Perché il vampiro? Per la sua mente acuta e vogliosa di piacere raffinati, per l’eleganza sterminata, splendente e superba. Per un gusto che sa di seta e che si è riflesso per secoli nella fiction, nella letteratura e negli stessi media che ci bombardano con storie di “revenants” più o meno attuali e che affondano le loro radici in antiche paure dell’uomo o nei remoti tabù che, ancora oggi, ritroviamo nel folklore popolare. Una figura che subdolamente cerca di invertire il retaggio culturale che ancora oggi fa capolino nelle nostre vite attraverso la necrofobia (paura della morte) e che allo stesso tempo è connaturata come uno dei personaggi con una forma di libido più spinta. Lunga vita a pettorali scoperti, occhi truccati, dunque, e volti emaciati.
Eliminazione totale di dettagli come lo smalto nero, grande uso di vestiti scuri, borchie, anelli, croci e catene. Esagerando con mantelle rosse e nere in puro stile Hammer (nota casa di produzione cinematografica inglese che esportò la figura del vampiro), ma anche guanti, camicie in raso e capelli o troppo sfatti o troppo curati, come Dracula insegna.
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