Realizzato su un campione nazionale di 1200 studenti delle scuole medie inferiori di età compresa tra i 12 e i 14 anni, lo studio rivela che, anche se i “bulli” in teoria non sono ben visti dai coetanei, chi fa atti di bullismo agisce invece proprio per essere ammirato dai compagni. E quindi perché nella sostanza c’è una sorta di stima e adorazione nei suoi confronti.
Il 70% del campione dichiara di giudicare negativamente un bullo (62% dei maschi), ma c’è anche un consistente 26,6% (32% dei maschi) che dice che se non è lui a subire personalmente le prepotenze non ha nulla da eccepire sul comportamento del bullo. Tra gli adolescenti maschi delle grandi città c’è anche un pericoloso 4,7% che considera il bullo un tipo (o una tipa) in gamba.
Tra le motivazioni per le quali si fa il bullo al primo posto c’è l’essere ammirato all’interno del gruppo di amici (secondo l’82% dei maschi e l’86% delle femmine), quindi diventare il leader del gruppo (77% dei maschi e 81% delle femmine), essere attraente per le ragazze o per i ragazzi (68,8% dei maschi e 71,2% delle femmine).
E come comportarsi di fronte ad atti di bullismo? Il 79% degli adolescenti intervistati dichiara che è giusto che chi subisce atti di bullismo li denunci a un adulto, ma è aumentata la percentuale di chi considera chi lo fa un fifone o una spia (20,5%). Colpiti nel vivo, poi le risposte cambiano ulteriormente: se fossero loro a subire prepotenze il 64% dei soggetti (74% dei maschi) si guarderebbe bene dal riferirlo a un insegnante o ai genitori. Il 47,3% (60,4% dei maschi) si difenderebbe da solo, il 10% (5,4% dei maschi) informerebbe al massimo un amico e il 4,6% (5,7% dei maschi) subirebbe in silenzio le prepotenze se non dovessero essere eccessive.
Il bullismo ha le sue quote rosa e non è prerogativa solo maschile. Il 59,2% sostiene che fanno i bulli sia i maschi che le femmine e sono proprio le stesse femmine (69,1%) a sostenerlo maggiormente.
“Purtroppo il quadro che emerge da alcuni dati della ricerca non è molto confortante” commenta Pasquale Di Pietro, Presidente della Società Italiana di Pediatria e uno dei relatori del convegno. “L’aumento dei fenomeni di bullismo è uno dei punti critici che deve essere affrontato adeguatamente attraverso un coinvolgimento attento, innanzi tutto dalle famiglia e della scuola, ma anche del pediatra. La tendenza prevalente degli adolescenti è quella di non rivelare ai genitori o agli insegnanti se si è vittima di atti di bullismo. Questo rende particolarmente significativo il ruolo del pediatra che ha la competenza per rendersi conto, attraverso l’osservazione di comportamenti anomali, se il suo giovane paziente sta vivendo una situazione di disagio”.
Ma l’indagine non parla solo di bullismo. Anche di adolescenti e tv, alimentazione, sesso, genitori, sport come possibilità…
La televisione inonda il tempo libero dei giovani, che ormai assistono con normalità a scene di violenza sullo schermo. Il 25% guarda più di tre ore di tv al giorno (conteggiando solo il tempo in cui si è interessati alla visione, e non quello in cui i programmi fanno da sottofondo ad altro), con percentuale in aumento se si considerano solo i maschi (26,7%) o solo il sud (32,6%). Il 64% degli adolescenti afferma che secondo lui la tv trasmette molte immagini violente, ma la reazione che queste suscitano è essenzialmente “indifferenza”. E non è confortante sapere che il 52,8% afferma di imitare i comportamenti dei personaggi televisivi preferiti.
I modelli di riferimento restano personaggi da lustrini e paillettes. Infatti il 14,5% dei ragazzi da grande vuole fare il calciatore-il campione sportivo e l’11,4% delle ragazze il personaggio famoso-modella-velina. È alta la dose di cinismo: cos’è importante per raggiungere l’obiettivo lavorativo? se “buona volontà” e “impegno” sono considerati molto importanti da oltre il 90% degli intervistati, e lo studio dall’85%, il 72,2% ritiene anche che siano molto importanti “raccomandazioni-amicizie influenti”.
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