Di radici Dc, ha subito accettato l’invito dell’amico Walter. Il padre morì quando lui aveva tre mesi. Lapo Pistelli condivide con Veltroni il grande amore per l’America liberal. Fiorentino, è l’unico rappresentante della regione nell’esecutivo del nuovo Pd, una scelta che fa già discutere.
(Mario Lancisi - Il Tirreno) «Lapo, volevo formalizzarti l’incarico nell’esecutivo del partito. Ci sarà molto da faticare, ma ci divertiremo tanto». Così Walter Veltroni, segretario del Partito democratico, ha arruolato nella sua squadra di fedelissimi il fiorentino Lapo Pistelli, sangue dc e popolare nelle vene politiche. La fatica per i Veltroni boys comincerà però venerdì prossimo, giornata di esordio dell’esecutivo. I mugugni si sono già scatenati. Nei Ds: nessun toscano nell’esecutivo. Non c’è ad esempio Marco Filippeschi, membro della segreteria di Fassino, anche se per lui si schiude l’ipotesi prestigiosa di fare il sindaco di Pisa.
Non c’è neppure Vittoria Franco, coordinatrice nazionale delle donne diessine, senatrice in ascesa nell’empireo fassiniano, ma non in quello veltroniano.
Mugugni tra gli esclusi. Anche la Margherita piange dalle parti di Antonello Giacomelli, pratese, ex segretario regionale: era nelle liste dei giornali, non in quella di Walter. L’amico e capocorrente Dario Franceschini ha provveduto a consolarlo affidandogli la guida della sua segreteria politica.
Mugugni anche da parte del potentissimo Giuseppe Fioroni, ministro della Pubblica istruzione, e luogotenente del presidente del Senato Franco Marini, che in Toscana ha il suo referente nel massese Andrea Rigoni. Fioroni ha fatto capire che il nuovo esecutivo conterà come il due di briscola. Le decisioni le prenderanno nella direzione politica quelli che contano davvero: i capicorrente, i ministri, i leader. Lapo Pistelli ascolta e scrolla la testa: «Non conteremo nulla? Semplici impiegati? Lo vedremo...».
Tutto iniziò a Barbiana.Nel Pd la battaglia è già cominciata tra Veltroni e l’apparato dei Ds e della Margherita. Lui, Lapo, si è schierato dalla parte del segretario già dall’annuncio della sua discesa in campo.
Fine giugno, ricordate? La prima uscita del ticket Veltroni e Franceschini fu a Barbiana, nella canonica e nella scuola di don Lorenzo Milani. Per non ingenerare equivoci e provocare mugugni, i due evitarono accuratamente di invitare i dirigenti toscani della Quercia e della Margherita. Tutti a casa, meno uno: Pistelli. Lui c’era, a Barbiana. Da lì è iniziato il suo lavoro con Veltroni come esperto dei problemi internazionali.
Lapo, il kennediano. Anche se non è stato don Milani a far pendere la scelta di Veltroni per Pistelli anziché per altri possibili candidati toscani, come ad esempio Giacomelli. Le ragioni sono altre. Una in particolare: l’amore per l’America kennediana, liberal e democratica. «L’America è l’argomento più frequente nelle mie conversazioni con Walter», spiega Pistelli, che Il Foglio di Giuliano Ferrara definisce «il mentore della svolta americana del Pd». E’ stato Pistelli che ha riempito di contatti americani l’agenda di Franceschini. E all’America, grande passione politica e culturale anche di Veltroni, il fiorentino Pistelli ha dedicato il suo ultimo libro: America Take Away. Quanta America è entrata in Italia, quanta ne potrebbe arrivare, edito da Fazi, con la prefazione di Massimo D’Alema (chissà cosa dirà Walter...).
Nel segno di papà Nicola. Strano destino, quello del giovane Pistelli. La sua ascesa nel Pd veltroniano avviene nel segno di quell’America kennediana che era anche il grande amore di papà Nicola Pistelli, leader della sinistra dc degli anni Cinquanta e Sessanta, che Lapo non ha fatto in tempo a conoscere. Pistelli senior è morto in un incidente stradale, sulla via Arnaccio, vicino a Pisa, di ritorno dal congresso nazionale della Dc, il 17 settembre 1964, e Lapo aveva solo tre mesi (anche il babbo di Veltroni è scomparso quando Walter aveva pochi mesi). «Di me in braccio a mio padre ho solo dieci foto. E solo di recente ho ritrovato un nastro con la sua voce. A lui mi lega la curiosità per tutto ciò che va oltre il perimetro delle mie appartenenze», spiega Pistelli junior.
Il Pd, 40 anni fa...Il 30 dicembre del 1962 Nicola Pistelli scrisse da New York una lettera a Mario Gozzini per sottolineare come i cattolici italiani fossero «dei gran bischeri» a rimanere chiusi «nel piccolo orizzonte circoscrizionale o diocesano», anziché aprirsi alla modernità dell’America kennediana e democratica. In nuce c’era in Pistelli senior l’aspirazione ad un Partito democratico che ora spetta anche al figlio Lapo realizzare, quarant’anni dopo.
I nipotini di Moro e Berlinguer. Di questo - l’America migliore, il Partito democratico, l’Ulivo - Walter e Lapo hanno iniziato a parlare già dagli inizi degli anni Novanta. «Veltroni da vice presidente del Consiglio amava invitare a pranzo me, Letta, Franceschini. Voleva conoscere la nuova generazione dei cattolici democratici», ricorda Pistelli. Finita la prima Repubblica, archiviati Dc e Pci, ora tocca ai nipotini di Berlinguer e Moro inventare un nuovo partito democratico e di sinistra.
«E’ una grande avventura, una grande scommessa», osserva Pistelli. E Veltroni incita: «Dai, Lapo, vieni con me. Ci divertiremo...»
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