Il presidente della Cei a confronto con i ragazzi degli istituti Galilei e Casaregis.
(Nadia Campini - La Repubblica, edizione di Genova) «Perché, mi hanno minacciato? Sì è vero, qualche lettera, qualche scritta ci sono state, ma credo soprattutto che attraverso me abbiano voluto minacciare la Chiesa, i vescovi, abbiano voluto dirci: non parlate, state zitti, ma noi non possiamo tacere». L´arcivescovo Angelo Bagnasco ha sempre preferito glissare sul tema delle minacce, che ancora oggi lo costringono a girare con la scorta, ma ieri mattina di fronte agli studenti di Galilei e Casaregis non si è tirato indietro e alle domande dirette dei ragazzi ha risposto con semplicità e con chiarezza. «Abbiamo ricevuto i Vangeli - ha detto - tradiremmo se tacessimo la bellezza della vita, della famiglia, del servire il Signore. Forse a qualcuno questo ha dato fastidio e quello che ci ha voluto dire è: non impicciatevi».
L´arcivescovo ha iniziato la visita pastorale a San Teodoro e ieri mattina, per la prima volta da quando è stato nominato arcivescovo di Genova, è entrato in un istituto scolastico superiore, un istituto statale. I ragazzi, quarta EA, quinta EA e quinta ET del Galilei, e tre quinte del Casaregis, avevano preparato un elenco di domande da sottoporre al vescovo e lui ha risposto a tutto, a partire dal giudizio sul mondo della scuola di oggi e sulle varie riforme. «La scuola ha due compiti - è la risposta di Bagnasco - il primo è quello di istruirvi, di aiutarvi ad ampliare le vostre conoscenze e voi dovete fare la vostra parte, dovete studiare innanzi tutto, ma tutto questo è abbastanza facile. Il secondo compito della scuola, ma anche della famiglia, è invece quello più difficile ed è quello di educare, di occuparsi della formazione integrale della persona». Secondo l´arcivescovo questo passa innanzi tutto attraverso il «rispetto dei ruoli, il rispetto delle persone e delle cose, insomma ci vuole ordine, ogni riforma che vada in questa direzione, basata su una corretta serietà e sì, diciamolo, sulla disciplina, è giusta e benvenuta».
Di fronte agli studenti ragazzi l´arcivescovo riprende il tono dell´insegnante, un ruolo che ha svolto per 25 anni, fa domande, spinge i ragazzi a parlare, ci vuole un po´ perché arrivino le prime risposte, «sono timidoni», dirà poi monsignor Bagnasco all´uscita, ma l´atmosfera diventa cordiale. Così arriva anche la risposta alla domanda sul ruolo dei cristiani in politica. «Devono essere coerenti con i propri principi - dice - su certi principi come la persona, la vita, la famiglia i cristiani hanno valori precisi che devono manifestare nel rispetto della democrazia, come per altro fanno tutti». E arriva anche la domanda più difficile, quella che ricorda «i preti che si innamorano o i preti omosessuali». «Crede che alla luce di questi fatti - chiedono i ragazzi - si debba ripensare la formazione dei sacerdoti nei seminari?». «Bisogna piuttosto intensificare la formazione», è la risposta dell´arcivescovo, che a questo punto intreccia un dialogo fitto con gli studenti sui fondamenti della vita cristiana e della fede. Per chiudere monsignor Bagnasco racconta agli studenti che fra poche settimane diventerà cardinale e che il rosso dell´abito cardinalizio «è il simbolo del sangue del martirio, perché ognuno di noi deve essere disposto a dare la propria vita per questo».
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