(Il Crotonese.it) Sono stati due giovani tossicodipendenti ad uccidere Antonio Saracino, ingegnere crotonese di 33 anni. Sono loro gli individui con i quali Saracino, nella notte tra venerdì e sabato scorsi, si era appartato a bordo della sua Peugeot 207 nelle campagne di Dipignano, alle porte di Cosenza. Sono loro che lo hanno colpito ripetutamente con una pietra al capo e poi gli sono passati sopra con l’auto. Martedì mattina, dopo una notte di interrogatori, sono crollati e hanno confessato tutto ai carabinieri.
Uno ha 30 anni e si chiama Aurelio Natoli; l’altro, William Pastorello, appena 20. Entrambi sono soliti frequentare la zona di piazza Crispi, alla periferia di Cosenza, dove storicamente si danno appuntamento omosessuali e prostitute con i loro clienti. Proprio lì, il pomeriggio prima del delitto, i due giovani erano stati fermati dai carabinieri che li avevano trovati in possesso di mezzo grammo di eroina. Proprio lì, alcune ore più tardi, Antonio Saracino li avrebbe caricati in macchina, dopo aver trascorso la prima parte della serata con un’amica, dirigendosi poi verso Dipignano. Quanto è accaduto nelle ore successive sembra ricalcare, con impressionante somiglianza, la sequenza di un delitto eccellente avvenuto oltre trent’anni fa: quello di Pierpaolo Pasolini.
Secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, all’interno della Peugeot 207 di Saracino ad un certo punto scoppia una lite, probabilmente per questioni sessuali. Natoli e Pastorello aggrediscono l’ingegnere il quale, in un ultimo disperato tentativo di salvarsi, chiama il 113 con uno dei suoi due cellulari; l’apparecchio viene poi ritrovato dai carabinieri all’interno dell’auto dove è stato lasciato dai due giovani. Ma per una sorta di beffa del destino, la zona priva di copertura impedisce all’uomo di parlare e così l’operatore del 113 prende solo una telefonata muta. Fallito il suo disperato tentativo, Saracino viene colpito almeno 16 volte alla testa con un sasso. L’uomo cade a terra, i suoi aggressori sono convinti di averlo ucciso e decidono di fuggire con l’auto della vittima. Ma sbagliano ad ingranare la marcia e finiscono per travolgere con le ruote posteriori il corpo di Saracino, che rimane incastrato sotto la vettura. A quel punto Natoli e Pastorello si allontanano a piedi. Ma prima portano via un portafogli con il banco-posta, l’orologio e uno dei due telefoni cellulari dell’ingegnere.
Alcune ore più tardi i due giovani, evidentemente bisognosi di denaro, tentano di usare la carta del banco-posta presso uno sportello di Cosenza ma non conoscono il codice pin. Dopo due tentativi la carta viene trattenuta e sarà ritrovata lunedì mattina dagli impiegati che chiamano i carabinieri. Ma intanto la telecamera di sorveglianza registra tutta la scena: in quelle immagini Natoli e Pastorello sono facilmente riconoscibili. I due in serata vengono rintracciati; ad inchiodarli ci sono anche alcuni indumenti ritrovati nella Peugeot. Dopo una notte in caserma, alle 4 del mattino, crollano e confessano il delitto.
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