Ognissanti al cimitero.
Il vescovo ieri pomeriggio ha officiato la messa al cimitero davanti ad una folla di fedeli.
«Abbiamo un tempo limitato, no alle illusioni virtuali».
L’omelia dedicata all’uso etico del tempo e sui sacrifici per avere una società solida.
(Marzia Bortolameotti - Il Trentino) Il tempo sulla terra è limitato e non va sprecato nel mondo del virtuale: «Saremo giudicati per come lo usiamo». L’arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, nell’omelia di Ognissanti, ha invitato i fedeli a diffidare dall’illusorietà di Internet, dei videogame e di tutto ciò che allontana l’uomo dalla realtà terrena e quotidiana. All’esterno della cappella del cimitero, ad ascoltare le parole di Bressan c’era un’immensa di persone, assiepata davanti all’entrata della chiesa. Molti fedeli, invece, hanno preferito seguire l’eucarestia nei pressi della tomba dei propri cari.
L’arcivescovo e attorniato da tanti sacerdoti della città, ha iniziato il suo sermone ricordando che la morte fisica non equivale alla fine dell’esistenza e «per tale motivo l’essere umano ha una dignità che è ben superiore a quella di qualsiasi essere vivente».
Dopo la morte, la vita non è quindi distrutta, ma semplicemente trasformata. La scomparsa delle persone care fa capire come il tempo a disposizione sia poco e prezioso. «Abbiamo un tempo limitato per realizzare la nostra esistenza e non possiamo lasciarci illudere da una cultura del virtuale, dove tutto può essere modificato, distrutto, ma anche fatto tornare in vita - continua monsignor Bressam -. Esso è fittizio e non è reale». Un duro attacco contro il computer e quel mondo a cui si ha accesso attraverso un click. Un monito contro la creazione di una vita parallela per sfuggire alle difficoltà di quella vera. Il tempo è prezioso è irripetibile, quindi ne va fatto buon uso: «Comporta una responsabilità davanti a noi stessi, a Dio e al prossimo». Utilizzare in modo etico il tempo e fare dei sacrifici aiuteranno l’uomo a costruire una società solida. L’importante è «non lasciarsi trasportare dall’emozione del momento». Un uso saggio e razionale del tempo predispone l’uomo all’incontro finale con Dio. «Quel giorno sarà un momento di equità per chi ha sofferto, magari ingiustamente, e non ha visto premiato il proprio impegno, ma è rimasto fedele al mandato di Cristo». Il vangelo secondo Matteo, letto ieri durante la celebrazione lascia aperte le porte del cielo a coloro che, per colpa degli insulti, delle ingiustizie e degli abusi degli altri, hanno sofferto di più sulla terra. «Beati i poveri di spirito, perché di essi sarà il regno dei cieli», recita un passo del vangelo. Si soffre lungo il cammino della vita, ma Bressan ricorda che non si è soli: «Ognuno ha la propria responsabilità, ma vi è pure la possibilità di un sostegno reciproco tra noi, in una comunicazione di grazie». In conclusione l’arcivescovo ha ricordato la tradizione secolare e l’importanza della commemorazione dei defunti. «Già nel IV secolo san Giovanni Crisostomo esortava i suoi fedeli di Costantinopoli ad essere attenti verso i defunti».
Finita l’omelia, il vescovo Bressan ha benedetto dei defunti. In processione il corteo di fedeli ha attraversato il cimitero.
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