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venerdì 29 febbraio 2008

I gay romani attaccano la Tatangelo: "Penosa".

(Circolo Mario Mieli) Ieri sera, al Festival di Sanremo, Anna Tatangelo ha cantato “Il mio amico”, dedicata al suo amico gay. Sarebbe stato meglio che, invece di cantarla, l’avesse fischiettata. Il testo, scritto da Gigi D’Alessio, è impresentabile, retorico e disegna un gay assai stereotipato. Ci racconta la storia di un gay che non dorme di notte, che lascia segni di trucco sul cuscino, che la mattina si alza sbattuto ma con gli occhi vivi alla ricerca dell’amore che non troverà mai. Fin qui la storia potrebbe essere sopportabile, potremmo pensare ad un omosessuale depresso e un po’ indeciso sulla sua identità che ha la sfortuna di avere un’amica molto bella e nessuno se lo fila.

Il peggio deve ancora venire: scopriamo che il ragazzo è amareggiato, che il suo cuore batte forte per “dare vita a quella morte dentro se”, che cerca un fidanzato perché l’altro già da un pezzo l’ha lasciato e che racconta cose che nemmeno lui sa ma nel frattempo spera sempre in quell’amore che non ha. Ma niente paura, c’è Anna che ti rincuora e ti dice che non c’è nessun male ad amare un altro come te, anche se nel tuo cammino dell’amore avrai sempre quel dolore dentro te, che l’amore non ha sesso e che non devi curarti di chi ti dice che non sei normale perchè tu sei normale come noi e sei anche tu figlio di Dio!

Lungi dal non riconoscere che il tentativo di sdoganare l’argomento dell’omosessualità e della discriminazione è stato fatto, riteniamo però anche doveroso notare che la figura che ne emerge ci è lontana. Non vediamo in quale modo questo mellifluo tentativo possa avvicinare la società al mondo gay in maniera sana e scevra da quel vittimismo che ci sembra pervada tutto il testo e nel quale non ci riconosciamo.

A questa melodica tiritera sulla sfiga di essere gay preferiamo di gran lunga “Sulla porta” di Federico Salvatore, presentata a Sanremo nel 1996 oppure la divertentissima “Luca” della mitica Raffaella Carrà del lontano 1978.

Andrea Berardicurti
Segreteria politica Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

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3 commenti:

graziella ha detto...

La TETTANGELO con la classica canzonetta nazionalpopolare con un testo ridicolo. Ma chi l'ha data favorita alla vittoria. Ha solo ridicolizzato un uomo molto frustrato (e menomale che è suo amico!!!)

identity crash ha detto...

http://identitycrash.blogspot.com/2008/02/il-nostro-tatangelo-custode.html

quello che penso l'ho scritto qui

cris ha detto...

anche chi scrive TETTAngelo non lascia dubbi su i pregiudizi.
Menomale che almeno per i gay su una canzone discutibile scoppia un caso.
Sarà perché son maschi?
Ieri mi è arrivata una pubblicità dalla UPIM per l'8 marzo (e non se ne può proprio più dell'(marzo!!!)con scritto LA VIOLENZA SULLE DONNE SI FERMA ALLE CASSE
Per una buona iniziativa, ma con uno slogan pessimo.
C'è qualcuno/a che si scandalizza?
No è normale.
Le lesbiche non hanno tanta "visibilità" quando si parla di omosessualità il termine comunemente usato è gay.
tanto per smuovere un po' il liquido cerebrale ;))
cristina aicardi