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lunedì 10 dicembre 2007

Roma: chattare non è (più) un reato.

(Punto informatico) Buone notizie per i navigatori italiani. Dopo la denuncia di Punto Informatico e le email di molti lettori, il Consiglio dei Ministri ha modificato il disegno di legge Disposizioni in materia di reati di grave allarme sociale contenuto nel Pacchetto Sicurezza, scongiurando il rischio di carcere per i frequentatori di chat e SMS.

Nella versione precedente, lo ricordiamo, chiunque "si intratteneva con un minore di anni sedici allo scopo di sedurlo", rischiava il carcere fino a tre anni.

Dopo qualche settimana di attesa, è stata finalmente resa pubblica la versione approvata della nuova fattispecie di reato, che riportiamo:

"ART. 609-undecies. - (Adescamento di minorenni)
Chiunque, allo scopo di abusare o sfruttare sessualmente un minore di anni sedici, intrattiene con lui, anche attraverso l'utilizzazione della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione, una relazione tale da sedurlo, ingannarlo e comunque carpirne la fiducia, è punito con la reclusione da uno a tre anni".

Se da un lato il Governo ha accolto la segnalazione riscrivendo l'articolo in modo meno ambiguo, smentisce quanto annunciava il ministro Rosy Bindi sul proprio sito: restano infatti imputabili anche tutti i minorenni (il termine "chiunque" è inequivocabile).

Nonostante la buona notizia, rimane una pericolosa arbitrarietà generale nella norma, come denuncia anche il presidente delle Camere Penali Renato Borzone, aggravata dal fatto che ora ogni minorenne è passibile di carcere. Infatti, se lo sfruttamento sessuale è relativamente facile da individuare, molto meno lo è il "semplice" scopo di abuso: l'intenzione di farlo, quindi, non il fatto.

Un qualsiasi minorenne un po' sprovveduto che incontrasse un magistrato poco accorto, rischia ora la galera fino a tre anni per aver inviato qualche SMS un po' audace. L'introduzione di un limite minimo dell'età del reo (quattordici anni, sedici, diciotto...), o una definizione più precisa di "scopo di abuso", avrebbe limitato questo rischio. Se l'esigenza è quella di tutelare i minori, infatti, anche chi commette l'eventuale reato può esserlo.

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