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giovedì 28 febbraio 2008

Esiste una storia "gay" del mondo? Si, eccola in un libro.

La storia gay del mondo. Il libro - La casa editrice veneziana Cicero pubblica un volume di Robert Aldrich che dimostra come l’omosessualità sia esistita nelle diverse epoche e nei diversi luoghi. I casi dei marinai della Serenissima e delle lesbiche trevigiane del Medioevo.

(Claudio Malfitano - La Nuova Venezia) Dall’epopea di Gilgamesh (a fianco), protagonista del poema assiro-babilonese con il compagno Enkidhu, fino a Axel e Egil Axgil, i pionieri del matrimonio gay in Olanda, che nel 1957 unirono i loro nomi in un nuovo cognome che ne rappresentasse l’unione. Tre mila anni di storia in chiave gay: chi erano e come vivevano gli omosessuali nelle diverse epoche e in diversi luoghi del mondo. E’ l’ambizioso volume Vita e cultura gay curato dallo storico australiano Robert Aldrich e portato in Italia dalla casa editrice veneziana Cicero.
Non un qualcosa di nascosto e innominabile, ma la dimostrazione che l’omosessualità è sempre esistita in tutte le epoche e in tutti i luoghi del mondo. Con il consueto corollario di roghi e persecuzioni, fino alle lapidazioni e le impiccagioni dell’Iran di oggi, dove guardacaso il presidente Ahmadinejad sostiene che «non esistono omosessuali». Una storia che parte proprio dalla vita quotidiana degli uomini e delle donne omosessuali. E che sentenze, leggi e processi ci svelano nella loro semplicità.
Se nella Venezia del ’400 il Consiglio dei dieci dovette dare il via una stagione di «pulizia» dei sodomiti nella marina, vuol dire che tra i marinai della Serenissima il «vizio» era decisamente diffuso. Così come non dovevano mancare le lesbiche a Treviso se nel tardo medioevo troviamo un editto che prevedeva, per le donne che commettevano «questo vizio o peccato contronatura», la pena di venire «legate nude al palo sulla via delle locuste e là restare per tutto il giorno e la notte».
Il volume è stato presentato al centro Candiani di Mestre, con il deputato Franco Grillini e la storica inglese Laura Gowing. «Sul tema della storia dell’omosessualità non esisteva prima di questo libro un’opera contemporaneamente scientifica e divulgativa - ha spiegato l’editore Stefano Bortoli - All’estero è uscito più di un anno fa. In Italia è stato rifiutato da molte case editrici. Noi abbiamo voluto investire su un’opera così impegnativa, per fortuna con un certo successo». Collegare storia e sessualità non è un percorso semplice, anche se nessuno storico ha mai negato il ruolo dell’attrazione fisica nell’organizzazione delle società di ogni epoca. Lo stesso vale anche per la “deviazione” omosessuale. Anzi gran parte dell’articolazione teorica dell’omosessualità è di origine storica: per molti gay era, e lo è tutt’ora, importante ritrovarsi nella cultura greco-romana, nell’esaltazione e nella celebrazione di relazioni come quella tra Zeus e Ganimede, di Alessandro e Bagoas o di Adriano e Antinoo. Tant’è che per un periodo l’omosessualità prese il nome di «amore greco».
Proprio la difficoltà di definizione è una delle costanti storiche di quello che, appunto, Oscar Wilde chiamava l’«amore che non osa dire il suo nome». E se in Cina, grazie alla leggenda del duca Ling che offrì una pesca al favorito Mizi Xia, venne chiamato l’«amore della pesca condivisa», in occidente si dovette aspettare il 1860 perché un medico ungherese, Karoly Benkert, coniasse il neologismo greco-latino «omosessualità». Solo in tempi recenti, e con i movimenti di liberazione sessuale degli anni ’70 è arrivato il termine gay, per poi trasformarsi nell’acronimo LGBT (che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) negli anni ’80, e nell’onnicomprensivo «queer» degli anni ’90. Fino a oggi quando la pluralità di comportamenti sessuali ha coniato Msm, una sigla per indicare gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini ma che non si definiscono omosessuali.

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