Con la regia di Gloria Paris Christine debutta al Mercadante.
(Antonio Tricomi - La Repubblica, edizione di Napoli) Filumena toujours. In vita Eduardo De Filippo aveva girato il mondo con le sue opere, di persona oppure affidandone ad altri l´allestimento e l´interpretazione. Neanche oggi, nel vasto mondo, i teatranti più attenti si stancano di adattarlo e riproporlo. Da stasera il Mercadante ospita una versione in francese di "Filumena Marturano" realizzata da Gloria Paris, regista italiana che da anni risiede Oltralpe. La traduzione è di Fabrice Melquoit. Nei panni della gran madre mediterranea, che può ben mutarsi in una gran madre tout court, c´è Christine Gagnieux. L´ambientazione è in una Napoli ovviamente al riparo da ogni suggestione folclorica. Riconoscibile ma tutt´altro che di maniera, nutrita della cultura figurativa e delle predilezioni cinematografiche della regista. È la seconda volta che lo stabile napoletano ospita un allestimento eduardiano "straniero". La prima fu due stagioni fa con "Questi fantasmi" tradotto in inglese con il titolo "Souls of Naples" e interpretato dalla star newyorkese John Turturro.
Ora tocca a Filumena. Scritta nel 1946 e portata in scena più volte dall´autore, che affidò il ruolo del titolo alla sorella Titina e poi a Pupella Maggio e a Regina Bianchi. Due anni dopo la morte del maestro, Valeria Moriconi fu Filumena con la regia di Egisto Marcucci. Più di recente, Isa Danieli lo è stata per Cristina Pezzoli. Senza dimenticare la versione danzata di Carla Fracci. Nella traduzione inglese, il ruolo fu di Joan Plowright e di Judi Dench. E sarà nella prossima stagione di Lina Sastri, per la regia di Francesco Rosi. Sul grande schermo, dopo il film diretto dallo stesso Eduardo e interpretato da Titina nel 1951, Sofia Loren fu indimenticabile Filumena in "Matrimonio all´italiana" di Vittorio De Sica accanto a Marcello Mastroianni, anno 1964.
Ed è proprio questo film, secondo Roberto De Simone la migliore versione in assoluto del capolavoro di Eduardo, a ispirare Gloria Paris. La folgorazione raggiunse la regista una ventina d´anni dopo aver lasciato l´Italia. Era in vacanza a Ischia, «con la tranquillità - racconta - di chi ha preso le distanze dalla proprie origini».
Quel giorno, sotto il sole e in mezzo ai rumori della strada, una voce raggiunse l´orecchio di Gloria Paris. Una voce di donna: veniva fuori da una radio e s´impose all´attenzione della regista. Che non riusciva a mettere a fuoco. Strano, perché la voce avrebbe dovuto esserle familiare. Si trattava di Sofia Loren in "Matrimonio all´italiana": quella voce dolente ghermì la Paris, traendola in un quieto vortice di nuove riflessioni. «Più l´ascoltavo e più mi sentivo pervasa da un´emozione sconosciuta. Filumena non è una donna: è tutte le donne della mia infanzia che stanno erette di fronte al mondo e di fronte a se stesse. Quelle che mi hanno fatto fuggire, che porto con me mio malgrado. Mi hanno fatto paura, mi sono diventate insopportabili, mi hanno spinto ad andar via e a diventare quella che sono oggi».
Filumena per sempre, gran madre alla quale non si può sfuggire. Proprio perché archetipo universale, che per l´appunto può parlare tutte le lingue. «Ho scoperto Eduardo - racconta il traduttore Fabrice Melquiot - attraverso i sottotitoli di alcuni suoi lavori teatrali in video, regalo di un amico napoletano che sapeva che scrivevo per il teatro. Con quel gesto, l´amico mi regalava tutto il teatro in una sola volta. Così come Eduardo lo vedeva: eterno, chiaro. Ho vissuto tra Napoli e Pompei diversi mesi, distribuiti in più anni. Ho molto scritto. Se si parlava di teatro, era di Eduardo che si parlava. Aleggiava ovunque. Ma non ho mai pensato di affrontare il mostro. Non prima che Gloria Paris mi ha dimostrato che era possibile. È un mondo che bisogna svelare, un mondo del quale bisogna riconoscere la morte. Al quale bisogna tendere una lingua nuova perché sia ancora mondo: eterno, chiaro».
-
Nessun commento:
Posta un commento