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domenica 21 ottobre 2007

Gay il maestro di Harry Potter: Ma il bene che sesso ha?

(Antonio Scurati - La Stampa) Non siamo più capaci di un racconto del bene. Da un po’ di tempo a questa parte, a guardarsi attorno, si ha, anzi, l’impressione che l’unica cosa che saremmo ancora in grado di raccontare sia proprio il male. Ma questo era vero fino a ieri. Ieri, infatti, J. K. Rowlings, l’autrice della fortunatissima saga di Harry Potter, durante una conferenza alla Carnegie Hall, ha rivelato ai suoi adoranti lettori che Albus Silente, il precettore del maghetto più amato al mondo, suo modello di virtù morali e di sapienze arcane, eterno rivale del cattivissimo Grindelwald, sarebbe gay.

Da ieri, dunque, milioni di ragazzini e ragazzine di tutto il mondo sanno che il bene è gay. I fan sono sconcertati, le reazioni controverse, ma una nuova era dell’educazione dei fanciulli è iniziata. Fino a ieri sembravamo doverci rassegnare al fatto che l’eroe del nostro tempo fosse il serial killer, che i talk show serali dedicassero decine di puntate alla psicologia di madri infanticide, che il ceto politico venisse narrato invariabilmente come una casta di privilegiati e corrotti, che il caso letterario dell’anno guadagnasse l’attenzione mondiale raccontandoci con dovizia di dettagli orrorifici tutto quel che già sapevamo sulle tecniche politiche di sterminio di massa praticate dalla Germania nazista, ma rinnovasse il genere abbandonando lo sguardo pietoso sulla vittima, o il punto di vista della stessa, a vantaggio di quello di un gagà nazista dedito ai piaceri della sodomia e della strage.

Fino a ieri pareva, insomma, che la nostra società non fosse più capace di una costruzione culturale del bene ma solo del male, che le idee di malvagità, cattiveria e negatività non venissero rappresentate dai nostri racconti popolari solo come deviazioni aberranti rispetto al comportamento normale ma come esempi di abnorme normalità, antimodelli rimasti gli unici modelli su piazza. Fino a ieri la catastrofe incombente, la fine imminente, l’acquiescenza passiva di un’umanità incarognita. Ma oggi la lotta riprende. Con il suo outing per interposta persona (ma dovremmo dire «per interposto personaggio»), la Rowling mette nuovamente al centro dell’orientamento sociale un valore positivo, la possibile incarnazione di un ideale: la gaietà magica.

Non ci si deve stupire che a risollevare la bandiera caduta nella polvere del racconto del bene sia un’autrice per l’infanzia: non ha forse sempre avuto la letteratura per ragazzi un carattere edificante? E non è certo un caso che lo faccia attraverso un rovesciamento, cioè attribuendo un connotato benigno all’omosessualità, paradigma di ogni altra deviazione maligna dalla norma secondo l’antica visione persecutoria ancora largamente diffusa. Un colpo di bacchetta magica e il segno negativo si cambia in positivo, il rospo si trasforma in principe. E che l’eterna lotta tra il bene e il male ricominci! Troppo facile, dirà qualcuno. Un segno dei tempi dirà qualcun altro. Sì, la facilità di tempi che faticano a contrapporre un’idea del bene alla realtà del male.

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