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lunedì 10 dicembre 2007

Vendola superstar cita Pasolini "Necessario piangere per migliorarci".

Il governatore della Puglia applaudito come probabile futuro leader.
"Nella mia storia i sentimenti sempre decisivi".


(Alessandra Longo - La Repubblica) La Cosa Rossa, la «nuova soggettività a sinistra», la gauche plurielle, o come si chiamerà, non c´è ancora ma il nuovo leader quello sì, c´è già. Parla Niki Vendola, presidente di Regione, cioè uomo di governo, comunista, gay, e viene giù la sala. E´ Niki che intercetta il cuore dei militanti. Vendola inizia il suo intervento, improvvisamente la sala sbanda, si distrae. Lui si ferma, si emoziona. Quasi un segno del destino: Pietro Ingrao, il Padre Nobile, è arrivato a benedire laicamente ciò che sta per nascere. «La nostra è la storia di un grande amore. L´ho conosciuto quando avevo otto anni. Ci ho messo un´infinità di tempo per dargli del tu, ricordo che stavo già nel Comitato Centrale del Pci».
Ingrao e Vendola si abbracciano. Ecco il passaggio del testimone, sussurrano i compagni. Il vecchio e il giovane. La sinistra di ieri e quella «in gestazione», come la definisce l´erede più accreditato. Riprende il suo discorso, un po´ parla a braccio, un po´ legge un testo scritto. Il linguaggio è sideralmente lontano dai suoi colleghi di partito. Lo interrompono per venti volte. Alla fine sarà standing ovation.
Vendola, l´ha sentito il calore? Suonava oggettivamente come un´investitura. «Certo che l´ho sentito. Nella mia vicenda politica c´è sempre stato un elemento di forte connessione sentimentale con la gente. La mia vittoria in Puglia è stata vissuta come un evento nazionale da tutta l´Italia democratica, hanno fatto un tifo da campionato del mondo. Questo spiega l´ascolto di oggi». Pronto ad una nuova avventura? «Mi sembra un discorso prematuro. E poi io non mi sento e non mi comporto da leader, sono un non-leader».
Sarà, ma il non-leader piace ai compagni della Cosa Rossa che hanno bisogno di affidarsi a un timoniere nuovo. Lui li incoraggia: «Usciamo da noi stessi. So che può essere doloroso, ma oggi serve il coraggio di un nuovo incominciamento, di una nuova nascita». Cita Pier Paolo Pasolini, «piange ciò che muta anche per farsi migliore». Fare in fretta, dice Ingrao e il «giovane» Niki è d´accordo. Trova parole tutte sue, dirette, crude, per descrivere «la deriva in cui viviamo»: «Non ci sono né una visione della società italiana, né una missione per cambiarla. I nostri pensieri, il nostro fare, abitano sul ciglio di un crepaccio, la morte di un proletario fa meno audience di un delitto di provincia, bruciano i bambini rom, brucia la carne di giovani lavoratori in fabbrica ed emerge tutto il vuoto della politica che si rifugia nei talk show, che dibatte di riforma elettorale usando solo astratte formule alchemiche».
Una fase di «bassa marea», la chiama Vendola. Il mare si è ritirato e sulla spiaggia «ci sono le scorie, i detriti, le alghe secche». No, non lo convince il Pd che, su temi come la precarietà, «si limita a vaghi richiami etici». Ecco a che cosa servirebbe lo sforzo di partorire una nuova creatura, «a creare una sinistra che non sia un riassunto bignami di ciò che fummo, che sia capace di ospitare domande di libertà, di leggere nel cuore della gente, di sondare fondali melmosi, di cogliere il dolore e le domande di senso che arrivano dalla società». E´ un discorso strutturato, il manifesto di un leader, o di un non-leader, come ama definirsi. La platea capisce, vibra, lo ferma, plaude a scena aperta. «In ogni parto c´è dolore ma anche gioia per una nascita». Ingrao lo segue con gli occhi dalla prima fila. Il «ragazzo» è bravo, farà strada, si è già fatto strada. Il «ragazzo», soprattutto, ha un´idea «alta» della politica, e perciò detesta «la nuova ideologia dei partiti di cassa che guardano al cittadino consumatore, alle corporazioni, alle lobbies, quel mondo lontano dalla realtà che alimenta il blob quotidiano, che dà lavoro agli esperti di banalità». Sarà lui a guidare la Sinistra Arcobaleno? Si schermisce emozionato, va a baciare il Grande Vecchio, poi si fuma una sigaretta con i fedelissimi galvanizzati. «E´ una bella giornata - dice - una giornata di attesa, un inizio di gestazione. Sento finalmente un clima frizzante, allegro, battesimale. Finalmente qualcosa di diverso dal rito funebre che troppe volte celebriamo a sinistra».

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