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martedì 6 novembre 2007

Sigilli alla pensione a luci rosse.

La proprietaria denunciata per “tolleranza alla prostituzione”.

(Luciano De Majo - Il Tirreno) LIVORNO. Quella pensione è chiusa da mesi, ma secondo chi abita nel condominio dove si trova, la sua attività, tutt'altro che «ordinaria», continua comunque. Eppure il tribunale aveva apposto i sigilli alla pensione Dante, al primo piano di un elegante palazzo sugli scali D'Azeglio. Lo fece per alcuni problemi di carattere igienico-sanitario, ai quali si sono aggiunte le segnalazioni di chi vive nello stesso stabile, che parlavano di frequentazioni particolari. A luci rosse, insomma.
Tanto che l'anziana titolare dell'attività, una donna di 74 anni di origine fiorentina, è indagata per violazione della celeberrima legge Merlin, precisamente per «tolleranza della prostituzione». Lei, la diretta interessata, rappresentata dall'avvocato livornese Roberto D'Ambra, dice di non aver mai saputo niente di giri di prostitute nella sua pensione. E rivendica, a questo proposito, la sua totale buona fede, rispetto ai frequentatori della sua attività. Ricorda che i clienti della sua pensione erano, per la gran parte, operai in trasferta. Gente che veniva da fuori e aveva bisogno di un letto a buon mercato. E più volte ha fatto sapere agli inquirenti che ha assoluta necessità di riprendere la sua attività, che rappresenta per lei l'unica fonte di reddito.
Ma gli abitanti del palazzo, che nell'apertura dell'indagine penale hanno sicuramente avuto un ruolo dal momento che hanno presentato diversi esposti alla polizia e alla Procura, la pensano assai diversamente. «La questione della vivibilità del condominio e della sua sicurezza - dice Franco Barsottini, amministratore del condominio - è tutt'altro che risolta. Nonostante i provvedimenti del tribunale, la pensione continua a esercitare la sua attività, secondo il nostro punto di vista in modo abusivo. Anche informandoci all'Azienda di promozione turistica, non risulta che nel palazzo vi sia ancora una pensione in attività. E' chiaro che l'impegno di tutti ha un obiettivo: ristabilire la piena legalità nel palazzo».
Ciò che colpisce, dell'edificio che si trova sugli scali D'Azeglio, è il cartello affisso a una finestra: «Pensione aperta», che farebbe pensare a una prosecuzione dell'attività. Secondo quanto affermano gli abitanti, i cui esposti e le cui denunce in passato hanno portato la firma dell'avvocato pisano Lorenzo Pappalardo, la titolare della pensione avrebbe rotto i sigilli messi dal tribunale, nel momento in cui un'ordinanza del giudice accolse la richiesta di sequestro del pubblico ministero Massimo Mannucci. Lo avrebbe fatto, forse, ritenendo di aver adempiuto agli obblighi di carattere sanitario mettendosi in regola, senza curarsi di un provvedimento del tribunale ancora in vigore.
Ma questo non sposta d'una virgola la sostanza del problema sollevato dai vicini, che parlano di prostitute che (tuttora) vanno e che vengono, di rapporti sempre più tesi fra titolare della pensione e abitanti del palazzo, caratterizzati anche da scontri verbali. «E' lei che spesso ci ha offeso», confidano alcuni di coloro che vivono nel palazzo. Accuse respinte al mittente: la signora della pensione dice di «voler soltanto lavorare».

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