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martedì 6 novembre 2007

Sardegna, piano paesaggistico a rischio: Sì al referendum, esulta il centrodestra.

Comitati in ogni Comune dell’isola in preparazione della manifestazione del 16 a Cagliari: previste ventimila persone. Raccolte in tutta l’isola oltre 30mila firme Soru deve fissare la data: voto a primavera? Mauro Pili - E’ una vittoria della democrazia I sardi devono diventare protagonisti del loro futuro.

(Augusto Ditel - La Nuova Sardegna) Pili esulta, Soru un po’ meno. Tocca a lui, allo ieratico governatore-paladino delle coste, fissare la data del referendum promosso dal deputato di Forza Italia per abolire la legge numero 8 del 2004, la salvacoste appunto. In un periodaccio per il presidente, ci si mette anche questo intoppo a complicargli la vita. Dopo il via libera del comitato per il referendum, non si sa ancora quando i cittadini sardi saranno chiamati a esprimersi, ma è presumibile che si andrà al voto nella primavera del 2008, in ogni caso entro il 30 giugno, come prescrivono le norme.
Renato Soru entro trenta giorni dovrà decidere il giorno della consultazione popolare, e questa volta dovrà farlo senza indugi: nello scorso luglio 2006, infatti, lo stesso comitato promotore, capitanato dall’ex presidente della Regione, Mauro Pili, aveva ugualmente presentato la documentazione per indire il referendum, ma l’iniziativa era miseramente naufragata: l’ufficio regionale per il referendum - lo stesso che ieri si è espresso positivamente - aveva bocciato la richiesta. Il comitato di Pili aveva raccolto le firme in modo un po’ maldestro (eufemismo), comunque non conforme a quanto prevedono le procedure.
La tenacia. Confermando la sua ormai proverbiale tenacia, mescolata da un infinito odio (politico, s’intende) nei confronti di Soru, questa volta il parlamentare azzurro non ha sbagliato. Per rimediare a quello che gli uomini del Presidente avevano gioiosamente definito «un clamoroso flop», Mauro Pili ha fatto il pieno di firme in poco più di una settimana, dopo aver battuto a tappeto la Sardegna per organizzare riunioni non solo nei comuni costieri, ma anche nelle zone interne dell’isola tanto care al governatore. Alla fine, le firme raccolte hanno abbondantemente superato il numero di trentamila, un margine piuttosto ampio per restare al riparo da spiacevoli sorprese sull’ammissibilità del referendum.
E’ stato il Nuorese, un po’ a sorpresa, a rispondere in modo considerevole all’iniziativa del comitato presieduto da Mauro Pili. Buoni i risultati ottenuti in Ogliastra, prevedibili quelli della Gallura, territorio tradizionalmente ostile a Soru e alla sua politica di tutela delle coste, ritenuta troppo vincolistica. Non a caso, gli esponenti di Forza Italia, a partire dallo stesso Mauro Pili, hanno sempre parlato di “legge antisviluppo” in un territorio come quello gallurese dove insistono progetti importanti come quello proposto dalla Colony Capital di Tom Barrack (170 mila metri cubi per il restyling di Porto Cervo) e quello di Costa Turchese (ex Olbia 2) presentato agli albori degli anni ’80 da Silvio Berlusconi in persona che sognava di realizzare a sud di Olbia un borgo turistico, la cui ultima dimensione - dopo un robusto dimagrimento - è stata “limitata” a poco più di mezzo milione di metri cubi. E pensare cha la prima proposta aveva superato i 4 milioni. A distanza di quasi trent’anni, su Costa Turchese - ora passata sotto il controllo di Marina Berlusconi, dopo essere transitata nelle proprietà di Paolo - non si può costruire neanche una cuccia per Fido, per espressa previsione del Piano Paesaggistico. Figuriamoci quanta avversione può albergare in Gallura per il reiterato no all’insediamento berlusconiano.
L’entusiasmo di Pili. Ovvio che il deputato forzista sia molto soddisfatto dell’esito di questa sua battaglia antisoriana, dopo quella sull’appalto di 56 milioni per la pubblicità istituzionale (l’affaire Saatchi & Saatchi) sfociata nell’inchiesta della procura di Cagliari, conclusasi alcuni giorni fa da parte del pm Mario Marchetti, un magistrato che custodirebbe nel cassetto sette avvisi di garanzia.
«Ora - ha annunciato a caldo Mauro Pili - bisogna liberare la Sardegna dalla legge blocca-sviluppo. Il referendum ammesso è una vittoria della democrazia e della libertà di espressione». Come conseguenza, il parlamentare azzurro pensa a «una grande mobilitazione per rendere i sardi protagonisti del proprio ambiente e del loro futuro. La legge regionale ha causato ventimila disoccupati e, se non sarà cancellata, ne causerà molti di più. E’ una legge - ha insistito ancora Pili - fatta per gli speculatori immobiliari, gli stessi che sul famoso volo in elicottero con il presidente della Regione e l’assessore regionale all’Urbanistica hanno sorvolato le coste della Sardegna non certo per proteggerle».
Con il referendum, sempre a giudizio dell’ex presidente della Regione, «devono essere i sardi a scegliere il proprio futuro. Loro e non un presidente che in questi anni ha pensato più a controllare le gare d’appalto che a governare la Sardegna. Soru e compagni vogliono escludere i sardi dall’ambiente, noi vogliamo proteggere l’ambiente ma con i sardi protagonisti».
La mobilitazione. Da oggi, per il centrodestra e il suo leader, «comincia una grande mobilitazione, e l’appello è rivolto non solo agli schieramenti politici ma a tutti i sardi di destra e di sinistra. Il referendum vuole mobilitare le coscienze, vuole dare ai sardi la possibilità di esprimersi su un tema decisivo: i sardi devono essere protagonisti dell’ambiente». L’obiettivo del comitato è quello di «costituire un comitato in ogni comune, in ogni angolo di Sardegna per restituire dignità e orgoglio ad un popolo che si vede tagliato fuori dalle scelte del proprio ambiente e del proprio futuro. Questo referendum vuole restituire forza ai Comuni e ai cittadini e cancellare l’ingerenza del neocentralismo della Regione: sarà una consultazione per rimettere in marcia la Sardegna».
Il 16 novembre. L’ammissione del referendum va a unirsi all’iniziativa che riguarda un altro provvedimento contestato dal centrodestra e dal Comitato pro territorio: i 500mila ettari bloccati da un provvedimento del governo e delimitati dalla Regione all’inizio di settembre che riguardano le Zps (zone di protezione speciale) e Sic (siti di interesse comunitario).
«Vogliono trasformare la Sardegna in un colossale parco - tuona infine Mauro Pili -, in dieci parchi del Gennargentu, con tutti i vincoli e le contraddizioni che ne derivano. Noi sventeremo anche questo tentativo di blindare la Sardegna da parte di Soru. E sono sicuro che il 16 novembre, a Cagliari, saremo almeno in ventimila».

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