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giovedì 28 febbraio 2008

Sanremo. Il coraggio di cantare l’amore fra donne. Valeria Vaglio e la canzone “Ore ed ore”.

«Aspetto serena anche possibili critiche della Chiesa».
(Renato Tortarolo - Il secolo XIX) Due versi peseranno come pietre, questa sera (ndr. martedì), sul Festival. Uno dice “e già iniziava a nevicare, e il nostro letto all’improvviso si trasformò in altare...”. L’altro aggiunge: “Dio fa che ritorni il sole che senza lei non so più stare...”. A cantarli, con garbo ma anche grande sicurezza, sarà Valeria Vaglio, 28 anni, barese, in gara fra i Giovani dopo essere uscita da SanremoLab. Forse sarà scandalo, ma la cantautrice non fa nulla per alimentarlo: “Ore ed ore” è una canzone gay dove la protagonista è sinceramente innamorata di un’altra donna.

Nulla da vedere con il brano della Tatangelo, “Il mio amico”, dove viene tirata in ballo la discriminazione contro il mondo omosessuale. «Però sono contenta che ci siano addirittura due brani al Festival» dice la Vaglio «che affrontano lo stesso tema: evidentemente è venuto il momento di parlarne senza più ipocrisie né sotterfugi». Liceo classico, poi il Conservatorio, voce «da contralto», un “demo” mandato a Gianni Morandi che la incoraggia a scrivere canzoni, un secondo lavoro di grafica pubblicitaria quando ormai dispera di diventare una cantante professionista, la Vaglio ha il coraggio delle persone, rare, che non hanno paura.

«La mia è una storia d’amore universale, solo che dove ci si aspetta un lui c’è una lei: quel verso èl’unico momento in cui si capisce di cosa si parla. E sono felice così: ci sono argomenti che rimangono confinati nel silenzio, tutti lo sanno ma voltano la testa dall’altra parte. Fra l’altro “Ore ed ore” non è nemmeno autobiografica: quando l’ho scritta mi sono accorta che “lei” suonava meglio di “lui” e ho scoperto che poterlo dire mi piaceva, che mi dava un brivido lungo la schiena. Che poi il tema sia anche il motivo per cui è stata scelta non mi sorprende: credo che il Festival sia lo specchio di una società che cambia».

Pippo Baudo e la commissione selezionatrice, infatti, non ci hanno pensato due volte: «Mi è andata bene, perché credo di aver affrontato il tema dell’amore fra due donne con una certa leggerezza, e soprattutto senza parlare di discriminazione. Se uno poi vuole cogliere anche quell’aspetto sbaglia. So benissimo che tutto ciò che viene considerato “anomalo” fa paura, ma se lo tratti con garbo è diverso». La cantautrice rimane serena anche davanti a eventuali polemiche: «Me le aspetto: sicuramente la Chiesa potrà aver qualcosa da obiettare e al Festival tutto è amplificato.

Ma proprio per questo motivo sarebbe un ottimo punto di partenza». Però il verso del letto paragonato all’altare può scandalizzare, no? «Me l’hanno detto, ma se è per questo mi hanno fatto notare che la canzone può essere letta in difesa di Pacs o Dico. Mi limito a rispondere che nei sentimenti qualsiasi contratto mi pare inadeguato». La Vaglio pubblicherà in questi giorni il suo album d’esordio: «Ma non è una visione gay del mondo, e non c’è un’altra lei in primo piano come in “Ore ed ore”. Però ci tengo che l’amore fra donne emerga, perché è sempre rimasto nascosto. L’unica immagine che è venuta fuori, sino ad oggi, è quella gay maschile ma purtroppo con un’accezione perversa. È venuto il momento di abbattere queste ipocrisie, anche se non mi sento certamente una Giovanna d’Arco». Ipocrisie come quelle di tante popstar bisessuali per fare scandalo ma rigide sulla propria privacy? «Non giudico nessuno, nella propria camera da letto ciascuno è libero e solo».
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