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lunedì 10 dicembre 2007

«È brutta». Londra elimina la canottiera. I grandi magazzini hanno deciso di toglierla dagli scaffali: non se ne vendono più.

Carlo Rossella: «Ma io comincio ora a comprarla».

(Giovanna Cavalli - Il Corriere della Sera) Un tempo il maschio di casa la trovava lì dove mamma l'aveva messa: sul termosifone, bella calda «così non prendi freddo alla pancia » (o alla schiena, seconda scuola di pensiero), impossibile scampare all'agguato mattutino, l' anatema materno durava decenni.

Sarà che non ci sono più le genitrici di una volta però la canotta a costine si è ridotta a capo clandestino: quei pochi che ancora la portano raramente fanno outing. Il Times di Londra, che ieri pubblicava un articolo su «declino e caduta della canottiera», spiega che la dipartita dell'indumento è colpa di mogli e fidanzate che non ne tollerano più la vista addosso al rispettivo marito e compagno. Perché (mamme a parte) tutte le donne concordano che la canotta sta bene se si è dotati di pettorali e addominali da esposizione. Sugli individui dal normale in giù è altamente imbarazzante poiché mostra ciò che è meglio tenere nascosto: toraci iper-villosi, petti flosci, pance prominenti, ascelle cespugliose e/o sudate. «Uno spettacolo che nessuna è più disposta a sopportare», chiarisce Ed Watson, portavoce del grande magazzino britannico Asda, che segnala un forte calo nelle vendite. Idem da Tesco: «Non ne vendiamo quasi più». Addio canotta man.
Non si pose problemi estetici Henrik Brun, generale norvegese a cui si attribuisce (1933) l'invenzione: la ricavò da una rete da pesca. Negli Usa prosperò la versione sexy di cotone bianco. Memorabili le canotte ribelli di Marlon Brando, James Dean, Montgomery Clift e Clark Gable, quelle da picciotto di Al Pacino e Robert De Niro, quelle guerriere di Bruce Lee e Bruce Willis o quella bisunta di Homer Simpson. Qui da noi quella conturbante del camionista Massimo Girotti in «Ossessione» e quelle tutta salute dei «Poveri ma Belli» Maurizio Arena e Renato Salvatori o quella tintinnante di medaglietta della Madonna di Alberto Sordi in «Le vacanze intelligenti» o tesa intorno alla trippa del ragionier Ugo Fantozzi o sotto la cavezza d'oro del coatto di Carlo Verdone. Poi vennero Pietro Taricone, Costantino Vitagliano e Daniele Interrante.

«Era un indumento di cui tutti ci siamo vergognati», racconta Carlo Rossella che per sfuggire alla canottiera andava a comprarsi le Fruit of The Loom ai mercatini americani. «Roba da bulli di periferia col Gilera, la mettevo solo quando facevo canottaggio al Cus di Pavia». Di recente ne ha comprata una, di filo purissimo: «Ma messa coi boxer è ridicola, infagotta». Rimossa. «Ci vogliono sotto gli slippini e a quel punto anche il calzino corto». Inosabile trio. Chi può dirlo: «Le cose che muoiono diventano tanto snob». Politica chiama canotta. In canottiera si mostrava Benito Mussolini, tra le spighe di grano, in canotta giocava a tressette Ciriaco De Mita, una canotta, sotto la camicia sudata, trasparì sul petto di Bettino Craxi al congresso socialista del giugno 1991, Umberto Bossi così combinato andò a trovarci Berlusconi in Costa Smeralda, agosto 1994. Alfonso Pecoraro Scanio va a torso nudo sotto la camicia «perché causa cambiamenti climatici da anni non ce n'è più bisogno». Franco Grillini dice che i colleghi onorevoli non ne hanno granché necessità «perché alla Camera fa caldissimo e siamo tutti panzoni». Antonio Di Pietro l'agosto scorso è stato paparazzato in canotta di governo però era in relax nel giardino di Montenero di Bisaccia. Il senatore Alfredo Biondi ne porta «malvolentieri» una versione con le manichette: «Mi obbliga mia moglie, la ritiene un viatico di lunga vita per me che sono un pezzo di antiquariato ».

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