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martedì 6 novembre 2007

Grisham for Parma: così un giocatore trova il suo riscatto.

Olympia

(Roberto Barbolini - Panorama) “Mamma e papà, oggi prima partita, battuta Napoli (Briganti) per 3 touchdown; 18 lanci completati su 22, 310 iarde lanciate, quattro touchdown, un intercetto…”. Chi scrive da lontano ai genitori felicemente sprofondati nella sterminata provincia Usa è Rick Dockery, promessa mancata del football americano. Insomma, uno sfigato. Un quarterback, seconda riserva nei Browns di Cleveland, che s’è già beccato tre commozioni cerebrali per incidenti sul campo, l’ultimo dei quali in una disastrosa partita che i suoi errori hanno regalato alla squadra avversaria. Fuori dall’ospedale dove è ricoverato i tifosi inferociti inalberano cartelli tipo: “Staccate la spina!” e “Legalizzate l’eutanasia!”, mentre quella carogna di Charley Cray, giornalista d’assalto, provoca dalle colonne del Post, suggerendo di nominare Dockery “il più grande cane di tutti i tempi”.

Smettere di giocare, come suggerisce il suo agente, e tornarsene nello Iowa natale? Rick non se la sente: neppure i parenti più stretti gli hanno perdonato le sue topiche madornali. Così accetta un ingaggio, miserevole per gli standard americani, in una squadra italiana: i Panthers di Parma. Tra dilettanti che sputano l’anima e si rompono le costole per pura passione.
Parte di qui il nuovo romanzo di John Grisham, che la Mondadori manda in libreria il 6 novembre. Titolo: Il professionista, che magari fa pensare a un killer prezzolato. Più esplicito l’originale, subito balzato in vetta alle classifiche americane: Playing for pizza. Giocare per la pizza come per la gloria diventerà pian piano l’obiettivo di Rick, la sua maniera di ritrovare dignità cercando assieme ai nuovi amici emiliani di strappare il Superbowl ai formidabili Lions di Bergamo.
La ricetta? Duro allenamento fisico, ma soprattutto culinario. Ristoranti, trattorie, pizzerie spadroneggiano in questo best-seller al parmigiano, più adatto al critico gastronomico che a quello letterario. Modesta proposta: perché non farlo recensire da Edoardo Raspelli?
Assieme ad anolini, lambrusco e cappone ripieno lo stomaco dell’inesperto lettore italiano è poi chiamato a digerire il gergo del football americano, come fosse cucina tandoori. Frasi tipo “c’è un fumble sullo snap”, “due tight end” o “corse tenendo il pallone verso la linea di scrimmage” hanno per noi lo stesso tono esotico che, per i genitori di Rick laggiù nello Iowa, deve possedere la descrizione dei nostri riti tribal-culinari. Tutti rigorosamente documentati. Perché Grisham è un professionista serio (che il titolo alluda a lui?), pronto a rischiare il fegato nella ricerca sul campo: “Questo sporco lavoro” ironizza “qualcuno lo deve pur fare”.
In effetti aveva già cominciato a farlo nelle trattorie bolognesi ai tempi del Broker, il suo romanzo precedente; nel Professionista rincara la dose tra una cena alla trattoria del Tribunale e un pranzo dalle sorelle Picchi, per non parlare delle pizzate con i Panthers al Polipo marino, per gli amici semplicemente il Polipo.
“Mi ha telefonato un tipo spacciandosi per John Grisham”: così l’italoamericano Eddie Pricolo, un paio d’anni fa in forza ai Panthers, annunciava quello che sembrava solo uno scherzo. “Invece era tutto vero: Grisham voleva saperne di più sul mondo del football americano in Italia e, nell’ aprile del 2006, venne a trovarci” ricorda David Montaresi, responsabile della comunicazione dei Panthers. La “festa parmigiana” dello scrittore fu breve ma intensa: quattro o cinque giorni di “full immersion” fra strade e monumenti, cibi e vini. O a discutere di tattiche e tecniche con Andrew Papoccia, il coach dei Panthers, che assicura con orgoglio: “Mi ha promesso di tornare l’anno prossimo”.
Ma perché proprio Parma? “Grisham era molto incuriosito dalla città, si faceva avvolgere dai suoi riti» osserva l’ex sindaco Elvio Ubaldi, che nella nota finale del libro ha un ringraziamento speciale «per l’invito all’opera»: «Il Teatro Regio gli è sembrato un po’ la piazza magica di Parma, il luogo che meglio ne riassumeva le caratteristiche”.
Eh sì, siamo nel paese del melodramma, in quel gran pezzo dell’Emilia fatto apposta per piacere agli americani: con le piccole capitali e i cento campanili, ciascuno pronto a rivendicare il miglior prosciutto, il miglior parmigiano, il miglior teatro del mondo. Là dove rombano le Ferrari e ruggiscono i Panthers, più che mai determinati, parola di Grisham, a vincere il Superbowl. A furia di “calci pizzati”.

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