciatura sia delle delibere, sia di un odg che rappresentasse una richiesta al Governo di legiferare in tal senso al più presto, racconta di una politica basata non solo sullo scarso coraggio, ma anche sulle contrapposizioni ideologiche che certamente si ripeteranno in Parlamento, complice l'instabilità del governo che rende l'atmosfera quella tipica di un'eterna campagna elettorale.
La cosiddetta sinistra avrebbe avuto tutto il potere, se davvero avesse avuto a cuore la questione omosessuale, se davvero ne avesse compreso il senso umano, di ricattare questo governo, minacciando di non votare la finanziaria e così al Comune di Roma, avrebbe dovuto minacciare di non votare il bilancio. Invece il centro sinistra ha giocato cinicamente una battaglia tutta interna di assetto politico: il Pd sta cercando di raccogliere voti al centro, non usando argomenti di politica vera, ma colpendo, forse per pigrizia, un elettorato carico di pregiudizi. Un centro estremista e reazionario. La sinistra crede di guadagnare il voto omosessuale, come paladina dei diritti di quella minoranza. Praticamente, in una futura possibile strategia di governo del centro sinistra, il voto gay è comunque un voto che non si perde.
Purtroppo questi calcoli cinici, non hanno considerato che la comunità omosessuale ha capito il giochino e si è stufata. Una comunità con forte senso di responsabilità: la voglia di tutelare i compagni e le compagne di vita, la voglia di fare parte dello Stato. Il giorno delle prossime elezioni i gay potrebbero decidere di astenersi in massa, organizzando il Gay Pride, proprio in quel giorno.
*sinistra PD.
Sphere: Related Content
Nessun commento:
Posta un commento