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martedì 6 novembre 2007

Rossetto. Femminismo? sì, ma è sempre il sesso debole.

(Monzalacittà.it) Le lotte civili, le quote rosa, le libertà sessuali... Ma, alla fine, noi donne siamo sempre vulnerabili, alla mercè degli istinti e degli uomini

La mia generazione è nata sulla scia della grande lotta del movimento femminista, ed adesso abbiamo la fortuna di raccogliere i primi grandi frutti.

Davanti ad un buon bicchiere di vino, giorni fa si rifletteva con un gruppo di amiche sulla “fregatura” del vivere moderno e sul fatto di essere donna nel vivere moderno: sta di fatto che tutto ci portava alla lotta femminista e alla domanda “ma sono veramente positivi questi risultati?”

Possiamo realmente sentirci soddisfatte di quello che noi donne stiamo vivendo oggi?

Non entrando in discorsi troppo filosofici e politici, secondo me il grande movimento femminista ha creato qualche danno.

Finalmente abbiamo gli stessi diritti sul campo del lavoro, anche se è noto a tutti che lo stipendio di una donna è spesso inferiore a quello di un uomo; che i pregiudizi sessuali ci sono sempre e che ad un ipotetico colloquio di lavoro è meglio mentire sulla presenza di una famiglia o della volontà di avere in futuro un figlio. Possiamo contare sulle quote rosa, ma “fortuna” vuole che ai grandi livelli del potere ci arrivano persone come Prodi o come Berlusconi (senza voler fare torto a nessuno). Possiamo votare, possiamo aspirare a tutto quello che desideriamo, possiamo essere single ed avere una vita sessuale molto attiva, possiamo fare le stronze senza passare per troie, possiamo tornare la sera tardi a casa e poterci giustificare davanti al nostro uomo con gli impegni di lavoro: ma alla fine tutto questo ci fa vivere meglio?

Posso essere il manager più efficiente del mondo, ma tornando a casa avrò sempre i piatti da lavare, le camicie da stirare e una casa da accudire. Posso avere la fortuna di avere un uomo casalingo, ma se poi mio figlio non conosce nemmeno cosa vuol dire saper parlare o trattare una donna perché sua madre non ha avuto mai il tempo di dimostrarglielo, non potrò stupirmi se me lo ritrovo a quarant’anni ancora in casa.

Ovviamente sto generalizzando all’ennesima potenza, ma realmente quante di noi si sono sentite dire: “hai voluto la parità, adesso la portiera della macchina apritela da sola”, quante di noi avrebbero voluto un po’ di sano e romantico corteggiamento da parte di un uomo, ed invece si sono trovate fregate dalla lotta e ci siamo sentite trattate alla maniera “usa e getta” giustificate dalla parità dei sessi e del diritto del libero sesso?

Perché siamo arrivate a voler dimostrare di essere uguali a loro, di avere le loro stesse caratteristiche, quando naturalmente siamo totalmente differenti?

È dimostrato che siamo capaci di fare più cose contemporaneamente diversamente dall’uomo, e già questo è un nostro merito; abbiamo la capacità di avere sempre un quadro generale delle cose e di quello che ci circonda, abbiamo una sensibilità elevata ed una emotività che il genere maschile non possiede; il nostro livello di sopportazione e di gestione del dolore è maggiore rispetto al loro (tanto per citarne alcune). Mi sembra che perdere tutte queste cose per una omologazione di atteggiamenti è veramente un grande sbaglio. Sinceramente quanto è importante sapere che ci sono più scienziati maschi che donna nella storia; più eroi uomini che donna, più personaggi maschili che femminili, quando è risaputo che dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna? Ed anche questo ci nobilita, perché non si è mai sentito dire che dietro ad una grande donna c’è un grande uomo.

Inorridiamo quando ci chiamano sesso debole, eppure lo siamo e non possiamo scappare da questa ovvietà: se sono una donna totalmente indipendente, ma quando esco di casa rimango sempre l’elemento maggiormente vulnerabile nel mondo. Basta che abbia la sfortuna di incontrare un uomo senza coscienza, che dà libero sfogo agli istinti naturali dell’essere umano, e tutta la mia lotta di parità svanisce e con lei la mia dignità e il mio essere donna, e non c’è nessuna quota rosa, nessuna parità sociale e lavorativa che me la potrà ridare.

Madda

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