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venerdì 7 dicembre 2007

Iran: impiccato giovane perchè gay, mentre i nostri politici contrattano su una norma anti discriminazione...

(Don Paolo Pedrini - Passi nel deserto) In queste ore sui quotidiani compaiono due notizie, alle quali viene - giustamente - dato rilievo. la prima è l'impiccagione in Iran di un ragazzo, accusato quando ancora era minorenne di reati di violenza sessuale - ritrattati dalle vittime e dichiarati falsi - il quale, in tutta fretta, nonostante fosse in attesa di giudizio definitivo, è stato impiccato.

La notizia viene riportata oggi da diversi giornali. Così La Repubblica.

Makwan, arrestato sei anni dopo i reati contestati, è salito sul patibolo ieri mattina nel carcere di Kermanshah, nell'ovest dell'Iran. Un'esecuzione frettolosa, secondo quanto scrive oggi il quotidiano Etemad Melli. La famiglia è stata avvertita un'ora dopo perché andasse a prelevare il corpo. E all'impiccagione non era presente nemmeno il suo avvocato, Said Eqbali. Secondo testimoni, dopo essere stato arrestato nella cittadina dove risiedeva, Paveh, Makwan era stato umiliato venendo portato in giro per le strade sopra un asino.

La sodomia è uno dei reati per i quali nella Repubblica islamica è prevista la pena di morte. La legge è ambigua, poiché non vi è discriminante tra la violenza carnale e gli atti consensuali. Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, tuttavia, come Human Rights Watch, che ha reso noto il caso di Makwan, hanno denunciato le esecuzioni di giovani condannati solo perché omosessuali. La condanna a morte, inoltre, è applicata in Iran anche nei confronti di minorenni, o di persone che erano minorenni all'epoca dei reati contestati. E questo è il caso di Makwan.

L'altra notizia è relativa a ciò che è successo ieri in Italia nell'aula del Senato. Non so se tutti voi abbiate seguito la vicenda che stava quasi portando il governo Prodi alla sua "fine" (da molti auspicata).

In Senato è stato approvato il Decreto Sicurezza che, al suo interno, conteneva un comma un po' "particolare"....o almeno così è stato considerato.

La legge approvata ieri fa riferimento al trattato di Amsterdam. In base alle norme previste all'art.13 del trattato di Amsterdam, "fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali", sare punito con la reclusione fino a 3 anni chiunque inciti a commettere o commette atti di discriminazione.

Il condizionale è d'obbligo....almeno qui da noi in Italia. Infatti, le proteste di una ampia ala del Senato, scaturite ieri nel voto contrario della senatrice Binetti, hanno portato il Ministro Chiti a "promettere", che in un successivo intervento legislativo, tale norma (voluta dalla sinistra) sarà eliminata dal testo.

Ora questi due fatti, quello Iraniano e quello Italiano, non hanno molto in comune e la mia - lo confesso - vuole essere più che altro una provocazione.

Ma ritengo giusto esprimere una mia personale opinione circa quello che è successo da noi in Italia. Posso comprendere la preoccupazione di una vasta area del Parlamento, preoccupata che la creazione di una nuova fattispecie di reato, quale l'omofobia, possa determinare "a cascata", una serie di ulteriori provvdimenti di legge che, se non affrontati con equilibrio, potrebbero determinare strutture legislative non condivisibili da tutti. E il lavoro dei politici quello di fare le leggi rispettando anche le sensibilità della gente, oltre che andando in contro alle loro esigenze.

Ma, visto che tutti dicono "a parole" di voler tutelare i diritti e di non voler discriminare nessuno, non capisco - sinceramente - che male ci sia ad inserire reati legati alla discriminazione razziale all'interno dlele motivazioni di aloontanamento eventuale di stranieri anche comunitari (che poi era l'oggetto della discussione politica).

Una cosa, a mio parere, è legiferare tutelando realmente dei diritti (legati a comportamenti eventuali negativi, quali atti di discriminazione), altra cosa è concedere particolari diritti sui quali una attenta discussione appare quanto mai necessaria.

Altrimenti è meglio essere coerenti e dire che i diritti non sono non si vogliono estendere indiscriminatamente (magari anche per motivazioni giuste e condivisibili), ma non si vogliono neppure tutelare quando siano minati da atti illegali e violenti.

E questo, sinceramente, non lo condivido.

Ovviamente, e questo lo aggiungo dopo una riflessione altrettanto personale, non può sfuggire che la vaghezza (ed anche la fretta....) con cui l'emendamento di ieri è stato proposto lasciano molti dubbi aperti.

Come appare strano che tale provvedimento sia inserito all'interno di una legislazione riferita all'immigrazione....

Avvenire parla di "cavallo di Troia"...e non possiamo dargli tutti i torti.

Un motivo in più, a mio parere, per chiedere che su questi temi ci si ritorni in modo più serio e dettagliato, in altra sede. Ovviamente senza fare come lo struzzo....

Se ci sono situazioni in cui la tutela delle persone non è garantita occorre intervenire, anche politicamente, ma non in modo frettoloso o vago.

Cfr. Una pagina abbastanza completa su testo di legge approvato ieri.

Cfr. Il testo ella legge

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