Se ci sono nuove iniziative in vista per ora non è dato saperlo. Il ministero del Lavoro, interpellato più volte, non ha fornito alcuna risposta. Di certo la Commissione europea è intenzionata a tornare sull’argomento a breve con la speranza che interventi come quello dell’Italia diventino metodici. Perché se è vero che gli stage rischiano di immobilizzare il mercato del lavoro, può costituire anche l’unica chance per i giovani e produrre ottimi risultati. Un’indagine recente realizzata da Unioncamere e ministero del Lavoro incoraggia i futuri tirocinanti: le assunzioni avvengono in quasi un’impresa su due dopo un contratto a termine o uno stage a scapito dei canali tradizionali come i centri per l’impiego o le società di lavoro interinale. Una stima che trova conferma anche in un sondaggio svolto da www.sportellostage.it, il maggiore ente di stage in Italia con oltre 18mila tirocini attivati presso 4mila aziende. Su un campione di 106 giovani, sparsi su tutto il territorio nazionale, che avevano concluso da sei mesi la loro esperienza di stage, in circa l’84% dei casi il tirocinio si è trasformato in un lavoro. Per Almalaurea lo stage garantisce un vantaggio di oltre il 10 per cento rispetto a chi non lo fa e il tasso occupazionale supera il 64 per cento. Alla luce dei sondaggi e delle analisi degli esperti del settore il tirocinio alla fine conviene sempre. Peccato che gli studenti “interrogati” dal mensile Campus siano di tutt’altro avviso. La parola stage fa inorridire gli universitari che piuttosto preferiscono un anno da disoccupati (con la speranza del posto fisso) che una vita da precari.
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